david cameron theresa may boris johnson liz truss brexit

AVETE VOLUTO LA BREXIT? E MO’ V'ATTACCATE! – AVVISATE L’ECONOMIST CHE L’INSTABILITÀ POLITICA NEL REGNO UNITO È COLPA SOPRATTUTTO DELLA DECISIONE DI USCIRE DALL’UE. E NON LO DICONO GLI EUROCRATI MA I DATI: DAL GIORNO DEL REFERENDUM, IL 23 GIUGNO 2016, CI SONO STATI 4 PREMIER. DAVID CAMERON, THERESA MAY, BORIS JOHNSON E LIZ TRUSS. CHE FRA L’ALTRO AVRÀ UNA LAUTA PENSIONE, NONOSTANTE SIA STATA IN CARICA SOLO 44 GIORNI: INCASSERÀ UN’INDENNITÀ DA…

 

 

LIZ TRUSS DIMISSIONI

1 - LIZ TRUSS, RABBIA PER LA “PENSIONE” DA PREMIER DOPO SOLI 44 GIORNI: FINO A 115MILA STERLINE ALL'ANNO

Da www.lastampa.it

 

Solo 44 giorni in carica e potrà ricevere la “pensione” da premier: ha creato non poco malumore la notizia che Liz Truss, il capo di governo che è rimasto per meno tempo a Downing Street nella storia del Regno Unito, potrà ottenere fino a 115mila sterline all'anno di indennità (circa 131mila euro)  per il mandato ricoperto per un mese e mezzo solamente.

 

«In un momento in cui un funzionario su cinque utilizza il banco alimentare – ha denunciato il leader sindacalista Mark Serwotka – e il 35% ha saltato i pasti perché non ha cibo, è grottesco che Liz Truss possa andarsene con quello che è effettivamente un bonus di 115.000 sterline».

 

KEIR STARMER

I leader dell'opposizione, Keir Starmer dei Labour e Ed Davey dei Lib-Dem, hanno invitato la premier dimissionaria a rinunciare alla somma. «Dovrebbe rifiutare. Penso che sia la cosa giusta da fare. Ha trascorso 45 giorni in carica, non ne ha davvero diritto», ha dichiarato Starmer a Good Morning Britain su Itv.

 

 Anche per il leader Lib-Dem Truss non merita il vitalizio: «La maggior parte delle persone deve lavorare almeno 35 anni per ottenere una pensione statale completa. Penso che lavorare 45 giorni non debba darti una pensione che è molte, molte volte superiore a quella che riceve la gente comune dopo una vita di lavoro», ha affermato Davey all'emittente Lbc.

 

Boris Johnson e David Cameron

Il vitalizio per gli ex premier britannici venne istituito nel 1991, dopo le dimissioni di Margaret Thatcher. La cifra non è libera da vincoli, ma ricade come «indennità per i costi dei doveri pubblici». Le spese sono controllate in modo che non possano essere utilizzate per scopi privati o parlamentari, dal momenti che alcuni ex primi ministri - come Theresa May e Boris Johnson - sono rimasti in Parlamento dopo aver lasciato la guida del governo.

 

«Riconosco di non poter adempiere al mandato per cui sono stata eletta dal Partito conservatore», sono state le parole con cui Truss ha annunciato ieri le dimissioni, aggiungendo di aver parlato «con Sua Maestà il Re Carlo per informarlo. Sei settimane. Tanto è durato il mandato di Truss come primo ministro del Regno Unito.

 

LIZ TRUSS SI DIMETTE

In precedenza il singolare “record” apparteneva a George Canning, che rimase in carica per 119 giorni prima di morire nel 1827. Le dimissioni di Truss, ex ministra degli Esteri e terza donna a ricoprire il ruolo di primo ministro dopo le conservatrici Margaret Thatcher e Theresa May, arrivano in seguito alle forti tensioni interne al partito conservatore, e alle critiche arrivate dall'opposizione. Truss, 46 anni, è stata travolta dall'instabilità delle sue scelte di politica economica.

 

JEREMY HUNT

Poco dopo l'inizio del suo mandato, segnato anche dalla morte della regina Elisabetta avvenuta a breve distanza dalla nomina a primo ministro, Truss, con Kwasi Kwarteng che in quel momento ricopriva la carica di Cancelliere dello Scacchiere, ha provato a introdurre il cosiddetto 'mini-budget' che includeva 45 miliardi di sterline in tagli alle tasse. Una mossa che ha allertato i mercati e affossato la sterlina. Successivamente, è arrivata la prima marcia indietro, con la decisione di non tagliare più l'aliquota più alta dell'imposta sul reddito. Una scelta costata il posto a Kwarteng, sostituito da Jeremy Hunt. Poi un'altra inversione a U, e la conseguente revisione sulla maggior parte dei tagli fiscali programmati. Scelte fatte per «mantenere la stabilità», ma che non sono bastate a Truss per restare al comando di Tory e governo. Ora è iniziata la corsa per trovare il successore.

