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URSULA BALLA DA SOLA – VON DER LEYEN HA SFRUTTATO LA DEBOLEZZA DI MACRON E SCHOLZ PER METTERE INSIEME UNA COMMISSIONE PIÙ FACILE DA GOVERNARE RISPETTO ALLA PRECEDENTE – HA ESCLUSO PERSONAGGI IMGOMBRANTI (BRETON, TIMMERMANS, VESTAGER) E SOVRAPPOSTO I PORTAFOGLI DEI COMMISSARI PER AVERE L’ULTIMA PAROLA SULLE DECISIONI – MA L'APERTURA A DESTRA A ECR, CON LA VICEPRESIDENZA A FITTO, È UN AZZARDO, PERCHÉ SI TROVA CON SOCIALISTI, VERDI E LIBERALI INCAZZATI…

1. ORA È URSULA A DARE LE CARTE

Estratto dell’articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”

 

URSULA VON DER LEYEN PRESENTA LA NUOVA COMMISSIONE EUROPEA

Se qualcuno ora ha diritto di sentirsi raggirato, questi senz’altro è Emmanuel Macron. Il presidente francese si era visto promettere da Ursula von der Leyen un incarico più ricco di deleghe per il commissario europeo di Parigi, se avesse ritirato la conferma di Thierry Breton. E Macron si era prontamente adeguato: fuori Breton. Dentro in extremis, a Bruxelles, il 39 enne fedele macroniano Stéphane Séjourné.

 

Risultato? I poteri concessi a Séjourné nella Commissione europea sono sensibilmente inferiori a quelli che aveva avuto lo stesso Breton, fino a ieri. A questi facevano capo le direzioni generali (equivalente bruxellese dei ministeri) «Industria della difesa e spazio», «Connect» (tecnologie) e «Grow» (Imprese). Al nuovo arrivato Séjourné non resta che la «Grow» e il vagamente maoista titolo di vicepresidente con delega a «Prosperità e strategia industriale».

 

THIERRY BRETON - EUROPEAN MEDIA FREEDOM ACT

Benvenuti nel secondo tempo di Ursula von der Leyen. La presidente della Commissione, riconfermata per cinque anni, non è più la delfina di Angela Merkel che muoveva i primi passi in Europa all’ombra della cancelliera. Oggi von der Leyen dev’essersi convinta di poter dettare lei le condizioni del prossimo ciclo europeo. […]

 

Il commissario olandese Wopke Hoekstra, a lei vicino, riceve un mandato di «lotta alle frodi fiscali e all’elusione». Ma Hoekstra è lo stesso che da ministro delle Finanze dell’Aia (2017-2021) assecondò la vocazione del suo Paese quale paradiso fiscale per i grandi gruppi; ed è lo stesso che una fuga di notizie rivelò coinvolto in una società nel paradiso delle Isole Vergini britanniche. Una volpe a guardia del pollaio. […]

 

Olaf Scholz Emmanuel Macron e Pedro Sanchez

Ma von der Leyen 2.0 è anche questo: sullo sfondo delle leadership appannate di Macron a Parigi e di Olaf Scholz a Berlino, l’ex delfina della Merkel si muove con la sicurezza di una che sente di essere finalmente al centro dei giochi. Così lei stessa reinveste la propria forza per ricostruire ponti verso Roma ed accogliere le richieste di Giorgia Meloni, che chiedeva un ruolo di primo piano per Raffaele Fitto a Bruxelles.

 

L’italiano diventa uno dei sei vicepresidenti esecutivi della Commissione, anche se la premier e gli eurodeputati del suo partito in luglio avevano espresso dissenso «per il merito e il metodo» della riconferma di von der Leyen. Ora la leader tedesca segnala di voler riprendere il dialogo con Meloni e quest’ultima può rivendicare un successo simbolico, dunque politico.

 

giorgia meloni raffaele fitto

Quanto poi al peso che concretamente Fitto avrà a Bruxelles, la partita si apre ora. A lui va la gestione dei fondi europei tradizionali, finora della commissaria portoghese Elisa Ferreira, oltre alla loro riforma. Ma si aggiunge un mandato sul Recovery, in coabitazione con il commissario lettone all’Economia Valdis Dombrovskis.

 

Fitto avrà dalla sua la direzione «Regio» (fondi di coesione) e un’occasione preziosa per incidere se saprà usarla come un’agile caravella. Dombrovskis avrà la portaerei di Bruxelles, la direzione generale Economia e Finanza, e sarà rigido e molto filo-tedesco nella vigilanza dei conti pubblici di Paesi come l’Italia o la Francia.

valdis dombrovskis

 

Alla fine, i fili li tirerà von der Leyen. Si è convinta che la debolezza di Scholz e Macron sia parte della sua forza e solo i prossimi mesi diranno se non sia vero, piuttosto, il contrario. Di certo fra cinque anni 450 milioni di europei non la giudicheranno sui bilanciamenti del potere nella bolla di Bruxelles. La valuteranno dalla sua efficacia nel fermare e ribaltare la «lenta agonia» dell’Europa (copyright, Mario Draghi) in un mondo in tumulto. Il resto, scusate, conta meno.

