minniti conte al sisi regeni

SUL CASO REGENI SI SCOPRONO GLI ALTARINI: "GIUSEPPI" SI GIOCÒ PURE LA CARTA OCCULTA MINNITI - DALLA COMMISSIONE D'INCHIESTA È SPUNTATA UNA MISSIONE SEGRETA NEL 2020, QUANDO CONTE CHIAMO L'EX MINISTRO PER FARE UN TENTATIVO COL CAIRO - LA MOSSA RIMASE SEGRETA ANCHE PERCHÉ MINNITI ERA INDIGESTO AI GRILLINI: VOLÒ PER ALMENO DUE VOLTE IN EGITTO E A UN CERTO PUNTO LA TRATTATIVA CON AL SISI SEMBRAVA SBLOCCATA, MA POI…

Francesco Grignetti per "La Stampa"

 

minniti marco

Sul caso Regeni, molte cose sono ancora da raccontare. Ad esempio che c'è stato un tentativo occulto da parte del governo italiano, esattamente un anno fa, per sbloccare l'impasse giudiziaria con al-Sisi.

 

L'allora premier, Giuseppe Conte, chiamò Marco Minniti e lo pregò di fare un tentativo con il Cairo. L'ex ministro, politicamente parlando era una figura assai indigesta per i grillini. E quindi Conte dovette ingoiare un bel rospo, ma siccome la cooperazione giudiziaria con gli egiziani era a un punto morto, e invece era urgente che gli indagati nominassero un avvocato di fiducia in Italia, ecco che Conte fece il passo.

 

luciana lamorgese marco minniti

In tutta segretezza, Minniti fu nominato «inviato speciale del presidente del Consiglio» e in questa veste volò per almeno due volte al Cairo. Di questa missione segreta c'è traccia nella Relazione finale della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla morte di Giulio Regeni, presieduta da Erasmo Palazzotto.

 

gianni letta marco minniti (2)

«Gli sforzi diplomatici profusi dal Governo - si legge nella Relazione, che sarà discussa dalla Camera a gennaio - per l'acquisizione dell'elezione di domicilio degli imputati si sono rivelati infruttuosi, nonostante le missioni ad hoc svolte al Cairo nel novembre dello scorso anno dall'ex ministro Minniti, in qualità di inviato speciale del Presidente del Consiglio, per superare la condizione di stallo grazie alla sua esperienza pregressa».

 

marco minniti saluta francesco verderami

C'è da sapere che queste tre righe sono state il frutto di una lunga riflessione a palazzo Chigi, che solo alla vigilia della conferenza stampa di mercoledì hanno dato il via libera per pubblicare la notizia.

 

In effetti Minniti poteva vantare una certa «esperienza pregressa». Era stato grazie a lui se nel 2017 una prima rottura di rapporti, quando il nostro ambasciatore era stato ritirato, fu ricucita e se i magistrati della Procura di Roma dopo un lungo periodo di gelo tornarono ad incontrarsi con i colleghi del Cairo.

 

AL SISI GIUSEPPE CONTE

Il 14 dicembre di quell'anno, l'allora ministro Minniti incontrava il presidente al-Sisi e lo stesso giorno «c'è stato un ulteriore passo in avanti - si legge nella Relazione - dal forte valore simbolico: la consegna degli atti processuali alla famiglia Regeni».

 

Al-Sisi garantì, direttamente al e poi pubblicamente, che la cooperazione giudiziaria sarebbe andata avanti. Nei giorni seguenti, i pm romani avrebbero avuto il settimo incontro con i colleghi egiziani. Nell'autunno 2020, insomma, Giuseppe Conte volle provare nuovamente la carta Minniti.

 

AL SISI

I rapporti con l'Egitto erano sempre sul filo. Nell'estate, però, il governo aveva deciso di vendere due fregate Fremm ad al-Sisi. Furono necessari due passaggi in consiglio dei ministri, il 10 giugno e il 7 agosto, per perfezionare la vendita e soprattutto per avere la massima condivisione di responsabilità tra le forze politiche su questa scelta.

