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AUTOSTRADE E NUOVE SCORIE - IL M5S VUOLE LA TESTA DI PAOLA DE MICHELI, DOPO L’USCITA DELLA LETTERA DEL 13 MARZO CON CUI LA MINISTRA DEI TRASPORTI AVVERTIVA IL GOVERNO DEI RISCHI SULLA REVOCA DELLA CONCESSIONE: “È STATA SLEALE E HA DATO UN VANTAGGIO COMPETITIVO AI BENETTON, DOVREBBE DIMETTERSI” - ANCHE NEL PD SERPEGGIANO MALUMORI E A DIFENDERLA SEMBRA ESSERCI SOLO FRANCESCHINI…

PAOLA DE MICHELI ROBERTO GUALTIERI

Ilario Lombardo per “la Stampa”

 

È pomeriggio quando Atlantia fa sapere di non essere disposta a scendere sotto il 31 per cento di Autostrade per l'Italia. «Andare oltre sarebbe un esproprio venezuelano», lasciano filtrare dalla società dei Benetton. Eppure da Palazzo Chigi insistono: la famiglia deve restare fuori da Aspi. Sono le sei di sera. Ancora non è chiaro come finirà, ma si sa che sono in corso interlocuzioni importanti. Il Consiglio dei ministri convocato per le 11 del mattino è stato spostato alle 21 e poi alle 22.

 

LUIGI ZANDA NICOLA ZINGARETTI PAOLA DE MICHELI MARINA SERENI

Segno che la giornata deve servire a trattare ancora, fino alla fine, per scongiurare una revoca che in fondo nessuno vuole davvero. Il viceministro Giancarlo Cancelleri, da sempre uno dei più duri verso i Benetton, anticipa la riunione: «Oggi il Cdm è chiamato a prendere una decisione politica. Non dico ci sarà certamente la revoca. Se all'ultimo minuto dovessero arrivare proposte di Aspi che vanno nella direzione auspicata, ben vengano». La scena clou si tiene all'Ambasciata francese, per le celebrazioni del 14 luglio.

 

paola de micheli dario franceschini patto per l'export farnesina

Conte è seduto in prima fila, alla sua sinistra c'è il segretario del Pd Nicola Zingaretti, alla sua destra, due posti più in là, il ministro degli Esteri del M5S Luigi Di Maio, subito dietro di lui la ministra dei Trasporti Paola De Micheli. La tensione è altissima. Il clima intossicato dai sospetti dopo la pubblicazione della lettera inviata da De Micheli a Giuseppe Conte, il 13 marzo, con il parere dell'Avvocatura dello Stato che avvertiva il governo dei rischi che si correrebbero in caso di revoca. Il premier è furioso, convinto che l'abbia fatta uscire la ministra: «Pensa di scaricare la colpa su di me?» si sfoga. Pd e M5S sono attoniti. Anche tra i compagni di partito di De Micheli, la parole verso di lei sono tutt' altro che tenere.

 

paola de micheli 1

All'ora di cena sia il Pd sia i grillini si riuniscono in due vertici separati. I 5 Stelle sono categorici: De Micheli - dicono alla riunione - è stata «sleale» e «ha dato un vantaggio competitivo» ai Benetton, «dovrebbe dimettersi». Ormai a difenderla sembra esserci solo Dario Franceschini, capodelegazione del Pd, distante anni luce anche dal segretario Nicola Zingaretti, più orientato a sostenere la battaglia del premier. Nella riunione dei dem si discute dell'ultimissima chance per evitare la revoca.

 

La sintesi è in mano al ministro dell'Economia Roberto Gualtieri. Un'estrema mediazione che prevede l'abbattimento delle quote dei Benetton, una presenza nel management fortemente ridimensionato e un altro piccolo passo in avanti verso le richieste di Conte (sulla responsabilità civile dei risarcimenti).

paola de micheli.

 

La formula del premier e del M5S prevederebbe una caduta di Atlantia ben sotto il 20 per cento della partecipazione in Aspi, in modo che la holding non possa nominare un membro nel Consiglio di amministrazione. È l'obiettivo che si pongono i grillini per evitare la revoca e allo stesso tempo assicurarsi che sui titoli dei giornali appaia la vittoria contro i Benetton. Il possibile punto di caduta però prevede un timing per l'uscita della controllante, considerata responsabile del disastro del Ponte Morandi: un addio diluito nel tempo e in più fasi.

 

Una delle ipotesi è la seguente: prima un aumento di capitale porterebbe Atlantia sotto il 50 per cento, poi un'ulteriore vendita delle quote o una quotazione in borsa farebbe scendere la partecipazione fino a una presenza residuale. Il risultato? Atlantia non gestirebbe più Aspi ma non perderebbe valore di mercato. In alternativa la società propone, al di la delle quote, di rinunciare con un accordo al controllo dei manager.

PAOLA DE MICHELI GIUSEPPE CONTE

 

Alle 21, un'ora prima dell'ora fissata per l'inizio del Cdm, Conte fa filtrare la propria linea: «O Autostrade accetta entro stasera le condizioni che il governo le ha già sottoposto o sarà revoca. Sono determinato ad andare avanti. Non c'è un'altra possibilità». L'unica a dichiarare pubblicamente il proprio disappunto è la ministra renziana Teresa Bellanova: «Evitiamo approssimazioni, servono responsabilità e rispetto».

 

Tra i 5 Stelle c'è la convinzione che si debba sostenere senza tentennamenti la strategia del premier, nonostante lo scetticismo di Di Maio su un punto, che i colleghi sintetizzano così: «Se dice revoca deve essere revoca, non può fare come ha fatto quando ha detto che mai avremmo utilizzato il Mes».

paola de micheli

 

Prima di partire da Berlino per l'Italia, lunedì sera, Conte aveva lasciato un ultimo spiraglio per le trattative su Autostrada. Aveva detto che se fosse arrivata un'altra proposta, con una radicale riduzione delle quote della famiglia Benetton in Aspi, l'avrebbe presa in considerazione. E così, nel muro che sembrava invalicabile si è intravista una crepa, all'interno della quale si sono confusi dubbi e certezze per tutta la giornata di ieri, trascorsa nell'attesa del Consiglio dei ministri forse più decisivo del giovane governo giallorosso.

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