 

lattuga liz truss 1

2 - DA CAMERON A LIZ, LA DANZA MACABRA DEI PREMIER AFFONDATI DALLA BREXIT

Caterina Soffici per “la Stampa”

 

Liz Truss ha perso anche contro la lattuga. Una settimana fa il Daily Star ha piazzato davanti a una telecamera un cespo di iceberg da 60 pence comprata da Tesco, il supermercato più economico, agghindata con parrucca bionda e ha scommesso con i propri lettori chi delle due sarebbe durata di più. Lattuga 1 - Liz Truss 0.

 

Risultato secco. I commenti sono scatenati. Tra i migliori si segnala: «Truss affondata da una iceberg». Ma c'è poco da ridere. Agli inglesi pare rimasto solo l'umorismo, e questo del Daily Star bisogna ammettere che è la quintessenza dello humor British. Per il resto, il disastro.

 

keir starmer gordon brown boris johnson david cameron

I 45 giorni a Downing Street di Liz Truss parlano da soli. Nominata il 6 settembre dalla regina che ha regnato più a lungo è stata la premier che ha governato meno in tutta la storia britannica. È l'ultima vittima di Brexit, il vero nodo a cui tutto deve essere ricondotto. La fragilità politica in cui si attorciglia e si dibatte la Gran Bretagna da un lustro è figlia di una matrigna che ha solo un nome. E si chiama Brexit.

 

Quanti primi ministri si sono sacrificati sull'altare di una menzogna politica svelata già il giorno dopo il fatidico referendum del 23 giugno 2016? David Cameron, il genio che aveva indetto la consultazione, si è dimesso in 24 ore, proprio mentre Nigel Farage, il capo del partito anti europeo, ammetteva candidamente davanti alle telecamere delle Bbc che avevano mentito. Quel bus che aveva girato tutto il regno promettendo di dirottare 350 milioni a settimana dall'odiata Bruxelles alle casse del Servizio Sanitario Nazionale era una bugia. Menzogne. Come i vari mantra su cui si è alimentata la menzogna di un futuro roseo fuori dall'Unione Europea.

irlanda dopo brexit

 

Mantra fatti di tre parole, slogan da dare a bere al popolo, studiati dalle task force dirette da Dominic Cummings, il Richelieu di Brexit. «Take back control». E poi Get Brexit done. Riprendere il controllo e quindi fare la Brexit. Un futuro pieno di opportunità. Liberi dall'Europa. Già ma come? Nessun premier ha avuto il coraggio di dire che non era possibile, che erano tutte balle, che avevano promesso la Luna sapendo che non avrebbero potuto portarla sulla terra. Un caos figlio del populismo, dell'opportunismo di personaggi come Boris Johnson e delle loro balle, dell'arroganza, dell'impreparazione e dell'incompetenza.

 

Cameron si è dimesso il giorno dopo il referendum. Al suo posto è arrivata Theresa May, un'agonia lunga tre anni (dal 13 luglio 2016 al 24 luglio 2019, con nel mezzo una elezione in cui i Tory hanno di nuovo vinto). Si è perso il contro di quanti piani per uscire dall'Ue Theresa May ha proposto al Parlamento. Venivano bocciati come birilli, tra urla e strepiti e lo speaker della Camera dei Comuni che chiedeva «Order, order». Ma l'ordine, quella cosa così tipicamente britannica - come le code e chiedere scusa a chi ti pesta un piede in metropolitana - è ormai un ricordo del passato.

Welcome to Britaly - La copertina dell Economist che sfotte il Regno Unito paragonandolo all'Italia

 

E dopo Theresa è arrivato Boris Johnson, il biondo pazzo, il fautore del disordine massimo. In carica dal 24 luglio 2019 al 6 settembre scorso, con un'altra incredibile elezione incredibilmente vinta nel dicembre del 2019. Fanfarone, bugiardo, incompetente, arruffapopolo. Quattro primi ministri, due elezioni e adesso un altro primo ministro, e forse un'altra elezione in sei anni.

