IL VACCINO C’È E SI VEDE! – FATE VEDERE AI NO VAX I DATI DEI DECESSI DI COVID: DA FEBBRAIO A OGGI, IN ITALIA SOLO 423 VITTIME ERANO STATE VACCINATE SU UN TOTALE DI 35.776 DECESSI (1,2%). L'ETA' MEDIA DEI PAZIENTI ERA DI CIRCA 88 ANNI CON CINQUE COMORBILITÀ – IN UNA RSA IN CALABRIA SU 20 CONTAGIATI SE NE SONO SALVATI IN 15: SENZA INOCULAZIONI, SAREBBE STATA UN’ECATOMBE – E ORA I VIROLOGI SPINGONO PER LA TERZA DOSE AI PIÙ FRAGILI..

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Enza Cusmai per “il Giornale”

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Nella piccola Rsa calabrese «Antonino Messina» di Sant' Eufemia di Aspromonte, mai sfiorata nella prima e seconda ondata di Covid, i 21 ospiti a luglio sono stati investiti dalla Delta come un tornado nonostante l'attenzione maniacale per le misure di prevenzione e sicurezza. In tre giorni, il centro si è autoisolato sopportando l'incognita della nuova variante. Tutti gli anziani non autosufficienti del centro, vaccinati con due dosi a gennaio scorso, sono risultati positivi ma la maggior parte di loro hanno resistito alla malattia rivelando sintomi simil-influenzali. Solo cinque anziani con gravi comorbilità non ce l'hanno fatta.

 

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«Erano persone con patologie gravissime che avevano sviluppato pochi anticorpi nonostante le due dosi di vaccino», spiega la direttrice sanitaria Carmela Cannizzaro. «Se i nostri ospiti non fossero stati vaccinati qui ci sarebbe stata un'ecatombe», aggiunge la direttrice Rossana Panarello che ha blindato la struttura per settimane mettendo in quarantena tutti i 27 operatori di cui sei infettati ma guariti dopo pochi giorni di febbriciattola e mal di gola.

 

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Il caso dell'Rsa calabrese la dice lunga su quante morti abbia risparmiato il vaccino nonostante la Delta. Ma quando contiamo ogni giorno decine di decessi viene da domandarsi chi e perché? In Campania, per esempio, confermano che il 95 per cento dei morti quotidiani per il virus non era stati vaccinati. In Sardegna emerge invece che i non vaccinati affollano soprattutto le corsie delle aree Covid, ma nelle intensive ci vanno anche quelli immunizzati, spesso anziani fragili con scarsa copertura anticorpale.

 

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I numeri su scala nazionale lo confermano. Da febbraio ad oggi, in Italia solo 423 vittime del covid era state vaccinate su un totale di 35.776 decessi. E questo corrisponde all'1,2 del totale. La media dei pazienti vaccinati era di circa 88 anni con cinque comorbilità. «Una quota irrisoria di decessi commenta il virologo Fabrizio Pregliasco . E questi numeri ci confermano che la vaccinazione è efficacissima e copre anche la variante Delta dalle forme gravi di malattia. Semmai aggiunge - ritengo che sia necessaria la terza dose per i soggetti più fragili, perché secondo la nostra osservazione i titoli anticorpali, in questa fascia di popolazione, sono calati. Da ottobre in poi le loro difese immunitarie degli anziani vanno rinforzate».

 

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Stessa idea di Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive del San Martino di Genova: «Basta terrorizzare gli italiani con i dati sui contagi, quello che conta è che finiscono in terapia intensiva e muoiono quasi solo i non vaccinati». Il virologo ancora alle prese con attacchi violentissimi dei no vax (mail di ieri: speriamo che l'autunno ti faccia cadere come le foglie, un bell'infarto e via..) sostiene, dunque, che sia inevitabile la terza dose sia pure per i fragili anche perché ammette che si sono verificati diversi focolai per la Delta nelle rsa sparsi qua e là lungo lo Stivale.

 

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 Al Trivulzio di Milano, però, la nuova ondata ha lasciato indenne la struttura che attualmente è covid-free. Ma l'attenzione è altissima. Ieri 69 decessi (mai così tanti dallo scorso 11 giugno), i contagi sono 7.162 con il tasso di positività è ora al 3,2 per cento. Ma se in Italia il virus sale con gradualità, negli Stati Uniti è di nuovo emergenza: ieri si sono contati oltre mille morti, 42 ogni ora.

 

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E le autorità sanitarie accelerano sulla terza dose: oltre 155 milioni di persone la potranno ricevere dal 20 settembre. «I dati disponibili spiegano gli esperti- mostrano che la protezione contro il SARS-CoV-2 inizia a diminuire nel tempo dopo le iniziali dosi di vaccino e, in associazione con la variante Delta, cominciamo a vedere le prove di una ridotta protezione contro sintomi lievi e moderati della malattia».

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