emmanuel macron sergio mattarella

L'ITALIA, DOPO LA MERKEL - CON ANGELONA IN PENSIONE, MACRON PUNTA TUTTO SU ROMA. L’ENNESIMA DIMOSTRAZIONE C’È STATA IERI, CON LA VISITA A PARIGI DI MATTARELLA - ANCHE QUANDO I RAPPORTI ERANO AI MINIMI (RICORDATE DI MAIO E DIBBA CON I GILET GIALLI?) IL CAPO DELLO STATO ERA CONSIDERATO UN INTERLOCUTORE AFFIDABILE. E CON DRAGHI A PALAZZO CHIGI, IL “TOYBOY DELL’ELISEO” VEDE LA POSSIBILITÀ DI UN ASSE FRANCO-ITALIANO CHE RIMPIAZZI IL VUOTO A BERLINO (SEMPRE CHE NON VINCA LA LE PEN…)

 

 

1 - L'ELISEO SI PREPARA AL DOPO MERKEL E CERCA UN ALLEATO NEL QUIRINALE

Leonardo Martinelli per "la Stampa"

 

emmanuel macron sergio mattarella

Si sono ritrovati sulla scalinata che porta all' ingresso dell' Eliseo. Emmanuel Macron, il presidente giovane, ha stretto forte con le mani le spalle di Sergio Mattarella, il presidente dai capelli bianchi: un abbraccio mancato, causa Covid, ma è come se ci fosse stato.

Lui, l' interlocutore privilegiato di Macron nei momenti peggiori, pure quando le cose andavano male tra Italia e Francia (anzi, malissimo).

emmanuel macron e mario draghi al g7

 

«Un amico e un' eminente personalità, che ha tutta la nostra stima», lo ha salutato così. Al di là delle parole, l' Italia e Mattarella rappresentano ormai una pedina importante da giocare sullo scacchiere europeo da parte del presidente francese, ora che in Germania si prepara la transizione post Merkel. E Parigi scruta la possibilità di una leadership europea, bisognosa di alleati, come l' Italia, la terza economia dell' Ue.

 

ANGELA MERKEL EMMANUEL MACRON

Di acqua sotto i ponti ne è passata. Da quando, nel febbraio 2019, Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista vennero a incontrare uno dei capi dei gilet gialli. Macron andò su tutte le furie: richiamò l' ambasciatore in Italia. Poi Matteo Salvini, ai tempi ministro degli Interni, non si presentò al vertice sui migranti a Parigi nel luglio dello stesso anno, perché «mica prendiamo ordini da Macron».

 

emmanuel macron sergio mattarella 2

 Allora Mattarella era l' unico interlocutore del presidente francese. Il legame si è consolidato e intanto la musica intorno è cambiata: l' arrivo di Mario Draghi al volante ha aperto una nuova fase. L' entourage di Macron insiste sul fatto che «le relazioni tra Macron e Draghi sono ottime», in parallelo all' amicizia con Mattarella. L' Eliseo parla di un nuovo asse Parigi-Roma.

 

La sponda italiana può servire a Macron a complemento del tandem franco-tedesco, tanto più nel caso di un indebolimento a livello internazionale di Berlino nel dopo Merkel: gli italiani, stampella di una leadership francese.

LUIGI DI MAIO E ALESSANDRO DI BATTISTA INCONTRANO I VERTICI DEI GILET GIALLI

 

Questa a Macron può servire in vista delle elezioni presidenziali dell' aprile 2021. La rielezione non è per niente scontata e il bilancio della sua politica estera (globalmente positivo) compensa spesso agli occhi del francese medio la delusione per le politiche interne.

 

Per agganciare definitivamente l' Italia, Macron vuole concludere un «trattato bilaterale di cooperazione rafforzata», sul modello di quello che Parigi ha già con la Germania, dai meccanismi vincolanti. «Vogliamo rafforzare il rapporto Italia-Francia, strutturarlo e farne un cemento per l' integrazione europea», ha detto ieri Macron. E vuole andare «più in fretta» verso questo trattato del Quirinale, forse concretizzarlo già in autunno. A Roma sarebbero più cauti.

 

sergio mattarella emmanuel macron 4

Macron, per coltivare l' alleato italiano, è pronto a tutto. Perfino a fare mea culpa su uno dei suoi più gravi errori: aver pensato, dopo l' elezione del 2017, di poter fare da solo in Libia, scalzandovi l' Italia. «Sulla Libia - ha ammesso ieri -, ci sono state in passato tensioni e frizioni fra Italia e Francia. Ora lavoriamo in maniera serrata,ma ci sono ancora reticenze turche e russe. Dobbiamo continuare a mettere pressione».

