LO TSUNAMI COVID SI ABBATTE SULL’EUROPA. QUASI LA METÀ DEI NUOVI CONTAGI DI TUTTO IL MONDO È REGISTRATA NELL'UNIONE EUROPEA MA NESSUNO PARLA DI LOCKDOWN. IN SPAGNA DICHIARATO LO STATO D’EMERGENZA E SCATTA IL COPRIFUOCO PER 14 GIORNI, IL BELGIO FA LAVORARE I MEDICI CONTAGIATI - LA FRANCIA SUPERA I 50MILA NUOVI CASI. STRETTA PER DUE CITTADINI SU TRE. IL CAPO STAFF DELLA CASA BIANCA: "NON CONTROLLEREMO LA PANDEMIA". E IN CINA

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Letizia Tortello per la Stampa

 

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Nessun governo vuole pronunciare la parola «lockdown», per non dare ulteriori e deleteri colpi alle economie locali. Di fatto, però, in Europa il temuto giro di vite è arrivato e riguarda, per ora, la notte: le strade di buona parte dell'Unione tornano deserte negli orari serali e fino al mattino, come era stato a inizio primavera: dall'Italia alla Spagna, a Francia, Regno Unito, Germania, Belgio, Polonia, Paesi Bassi, Slovenia. Il virus corre. Quasi la metà dei nuovi contagi del mondo è registrata nella Ue, che ha conquistato ieri il triste primato di 221.898 casi in un giorno su mezzo milione. «La pandemia è la più grande crisi della nostra epoca», ha dichiarato il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres.

 

PEDRO SANCHEZ PEDRO SANCHEZ

L'Oms invita gli Stati ad adottare misure severe: «I prossimi mesi saranno molto duri e alcuni Paesi hanno imboccato una strada pericolosa», spiega il direttore generale dell'agenzia, Tedros Adhanom Ghebreyesus. Ma se l'allerta rossa certificata dall'European Centre for Disease Prevention and Control dell'Unione risparmia giusto Berlino, Copenaghen, i Baltici e Atene, sono invece Francia, Spagna e Belgio a preoccupare più di tutti, per la velocità con cui sale la curva epidemiologica. Il primo ministro di Madrid, Pedro Sanchez, ha introdotto ieri lo stato d'emergenza e il coprifuoco dalle 23 alle 6 per quindici giorni, ma la disposizione potrà essere estesa a sei mesi, con l'approvazione del Parlamento, «pronti a revocarla quando non sarà più necessaria».

 

Limitazione ai movimenti, dunque; le regioni possono anticipare o posticipare la restrizione di un'ora. Incontri consentiti con al massimo sei persone: «Restate a casa il più possibile», ha detto Sanchez in diretta tv. L'obiettivo è riportare il numero dei contagi a meno di 25 per ogni 100.000 abitanti, dai quasi 400 di oggi (l'Italia è a 256, il Belgio a 1.202, la Francia a 548, il Regno Unito a 394).

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È la quarta volta che la Spagna dichiara lo stato di emergenza nel Paese dal 1978: primo caso con Zapatero nel 2010, dopo uno sciopero dei controllori di volo, gli altri due quest' anno per la pandemia. Francia e Belgio Il coprifuoco si è abbattuto anche su 46 milioni di francesi: due su tre hanno l'ordine di restare a casa la sera, dalle 21 alle 6, stato di emergenza fino al 16 febbraio. Il Paese ha superato venerdì il milione di casi, 52.000 nuovi contagi solo ieri e un tasso di positività del 16% (a settembre era del 4,5).

 

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C'è poi il Belgio, travolto dallo tsunami virus e in emergenza medici: le autorità di Bruxelles hanno anticipato il coprifuoco alle 22, stop alle attività culturali e sportive da oggi, mentre in alcuni ospedali viene chiesto ai sanitari (dottori e infermieri) contagiati di continuare a lavorare, l'importante è che siano asintomatici. Il tasso di infezione nel Paese è secondo solo a quello della Repubblica ceca. Polonia Varsavia chiude ristoranti e bar per due settimane; scuole aperte fino alla terza elementare, gli anziani fuori di casa solo con la giustificazione e per motivi speciali.

 

Cina Ma se l'Europa vive la settimana peggiore della seconda ondata, la Cina fa sapere la sua strategia radicale (e inarrivabile): 137 persone sono state identificate come positive nello Xinjiang. La risposta? È partito sabato sera uno screening nel Nord-ovest del Paese, l'obiettivo è testare 4,75 milioni di persone. I contagiati sono tutti asintomatici, sono stati in contatto con un operaio risultato positivo in una fabbrica nella contea di Shufu. A ieri sera, 2,8 milioni di questi tamponi era già stato effettuato.

 

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Usa Resta l'America di Donald Trump lo Stato più colpito al mondo dall'epidemia. Ieri ha registrato 89mila casi, conta 8,5 milioni di contagi dalla primavera, 225 mila i decessi. Il capo dello staff del presidente, Mark Meadows, ammette: «Non controlleremo la pandemia. Controlleremo il fatto che stiamo ricevendo vaccini, terapie e altre misure per aiutare a contenerla». Realismo tardivo, a cui preferiremmo non dover credere.

 

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