 

2. UNA DONNA SOLA AL COMANDO

 

https://www.repubblica.it/commenti/2024/09/18/news/una_donna_sola_al_comandod_argenio-423506242/

 

Estratto dell’articolo di Alberto D’Argenio per “la Repubbica”

 

URSULA VON DER LEYEN PRESENTA LA NUOVA COMMISSIONE EUROPEA

Mentre il Consiglio dei ministri a Roma festeggia la nomina di Raffaele Fitto a vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Giorgia Meloni esulta: «L’Italia torna protagonista». Nelle stesse ore, a Bruxelles Ursula von der Leyen si appresta a ricevere i ventisei colleghi che la accompagneranno nei prossimi cinque anni. Tra le due donne d’Europa, però, la vincitrice non è l’italiana, ma la tedesca.

 

[...]

 

Nel suo secondo mandato, von der Leyen non avrà pesi massimi in squadra. I Gentiloni, i Timmermans, le Vestager e i Breton — fatto fuori all’ultimo — non saranno più lì a bilanciare le politiche della presidente, circondata ora da commissari di poca esperienza e scarso peso politico (basti pensare alla debuttante romena Roxana Minzatu, diventata vice esecutiva — come Fitto — quasi per caso). Ursula, poi, ha disegnato la struttura interna dell’esecutivo Ue sovrapponendo i portafogli dei commissari in modo da aumentare il potere di “arbitrato” del suo gabinetto sulle decisioni finali.

 

COMMISSIONE EUROPEA NOMINATA DA URSULA VON DER LEYEN

Una Commissione “super presidenzialista” al suo interno, con von der Leyen che all’esterno si è liberata anche dal peso dei leader, partendo da Scholz e Macron, mai così deboli. Ha accontentato lo spagnolo Pedro Sánchez, capofila dei socialisti, premiando la sua candidata Teresa Ribera con la prima vicepresidenza esecutiva, la fondamentale transizione ecologica e la gestione dell’Antitrust europeo, il più pesante dei portafogli Ue. Il pupillo di Macron, Stéphane Séjourné, ha la maxi delega all’Industria, come auspicato dall’Eliseo.

 

Sono i due veri vicepresidenti di Ursula, le colonne su cui poggerà la Commissione. Ai quali si aggiungerà Valdis Dombrovskis, il navigato lettone al terzo giro a Bruxelles che controllerà, per conto di Ursula, tutto e tutti. Von der Leyen è riuscita anche a riportare a bordo l’Italia di Meloni: perdonandole voto contrario e intemperanze sovraniste, issa Fitto — stimato in Europa — tra i sei vicepresidenti esecutivi.

 

emmanuel macron olaf scholz

Impensabile, d’altra parte, che la nuova legislatura Ue potesse partire con Roma autoesclusa. Ma l’operazione politica con la sovranista Meloni fa infuriare socialisti e liberali e dunque Fitto avrà deleghe deboli, la Coesione, e dovrà gestire il Pnrr insieme al “controllore” Dombrovskis. Che oltretutto subentra nel cruciale ruolo che fu delle colombe Moscovici e Gentiloni: la gestione dei conti pubblici. Meloni, insomma, per ottenere la medaglia politica da sventolare per un giorno, lo status di Fitto, consegna per cinque anni al più falco dei falchi le decisioni su debito e deficit italiani.

 

E di falchi in questa Commissione ne voleranno tanti. Von der Leyen l’ha spostata a destra: 14 commissari del Ppe, contro 4 del Pse e 5 dei liberali di Renew. Con i più estremisti del Ppe nei ruoli chiave. Non solo Dombrovskis, ma anche l’olandese Hoekstra, commissario al Green deal che da amico dell’industria annacquerà il lavoro della sua capa, Teresa Ribera, e l’austriaco Magnus Brunner, lo sceriffo che dovrà gestire le politiche migratorie.

 

RAFFAELE FITTO - PARLAMENTO EUROPEO

Dal suo punto di vista, Ursula ha fatto un capolavoro: libera da contrappesi interni e dai governi, con l’Italia di nuovo in gioco e con il Ppe — il suo partito — a farla da padrone, si allinea ad un’Europa sempre più a destra e si prepara al probabile avvento di Friedrich Merz, leader Cdu, alla cancelleria di Berlino.

 

E infine allarga di fatto la sua maggioranza all’Europarlamento: grazie a Fitto, nell’aula di Strasburgo potrà decidere se sui singoli dossier puntare sulla sinistra della sua maggioranza — socialisti, liberali e verdi — o su un informale schema di destra, cercando i voti dell’Ecr di Meloni e dei polacchi del Pis.

 

URSULA VON DER LEYEN PRESENTA LA NUOVA COMMISSIONE EUROPEA

Ma nutrire il drago delle destre può essere un rischio per Ursula: se nei prossimi mesi per far passare a Strasburgo i provvedimenti della sua Commissione guarderà a destra, rischierà di irritare i partiti europeisti lasciando che gli ultras Sovranisti e Patrioti — parliamo di Afd, Vox, Orbán e Le Pen — ne approfittino e si accodino ai voti della coppia Ppe-Ecr. Vorrebe dire mettersi in casa chi quella casa, l’Europa, la vuole abbattere (ammesso che non lo vogliano anche meloniani e amici polacchi). [...]

RAFFAELE FITTO - MEME BY EMILIANO CARLI PER IL GIORNALONE - LA STAMPA

 

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