giorgia meloni e silvio berlusconi

BERLUSCONI E’ IN DIFFICOLTÀ: NON SA COME “CONTENERE” GIORGIA MELONI – IL FIDO CONFALONIERI GLI HA CONSIGLIATO DI NON ENTRARE IN ROTTA DI COLLISIONE CON LA DUCETTA PER EVITARE GUAI FUTURI A MEDIASET – IL CAV SI OFFRE DI TRAGHETTARLA NEL PPE (COME FECE CON SALVINI) MA, SOTTO SOTTO, SPERA CHE LA LEADERSHIP DELLA MELONI SI INFRANGA DAVANTI AI NUMERI – MAGARI A CAUSA DI UNA MAGGIORANZA RISICATA AL SENATO: BASTEREBBERO POCHE DEFEZIONI NELLE COMMISSIONI PER BLOCCARE L'AZIONE DI GOVERNO – E A QUEL PUNTO...

Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”

 

GIORGIA MELONI E SILVIO BERLUSCONI

Forse accarezza ancora il desiderio di trovare un premier alternativo a Meloni. Ma Berlusconi conosce le regole della politica e il valore determinante dei rapporti di forza.

Perciò, se il responso delle urne fosse netto, riporrebbe il disegno che continua comunque a coltivare. E che lascia trasparire dalle sue parole, se è vero che l'altroieri il Cavaliere ha detto al Tempo : «La signora Meloni ha l'autorevolezza per fare il presidente del Consiglio, così come molti altri candidati di centrodestra». Un indizio che si somma a un altro indizio, risalente alla settimana scorsa, quando ha spiegato al Foglio di continuare a ritenere il sovranismo «un'idea stupida, come stupidi sono quanti ci credono».

 

SILVIO BERLUSCONI GIORGIA MELONI

Per sanare quella forma di allergia verso l'alleata, che in passato si è manifestata in più occasioni, sono da tempo all'opera soprattutto gli uomini d'azienda. Con largo anticipo Confalonieri, intervistato dal Corriere , aveva aperto una linea di credito verso la leader di FdI, invitando Berlusconi «a puntare su Meloni».

 

Il patron di Mediaset sostiene di fare «il lobbista di professione» ma è più politico di molti politici. E c'è un motivo se da mesi ripete all'amico di una vita di evitare attriti con la «signora», per non ritrovarsela ostile dopo le elezioni. Un consiglio che è (anche) nell'interesse del Biscione.

 

SILVIO BERLUSCONI - GIORGIA MELONI - MATTEO SALVINI

La cura pare stia facendo effetto sul Cavaliere: lo si nota dal cambio di tono. Infatti l'ex premier - che pure avrebbe ricevuto pressioni internazionali per evitare l'avvento a Palazzo Chigi del capo della destra - in questa fase si limita a giocare sul filo del fuorigioco senza mai farsi trovare in fallo.

 

Fa il controcanto a Meloni sulla revisione del Pnrr, sulla politica migratoria, sui provvedimenti economici, ma abilmente non lascia capire se la sua è un'azione di contrasto a FdI o solo una naturale competizione tra partiti che si contendono lo stesso bacino elettorale. Persino su un tema delicato, come l'eventuale percorso di FdI verso il Ppe, Berlusconi offre il suo aiuto all'alleata con modalità che sanno di gesto conciliante e insieme di regale concessione.

BERLUSCONI SALVINI MELONI

 

Insomma, sulla premiership il Cavaliere non si scopre. Si limita a lanciare segnali: «Al resto penseremo dopo le elezioni». Ma nel centrodestra non è stato stipulato il patto che - in caso di vittoria - chi arriverà primo prenderà la presidenza del Consiglio? «In questi giorni di liste di patti ne sono stati disattesi tanti», sussurra un esponente della coalizione: «Figurarsi dopo». E sulle possibili trappole degli alleati Meloni è avvertita: «E che non lo so?», rispose d'istinto un paio di settimane fa a chi glielo fece notare. Dentro FdI, tuttavia, c'è chi sostiene che negli ultimi giorni il clima è cambiato, «anche perché in Forza Italia è iniziato il posizionamento per gli incarichi ministeriali».

 

BERLUSCONI MELONI

Una goccia di veleno. In attesa del 25 settembre, Meloni ha stretto accordi con i centristi, dove in molti scommettono che «Giorgia alle Politiche prenderà quanto Salvini alle Europee». In quel caso Berlusconi sa che non potrebbe impedirle di «entrare dal portone principale di Palazzo Chigi». Specie se il centrodestra rinnovasse il rito di presentarsi unito al Quirinale e Meloni uscisse dalle consultazioni con Mattarella per parlare anche a nome degli alleati. Non accadesse stavolta e i partiti si presentassero in ordine sparso, l'evento si trasformerebbe in un caso politico. E chi si assumerebbe la responsabilità di suscitare polemiche dopo una vittoria?

 

Ecco perché il Cavaliere ha pochi margini di manovra, a meno di un risultato elettorale che prospettasse una maggioranza risicata a Palazzo Madama. Con ministri e sottosegretari provenienti dal Senato, basterebbero infatti poche defezioni nelle Commissioni per bloccare l'azione di governo. È nelle pieghe delle difficoltà contingenti che Berlusconi potrebbe quindi tentare di mettere in pratica la sua idea.

 

BERLUSCONI MELONI 3

Perché il taglio dei parlamentari - varato scelleratamente senza i dovuti accorgimenti di sistema - potrebbe creare problemi di agibilità nelle Camere. E aprire scenari politici inattesi. Che si arricchirebbero di ulteriori varianti se il centrodestra vincesse le elezioni ma il Pd superasse FdI nelle urne. Ma il Cavaliere in quel caso avrebbe la forza e la volontà di contrastare il passo alla leader di FdI, mettendo in discussione il patto dell'alleanza? Ad oggi Berlusconi è l'unico premier di centrodestra della storia. Ad oggi i sondaggi sostengono che Meloni potrebbe infrangere quel primato. La partita è questa.

Ultimi Dagoreport

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?