zanda moratti letta

CHE MESTIZIA PER IL PD! – LUIGI ZANDA NON ARRETRA E TORNA A INVOCARE L’APPOGGIO DEM A LETIZIA MORATTI PER LA CORSA AL PIRELLONE: “È L’UNICA CANDIDATURA COMPETITIVA. MA SE QUALCUNO HA UN’IDEA ALTERNATIVA ALLORA DEVE PROPORRE UN ALTRO NOME, ALTRETTANTO NOTO E CREDIBILE” – L'EX SENATORE FRANCESCHINIANO È LAPIDARIO SUL CAMPO LARGO: “È MORTO E SEPOLTO. CALENDA E CONTE NON SI SIEDONO NEANCHE ALLO STESSO TAVOLO! LA SOLUZIONE PER IL PD NON È UNA FORMULA…”

Luca Telese per “The Post Internazionale – TPI”

 

luigi zanda foto di bacco

Senatore Zanda, questa settimana ha suscitato scalpore la sua presa di posizione a favore della candidatura Moratti, sul Corriere della Sera.

«E perché mai dovrebbe?».

 

Lo sa benissimo: per molti elettori di sinistra del Pd, a Milano, votare la Moratti è come proferire una bestemmia.

«Capisco la sofferenza, ma il senso della mia posizione è un altro».

 

Quale?

«Abbiamo il dovere di provare a vincere a queste elezioni regionali».

 

LETIZIA MORATTI

E lei è sicuro che con la Moratti si vinca?

«Io credo che la sua, in Lombardia, sia una candidatura competitiva. Ma dico un’altra cosa: se qualcuno preferisce una idea alternativa allora deve proporre un altro nome, altrettanto noto e credibile».

 

Lei come ha maturato la sua preferenza per la Moratti?

«Lo sa che in tanti anni l’avrò incontrata, di sfuggita, e una sola volta? Non la conosco».

 

No?

«No, non c’è nulla di personale. Parto piuttosto da una considerazione realistica sullo scenario.

 

Perché?

«Perché oggi, con il voto nel Lazio e in Lombardia, noi dell’opposizione ci troviamo ad un bivio, ad un punto di svolta nella storia del Paese».

 

Cioè?

LETIZIA MORATTI

«Il centrodestra, con questo governo, è diventato semplicemente il destra-destra. Lo spiega proprio bene la Moratti, illustrando la sua scelta. Cambiano dunque le regole del gioco».

 

E cosa cambia per voi del Pd rispetto al passato?

«L’imperativo è vincere in queste due regioni-chiave: una è la capitale economica, l’altra quella politica del nostro Paese».

 

Cosa sta provando a dire, con questa constatazione?

«Che siamo ad un punto di svolta».

 

luigi zanda foto di bacco

Quale?

«Se il nuovo potere vincesse queste sfide, potrebbe cambiare la qualità del nostro sistema democratico, perché finiremmo per avere una maggioranza forte sia al governo che nelle regioni e una opposizione afona e disarmata ovunque».

 

E se invece vinceste voi?

«Si riaprirebbe una dialettica tra la nuova destra e un nuovo centrosinistra corroborato da due importanti successi. E noi saremmo di nuovo competitivi».

 

Luigi Zanda ha scelto di non ricandidarsi, nelle ultime elezioni, ma – anche senza cariche e mostrine sul petto – è rimasto uno degli ultimi grandi vecchi ascoltati del Pd. Ma come chi viene dalla scuola della prima repubblica, Zanda ama dare una interpretazione di lungo respiro per spiegare le sue idee e le sue scelte. Eccola.

 

enrico letta e carlo calenda a cernobbio.

Proviamo a spiegare: perché il Pd appare in crisi dopo il voto?

«Ehhh… per dare questa risposta bisogna partire dal 2013».

 

Perché?

«Dopo quel voto politico cambia improvvisamente il quadro che aveva governato la seconda repubblica. Si rompe il bipolarismo. Nel 2018 si produce un effetto inedito».

 

Che effetto?

«Dopo le politiche 2018, la politica inaugura una stagione nuova, un salto d’epoca segnato da un paradosso».

 

Quale?

«I nuovi governi che nascono nella legislatura cambiano, ma vengono tutti fatti tra nemici».

 

A partire da quello gialloverde.

«Il patto Lega-M5S stupì tutti, e anche me».

 

Perché?

«Dopo essersi combattuti fino al giorno prima, due nemici acerrimi si erano messi d’accordo, ed era nato il Conte 1. Chi poteva pensarlo?».

 

E quando cadono i gialloverdi…

LUIGI ZANDA NICOLA ZINGARETTI

«Nasce il governo Cinque Stelle-Pd. Ed io fra l’altro ero contrario…. Se si pensa che solo pochi mesi prima noi per loro eravamo “il partito di Bibbiano”!».

 

Ma poi con Draghi, c’è un governo istituzionale.

«Però fatto, anche quello, tutto di avversari».

