haftar pescatori

GLI UOMINI VICINO AD HAFTAR VOGLIONO FAR PASSARE PER CALCIATORI 4 SCAFISTI CONDANNATI PER OMICIDIO – IL RICATTO LIBICO ALL'ITALIA: "I 18 PESCATORI SICILIANI BLOCCATI A BENGASI SARANNO LIBERI SE CI RESTITUITE GLI ATLETI" – ALTRO CHE GIOVANI CALCIATORI, SONO TRAFFICANTI DI MIGRANTI ASSASSINI - "LASCIARONO MORIRE 49 PERSONE IN MANIERA SPIETATA. SPRANGANDO IL BOCCAPORTO PER NON TROVARSELI IN COPERTA. UN EPISODIO FRA I PIÙ BRUTALI MAI REGISTRATI"...

Felice Cavallaro per il Corriere della Sera

 

HAFTAR PESCATORI

Il sequestro dei due natanti e dei 18 pescatori siciliani bloccati a Bengasi da dieci giorni rischia di trasformarsi in una proposta indecente, «comunque irricevibile». Perché dalla Libia, non dalla Tripoli del traballante governo riconosciuto dall' Onu, ma da ambienti considerati vicini al generale della Cirenaica Khalifa Haftar rimbalza in Italia la proposta di una trattativa che trasformerebbe in ostaggi i pescatori accusati di avere violato le acque libiche.

 

Ostaggi da scambiare con quattro libici arrestati nel 2015 a Catania, processati in Corte di assise e in Cassazione, condannati a 30 anni come trafficanti di migranti e assassini. Considerati però da amici, familiari e miliziani libici solo dei presunti «giovani calciatori».

parenti pescatori

 

Una tesi bizzarra sostenuta da un nugolo di parenti schierati al porto di Bengasi con cartelli rivolti ad Haftar perché non si tratterebbe di trafficanti, ma di attaccanti e terzini che avrebbero voluto raggiungere la Germania per essere arruolati come professionisti nelle grandi squadre: «Calciatori in cerca di fortuna, migranti come quelli che viaggiavano con loro, non scafisti».

 

Il contrario di quanto accertato dalla magistratura adesso sconcertata da questa ipotesi definita «ripugnante» dal procuratore della Repubblica di Catania Carmelo Zuccaro: «Altro che giovani calciatori. Non furono condannati solo perché al comando dell' imbarcazione, ma anche per omicidio. Avendo causato la morte di quanti trasportavano, 49 migranti tenuti in stiva.

KHALIFA HAFTAR SI AUTOPROCLAMA LEADER DELLA LIBIA 1

 

Lasciati morire in maniera spietata. Sprangando il boccaporto per non trovarseli in coperta. Un episodio fra i più brutali mai registrati».

 

È un quadro surreale perché la richiesta è di fare tornare gli «assassini» in Libia per riprendere a giocare nelle squadre di Bengasi e dintorni.

 

Un quadro destinato ad alimentare polemiche politiche e ad aprire una complessa pagina diplomatica, mentre i servizi di intelligence sono al lavoro invocando riserbo. Ma a temere che il silenzio non aiuti a liberare i pescatori sono i familiari dei 18 siciliani riuniti con gli armatori dei due pescherecci, Antartide e Medinea.

 

pescatori libia

Tutti raccolti in un magazzino del porto di Mazara. Decisi a protestare contro «l' inefficienza del governo italiano», come dice Leonardo Gancitano, l' armatore dell' Antartide: «Ci siamo resi conto che con quel pezzo di Libia hanno rapporti solo Turchia e Francia. E quindi abbiamo pensato che forse è meglio rivolgerci a Macron, anziché a Conte...».

 

Amara considerazione echeggiata mentre molti ringraziavano solo una deputata eletta a Mazara con i Cinque Stelle, Vita Martinciglio, come affonda Gancitano: «È l' unica a darci notizie. Gli altri impegnati in campagna elettorale. Distratti da quello che diventerebbe un ricatto, se le notizie di uno scambio dovessero prendere davvero corpo». E prova a confortare donne disperate come Rosaria Giacalone, moglie del direttore di macchina di uno dei due pescherecci, o Rosa Ingargiola, madre di Pietro Marrone, il comandante del Medinea: «La notte non si dorme, il giorno si piange, voglio rivedere mio figlio...».

 

parenti pescatori

S' affaccia lo spettro del ricatto. Ma ogni margine di trattativa sembra svanire davanti a un processo con imputati considerati responsabili di quella che fu definita «la strage di Ferragosto». Cinque anni fa i quattro libici, tutti fra i 23 e i 25 anni, Joma Tarek Laamami, Abdel-Monsef, Mohannad Jarkess e Abd Arahman Abd Al Monsiff, con quattro marocchini, anche loro condannati e reclusi in carcere, furono accusati di non avere liberato i 49 migranti rinchiusi in stiva.

 

khalifa haftar

Per questo il procuratore Zuccaro considera l' eventualità di «uno scambio di ostaggi» una enormità giuridica: «Non penso che verremo interpellati, ma da operatori del diritto saremmo assolutamente contrari. Sarebbe una cosa ripugnante».

UN MILIZIANO DELLE TRUPPE DI HAFTAR IN LIBIA

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