nicola zingaretti stefano bonaccini

E' GIA' INIZIATO IL DOPO ZINGARETTI - BONACCINI PUNTA ALLA SEGRETERIA DEL PD, SUPPORTATO DALLA CORRENTE RENZIANA "BASE RIFORMISTA" - LE CONTESTAZIONI AL NAZARENO PER LA GESTIONE IMBARAZZANTE DELLA CRISI: DAL "CONTE O MORTE" A BYE BYE CONTE, DAL "MAI PIU' CON RENZI" ALL'ABBRACCIO A RENZI - IL GOVERNATORE DELL'EMILIA ROMAGNA RAPPRESENTA L'ALA NORDISTA DEL PARTITO CHE, INSIEME A SALA E GORI, NON AMA ROMA E SE NE SBATTE DEL SUD…

MATTARELLA BONACCINI

Mario Ajello per "il Messaggero"

 

E' cominciato di fatto il congresso Pd. Ovvero la resa dei conti, che sarà lunga e dura, dentro il partito che più degli altri ha sbandato in questa crisi di governo. Passando da «o Conte o morte» allo scaricamento di Giuseppi, dal mai più con Renzi al di nuovo con Renzi, dall' ok Draghi ma senza la Lega al sì Draghi e va bene pure il Carroccio. Una performance tutt' altro che performante, tanto per usare il pessimo aggettivo tanto in voga.

 

bonaccini

Dunque, la corrente ex (?) renziana di Base Riformista il congresso lo chiede, Zingaretti per non farsi mettere all'angolo dice a sua volta che il congresso lo vuole (tematico, e poi da statuto l'elezione del nuovo segretario sarà tra due anni) e al di là del grido comune al congresso, al congresso! le acque in casa dem sono agitatissime e la leadership è sotto processo. Tra gli ex (?) renziani e gli zingarettiani (alcuni dei quali distratti dal tentativo di entrare nel governo Draghi ma tutti assicurano al Nazareno che Nicola non intende fare il ministro), c'è la democristianeria alla Franceschini che fa da cuscinetto e tuttavia anche da quelle parti il giudizio sulla gestione della crisi da parte della segreteria del partito è a dir poco severa.

renzi bonaccini

 

LA TRADIZIONE

Chi sul congresso sembra frenare, ma specie tra gli eredi della tradizione Pci ciò che appare non è mai vero, è lo sfidante di Zingaretti. Ossia Stefano Bonaccini, governatore dell' Emilia-Romagna che da subito dopo la rielezione - un anno fa - lavora per scalare il Pd. «Ora pensiamo a battere la pandemia, il congresso verrà dopo», dice. Ma il congresso già c'è, anche se non ufficialmente. E comunque, come dicono al Nazareno, ben venga una messa a punto di tutto perché l'avvio della fase Draghi merita una «riflessione larga e profonda».

 

GIUSEPPE CONTE STEFANO BONACCINI

C'è chi vuole recuperare il rapporto con Renzi e c'è chi vuole far rientrare quelli di Leu, o come si chiama, nel Pd. Compreso D'Alema, super-alfiere dell' abbraccio contiano o contista con i 5Stelle. E comunque. Il punto vero, al di là dei discorsi politicanti e politichesi e auto-riferiti, è che si corre il rischio per cui, nel caso Bonaccini dovesse prevalere quando sarà e spinto da Base riformista e da altri avversari di Zingaretti, dopo un segretario che pur essendo romano non ha messo Roma in cima all' agenda del partito arrivi un altro segretario che molti considerano un cripto-leghista.

nicola zingaretti stefano bonaccini

 

Visto che Bonaccini non si è distinto in questi anni per un atteggiamento sensibile al ruolo e all' importanza che la Capitale riveste e deve rivestire sempre di più, e non sempre di meno come da predicazione di certo nordismo cui il presidente emiliano aderisce in pieno.

 

Un partito che si ritiene e in parte è, senza aver dato prova di particolare professionismo e capacità di proposta e di visione, uno dei cardini del sistema italiano potrebbe passare da una sottovalutazione di Roma a un' altra sottovalutazione di Roma rappresentata, se dovesse farcela Bonaccini con al seguito Sala e Gori, sindaci di Milano e di Bergamo e influenti big del Pd, da chi con i leghisti e quanto i leghisti ma in maniera appena un po' più soft si è battuto in questi anni per l' autonomia differenziata.

 

NICOLA ZINGARETTI STEFANO BONACCINI

Vale a dire per la diminutio del rango e dei poteri di Roma, a tutto vantaggio di un settentrionalismo ancora attardato - a dispetto delle pessime figure soprattutto lombarde di fronte all' emergenza Covid - nella devolution più o meno aggiornata e nella retorica del Nord come «locomotiva d' Italia» che al cospetto della tragedia in corso finisce per risultare un insulto alla realtà.

 

Un Pd a trazione Padania, ecco la questione, diventerebbe ancora più dannoso alla questione romana di quanto non lo sia stato in questi anni un partito che ha avuto e ha tanti esponenti di vertice nati e cresciuti politicamente nella Capitale ma disinteressati nell' azione pratica alle sue sorti. E dimentichi che solo da Roma può cominciare la ripartenza dell' intero Paese.

 

LE PRIORITÀ

BONACCINI MANGIA A UN GIORNO DA PECORA

Una volta tanto, un congresso di partito finisce per mettere al centro una questione non riconducibile soltanto alle lotte di potere interne ma capace di interrogare l' intera comunità nazionale. Serve un partito che non ha messo al centro delle sue priorità la Capitale, ossia il riassunto e il simbolo della vita nazionale, e che passa da questo atteggiamento a un altro atteggiamento che, nelle premesse, si annuncia simile?

Bonaccini è ottimo amministratore dell' Emilia-Romagna.

 

Ma questo è un altro discorso e non bisogna mai e poi mai personalizzare quando si parla di politica (o di altro). Però, l' idea che Roma non sia al centro delle priorità della sinistra e anche della destra e che il Campidoglio non debba avere più poteri ma meno anche rispetto alle Regioni - in materia sanitaria e non solo - non è accettabile. E questo dovrebbe essere un tema anche da congresso Pd. Purtroppo non lo sarà o magari lo sarà al contrario, al grido inascoltabile di Forza Nord.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…