 

Anche il suo Pd scese ad un compromesso prima inimmaginabile.

«Per due motivi. Uno più nobile, ed uno meno nobile».

 

Quali?

LO SLOGAN SCEGLI DI LETTA BY CARLI

«Il senso di responsabilità istituzionale da un lato, e anche la vocazione governista dall’altro».

 

Quando Conte buttò la spugna si sapeva già che era pronto Draghi.

«E così viene fatto il terzo governo innaturale della legislatura».

 

Per lo stesso motivo, giusto?

«È sorretto da nemici storici: Berlusconi e Di Maio. È da avversari come Salvini e il Pd».

 

Era già accaduto.

«Nella prima repubblica, ma con identità più forti: in questa, gli avversari costretti a cooperare dagli eventi producono il… “tana libera tutti” finale. Quello che stiamo vivendo».

 

Ovvero?

«Il bisogno dei partiti di rigenerarsi. Perché il governo tra nemici li ha privati dell’identità».

calenda letta

 

Vale anche per il Pd?

«Sì, ma eravamo deboli in Parlamento. Pochi ricordano che dopo la scissione di Renzi avevamo, nelle Camere, solo il 12% degli eletti».

 

Zingaretti è riuscito a fare il campo largo.

«Nicola è stato un buon segretario: se ci si pensa, l’ultimo eletto con un grande consenso nelle primarie. Ma il contesto non è stato favorevole».

 

Cosa intende dire?

«Zingaretti è il quarto segretario eletto alle primarie che non conclude il suo mandato. Al pari di Veltroni, Bersani, e ovviamente di Renzi».

 

Un segnale di sofferenza?

«Il segno della fragile partenza del partito».

 

Che spiegazione dà?

luigi zanda foto di bacco

«Macaluso disse: “Il Pd è nato senza una chiara identità”. Condivido. Ds e Margherita si unirono solo dopo due brutti risultati elettorali. Questo affrettò la nascita del Pd, ma rese la creatura fragile».

 

D’Alema aggiunse caustico: «Un’amalgama mal riuscita».

«Vero. Ma a non riuscire era l’amalgama dei vertici, non quella degli elettori».

 

Cosa produce questa debolezza?

«La fragilità della linea politica. Che poi è la premessa che spiega i segretari fragili».

 

Gli altri partiti non hanno questi problemi?

«Gli altri sono tutti partiti padronali. Sono solo sfiorati da problemi ideali».

 

Anche la Meloni?

«La Meloni è un discorso a parte. Ma il Pd è l’unico “partito” non personale. Nasce da due grandi partiti popolari di massa, sorretti da forti pensieri politici».

 

Il Pd ha bisogno di un leader?

«Sì, ma non può essere guidato da un capitano di ventura».

CONTE LETTA

 

Letta è fuori o no?

«Io ho un giudizio positivo sulla segreteria Letta. Ma lui stesso ha detto che il suo addio è definitivo».

 

È un onore delle armi il suo?

«No. Ha dovuto affrontare due tempeste come la guerra e il Covid. E due battaglie come la presidenza della Repubblica e le elezioni politiche».

 

Intende che una delle due l’ha vinta con Mattarella?

«Certo. Ma la battaglia del Quirinale ha prodotto la scomposizione della maggioranza di governo. E la crisi di Draghi».

 

Poi però Letta ha perso le politiche.

«Queste due tempeste sono state superiori alle forze del Pd. E la distruzione della coalizione ha avuto effetti politici negativi soprattutto sul Pd».

 

MANIFESTI DI CONTE E LETTA SUGLI AUTOBUS

Anche sulla pace il partito è diviso.

«Personalmente penso che l’errore maggiore che è stato fatto dalla politica sia non aver fatto capire all’opinione pubblica quale era la prospettiva geopolitica nella quale l’invasione russa poneva il mondo».

 

Quale? Come se ne esce?

«O con una nuova Helsinki dove Cina e Stati Uniti dicano basta alle guerre».

 

Oppure?

«Con una escalation e una guerra mondiale. Purtroppo».

 

E la segreteria del Pd, adesso? Un candidato c’è.

«Senza Bonaccini non avremmo vinto in Emilia-Romagna».

 

E poi?

«Serve una riflessione sulla propria identità: con iniziative serie e profonde per ridisegnare il profilo del partito. Comprese le alleanze».

giuseppe conte enrico letta 2

 

Lei non crede più all’accordo di tutte le opposizioni?

«Il campo largo oggi è morto e sepolto».

 

Perché?

«Ma se Calenda e Conte non si siedono neanche allo stesso tavolo!».

 

E quindi?

