beppe grillo luigi di maio

''STAI SABOTANDO L'ACCORDO?'' - GRILLO CHIAMA DI MAIO E LO CAZZIA, COSTRINGENDOLO A CAMBIARE POSIZIONE SUL RUOLO DA VICEPREMIER. GIGGINO CERCA DI SPIEGARE CHE ALLA BASE QUESTO GOVERNO FA CAGARE, MA IL ''GARANTE'' NON SENTE RAGIONI. LE NOZZE COL PD SI DEVONO FARE - DI MAIO SI È TROVATO AL FIANCO SOLO PARAGONE E DI BATTISTA, L'EX AMICO CON CUI LITIGÒ ALLE EUROPEE, E AL QUALE HA OFFERTO UN MINISTERO PER RICUCIRE E PER CONDIVIDERE CON LUI I DESTINI DEL PAPOCCHIO

Annalisa Cuzzocrea per ''la Repubblica''

 

Grillo e Di Maio

Quando legge il quesito sul blog delle stelle, quando vede che le sue parole sull'entusiasmo, il momento epocale, l'occasione unica, sono state bellamente ignorate dal Movimento che ha fondato, Beppe Grillo si arrabbia davvero. Chiama Davide Casaleggio. Poi, Luigi Di Maio. Per la prima volta, chiede esplicitamente al capo politico cos'abbia davvero intenzione di fare: boicottare l'accordo di governo con il Partito democratico, quasi suggerendo agli iscritti di votare contro? Ricorda come non sia mai accaduto, per una votazione sul blog. Certo non un anno e mezzo fa, quando il contratto con la Lega fu genericamente presentato come il governo del cambiamento.

 

grillo di maio casaleggio

Di Maio tenta di spiegare. Gli iscritti, la base, i commenti sui post, bisogna tenere conto di tutto. Di quanto un'intesa coi dem sia considerata dagli attivisti M5S più innaturale di quella con il partito di Matteo Salvini. Il garante non ascolta. Di fatto, è lui a sbloccare la situazione, pretendendo un passo indietro sul ruolo di vicepremier.

 

Così, al culmine di giorni tormentati, il capo politico che lo stesso Grillo aveva incoronato quasi due anni fa sul palco di Italia a 5 stelle a Rimini, si arrende. "Mollo tutto", minaccia per ore, dopo aver vissuto le parole del fondatore come una sconfessione pubblica ingiusta e ingenerosa. Poi ascolta le parole di chi sta trattando per lui: il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Vincenzo Spadafora. E arriva ad accettare quel che fino a pochi giorni fa considerava inaccettabile: un ministero di peso e un ruolo inedito di "capo delegazione" all'interno dell'esecutivo (con accanto un pari grado del Pd).

 

GRILLO COMMENTA DI MAIO SULLA COPERTINA DI FORBES

Poco, ma è tutto quel che resta. Perché i gruppi parlamentari sono schierati per il sì al Conte bis. Perché il premier incaricato è ormai entrato in piena sintonia con il garante, più di quanto Di Maio non sia mai stato. Perché si è guardato intorno, e al suo fianco ha trovato solo Alessandro Di Battista e Gianluigi Paragone. Con il primo, ha litigato furiosamente a ridosso delle elezioni europee, tanto da spezzare un legame considerato inossidabile e durato cinque anni. Il secondo, solo tre settimane fa chiedeva che il leader facesse un passo indietro e rinunciasse ai troppi incarichi. Non è certo l'alleato più fedele.

 

grillo di maio casaleggio

Così, subito prima di ufficializzare la resa con un video in cui torna a indossare giacca e cravatta, Di Maio tenta l'ultima mossa. Incontra Di Battista in un appartamento del centro di Roma, premurandosi di farlo sapere ai cronisti. Gli offre un ministero, tentando di rinsaldare un fronte interno ormai troppo lacerato. Gli Affari europei, se volesse, e che importa di come la prende il Pd: il leader M5S è convinto di aver già ceduto troppo. Ma l'ex deputato va via senza sbilanciarsi.

 

BEPPE GRILLO LUIGI DI MAIO ALESSANDRO DI BATTISTA

Con gli amici, nega tutto: "Ma se sono il nemico numero uno dei dem!". L'offerta però c'è stata, è reale, e secondo i fedelissimi non è solo l'ennesima provocazione. Certo, se l'ex deputato ci stesse, se si spingesse a dire qualcosa di più di quel "non rivelo mai come voto" dichiarato ieri ai cronisti che lo inseguivano mentre inforcava il motorino, il voto di oggi su Rousseau sarebbe più al sicuro. Ma è probabilmente troppo tardi per uno scenario del genere.

DI MAIO FICO GRILLO 1

 

Per la prima volta, ieri, sia nella delegazione pd che in quella dei 5 stelle, si registrava un clima positivo sull'esito della votazione on line. "La verità - racconta ridendo un ministro M5S - è che abbiamo scritto un quesito oggettivo, senza cercare di veicolare i consensi. E che questo non era mai accaduto".

 

Chi conosce la piattaforma, chi in queste ore ha visionato interventi e commenti, pensa che il sì passerà, ma con un margine scarso. Chi rema in direzione opposta, invece, ricorda l'articolo 6 dello statuto: "Entro 5 giorni dalla pubblicazione dei risultati sul sito dell'Associazione, il Garante può chiedere la ripetizione della votazione che, in tal caso, s'intenderà confermata qualora abbiano partecipato almeno la metà più uno degli iscritti". Grillo avrebbe ancora un'altra arma. Non è detto non la usi.

BEPPE GRILLO GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…