la bussola di bernardini

DALLE BOTTE CON GINO PAOLI A ADRIANO CELENTANO SCAMBIATO PER UN BAGNINO: LE NOTTI RUGGENTI DELLA “BUSSOLA” – IL FIGLIO MARIO RACCONTA L’EPOPEA DI SERGIO BERNARDINI, L’UOMO CHE INVENTÒ IL LOCALE DELLE FOCETTE IN VERSILIA: "SI DICEVA MINA FOSSE LA SUA AMANTE. RICORDO UNA TELEFONATA DI PAPÀ CHE MI AVVERTÌ: SE IL TG PARLA DI ME SONO TUTTE CAVOLATE" – E POI IL PRIMO LIVE DI DE ANDRE’, PIERO ANGELA E LA TESTATA A UN CONTESTATORE CHE NEL ’68 VOLEVA AGGREDIRLO” – IL DOC+ VIDEO

 

Chiara Maffioletti per il “Corriere della Sera” - Estratti

 

sergio bernardini la bussola

«Non ho mai visto mio padre in costume da bagno», racconta Mario Bernardini mentre è in cerca dei suoi ricordi di bambino. Il fatto, sa bene, è curioso perché suo papà, Sergio Bernardini, è stato un simbolo della Versilia, capace di trasformare uno scampolo di mare piuttosto distante da tutto — specie negli anni Cinquanta — nel centro di ogni cosa, almeno per lo spettacolo.

 

Questo perché, proprio lì, aveva fatto nascere un locale entrato nella storia: La Bussola. «Mio padre era un visionario — dice —. L’obiettivo della sua vita era stupire il pubblico. Era quasi una mania». Tanto che ora, il documentario in onda il 21 giugno in prima serata su Rai3 a lui dedicato, si intitola La Bussola - Il collezionista di stelle .

 

(…)

Quando ha capito che suo padre non faceva un lavoro come gli altri?

mina sergio bernardini la bussola

«Mi rendevo conto che tutti conoscevano La Bussola. Lui voleva colpire il suo pubblico con gli spettacoli più mirabolanti: viaggiava spesso per convincere gli artisti. Un giorno, avrò avuto 10 anni, io e mio fratello lo avevamo accompagnato in aeroporto: doveva andare a Parigi e Londra. Lì, sul momento, ci disse: venite con me».

 

Il primo concerto organizzato da suo padre alla Bussola fu quello di Carosone.

«Aveva preso il locale che esisteva già da due anni: non funzionava. Carosone era una star. Per convincerlo fece un lungo pressing sulla moglie: le mandava rose tutti i giorni. Carosone suonava a Milano per una settimana e mio padre per una settimana andava a vederlo: si sedeva al tavolo, lo ascoltava e se ne andava. Di giorno mandava i fiori. L’ultima sera, a fine concerto, lo invitò a bere un bicchiere di champagne: parlarono, poi lo fece salire in macchina e lo portò da Milano in Versilia».

 

Non demordeva, insomma.

«Mai. Gli fece trovare La Bussola illuminata. “Signor Carosone, faremo grandi cose”, gli disse. E la solita frase».

 

mina bussola

Quale?

«“La cifra non è un problema, la metta lei”».

 

Quanto fu?

«Allora i cantanti prendevano 60 mila lire a serata. Mio padre ne offrì 190 mila. Il costo di un appartamento di allora. Aveva rotto il mercato».

 

Da lì, furono tutti successi.

«Sì, ma dal primo all’ultimo spettacolo non ha mai guardato alla cassa. Per lui il godimento era osservare il pubblico e pensare subito dopo a come andare oltre».

 

Come è riuscito a far arrivare alla Bussola, a Marina di Pietrasanta, così tante star, anche internazionali?

«Louis Armstrong, Aretha Franklin, Paul Anka: tutti passati dalla località Le Focette. Si sentivano tutelati da papà, amava gli artisti. Quando viveva con i genitori, ogni tanto andava a trovarlo Buscaglione e facevano serata suonando...mio nonno usciva di casa col fucile per farli smettere».

 

Quindi era anche artista?

«Io l’ho sentito solo suonare due note di contrabbasso. Però sì, suonava, anche assieme a Piero Angela».