 

Nessuno potrà mai dire se la vendita fosse un semplice business da 1 miliardo di euro o dovesse servire a ingraziarsi il regime. Di certo, Conte ha riconosciuto che a quel punto «una mancata vendita sarebbe stata considerata dal Cairo un atto ostile».

 

giulio regeni paola regeni

Quello stesso Conte che ieri commentava: «Il lavoro della Commissione rende ancora più urgente e ineludibile il processo nei confronti degli ufficiali degli apparati di sicurezza egiziani, in modo da rischiarare con definitiva luce giudiziale una pagina oscura della nostra storia più recente».

 

giulio regeni

Minniti si precipitò in Egitto. E un risultato è agli atti: il 5 novembre, ci fu un primo contatto dopo quasi un anno di silenzio; il 30 novembre, le due procure si parlarono nuovamente in videoconferenza.

 

Il procuratore Michele Prestipino e il sostituto Sergio Colaiocco illustrarono lo stato delle investigazioni e chiesero un aiuto ai magistrati del Cairo, sia pure indiretto, per convincere gli indagati a formalizzare il domicilio e cioè, in sostanza, a sottoporsi al processo in Italia.

 

Giulio Regeni

Al termine, fu emesso un comunicato congiunto che parve da subito contraddittorio. Le due parti presentavano idee antitetiche: gli italiani annunciavano il processo per gli agenti; gli egiziani insistevano per la pista dei rapinatori comuni.

 

Giulio Regeni

Ma poi si concludeva: «Il procuratore generale del Cairo prende atto e rispetta le autonome decisioni della magistratura italiana». Chi sapeva della missione occulta di Minniti pensò che quella frase anodina fosse il preludio a uno sbocco positivo.

 

giulio regeni

A palazzo Chigi ci si congratulò per aver scelto la persona giusta. Ma le cose andarono diversamente. A metà dicembre, come annunciato, la procura depositò l'avviso di fine indagini con la ricostruzione dei fatti e le imputazioni.

 

manifestazione per giulio regeni

Il 30 dicembre, con un documento unilaterale durissimo e quasi offensivo, la procura generale del Cairo attaccava frontalmente il lavoro di Roma, lo demoliva, ipotizzava dietro l'omicidio di Giulio Regeni fantasiosi complotti ad opera di potenze terze per incrinare gli ottimi rapporti italo-egiziani.

 

Ogni possibile collaborazione tra le due sponde del Mediterraneo finiva lì. Il processo imboccava un binario morto da dove solo un miracolo potrà farlo ripartire. E la missione Minniti non emerse dal cono d'ombra.

Ultimi Dagoreport

matteo salvini giorgia meloni antonio tajani

DAGOREPORT - MALGRADO UN’OPPOSIZIONE SINISTRATA E SUPERCAZZOLARA, L’ESTATE DELLA DUCETTA È  MOLESTATA DA BRUTTI PENSIERI - SE IN EUROPA CERCA DI DEMOCRISTIANIZZARSI, IN CASA LA MUSICA CAMBIA. SE PRENDE UNA SBERLA ALLE REGIONALI D’AUTUNNO, LA PREMIER TEME CHE UNA CADUTA POSSA TRASFORMARSI NELL’INIZIO DELLA FINE. COME È ACCADUTO AL PD DI RENZI, ALLA LEGA DI SALVINI, AL M5S DI DI MAIO. DI COLPO, DALL’ALTARE ALLA POLVERE - ECCO IL PESANTE NERVOSISMO PER LE CONTINUE “STONATURE” DEL TROMBONISTA SALVINI, CHE VEDE LA SUA LEADERSHIP MESSA IN PERICOLO DAL GENERALISSIMO VANNACCI. OPPURE QUELLE VOCI DI UN CAMBIO DI LEADERSHIP DI FORZA ITALIA, STANCHI LOS BERLUSCONES DI VEDERE TAJANI COL TOVAGLIOLO SUL BRACCIO AL SERVIZIO DELLA SORA GIORGIA. OCCORRE UN NUOVO MARINAIO AL TIMONE PER CAMBIARE ROTTA: ETTORE PRANDINI, PRESIDENTE DELLA COLDIRETTI? - QUESTA È LA CORNICE IN CUI SI TROVA OGGI IL GOVERNO MELONI: TUTTO È IN MOVIMENTO, NULLA È CERTO…

