LA VENEZIA DEI GIUSTI - CHE BELLEZZA UNA GHOST STORY ALL’ITALIANA AMBIENTATA A VENEZIA CON L’ACQUA ALTA COME ULTIMO FILM DEL FESTIVAL. POI SCOPRI CHE QUESTO FANTASMA IN “LASCIAMI ANDARE” DI STEFANO MORDINI (MA IL TITOLO NON È UN PO’ COPIATO?…) TARDA UN PO’ TROPPO AD ARRIVARE, CHE LA SCENEGGIATURA SEMBRA MUOVERSI VERSO I GIALLI PSICOLOGICI DI TORNATORE O VERSO IL CINEMA D’AUTORE ROMANOCENTRICO. IN DIECI MINUTI DI PROIEZIONE HO SENTITO TRE “MA, VAFFANCULO!” PRONUNCIATI DA TRE PERSONAGGI DIVERSI MA CON LA STESSA INTONAZIONE - VIDEO

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Marco Giusti per Dagospia

 

lasciami andare lasciami andare

Che bellezza una ghost story all’italiana ambientato a Venezia con l’acqua alta come ultimo film del festival… Poi scopri che questo fantasma in “Lasciami andare” di Stefano Mordini (ma il titolo non è un po’ copiato?…) tarda un po’ troppo ad arrivare, che la sceneggiatura, scritta dallo stesso regista assieme a Francesca Marciano e a Luca Zingaretti, tratto da un racconto dell’americano Christopher Coake, più che verso “A Venezia un dicembre rosso shocking” di Nicolas Roeg, prima fonte di ispirazione, sembra muoversi verso i gialli psicologici di Tornatore o verso il cinema d’autore romanocentrico.

 

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In dieci minuti di proiezione ho sentito tre “Ma, vaffanculo!” pronunciati da tre personaggi diversi ma con la stessa intonazione… E, infine, non ho proprio capito che ci fanno tutti questi attori napoletani in trasferta a Venezia, Antonia Truppo come alcolista anonima, Lino Musella come mago di Forcella, Serena Rossi come seconda compagna di Stefano Accorsi che canta al piano bar, la stessa Golino…

 

Ma detto questo, una ghost story a Venezia per il cinema italiano è già qualcosa. E Stefano Mordini, che sta girando in questi giorni “La scuola cattolica”, sembrerebbe anche adatto al genere. E’ un bravo professionista, come ha dimostrato in “Pericle il Nero”, meno adatto però alla commedia, penso a “Gli infedeli” film ad episodi con Riccardo Scamarcio e Valerio Mastandrea davvero sballato. Insomma.

 

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Il film si apre in quel di Venezia con il giovane architetto Marco,  Stefano Accorsi, che compra una casa un po’ tenebrosa sulla laguna assieme alla moglie Maya Sansa che arriva col figlioletto Leo. Dieci anni dopo scopriamo che lo stesso Stefano Accorsi aspetta un figlio da Serena Rossi, cantante in un localino veneziano, che il figlio che aveva prima, Leo, è morto per un incidente nella casa tenebrosa e che Maya Sansa non si rassegna alla triste perdita.

 

A quel punto entra in scena Valeria Golino in versione donna d’affari italo-americano con figlio di una decina d’anni che racconta a Accorsi di aver comprato la casa, ma vorrebbe capire perché nella stanza di suo figlio c’è il fantasma di Leo che non se ne vuole andare e rivuole il suo orsacchiotto Toto.

 

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Diciamo che l’inizio è buono. Aspettando un po’ di splatter, di morti ammazzati e così via. Beh… In realtà il film si muove lentamente in varie direzioni cercando di non farci capire su quale andrà. Horror, giallo, truffa. Date le premesse speravamo un po’ meglio, ma gli attori napoletani, al solito, funzionano bene, alla faccia di Zaia, la Truppo fa la pazza da partecipazione straordinaria e Musella è ambiguo quanto basta, e danno un po’ di sostanza alla sceneggiatura. E le scene con l’acqua alta a Venezia sono uno spettacolo. Distribuito dalla Warner Bros. 

 

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