missione dei russi in italia durante la pandemia 2

CHE CI FACEVANO 72 AGENTI E MILITARI RUSSI NELLA MILANO DELLA PRIMA ZONA ROSSA? - A MARZO 2020, LA FASE PIÙ DRAMMATICA DELLA PANDEMIA, MILITARI E 007 RAGGIUNSERO IL QUARTIERE DI SAN SIRO, CHE IN VIA SANT’AQUILINO OSPITA LA SEDE DEL CONSOLATO DI MOSCA: LA MISSIONE DI EMERGENZA NEL NOSTRO PAESE DURÒ DUE MESI, UN'ETERNITÀ - OGGI IL CREMLINO MINACCIA L'ITALIA DI SVELARE GLI ACCORDI DELL'EPOCA: CON LA SCUSA DELL’OPERAZIONE SANITARIA, PUTIN POTÉ ACCEDERE AGLI OSPEDALI LOMBARDI E ACQUISIRE (CIOÈ RUBARE) DATI SENSIBILI...

Andrea Galli per www.corriere.it

 

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La seconda metà del marzo del 2020, la fase più acuta e drammatica della pandemia: tra spostamenti ultra-limitati e strade vuote, nella Milano (come il resto d’Italia) in «zona rossa», qualcuno si mosse.

 

Sostando, almeno ufficialmente, un’intera giornata in città; soste ripetute nei giorni successivi, stavolta non ufficialmente. Erano 72 donne e uomini russi; militari e dei Servizi segreti.

 

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Ovvero la maggioranza dei componenti della delegazione spacciata per missione internazionale di soccorso contro il Covid e invece, come emerge in queste ore, organizzata da Mosca per altri motivi e accolta senza riserve dal nostro Governo, con evidenti anche se segrete e misteriose finalità di intelligence.

 

Se dunque è vero che 32 medici e infermieri — la parte residuale di quel gruppo — andarono negli ospedali di Bergamo, allora fra le zone devastate dal virus, devono essere ancora scritte le azioni dei connazionali.

 

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La missione a Milano

Il Corriere ha cristallizzato la tappa milanese, della quale è nota un’unica coordinata geografica, che potrebbe apparire fisiologica ma non è detto, e che manca di approfondimenti relativi alla logistica (quali abitazioni, dove, di quali proprietari), e ai movimenti (macchine prestate oppure a noleggio) che forse, a posteriori, potrebbero scattare.

 

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Militari e 007 raggiunsero il quartiere di San Siro, che in via Sant’Aquilino ospita la sede del consolato russo, un «protettorato» di Alexei Vladimorovich Paramonov, il direttore del Dipartimento europeo del ministero degli Esteri che i giorni scorsi, in risposta alle sanzioni economiche, ha minacciato l’Italia.

 

A dire: proprio voi parlate? E a sottintendere: non siete nella posizione di farlo. In città, Paramonov ha guidato quello stesso consolato dal 2008 al 2013. Una forte distanza temporale, certo, cui è però seguita una costante opera di controllo a distanza. L’incontro in via Sant’Aquilino a che cosa davvero servì? Forse a pianificare la permanenza in Italia, considerato che la missione durò due mesi. Un’eternità.

 

Le attività di intelligence

giuseppe conte e vladimir putin

L’assenza, per ora, di una precisa e reale certificazione del comportamento degli ufficiali e degli agenti russi, giocoforza innesca domande legate alle eventualità operative, che sembrano concentrate su tipiche attività di intelligence.

 

Scontata obiezione: lo spionaggio esisteva prima dell’arrivo dei russi ed è proseguito anche dopo, e non unicamente per la presenza, a Milano, di ex del Kgb che possiedono società di facciata. Ma dobbiamo tornare agli estremi della situazione in esame: da una parte il pensiero comune rivolto alla pandemia con la sottovalutazione o il disinteresse per ogni altro tema; dall’altra parte, una sorta di legittimazione ad elementi russi per operare, secondo personali modalità, in un territorio Nato, e magari visitare luoghi, scattare fotografie, stilare mappe, organizzare sopralluoghi, compiere valutazioni dal vivo, senza dimenticare la possibilità, con la «scusa» dell’operazione sanitaria, di accedere in ospedali e acquisire (rubare) dati sensibili.

 

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La colonna militare

La Russia cercò di ripetere la mossa con la Cina, che rifiutò di concedere l’ingresso. Appunto a differenza di quanto successo qui, dove peraltro, a sua volta, arrivò chiunque, sempre per portare soccorso: la medesima Cina, i cubani, gli albanesi...

 

Nel caso della spedizione nel marzo 2020 orchestrata da Paramonov, si vocifera dell’eventualità di accordi segreti che Mosca sarebbe pronta a diffondere. Governavano i Cinque Stelle di Giuseppe Conte e Luigi Di Maio, che aveva accolto la delegazione, atterrata con 13 aerei Ilyushin e poi mossasi attraverso l’Italia con una colonna di mezzi. Destinazione la Lombardia.

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