ferragni city life

CHE CRASH! DA CASA FERRAGNI ALL’INSEGNA DI GENERALI, LA CADUTA DELLA MILANO CITY LIFE - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: ‘’SI È PASSATI DALLA MILANO INDUSTRIALE A QUELLA DEI CREDULONI DEL PANDORO, PER FINIRE ALLA CADENTE MILANO FINANZIARIA ORA CHE MPS VUOL PRENDERSI MEDIOBANCA PER PRENDERSI GENERALI - NEL BANDO PER CITY LIFE L’ACCORDO IMPONEVA CHE “IL 50% DELL’AREA FOSSE DESTINATA A VERDE PUBBLICO”. ECCOME NO! RENZO PIANO PRESENTÒ UN PROGETTO METÀ VERDE E METÀ CON UN GRATTACIELO E QUALCHE CASA. LO BOCCIARONO. SI SPALANCARONO COSÌ LE PORTE AD ALTRI ARCHISTAR: LIBESKIND, HADID E ISOZAKI. E COSÌ CITY LIFE È DIVENTATA UN NON-LUOGO, UN DUBAI SHOPPING MALL DIVENUTO UTILE ALLA COLLETTIVITÀ GRAZIE AL COVID, PERCHÉ LÌ CI FACEVANO LE VACCINAZIONI...

mediobanca mediolanum massimo doris nagel

MEDIOSBANCA! – BANCA MEDIOLANUM ANNUNCIA LA VENDITA DELLA SUA QUOTA DEL 3,5% IN MEDIOBANCA A INVESTITORI ISTITUZIONALI. E A NAGEL, ALLE PRESE CON L’OPS DI MPS, VIENE MENO IL PRIMO SOCIO DELL'ACCORDO DI CONSULTAZIONE TRA AZIONISTI – ERA UNA MOSSA PREVISTA DAL MOMENTO CHE L’EVENTUALE FUSIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI TRASFORMEREBBE IL CORE BUSINESS DI PIAZZETTA CUCCIA NELLA GESTIONE DEL RISPARMIO, ANDANDO A SBATTERE CON L’IDENTICA ATTIVITÀ DELLA BANCA DI DORIS E BERLUSCONI….

mattarella nordio meloni giorgia carlo sergio magistrati toghe giudici

DAGOREPORT - MENTRE ELLY SCHLEIN PENSA DI FARE OPPOSIZIONE VOLANDO A BUDAPEST A SCULACCIARE ORBAN PER I DIRITTI DEI GAY UNGHERESI, GIORGIA MELONI E I SUOI FRATELLI D’ITALIA SI RITROVANO DAVANTI UN SOLO "NEMICO": LA COSTITUZIONE - SE DALLA CORTE DEI CONTI ALLA CASSAZIONE C'E' IL MATTARELLO DI MATTARELLA, LA MUSICA CAMBIA CON LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA DI NORDIO - UNA VOLTA CHE IL PARLAMENTO APPROVERÀ LA “SEPARAZIONE DELLE CARRIERE” DI GIUDICI E PM, S’AVANZA IL RISCHIO CHE LE PROCURE DIPENDERANNO DAL MINISTERO DI GIUSTIZIA - ULTIMA SPES È IL REFERENDUM CONFERMATIVO CHE PER AFFONDARE UNA LEGGE DI REVISIONE COSTITUZIONALE NON  STABILISCE UN QUORUM: È SUFFICIENTE CHE I VOTI FAVOREVOLI SUPERINO QUELLI SFAVOREVOLI - ECCO PERCHE' IL GOVERNO MELONI HA LA COSTITUZIONE SUL GOZZO...