 

ursula von der leyen, emmanuel macron, charles michel, angela merkel e mario draghi al g7 2

2 - L'ASSE MATTARELLA-MACRON RIPORTA L'ITALIA AL CENTRO IN VISTA DEL DOPO MERKEL

Francesco De Remigis per "il Giornale"

 

È parso subito chiaro. Tra fedeltà atlantica e protagonismo in Europa e nel Mediterraneo, Sergio Mattarella ed Emmanuel Macron hanno tracciato ieri un nuovo asse europeo: meno Parigi-Berlino e più Parigi-Roma.

 

emmanuel macron sergio mattarella

Spostare il baricentro decisionale a sud, in un corpo rigido come l' Ue, non sarebbe stato pensabile fino a pochi mesi fa. Invece la missione nell' Esagono per rilanciare «l' amicizia italo-francese» dopo la crisi del 2019 (quella causata dai Pentastellati con la visita ai gilet gialli che costò a Roma un raffreddamento anche nei rapporti di collaborazione sulle estradizioni degli ex terroristi rossi riparati in Francia) ha reso plastica l' entità del «coordinamento rafforzato» tra le due capitali. Con Mattarella propulsore.

 

MERKEL MACRON

Anzitutto, in materia di immigrazione: «Occorre governare il fenomeno, diversamente si viene travolti», avrebbe detto vis-à-vis il capo dello Stato al suo omologo dell' Eliseo; per aggiungere poi nel discorso alla Sorbona che «manca una risposta comune, la gestione delle migrazioni deve diventare parte integrante delle politiche esterne dell' Ue», non basta mettere un cartello «divieto di ingresso dall' Africa».

 

emmanuel macron sergio mattarella

Italia e Francia chiamate dunque a esprimere «forza propulsiva nel bene di tutti», insiste Mattarella, perché, pur «con una franchezza di posizioni», i Paesi cugini vantano un «legame unico» a cui si sommano nuove «condizioni politiche». Con la cancelliera Merkel sull' uscio della Storia, Macron ha bisogno di un' altra leadership forte per guidare, in tandem, il percorso di ristrutturazione del Vecchio continente e degli organismi decisionali. E Roma oggi offre Mario Draghi a Palazzo Chigi. Due mesi fa, l' inquilino dell' Eliseo disse che l' Europa doveva tornare «una comunità di ricercatori, artisti e industriali, perché produrre vuol dire garantire sovranità».

Macron e Draghi Summit Porto

 

Impossibile rincorrerla però senza il contributo di uno dei Paesi fondatori. Mattarella ha dunque sigillato l' intesa, chiarendo che Parigi non è sola nel cantiere Ue: "Francia e Italia condividono la visione e il ruolo che deve svolgere la Conferenza sull' Europa, occasione storica, non burocratica, per disegnare una condizione efficiente dell' Ue".

 

Agli studenti della Sorbona, lo ha ribadito: «Non possiamo fallire la sfida di trasformare la crisi in motore di nuovo sviluppo, serve un' Unione più vicina ai cittadini e più autorevole sul piano internazionale». Per Macron, l' Italia è stata infatti «lasciata sola ad affrontare il virus».

 

sergio mattarella emmanuel macron 3

Com' era già emerso a Bruxelles sul Recovery Fund affinché l' Ue acquisisse consapevolezza della condizione economica causata dalla pandemia, Francia e Italia, bilateralmente, ieri hanno azionato il «rinnovato asse franco-italiano». Chiusa la stagione di tensioni, Roma torna centrale. Ma i temi su cui lavorare son tanti, come certe incognite; per esempio quelle che pesano sul trattato che dovrebbe essere firmato entro l' anno, di cui ieri è stata svelata solo l' introduzione di un «servizio civile congiunto» per i giovani italiani e francesi.

 

GILET GIALLI DI MAIO DI BATTISTA TONINELLI GRILLINI

Restano «timori comuni sulla Libia, ma frizioni alle spalle». Persino Luigi Di Maio, responsabile numero uno della crisi diplomatica del 2019, oggi ammette che «Draghi può colmare il vuoto di leadership» del post-Merkel (che inizia in settembre). Se la Kanzlerin ha ispirato i processi decisionali degli ultimi anni, Macron fissa una visione dell' Ue a trazione meridionale. Col Quirinale pronta puntellarla; almeno fino a gennaio.

sergio mattarella emmanuel macronemmanuel macron sergio mattarella vertice mattarella macronsergio mattarella emmanuel macron 8sergio mattarella emmanuel macron 2

Ultimi Dagoreport

affari tuoi la ruota della fortuna pier silvio berlusconi piersilvio gerry scotti stefano de martino giampaolo rossi bruno vespa