«La soluzione non è una formula. Il Pd potrà fare tutte le alleanze possibili per il bene dell’Italia. Ma solo se tornerà ad essere molto forte come partito».

elly schlein giuseppe conte enrico lettagiuseppe conte enrico letta 1

Ultimi Dagoreport

gaza giorgia meloni donald trumpm benjamin netanyahu

QUANTO A LUNGO PUÒ ANDARE AVANTI IL TRASFORMISMO CHIAGNE E FOTTI DI GIORGIA MELONI DECLINATO IN SALSA ISRAELO-PALESTINESE? - L’ITALIA HA DATO IL SUO VOTO FAVOREVOLE AL RICONOSCIMENTO DI "DUE POPOLI, DUE STATI" ALL'ASSEMBLEA DELL'ONU DEL 22 SETTEMBRE - MA, FRA UNA SETTIMANA, SU INIZIATIVA DI FRANCIA E ARABIA SAUDITA, IL CONSIGLIO DELL'ONU E' CHIAMATO A VOTARE IL RICONOSCIMENTO DELLO STATO PALESTINESE: CHE FARA' LA "GIORGIA DEI DUE MONDI"? - FRANCIA, AUSTRALIA, BELGIO, CANADA, FINLANDIA, MALTA, PORTOGALLO E REGNO UNITO ENTRERANNO A FAR PARTE DEI 147 STATI DEI 193 MEMBRI DELL’ONU CHE RICONOSCONO LA PALESTINA - DIMENTICANDO PER UN MOMENTO LE STRAGI DI GAZA, LA PREMIER VOTERA' CONTRO O SI ASTERRA' PER COMPIACERE TRUMP E L’AMICO NETANYAHU? TROVERA' IL CORAGGIO DI UNIRSI AL RESTO DEL MONDO, VATICANO COMPRESO? AH, SAPERLO...

giorgia meloni vox ursula von der leyen santiago abascal

DAGOREPORT - SE I MEDIA DI CASA NOSTRA, DEL VIDEO-MESSAGGIO DI GIORGIA MELONI ALL'EVENTO MADRILENO DI VOX, HANNO RIPRESO SOLO LA PARTE DEL DISCORSO RIGUARDANTE L’ASSASSINIO DI CHARLIE KIRK, SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO COME MARTIRE DELL’ODIO E DELLA VIOLENZA DELLA SINISTRA, I CAPOCCIONI DI BRUXELLES HANNO SBARRATO GLI OCCHI PER UN ALTRO MOTIVO - CHE CI FACEVA LA MELONI, EX PRESIDENTE DEL GRUPPO DEI CONSERVATORI EUROPEI ALL’EVENTO “EUROPA VIVA 2025” DI VOX, IL PARTITO DI ESTREMA DESTRA SPAGNOLO CHE DAL 2023 È STATO ARRUOLATO DA “PATRIOTI PER L’EUROPA”, L’EUROGRUPPO ANTI-UE CREATO DAL DUCETTO UNGHERESE E FILO-PUTINIANO, VIKTOR ORBAN, DI CUI FA PARTE ANCHE LA LEGA DI SALVINI? - ALLA FACCIA DEL CAMALEONTISMO DELLA “GIORGIA DEI DUE MONDI”, BASCULANTE TRA UN VIAGGETTO E UN ABBRACCIO CON I DEMOCRISTIANI TEDESCHI URSULA VON DER LEYEN E FEDRICH MERZ, A CATALIZZARE L’IRRITAZIONE DEI VERTICI DELL’UNIONE È STATO IL TEMA DELL'EVENTO DI VOX CHE, TRA DIBATTITI SU IMMIGRAZIONE ILLEGALE, LAVORO, CASA E SICUREZZA, SPUTAVA IN FACCIA AI POTERI FORTI DI BRUXELLES - LA MANIFESTAZIONE DI VOX HA DIMOSTRATO, PER L’ENNESIMA VOLTA, L’ISTRIONICA PERSONALITÀ DI COMUNICATRICE DELLA PREMIER ALLA FIAMMA. TALENTO LATITANTE TRA I NUMEROSI GALLI DEL  CENTROSINISTRA... - VIDEO

FLASH! – MENTRE SVANISCE LA MILANO DEI ‘’POTERI FORTI’’ E DEI “SALOTTI BUONI”, FINITI SOTTO IL TALLONE DEI “BARBARI ROMANI”, SI ALZA LA VOCE DEL 92ENNE GIOVANNI BAZOLI - IL GRANDE VECCHIO, CHE INSIEME A GUZZETTI HA RIDISEGNATO IL SISTEMA BANCARIO, HA CONSEGNATO ALLA FELTRINELLI LA SUA AUTOBIOGRAFIA (LA FIGLIA CHIARA, NONCHÉ COMPAGNA DEL SINDACO DI MILANO BEPPE SALA, LAVORA ALLA FONDAZIONE FELTRINELLI) – IL LIBRO PARTE DALLA GUERRA AI NAZIFASCISMO E LA PASSIONE PER ALESSANDRO MANZONI, CONTINUA CON LA CELEBRAZIONE DI NINO ANDREATTA, LE VICENDE DEL BANCO AMBROSIANO, FINO ALLA CREAZIONE DI INTESA SANPAOLO…

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...