giuseppe conte luigi gubitosi

''PRONTO? SO' IO'' - SI È MAI VISTO UN PREMIER CHIAMARE L'AD DI UNA SOCIETÀ PRIVATA NEL PIENO DI UN CDA MOLTO DELICATO? CONTE IERI SI È COLLEGATO CON GUBITOSI PER PER STOPPARE L' OFFERTA VINCOLANTE RICEVUTA DAL FONDO AMERICANO KKR E SPINGERE IL PIANO SULLA BANDA LARGA UNICA - L'OBIETTIVO È FAR COMPRARE A CDP UNA ''QUOTA SEGNAPOSTO'' NELLA NEWCO CUI TIM AFFIDERÀ LA RETE. E POI…

1. CONTE E I SOSPETTI SUI BENETTON "SPERANO CHE CADA IL GOVERNO LA REVOCA È ANCORA SUL TAVOLO"

Ilario Lombardo per ''La Stampa''

 

In un solo giorno e due operazioni di sistema, Giuseppe Conte ha potuto saggiare quanto sia insidioso il conflitto tra pubblico e privato. Soprattutto quando in quello strano ibrido di mercato e Stato che è il capitalismo all' italiana ci sono aziende-colosso che detengono lo scheletro essenziale dei collegamenti fisici del Paese ma sono riluttanti a farsi imbrigliare nei progetti di governo.

 

giuseppe conte al telefono

Che siano le reti autostradali o i cavi della ambita banda ultralarga su rete unica, la morale della giornata è la stessa: Conte e il suo esecutivo devono ancora lavorare tanto per ottenere qualcosa di concreto al di là degli annunci. Su Autostrade per l' Italia la storia, vista da Palazzo Chigi e dal ministero dei Trasporti, è abbastanza semplice: Atlantia starebbe adottando una tecnica dilatoria nella speranza di vedere cadere il governo e tenere in piedi la concessione. Conte sapeva che la holding dei Benetton, che detiene l' 88% di Aspi, avrebbe usato tutte le armi per ribaltare l' accordo siglato nel Consiglio dei ministri del 14 luglio.

 

Come lo sapeva la ministra De Micheli che il 31 luglio, dopo un ulteriore confronto tra Mit, Tesoro, Presidenza del Consiglio e i rappresentanti di Aspi, affermava: «In caso di mancato rispetto degli impegni negoziali è prevista la risoluzione del rapporto concessorio per grave inadempimento». Non si usa il termine incendiario «revoca» ma quello si intende. Insomma, era nell' aria che qualcosa sarebbe successo. La calma, per ritrovato pudore, ha regnato fino all' inaugurazione del nuovo Ponte di Genova.

 

Ma una volta tagliato il nastro e celebrato il ricordo delle vittime del crollo, Atlantia ha tentato di ridefinire il quadro dell' intesa. Non un buon segnale per Conte, dopo i trionfalismi di luglio. Ma il premier altro non può fare, nell' attesa che si definisca meglio la trattativa con Cdp, se non ricordare che la revoca è ancora sul tavolo, se l' azienda dovesse rimangiarsi i patti.

 

gubitosi tim

Il punto è capire se davvero lo sta facendo e perché. Innanzitutto, c' è la volontà di incassare il miglior prezzo possibile dalla vendita delle quote. Ma tra i ministri e il presidente del Consiglio è anche forte la convinzione che i manager di Atlantia stiano cercando di guadagnare tempo, fino all' autunno, scommettendo sulla crisi politica che potrebbe scatenarsi con una sconfitta elettorale e la recessione da Covid ancora senza soluzione.

 

Sul fronte Tim , invece, è stato il governo a prendere tempo. Il clamore per la notizia, non smentita da Palazzo Chigi, di una telefonata di Conte presumibilmente all' amministratore delegato della società telefonica Luigi Gubitosi, per stoppare l' offerta vincolante ricevuta dal fondo americano Kkr, viene ridimensionato in un «forte interesse del governo a promuovere una rete nazionale integrata a banda ultralarga per realizzare una infrastruttura strategica del Paese». Infrastruttura dentro la quale però il premier vuole «il coinvolgimento anche di altri attori istituzionali e di mercato interessati». O, per dirla con il ministero dell' Economia, «la convergenza tra le diverse infrastrutture esistenti» nella creazione di «una società della rete all' interno del gruppo».

 

open fiber

Questo anche il senso della lettera inviata dal Tesoro e dal ministero dello Sviluppo economico al consiglio di amministrazione di Tim che ha chiesto di rinviare di un mese la discussione dell' offerta di Kkr. Il governo ha reagito a Cda in corso, nonostante sapesse da tempo quali fossero i desideri di Tim.

 

 Mantenere un controllo verticale integrato che però mal si sposa con la nascita di un progetto societario ad hoc, FiberCop, aperto all' integrazione con Open Fiber e di cui Kkr vorrebbe acquistare il 37,5 per cento. I canali diplomatici per rassicurare l' ambasciata americana della bontà delle intenzioni sono stati attivati, ma è indubbio che nel governo ci sia tanta voglia di italianità (i francesi di Vivendi hanno il 23,9 di Tim) e di fare ordine in assetti societari frammentati tra diversi azionisti, mentre si preme su Enel, che controlla il 50 per cento di Open Fiber, per essere della partita e si sondano altri possibili investitori come Sky, A2A, Poste e Invitalia.