DAGOREPORT - ULLALLÀ, CHE CUCCAGNA! “CAROSELLO” HA STRAVINTO. IL POTERE DELLA PUBBLICITÀ, COL SUO RICCO BOTTINO DI SPOT, HA COSTRETTO PIERSILVIO A FAR FUORI DALLA FASCIA DELL’''ACCESS PRIME TIME” UN PROGRAMMA LEGGENDARIO COME “STRISCIA LA NOTIZIA”, SOSTITUENDOLO CON “LA RUOTA DELLA FORTUNA”, CHE OGNI SERA ASFALTA “AFFARI TUOI” – E ORA IL PROBLEMA DI QUELL’ORA DI GIOCHINI E DI RIFFE, DIVENTATA LA FASCIA PIÙ RICCA DELLA PROGRAMMAZIONE, È RIMBALZATO IN RAI - UNO SMACCO ECONOMICO CHE VIENE ADDEBITO NON SOLO AL FATTO CHE GERRY SCOTTI SI ALLUNGHI DI UNA MANCIATA DI MINUTI MA SOPRATTUTTO ALLA PRESENZA, TRA LA FINE DEL TG1 E L’INIZIO DI “AFFARI TUOI”, DEL CALANTE “CINQUE MINUTI” DI VESPA (CHE PER TENERLO SU SONO STATI ELIMINATI GLI SPOT CHE LO DIVIDEVANO DAL TG1: ALTRO DANNO ECONOMICO) - ORA IL COMPITO DI ROSSI PER RIPORRE NELLE TECHE O DA QUALCHE ALTRA PARTE DEL PALINSESTO IL PROGRAMMINO CONDOTTO DALL’OTTUAGENARIO VESPA SI PROSPETTA BEN PIÙ ARDUO, AL LIMITE DELL’IMPOSSIBILE, DI QUELLO DI PIERSILVIO CON IL TOSTO ANTONIO RICCI, ESSENDO COSA NOTA E ACCLARATA DEL RAPPORTO DIRETTO DI VESPA CON LE SORELLE MELONI…

antonio pelayo bombin juan carlos

DAGOREPORT: COME FAR FUORI IL SACERDOTE 81ENNE ANTONIO PELAYO BOMBÌN, CELEBERRIMO VATICANISTA CHE PER 30 ANNI È STATO CORRISPONDENTE DELLA TELEVISIONE SPAGNOLA "ANTENA 3", CUGINO DI PRIMO GRADO DELL’EX RE JUAN CARLOS? UN PRETE CHE A ROMA È BEN CONOSCIUTO ANCHE PERCHÉ È IL CONSIGLIERE ECCLESIASTICO DELL'AMBASCIATA SPAGNOLA IN ITALIA, VOCE MOLTO ASCOLTATA IN VATICANO, CAPACE DI PROMUOVERE O BLOCCARE LA CARRIERA DI OGNI ECCLESIASTICO E DI OGNI CORRISPONDENTE SPAGNOLO – PER INFANGARLO È BASTATA UNA DENUNCIA AI CARABINIERI DI ROMA DI UN FINORA NON IDENTIFICATO CRONISTA O PRODUCER DI REPORT VATICANENSI CHE LO ACCUSA DI VIOLENZA SESSUALE, IMPUTAZIONE DIVENTATA NELLA DISGRAZIATA ERA DEL METOO L’ARMA PIÙ EFFICACE PER FAR FUORI LA GENTE CHE CI STA SUL CAZZO O PER RICATTARLA – IL POVERO PELAYO È FINITO IN UN TRAPPOLONE CHE PUZZA DI FALSITÀ PIÙ DELLE BORSE CHE REGALA DANIELA SANTANCHÉ E DELLE TETTE DI ALBA PARIETTI – IL SOLITO E BIECO SCHERZO DA PRETE, PROBABILMENTE USCITO DALLE SACRE MURA DELLA CITTÀ DI DIO…

