1 - TUTTI A CUCCIA
Marco Travaglio per "il Fatto quotidiano"
Povero Monti. Non bastavano le consultazioni con 34 gruppi parlamentari affamati come branchi di lupi, le minacce del Cainano ferito e gli attacchi degli house organ berlusconiani. Ora deve pure fare i conti con la salivazione a mille della stampa "indipendente", che da quando ha avuto l'incarico non fa che leccarlo dalla testa ai piedi.
MARIO MONTI DALLA STAMPAE, quando ha finito con lui, comincia a incensare la sobria Varese che gli diede i natali, la chioma sobria e argentata, la signora Elsa che rifugge sobriamente i riflettori, la chiesa dove assiste sobriamente alla messa, il portamento sobrio ed elegante, il sobrio ed essenziale eloquio, le battute sobriamente spiritose ("ha sense of humour e anche un po' di autoironia", assicura Repubblica), il sobrio "lei" per tutti (ma "senza supponenza", garantisce Repubblica) e il tu riservato alla sobria Bonino, che anni fa ebbe la fortuna di ballare con lui un valzer, ma - rivela lei stessa - "in maniera sobria".
VIGNETTA VINCINO - MONTI E BERLUSCONIE poi la sobria "vecchia berlina Lancia" prestata dal Quirinale ("auto italiana"), il sobrio Hotel Forum dove alloggia a Roma, i ristoranti dov 'è solito consumare pasti frugali e naturalmente sobri. Turiboli a manetta anche sui suoi effetti personali: il sobrio "loden verde d'inverno", il sobrio "pullover girocollo d'estate", il sobrio "giubbotto blu abbastanza leggero sfoggiato a Roma viste le temperature miti" (Repubblica), il sobrio "abito grigio" che è "la sua divisa", con una "cravatta blu chiaro sulla camicia bianca" che gli dà un sobrio "tocco di colore".
PLANTU - DA BERLUSCONI A MONTI FINALMENTE IL RITORNO DELLA MORALEPer non parlare del sobrio "quadernone formato A4" (La Stampa) dove ogni tanto prende sobriamente appunti ("anche lui ogni tanto scrive", Repubblica) nel sobrio "ufficetto frugale e di servizio" (La Stampa). E poi i sobri "biscotti avvolti in una carta che celebra i 150 anni dell'Unità d'Italia" offerti ai suoi interlocutori e annaffiati da due sobrie "bottiglie d'acqua minerale, ma una è chiusa perchè manca il cavatappi" (Repubblica). E naturalmente il sobrio cane che gli fa sobriamente compagnia.
MONTI REVOLUTIONDobbiamo a un prezioso ed esclusivo scoop del Messaggero la conoscenza della razza precisa del quadrupede, un "golden retriever", mentre è ancora Repubblica a rivelarci che col medesimo il professor Monti suole intraprendere lunghe "passeggiate nei boschi" nelle sere d'estate che trascorre nel suo "buen retiro in Engadina" tipico del "Montistyle" in "stile anglosassone". Al momento le informazioni sul fortunato animale si fermano qui, ma secondo indiscrezioni pare sia nato a Cernobbio durante un vertice della finanza che conta, tant'è che il suo nome sarebbe "Ambrosetti" (soprannome: Goldman Sax Terrier).
montiOgni mattina, durante la sobria colazione, il cane Ambrosetti, a un cenno convenuto del padrone, gli recapita con un sobrio "arf arf" una copia croccante del Financial Times, poi si accuccia buono buono, ma soprattutto sobrio, a delibare i listini di Borsa di cui va ghiotto, concedendosi solo qualche sobrio latrato di soddisfazione o di preoccupazione. Esso infatti non abbaia: declama le quotazioni dei titoli azionari. E non morde: lui mònita in sei diverse lingue, in sobria sintonia con il Colle.
Da quando è esplosa la crisi finanziaria, ben conscio della fase drammatica che attraversa il Paese grazie alle tre lauree e ai sei master conseguiti nei college più prestigiosi, il primo cane bocconiano della Storia si è imposto un rigoroso regime di austerity: non scodinzola, non scava, non sporca, non caca, non orina, non tromba e, quando vede un osso, lo ignora accuratamente e sobriamente.
MONTI E LA MOGLIESe ne sta preferibilmente a cuccia, anticipando la sorte che toccherà agli italiani nei prossimi mesi. Ogni tanto, quando il padrone è impegnato, se ne va a zonzo solitario e meditabondo, chino sulle sorti dell'economia mondiale. Lo riconoscete dall'inconfondibile cappottino-loden verde d'inverno e dalla mantellina girocollo d'estate. Inutile offrirgli qualcosa da mangiare: alla parola "bocconi", lui pensa subito all'università.