 

Ha poco da scherzare l'Economist, altro che Britaly. Continuano a spostare il discorso per non affrontare la questione vera, che è e rimane Brexit. Anche Liz Truss ieri, nel telegrafico discordo di addio, ha ripetuto lo slogan, come se fosse ancora una verità rivelata. «Sono stata eletta per risolvere questi problemi, e cogliere le opportunità che ci dà la libertà delle Brexit», ha detto. Per poi concludere: «Data la situazione non posso mantenere la promessa». Già. Manca solo la risposta alla domanda centrale: chi l'ha creata la situazione?

liz trussirlanda dopo brexit 2lizz truss re carloliz truss

Ultimi Dagoreport

affari tuoi la ruota della fortuna pier silvio berlusconi piersilvio gerry scotti stefano de martino giampaolo rossi bruno vespa

DAGOREPORT - ULLALLÀ, CHE CUCCAGNA! “CAROSELLO” HA STRAVINTO. IL POTERE DELLA PUBBLICITÀ, COL SUO RICCO BOTTINO DI SPOT, HA COSTRETTO PIERSILVIO A FAR FUORI DALLA FASCIA DELL’''ACCESS PRIME TIME” UN PROGRAMMA LEGGENDARIO COME “STRISCIA LA NOTIZIA”, SOSTITUENDOLO CON “LA RUOTA DELLA FORTUNA”, CHE OGNI SERA ASFALTA “AFFARI TUOI” – E ORA IL PROBLEMA DI QUELL’ORA DI GIOCHINI E DI RIFFE, DIVENTATA LA FASCIA PIÙ RICCA DELLA PROGRAMMAZIONE, È RIMBALZATO IN RAI - UNO SMACCO ECONOMICO CHE VIENE ADDEBITO NON SOLO AL FATTO CHE GERRY SCOTTI SI ALLUNGHI DI UNA MANCIATA DI MINUTI MA SOPRATTUTTO ALLA PRESENZA, TRA LA FINE DEL TG1 E L’INIZIO DI “AFFARI TUOI”, DEL CALANTE “CINQUE MINUTI” DI VESPA (CHE PER TENERLO SU SONO STATI ELIMINATI GLI SPOT CHE LO DIVIDEVANO DAL TG1: ALTRO DANNO ECONOMICO) - ORA IL COMPITO DI ROSSI PER RIPORRE NELLE TECHE O DA QUALCHE ALTRA PARTE DEL PALINSESTO IL PROGRAMMINO CONDOTTO DALL’OTTUAGENARIO VESPA SI PROSPETTA BEN PIÙ ARDUO, AL LIMITE DELL’IMPOSSIBILE, DI QUELLO DI PIERSILVIO CON IL TOSTO ANTONIO RICCI, ESSENDO COSA NOTA E ACCLARATA DEL RAPPORTO DIRETTO DI VESPA CON LE SORELLE MELONI…

antonio pelayo bombin juan carlos

DAGOREPORT: COME FAR FUORI IL SACERDOTE 81ENNE ANTONIO PELAYO BOMBÌN, CELEBERRIMO VATICANISTA CHE PER 30 ANNI È STATO CORRISPONDENTE DELLA TELEVISIONE SPAGNOLA "ANTENA 3", CUGINO DI PRIMO GRADO DELL’EX RE JUAN CARLOS? UN PRETE CHE A ROMA È BEN CONOSCIUTO ANCHE PERCHÉ È IL CONSIGLIERE ECCLESIASTICO DELL'AMBASCIATA SPAGNOLA IN ITALIA, VOCE MOLTO ASCOLTATA IN VATICANO, CAPACE DI PROMUOVERE O BLOCCARE LA CARRIERA DI OGNI ECCLESIASTICO E DI OGNI CORRISPONDENTE SPAGNOLO – PER INFANGARLO È BASTATA UNA DENUNCIA AI CARABINIERI DI ROMA DI UN FINORA NON IDENTIFICATO CRONISTA O PRODUCER DI REPORT VATICANENSI CHE LO ACCUSA DI VIOLENZA SESSUALE, IMPUTAZIONE DIVENTATA NELLA DISGRAZIATA ERA DEL METOO L’ARMA PIÙ EFFICACE PER FAR FUORI LA GENTE CHE CI STA SUL CAZZO O PER RICATTARLA – IL POVERO PELAYO È FINITO IN UN TRAPPOLONE CHE PUZZA DI FALSITÀ PIÙ DELLE BORSE CHE REGALA DANIELA SANTANCHÉ E DELLE TETTE DI ALBA PARIETTI – IL SOLITO E BIECO SCHERZO DA PRETE, PROBABILMENTE USCITO DALLE SACRE MURA DELLA CITTÀ DI DIO…