giorgia meloni gennaro sangiuliano

DAGOREPORT - LE RESURREZIONI DI “LAZZARO” SANGIULIANO NON SI CONTANO PIÙ: “BOCCIATO” DA MINISTRO, RIACCIUFFATO IN RAI E SPEDITO A PARIGI, ORA SBUCA COME CAPOLISTA ALLE REGIONALI CAMPANE - ESSÌ: DIVERSAMENTE DAGLI IRRICONOSCENTI SINISTRATI, A DESTRA LA FEDELTÀ NON HA SCADENZA E GLI AMICI NON SI DIMENTICANO MAI - DURANTE I TRE ANNI A PALAZZO CHIGI, IL “GOVERNO DEL MERITO COME ASCENSORE SOCIALE” (COPY MELONI) HA PIAZZATO UNA MAREA DI EX DEPUTATI, DIRIGENTI LOCALI, TROMBATI E RICICLATI NEI CDA DELLE AZIENDE CONTROLLATE DALLO STATO - COME POTEVA LA STATISTA DELLA GARBATELLA DIMENTICARE SANGIULIANO, IMMARCESCIBILE DIRETTORE DEL TG2 AL SERVIZIO DELLA FIAMMA? IL FUTURO “GENNY DELON” ‘’ERA SALITO TALMENTE TANTO NELLE GRAZIE DELLA FUTURA PREMIER DA ESSERE CHIAMATO A SCRIVERE PARTE DEL PROGRAMMA DEI MELONIANI, INVITATO A CONVENTION DI PARTITO E, ALLA FINE, RICOMPENSATO ADDIRITTURA CON UN POSTO DI GOVERNO’’ - E’ COSÌ A DESTRA: NESSUNA PIETÀ PER CHI TRADISCE, MASSIMO PRONTO SOCCORSO PER CHI FINISCE NEL CONO D’OMBRA DEL POTERE PERDUTO, DOVE I TELEFONINI TACCIONO E GLI INVITI SCOMPAIONO… - VIDEO

giorgia meloni sigfrido ranucci elly schlein bomba

DAGOREPORT – DOBBIAMO RICONOSCERLO: GIORGIA MELONI HA GESTITO IN MANIERA ABILISSIMA IL CASO DELL'ATTENTATO A RANUCCI, METTENDO ANCORA UNA VOLTA IN RISALTO L'INETTITUDINE POLITICA DI ELLY SCHLEIN - GETTARE INDIRETTAMENTE LA RESPONSABILITA' DELL'ATTO TERRORISTICO ALLA DESTRA DI GOVERNO, COME HA FATTO LA SEGRETARIA DEL PD, È STATA UNA CAZZATA DA KAMIKAZE, ESSENDO ORMAI LAMPANTE CHE LE BOMBE SONO RICONDUCIBILI AL SOTTOMONDO ROMANO DEL NARCOTRAFFICO ALBANESE, OGGETTO DI UN'INCHIESTA DI "REPORT" - E QUELLA VOLPONA DELLA PREMIER HA RIBALTATO AL VOLO LA FRITTATA A SUO VANTAGGIO: HA CHIAMATO RANUCCI PER MANIFESTARGLI SOLIDARIETÀ E, ANCORA PIÙ IMPORTANTE, HA INVIATO TRE AUTOREVOLI ESPONENTI DI FRATELLI D’ITALIA (TRA CUI BIGNAMI E DONZELLI) ALLA MANIFESTAZIONE INDETTA DAL M5S PER RANUCCI E LA LIBERTÀ DI STAMPA - DOPO L’ATTENTATO, NESSUNO PARLA PIÙ DI UN POSSIBILE PASSAGGIO DI "REPORT" A LA7: SIGFRIDO, ORA, È INTOCCABILE… - VIDEO

giorgia meloni antonio tajani maurizio casasco marina pier silvio berlusconi salvini

DAGOREPORT - TAJANI, UNA NE PENSA, CENTO NE SBAGLIA. IL SEGRETARIO DI FORZA ITALIA CI HA MESSO 24 ORE AD ACCORGERSI CHE GIORGIA MELONI HA STRACCIATO UNO DEI SUOI CAVALLI DI BATTAGLIA IN EUROPA: IL SUPERAMENTO DEL DIRITTO DI VETO. IL MINISTRO DEGLI ESTERI È RIUSCITO A PARTORIRE SOLO UNA DICHIARAZIONE AL SEMOLINO (“HA DETTO LA SUA OPINIONE, IO PENSO INVECE CHE SI DEBBA FARE QUALCHE PASSO IN AVANTI”), MENTRE È STATO ZITTO DI FRONTE ALLE INVETTIVE ANTI-RIARMO E CONTRO L’UE DEI PARLAMENTARI LEGHISTI. IL POVERINO È ANCORA STORDITO DALLA PROMESSA, SCRITTA SULLA SABBIA, CON CUI L'HA INTORTATO LA DUCETTA: SE FAI IL BRAVO, NEL 2029 TI ISSIAMO AL QUIRINALE AL POSTO DI MATTARELLA (E CI CREDE DAVVERO) – IN TUTTO QUESTO BAILAMME, TAJANI PROVA A METTERE LE MANI SULLA CONSOB CON UNA MOSSA DA ELEFANTE IN CRISTALLERIA: NOMINARE IL DEPUTATO AZZURRO MAURIZIO CASASCO. MA SI È DIMENTICATO DI COORDINARSI CON LA FAMIGLIA BERLUSCONI, CHE NON L’HA PRESA BENE…