2 - «DIKTAT DELLA FINANZA». BARRICATE SUI GIORNALI COMUNISTI
Alessandro Trocino per il "Corriere della Sera"
Uno spettro si aggira per l'Europa, lo spettro del capitalismo tecnocratico, della dittatura delle banche, dell'imperialismo finanziario. In due parole, del governo Monti. Non era ancora finita l'esultanza per la caduta del Cavaliere - l'uomo contro il quale Alberto Asor Rosa aveva invocato, sia pure in chiave paradossale, il colpo di Stato -, che già a sinistra si alzava l'allarme per la tenuta della democrazia. E della politica. In prima fila i quotidiani comunisti Liberazione e Manifesto, a condurre una battaglia solitaria visto che la sinistra riformista ha scelto Monti senza esitazione. Ma al loro fianco, hanno trovato compagni di strada insoliti, ovvero i quotidiani della destra berlusconiana Foglio, Libero e Giornale e giornali leghisti come la Padania.
TREMONTI MENO DUE MONTI GIANNELLISabato Liberazione spara in prima pagina un disegno di Mauro Biani che raffigura il successore di Berlusconi come «Goldman», l'uomo d'oro, con riferimento a Goldman Sachs, ovvero il novello «unto del Signore» alfiere di quelle correnti che portano dritte al «dirigismo tecnocratico» e ai «diktat affamapopoli». Il quotidiano diretto da Dino Greco intervista Alfonso Gianni, di Sinistra e libertà, che dà un'interpretazione autentica del «ni» di Nichi Vendola al governo, virando decisamente sul no a un esecutivo che «ha l'obiettivo di creare un nuovo corpaccione moderato». Il Manifesto è schierato nettamente contro Monti. Alberto Burgio è chiaro: «Con il governo tecnico si torna al dispotismo illuminato.
de bortoliE la democrazia?». Tutto il giornale si schiera compattamente contro i «poteri franchi, non soggetti al controllo di legittimità», contro «il regime a doppia sovranità», «i diktat della grande finanza» e la «regressione oligarchica». Un quotidiano che forse non si può definire di sinistra tout court, il Fatto, non è da meno e parla di «mannaia bocconiana» e di «politica ferma ai box». Trova ampio spazio l'intervista al sindaco di Napoli Luigi de Magistris, che stigmatizza un governo che «asseconda le banche e la finanza».
MARIO CALABRESIChe la sinistra comunista sia allergica alla grande finanza non è una novità, come ci ricorda un pezzo del Manifesto di domenica. Si rievoca la «sagacia e il sarcasmo» dell'articolo di un giornalista molto speciale, Karl Marx, che nel lontano 1852, sul New York Tribune prese di mira un lontano predecessore di Mario Monti, Aberdeen, protagonista di uno dei primi governi tecnici della storia. Ma in Italia siamo davvero alla sospensione della democrazia? E soprattutto davvero, come ha titolato il Giornale un'intervista a Marco Ferrando, «Monti è peggio del Cavaliere»?
MAURO EZIO«Come stile, che non è una cosa da poco, è sicuramente meglio Monti - risponde Loris Campetti, del Manifesto -. Per il resto non è peggio ma neanche meglio. In effetti i due hanno in testa la stessa ricetta liberista. Il dominio delle banche non risolve la crisi e non riduce il livello di diseguaglianza». Frase, quest'ultima che ne riecheggia un'altra letta altrove: «Alla comunità internazionale non importa nulla dell'intrinseca risoluzione dei nostri problemi, non dell'aumentata disuguaglianza sociale, non delle nuove sacche di povertà».
MARIO ORFEOStrano a dirsi, ma sono parole di Filippo Facci, che su Libero parla di «golpe postmoderno», più o meno il «colpetto di Stato» descritto dall'editoriale di fuoco di Maurizio Belpietro, direttore di Libero, tra i più accesi nemici dell'«eurotrappola». Intanto la Padania si scatena contro il Club Bilderberg, spauracchio del complottismo della sinistra radicale.
«Non mi preoccupa avere questa compagnia - spiega Galapagos, commentatore economico del Manifesto - Noi abbiamo al Manifesto sempre sostenuto queste tesi, loro le usano soltanto per convenienza e opportunismo, per resuscitare Berlusconi». Comunque sia, conclude Campetti, «questo è un momento delicato per la democrazia»: «L'espropriazione delle scelte in nome dell'emergenza è un fatto grave, un restringimento della libertà». Tanto più, aggiunge Galapagos, che «vogliono fare questa cosa fessa di mettere un generale al ministero della Difesa. Per quanto possa essere una brava persona, non va bene: una volta c'era la primazia della politica».
demagistris