LOGO KKR

 

 

2. IL GOVERNO SPINGE SULLA RETE UNICA TIM SOSPENDE L'OPERAZIONE KKR

Rosario Dimito per ''Il Messaggero''

 

Colpo di scena sulla rete unica. Il governo scende in campo su FiberCop e preme per risolvere la partita puntando su Cassa depositi e prestiti come protagonista. È infatti sospeso fino alla fine di agosto il via alla newco che sarebbe dovuta nascere ieri con dentro Tim, il fondo statunitense Kkr (37,5%, con un'offerta di circa 1,7 miliardi di euro) e Fastweb (il 4%, in cambio del 20% attualmente detenuto in Flash Fiber, altra joint venture con Tim) per la gestione della rete secondaria del colosso italiano.

 

A bloccare i lavori è stato l'esecutivo con una lettera che il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri e il ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli hanno fatto recapitare tanto sul tavolo del cda di Tim, riunito ieri per dare il proprio benestare all'avvio dell'operazione di scorporo della rete, quanto tra le mani degli altri attori interessati. Il governo ha chiesto di rimandare il tutto alla fine di agosto.

 

GIUSEPPE CONTE FABRIZIO PALERMO

Uno stop che secondo fonti molto vicine all'operazione sarebbe dettato dalla volontà di far entrare nella newco, da subito anche con una piccola quota, Cassa depositi e prestiti. In maniera meno esplicita ma inequivocabile i due ministri chiedono a Tim «di valutare le modalità più adeguate per collocare l'operazione in questo più ampio contesto strategico, proseguendo, sin dalle prossime ore, le interlocuzioni con gli attori istituzionali e di mercato interessati che saranno da noi promosse».

 

LA FORMULA

Poche righe che, secondo i bene informati, nasconderebbero la necessità di avere a disposizione un po' di giorni per studiare una formula per far rilevare al braccio operativo delle finanze statali una cosiddetta quota segnaposto. Un minimo, attorno al 5% di FiberCop, da ottenere probabilmente attingendo al 37,5% prenotato da Kkr per garantire un ruolo da protagonista anch a Cdp. Il tutto sembra infatti essere pensato per sgombrare il campo da ogni dubbio sul fatto che la newco sarà la prima base concreta per la realizzazione dell'agognata rete unica in fibra ottica.

 

Cdp infatti sarebbe così presente in ogni parte dell'infrastruttura dato che non solo detiene circa il 10% di Tim ma soprattutto il 50% - la parte restante è in mano ad Enel - di Open Fiber, l'azienda guidata da Elisabetta Ripa che sarebbe rimasta sorpresa dall'ingerenza governativa, ritenuta «irrituale». Intanto dal canto suo, con una nota diffusa in serata, il gruppo di tlc guidato da Luigi Gubitosi ha fatto sapere che vede «con grande favore l'accelerazione del progetto di Rete Unica» e dunque «parteciperà ai lavori con entusiasmo». In tal senso il cda, già riconvocato per il prossimo 31 di agosto per deliberare in maniera conclusiva in merito alla vicenda FiberCop, «ha dato mandato all'amministratore delegato di interloquire con l'autorità di governo».

LUIGI GUBITOSI FRANCO BASSANINI

 

Appare evidente come per l'esecutivo la posta in gioco è davvero importante. Una presa di posizione così netta infatti non era prevedibile e sembrerebbe nascondere un disegno complesso magari risolutivo dell'impasse che ha dominato negli ultimi mesi. Il reale obiettivo dell'operazione, al di là della gestione della rete secondaria di Tim valutata 7,5 miliardi da Kkr, sembrerebbe essere quello di dare a Cdp il ruolo di regista nell'unificazione di FiberCop e Open Fiber attraverso un gioco di pedine particolarmente sofisticato. La prima tappa potrebbe essere il riassetto delle quote societarie di Open Fiber.

 

Enel sarebbe cioè chiamata a vendere (a un prezzo elevato) la società che ha contribuito a far nascere. Il tutto attraverso l'apertura - data per probabile da diverse fonti - di una due diligence per selezionare in accordo con Tim l'investitore adatto. Un ruolo di primo piano che potrebbe recitare ancora una volta Kkr, oppure il fondo infrastrutturale australiano Macquarie, magari dopo che Cdp ha rilevato l'1% da Enel per diventare azionista di maggioranza di Open Fiber.

francesco starace

 

A quel punto la selva di strade disponibili si moltiplica ancora per arrivare alla rete unica, sia che si adotti il modello del coinvestimento (previsto dal codice europeo delle tlc che entrerà in vigore a fine anno) con FiberCop partecipata dagli altri operatori interessati, sia che si trovi il modo di creare un soggetto che venda all'ingrosso la rete senza essere verticalmente integrato. Per capire questo però non basterà neppure l'intero mese d'agosto.

 

 

 

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