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CARI CITTADINI, NON CONTATE UN CAZZO - LA DEMOCRAZIA ESISTE SOLO IN TEORIA. SIAMO ANCORA IN PIENA ARISTOCRAZIA, SOLO CHE A INFLUENZARE LE VITE DELLE NAZIONI NON È IL SANGUE BLU MA UN POTERE INVISIBILE CHE SI NASCONDE DIETRO IL PARAVENTO DELLA “COMPETENZA” - È UN TECNO-POTERE CON CUI STATO, SCIENZA E CAPITALISMO HANNO LA PRETESA DI “CORREGGERE” IL POPOLO, I SUOI ORIENTAMENTI E LE SUE SCELTE ELETTORALI - UN ESTRATTO DEL LIBRO “L'INGRANAGGIO DEL POTERE”

Estratto del libro “L'ingranaggio del potere” di Lorenzo Castellani pubblicato da “la Verità”

 

LORENZO CASTELLANI - L INGRANAGGIO DEL POTERE

I regimi politici che chiamiamo democrazie liberali si sono progressivamente trasformati in un sistema sempre più complesso, e questa trasformazione ha visto aumentare lo spazio della tecnocrazia, fondata sul principio di competenza, a danno della politica rappresentativa, fondata sul principio democratico. Lo ha spiegato bene il giurista Sabino Cassese, secondo il quale nelle democrazie moderne esiste un'«area non rappresentativa» che, «esprimendo competenze, incarna un bisogno sempre più sentito nelle società contemporanee: quello di "correggere" la scelta del popolo con quella dei competenti».

 

In realtà, l'elemento tecnocratico si è abilmente nascosto dietro l'espansione della partecipazione politica e dei diritti individuali e sociali. La promessa democratica di auto-determinazione e auto-realizzazione degli individui ha prevalso, nella costruzione del dibattito pubblico, rispetto al bisogno di gerarchia che informa la reale architettura del potere.

 

In altre parole, la permanenza e l'evoluzione del principio aristocratico nei nostri sistemi politici è uno degli arcana imperii con cui è necessario fare i conti. Infatti, tutti i cittadini avvertono l' esistenza della verticalità gerarchica e vedono le promesse mancate dei regimi democratici, ma solo pochi pensatori intendono riconoscere e discutere apertamente questo arcano. Probabilmente perché farlo significherebbe aprire delle irrimediabili faglie di delegittimazione nei nostri regimi politici.

 

DEMOCRAZIA E ELEZIONI

[...] La tesi di questo libro è, dunque, semplice: nelle società avanzate il principio aristocratico ha, nell'organizzazione del potere politico della società, un peso superiore rispetto a quanto comunemente si è portati a credere o ad ammettere. Nelle democrazie contemporanee questo principio aristocratico si fonda sulla competenza, cioè sulla conoscenza specialistica degli individui, fornita e certificata dalla struttura stessa della società attraverso istituzioni educative, programmi di studio, titoli, esami e concorsi.

 

Questo principio aristocratico-gerarchico convive con il principio democratico-

rappresentativo di cui, negli ultimi decenni, ha progressivamente eroso significativi spazi. Di conseguenza i poteri non elettivi, a carattere tecnico, oggi condizionano la vita dei cittadini e le scelte politiche allo stesso modo, se non forse ancor di più, di quelli elettivi e rappresentativi. Per questo ritengo che l' aggiunta del prefisso «tecno» al termine «democrazia» possa aiutare a descrivere meglio la politica del nostro tempo, in cui tecnocrazia e democrazia coesistono dando vita a un regime misto.

manifestanti pro democrazia arrabbiati 2

 

Sostenere questa tesi non significa  

 

Lo sviluppo di questo potere parallelo, tuttavia, può essere compreso solo tenendo insieme i due demoni della vita politica moderna: lo Stato e il capitalismo. Troppo spesso, soprattutto gli autori d' ispirazione liberale, tendono a separare in maniera troppo netta lo sviluppo dello Stato da quello del capitalismo. Invece, lo Stato-Leviatano e il capitalismo-Behemoth si corrompono a vicenda, ed in questo legame di reciproco clientelismo mirano a edificare uno stabile apparato di potere, un sistema di élites, che proprio per mantenere la sua stabilità tende a limitare la libertà di individui e comunità.

 

manifestanti pro democrazia arrabbiati 10

Questa collusione tra potere politico ed economico ha alimentato il potere tecnocratico e imposto una burocratizzazione della vita attraverso regole, procedure e strutture. Insomma, l' osmosi tra burocrazia pubblica e grande capitalismo produce tecnocrazia, che non a caso sul piano storico si è sviluppata pienamente con l' avvento della società industriale, ma affonda le sue radici nello Stato moderno.

 

Il filosofo Raffaele Alberto Ventura ha aggiunto anche la scienza come fattore di questo processo di razionalizzazione del potere: «Stato, Capitalismo e Scienza si sviluppano in parallelo sia perché necessari l' uno all' altro - lo Stato per creare le condizioni istituzionali del Capitalismo, il Capitalismo per garantire lo sviluppo economico con cui lo Stato riesce a finanziarsi, la Scienza per prevedere le misure necessarie da applicare - sia perché caratterizzati dalla stessa logica organizzativa, quella della parcellizzazione delle funzioni per garantire un' efficienza sempre crescente».

la marcia per la democrazia a hong kong 8

 

In questo percorso, dunque, lo Stato, la scienza e il capitalismo si sono influenzati e accresciuti reciprocamente transitando prima per la società di massa e poi per quella della conoscenza. Proprio l' organizzazione di questo sistema complesso, con le sue connaturate procedure e misurazioni, ci pare essere il brodo di coltura della politica contemporanea, attraverso cui il principio aristocratico della competenza si fa spazio nella società e diventa pilastro fondamentale dell' organizzazione del potere.