malago meloni abodi fazzolari carraro

DAGOREPORT - CHE LA CULTURA POLITICA DEI FRATELLINI D’ITALIA SIA RIMASTA AL SALTO NEL “CERCHIO DI FUOCO” DEL SABATO FASCISTA, È STATO LAMPANTE NELLA VICENDA DEL CONI - QUANDO, ALLA VIGILIA DELL’ELEZIONE DEL SUO CANDIDATO LUCIANO BUONFIGLIO ALLA PRESIDENZA DEL CONI, QUEL DEMOCRISTIANO IN MODALITÀ GIANNI LETTA DI GIOVANNINO MALAGÒ SI È FATTO INTERVISTARE DA “LA STAMPA” ANNUNCIANDO DI ESSERE UN “PATRIOTA” CHE “FA IL TIFO PER IL GOVERNO MELONI”, HA INVIATO AI MUSCOLARI CAMERATI DISDEGNOSI DELLE REGOLE DELLA POLITICA (DIALOGO, TRATTATIVA, COMPROMESSO) IL SEGUENTE MESSAGGIO: ORMAI È TARDI PER FAZZOLARI DI INCAZZARSI CON ABODI; DA TEMPO VI HO DETTO CHE AVETE SBAGLIATO CAVALLO QUANDO AVEVATE A DISPOSIZIONE UNO CHE È “PATRIOTA” E “TIFA MELONI”, CHE HA ALLE SPALLE IL SANTO PATRONO DEGLI INTRIGHI E COMBINE, ALIAS GIANNI LETTA, E DOPO DODICI ANNI ALLA GUIDA DEL CONI CONOSCE LA ROMANELLA POLITICA COME LA SUA FERRARI…(SALUTAME 'A SORETA!)

giorgia meloni matteo salvini difesa riarmo europeo

DAGOREPORT - SALVATE IL SOLDATO SALVINI! DA QUI ALLE REGIONALI D’AUTUNNO, SARANNO GIORNI DA INCUBO PER IL PIÙ TRUMPUTINIANO DEL BELPAESE - I DELIRI DEL “BIMBOMINKIA” (COPYRIGHT FAZZOLARI) SU UE, NATO, UCRAINA SONO UN OSTACOLO PER IL RIPOSIZIONAMENTO DELLA DUCETTA VERSO L'EURO-CENTRISMO VON DER LEYEN-MERZ, DESTINAZIONE PPE – AL VERTICE DELL’AJA, LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” HA INIZIATO INTANTO A SPUTTANARLO AGLI OCCHI DI TRUMP: SALVINI È COSÌ TRUMPIANO CHE È CONTRARIO AL RIARMO E PROFONDAMENTE OSTILE AI DAZI... - MA SE DA AJA E BRUXELLES, SI SCENDE POI A ROMA, LA MUSICA CAMBIA. CON UNA LEGA SPACCATA TRA GOVERNATORI E VANNACCI, SALVINI E' UN'ANATRA ZOPPA. MA UN ANIMALE FERITO È UN ANIMALE PERICOLOSO, CAPACE DI GETTARE ALLE ORTICHE IL SUO GOVERNATORE ZAIA E TENERE STRETTO A SE' PER ALTRI DUE ANNI IL POTERE IN LOMBARDIA - IL BIG BANG TRA I DUELLANTI È RINVIATO ALL’ESITO DELLE REGIONALI (E CALENDA SI SCALDA PER SALIRE SUL CARRO DELLA FIAMMA...)