 

celentano alla bussola

Come mai scelse di fare il suo locale in Versilia?

«Diceva che la Versilia era la sua Las Vegas. La geografia era una cosa relativa per lui, nato per sbaglio a Parigi: mia nonna era la balia dei figli dei fratelli Lumière. Il suo era un laboratorio dove gli artisti erano liberi di esprimersi, non a caso anche De André si convinse a cantare in pubblico per la prima volta lì. Mina sarebbe diventata grande comunque, ma papà la lanciò».

 

Il suo ultimo concerto è stato a Bussoladomani.

«La sua storia è legata a doppio filo con quella di mio padre. Si diceva fosse la sua amante. Ricordo una telefonata di papà che mi avvertì: se il tg parla di me sono tutte cavolate. Avevano un rapporto viscerale, ma come amici».

 

Anche con Celentano.

«Altroché. Per via del suo abbigliamento particolare papà lo aveva scambiato per un bagnino. Aveva dei sandali, una canottiera, pantaloni strappati. Andò da mio padre e gli disse: “Salve, le presento il rock, cioè me stesso”».

 

bernardini de andre dori ghezzi bussola

Ne è nato un rapporto speciale. Come con Gino Paoli.

«Un fratello per papà. Si sono conosciuti picchiandosi».

 

Prego?

«Papà si era inventato La Bussola on stage: un tour di artisti nei teatri. A fine serata c’era la passerella ma Gino disse: io non la faccio. Per mio padre era una mancanza di rispetto verso il pubblico e si sono menati. Poi però papà si mise a piangere, dispiaciuto per aver tratto male un artista.Da lì sono diventati fratelli e lo sono stati per tutta la vita».

 

Anche Renato Zero si è spesso esibito su quel palco.

«Era la regina: ha dedicato a mio padre una lettera, poco dopo la sua morte. Simulava una telefonata con lui».

 

Tra i momenti più difficili, la contestazione del ‘68 che investì proprio La Bussola.

LA BUSSOLA IL COLLEZIONISTA DI STELLE

«Esatto. Era stata mitizzata da chi identificava mio padre come il giullare dei ricchi. Lui che era nato partigiano e che mai aveva ceduto alle lusinghe politiche. La contestazione era stata pesante, ma mio padre era tosto: si era messo fuori, all’esterno, per difendere il suo locale. Diede anche una testata a un contestatore che voleva aggredirlo. Lo incontrammo anni dopo: fu lui a fermare mio padre e a mostrargli la cicatrice, dicendogli che aveva fatto bene».

 

Rivalità con La Capannina?

«Mai. Ogni tanto ci passava davanti per dire: guarda come è piena. La Capannina era il posto dove gli Agnelli andavano a fare l’aperitivo e sentire qualche orchestra, ma poi si spostavano alla Bussola per ascoltare Chet Baker, o Dario Fo, Gaber, Jannacci. Era come se papà avesse un suo libro di figurine degli artisti e li voleva tutti, ne era affamato».

 

la bussola 33

Nel 1993 Sergio Bernardini è morto in un incidente.

«Aveva 68 anni. A quell’appuntamento sarei dovuto andare io. Diversi suoi amici mi hanno detto che non ce lo vedevano ad invecchiare. Ma rimane sempre qualcosa in sospeso. Anche grazie al documentario di Andrea Soldani, che ha tante testimonianze, sono convinto che se l’è goduta: ha avuto fino alla fine una sua visione da perseguire».

 

Una frase che le ripeteva?

«“Pancia a terra”. Ho anche ritrovato un biglietto in cui me lo aveva scritto: era certo che impegnandosi, i risultati sarebbero arrivati».

peppino di capri la bussolala bussolamarlene dietrich la bussola 1mina la bussolagaber bernardinila bussola 1marlene dietrich la bussolaadriano celentano la bussolade andre la bussolaRENATO CAROSONE ALLA BUSSOLAMINA LA BUSSOLAadriano celentano ALLA BUSSOLA LA BUSSOLA ANNI SESSANTACHET BAKER ALLA BUSSOLAla notte bussola on stage MINA BUSSOLADOMANImina bussoladomani 1978 1bussola on stage sergio bernardini

Ultimi Dagoreport

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...