giorgia meloni gennaro sangiuliano

DAGOREPORT - LE RESURREZIONI DI “LAZZARO” SANGIULIANO NON SI CONTANO PIÙ: “BOCCIATO” DA MINISTRO, RIACCIUFFATO IN RAI E SPEDITO A PARIGI, ORA SBUCA COME CAPOLISTA ALLE REGIONALI CAMPANE - ESSÌ: DIVERSAMENTE DAGLI IRRICONOSCENTI SINISTRATI, A DESTRA LA FEDELTÀ NON HA SCADENZA E GLI AMICI NON SI DIMENTICANO MAI - DURANTE I TRE ANNI A PALAZZO CHIGI, IL “GOVERNO DEL MERITO COME ASCENSORE SOCIALE” (COPY MELONI) HA PIAZZATO UNA MAREA DI EX DEPUTATI, DIRIGENTI LOCALI, TROMBATI E RICICLATI NEI CDA DELLE AZIENDE CONTROLLATE DALLO STATO - COME POTEVA LA STATISTA DELLA GARBATELLA DIMENTICARE SANGIULIANO, IMMARCESCIBILE DIRETTORE DEL TG2 AL SERVIZIO DELLA FIAMMA? IL FUTURO “GENNY DELON” ‘’ERA SALITO TALMENTE TANTO NELLE GRAZIE DELLA FUTURA PREMIER DA ESSERE CHIAMATO A SCRIVERE PARTE DEL PROGRAMMA DEI MELONIANI, INVITATO A CONVENTION DI PARTITO E, ALLA FINE, RICOMPENSATO ADDIRITTURA CON UN POSTO DI GOVERNO’’ - E’ COSÌ A DESTRA: NESSUNA PIETÀ PER CHI TRADISCE, MASSIMO PRONTO SOCCORSO PER CHI FINISCE NEL CONO D’OMBRA DEL POTERE PERDUTO, DOVE I TELEFONINI TACCIONO E GLI INVITI SCOMPAIONO… - VIDEO

giorgia meloni sigfrido ranucci elly schlein bomba

DAGOREPORT – DOBBIAMO RICONOSCERLO: GIORGIA MELONI HA GESTITO IN MANIERA ABILISSIMA IL CASO DELL'ATTENTATO A RANUCCI, METTENDO ANCORA UNA VOLTA IN RISALTO L'INETTITUDINE POLITICA DI ELLY SCHLEIN - GETTARE INDIRETTAMENTE LA RESPONSABILITA' DELL'ATTO TERRORISTICO ALLA DESTRA DI GOVERNO, COME HA FATTO LA SEGRETARIA DEL PD, È STATA UNA CAZZATA DA KAMIKAZE, ESSENDO ORMAI LAMPANTE CHE LE BOMBE SONO RICONDUCIBILI AL SOTTOMONDO ROMANO DEL NARCOTRAFFICO ALBANESE, OGGETTO DI UN'INCHIESTA DI "REPORT" - E QUELLA VOLPONA DELLA PREMIER HA RIBALTATO AL VOLO LA FRITTATA A SUO VANTAGGIO: HA CHIAMATO RANUCCI PER MANIFESTARGLI SOLIDARIETÀ E, ANCORA PIÙ IMPORTANTE, HA INVIATO TRE AUTOREVOLI ESPONENTI DI FRATELLI D’ITALIA (TRA CUI BIGNAMI E DONZELLI) ALLA MANIFESTAZIONE INDETTA DAL M5S PER RANUCCI E LA LIBERTÀ DI STAMPA - DOPO L’ATTENTATO, NESSUNO PARLA PIÙ DI UN POSSIBILE PASSAGGIO DI "REPORT" A LA7: SIGFRIDO, ORA, È INTOCCABILE… - VIDEO

giorgia meloni antonio tajani maurizio casasco marina pier silvio berlusconi salvini

DAGOREPORT - TAJANI, UNA NE PENSA, CENTO NE SBAGLIA. IL SEGRETARIO DI FORZA ITALIA CI HA MESSO 24 ORE AD ACCORGERSI CHE GIORGIA MELONI HA STRACCIATO UNO DEI SUOI CAVALLI DI BATTAGLIA IN EUROPA: IL SUPERAMENTO DEL DIRITTO DI VETO. IL MINISTRO DEGLI ESTERI È RIUSCITO A PARTORIRE SOLO UNA DICHIARAZIONE AL SEMOLINO (“HA DETTO LA SUA OPINIONE, IO PENSO INVECE CHE SI DEBBA FARE QUALCHE PASSO IN AVANTI”), MENTRE È STATO ZITTO DI FRONTE ALLE INVETTIVE ANTI-RIARMO E CONTRO L’UE DEI PARLAMENTARI LEGHISTI. IL POVERINO È ANCORA STORDITO DALLA PROMESSA, SCRITTA SULLA SABBIA, CON CUI L'HA INTORTATO LA DUCETTA: SE FAI IL BRAVO, NEL 2029 TI ISSIAMO AL QUIRINALE AL POSTO DI MATTARELLA (E CI CREDE DAVVERO) – IN TUTTO QUESTO BAILAMME, TAJANI PROVA A METTERE LE MANI SULLA CONSOB CON UNA MOSSA DA ELEFANTE IN CRISTALLERIA: NOMINARE IL DEPUTATO AZZURRO MAURIZIO CASASCO. MA SI È DIMENTICATO DI COORDINARSI CON LA FAMIGLIA BERLUSCONI, CHE NON L’HA PRESA BENE…