 

Da ultimo, è opportuno considerare la relazione tra democrazia e tecnocrazia sul piano della legittimazione politica. Il principio generale di legittimazione della prima è quello della rappresentanza, che si forma attraverso le libere elezioni: l' esercizio della decisione politica fondata sul diritto degli individui di scegliere i propri rappresentanti. [...] Chi viene scelto per governare costruisce su questo diritto la propria legittimazione a comandare e, quindi, ad essere ubbidito da chi lo ha eletto. Ciò permette al popolo, secondo una definizione minimale, di cambiare governo senza passare per le guerre civili e di dare luogo a una competizione tra gruppi per l' esercizio del potere attraverso la discussione pubblica e le elezioni.

 

TECNOCRAZIA

In generale, le discussioni sulla legittimazione politica iniziano e finiscono qui. Si trascura che accanto al principio di legittimazione democratica ve ne è appunto un altro di matrice aristocratica. Mentre in passato tale elemento derivava dalla nobiltà di sangue oppure dai privilegi e diritti speciali assegnati dal sovrano, oggi la legittimazione gerarchica poggia sulla competenza.

 

Negli anni Settanta lo storico John Lukacs notava che «nel lungo periodo il governo dell' aristocrazia non è stato sostituito dal governo della democrazia, ma dal governo della burocrazia» e, una volta eliminate o ridotte a formalità le monarchie, è «ora emersa un' altra possibilità: una nuova composizione tra democrazia e aristocrazia - la seconda, tuttavia, non è un' aristocrazia spirituale, ereditaria, finanziaria, intellettuale, ma un nuovo tipo d' aristocrazia di puro potere».

 

Di conseguenza, due sembrano essere le grandi trasformazioni istituzionali del ventesimo secolo, la democrazia e la tecnocrazia. Molti pensatori del Novecento, come il liberale Ortega y Gasset, si erano preoccupati dell' avvento delle masse in politica. La società del ventesimo secolo era entrata nella fase che Ortega y Gasset chiamava dell' iper-democrazia e dell' individuo-massa.

 

DEMOCRAZIA MUMMIFICATA

Egli scriveva nel suo celebre saggio La ribellione delle masse che «massa è tutto ciò che non valuta se stesso - né in bene né in male - mediante ragioni speciali, ma che si sente "come tutto il mondo", e tuttavia non se ne angustia, anzi si sente a suo agio nel riconoscersi identico agli altri». Secondo il filosofo spagnolo, il nuovo uomo medio andava in direzione contraria rispetto all' uomo che la cultura liberale aveva cercato di forgiare con il suo ethos e le sue istituzioni.

 

Era un uomo-massa, privo di memoria storica, di legami organici con la tradizione, precipitato storico-culturale dei problemi connessi alla crescita tumultuosa e frenetica della società industriale. Tuttavia, da liberale scettico quale era, Ortega intuiva anche l' altra grande evoluzione del secolo, seppure non riusciva ancora a teorizzarla compiutamente quanto la critica alla democrazia di massa. Egli riconosceva come problema della società novecentesca, derivante dalla divisione del lavoro e delle funzioni amministrative, lo «specialismo».

 

Jose Ortega y Gasset

La specializzazione e la professionalizzazione del lavoro avevano certamente accresciuto la produttività e il progresso tecnologico, ma avvertiva Ortega che «l' iper specializzazione stava generando una genia di uomini che non erano né dotti né ignoranti e che, abilissimi quando si muovevano nel loro ristretto ambito di competenza, apparivano affatto inadeguati e goffi quando dovevano fronteggiare problemi e temi di ordine generale. L' iper specializzazione li chiudeva in sé stessi e li rendeva ermetici, quindi lontanissimi dallo spirito animatore della straordinaria avventura storica della civiltà occidentale».

 

Una intuizione, quella sullo specialismo, che connetteva la crescita della democrazia direttamente con quella della tecnocrazia. Legava, infatti, l' uomo-massa all' uomo-organizzazione, mirabilmente descritto da William Whyte in un fondamentale libro del 1957 per tratteggiare il burocrate-manager delle grandi organizzazioni amministrative e industriali affermatesi nella prima metà del Novecento.

 

burocrazia

Tanto la democrazia rappresentativa quanto la tecnocrazia sono due sistemi di organizzazione della società di massa che si sono sviluppati contemporaneamente nel corso dell' Ottocento e del Novecento. Tuttavia, come ha notato ancora John Lukacs, molti intellettuali della prima metà del Novecento trascuravano un elemento essenziale nella loro analisi del potere. Consideravano un pericolo per la civiltà occidentale l' estrema estensione della democrazia e l' ascesa dell' uomo-massa come segno dell' inevitabile degenerazione civile delle nazioni più sviluppate.

 

Ma la crescita delle democrazie fu solo parte di una più complessa trasformazione istituzionale, poiché ciò che si andava sviluppando ancora di più era la burocrazia, nelle sue plurime forme e articolazioni. Accanto all' uomo-massa si andava consolidando l' uomo-organizzazione, vero dominatore della seconda metà del secolo, che dipanava la propria azione nei grandi apparati amministrativi pubblici e privati. E sul finire del ventesimo secolo, di fianco ai due archetipi precedenti, appare l' uomo-istruzione, protagonista della nuova società della conoscenza in cui la formazione diviene fondamentale per le dinamiche economiche e politiche. Massa, organizzazione, istruzione: i tre strati su cui poggia la tecno-democrazia.

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