vitalizi pensioni

CHE SFIZIO, FINISCE LA PACCHIA DEL VITALIZIO! - DOPO OTTO ANNI POTREBBE ESSERE EQUIPARATO A UNA NORMALE PENSIONE, FACENDO QUINDI SALTARE IL DOPPIO ASSEGNO DI PARLAMENTARI E CONSIGLIERI REGIONALI - IL TEMA È TORNATO ATTUALE PER MERITO DELLA PORCATA DI QUALCHE ELETTO CHE AVEVA PROVATO A INTASCARSI IL BONUS PER LE PARTITE IVA MESSE IN GINOCCHIO DALLA PANDEMIA - IL MINISTERO DEL LAVORO HA MANDATO UN PARERE ALL'INPS: I DUE TRATTAMENTI PREVIDENZIALI NON SONO CUMULABILI...

Sergio Rizzo per "la Repubblica"

vitalizi

 

Otto anni, ci sono voluti. Otto lunghi anni per affermare un principio sacrosanto che con il semplice cambiamento di una parola, da "vitalizio" a "pensione" potrebbe ora far evaporare il vero privilegio previdenziale di parlamentari e consiglieri regionali sopravvissuto, ma ormai inaccettabile. Ossia quello dei contributi figurativi pagati dalla collettività per le loro pensioni ordinarie che si sommano ai vitalizi. E tutto questo, ironia della sorte, perché alcuni eletti nei mesi scorsi l'avevano fatta davvero grossa, chiedendo (e in qualche caso anche intascando) il bonus per le partite Iva messe in ginocchio dall'epidemia.

 

nunzia catalfo

Qualche settimana fa l'ufficio legislativo della ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, guidato dal magistrato Giuseppe Bronzini, ha spedito all'Inps il parere che l'Istituto di previdenza aveva sollecitato il 24 settembre scorso a proposito di quelle scandalose richieste dei contributi Covid-19 avanzate da parlamentari e soggetti con incarichi politici.

 

Stabilendo ora formalmente, al di là dei clamorosi buchi delle norme, l'assoluta incompatibilità fra le indennità dei parlamentari e dei consiglieri regionali e i bonus destinati ai lavoratori autonomi in difficoltà causa pandemia. Ovvio.

 

bye bye vitalizi 10

Ma il parere si spinge oltre. Nel ricordare che le norme escludono "la spettanza delle indennità per Covid nei confronti di coloro che risultino iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie diverse dalla gestione di appartenenza", le due pagine firmate da Bronzini sostengono che tale condizione calza in pieno ai parlamentari e ai consiglieri regionali.

 

Perché "se in passato è prevalso l'orientamento incline a escludere la natura propriamente previdenziale dei vitalizi", oggi invece, dopo la riforma del 2012 di Camera e Senato che ha introdotto il metodo contributivo, non c'è alcun dubbio che i vitalizi "debbano ritenersi del tutto corrispondenti a gestioni previdenziali obbligatorie". Traduzione: ciò che ci si ostina ancora a chiamare "vitalizio", in realtà è una pensione.

 

vitalizi proteste

E questo, per i parlamentari, cambia la faccia del mondo. Oggi chi ricopre un mandato elettivo, nelle Camere, all'europarlamento o nei consigli regionali, può continuare a maturare oltre al vitalizio anche la normale pensione relativa all'attività lavorativa interrotta: tanto se è un dipendente pubblico o privato.

 

È sufficiente che versi l'8 per cento della sua vecchia retribuzione sospesa, perché il restante 25 per cento gli venga accreditato figurativamente dall'Inps o dal suo ente di gestione della previdenza obbligatoria. Mentre la Camera o il Senato gli paga il vitalizio, la pensione ordinaria dunque gliela pagano quasi interamente i contribuenti.

 

vitalizio proteste

E i due assegni si possono sommare perché il vitalizio si cumula liberamente con qualunque reddito. I parlamentari ed ex parlamentari che hanno accumulato contributi figurativi oltre a quelli delle Camere sono attualmente 1.323, mentre gli ex parlamentari che incassano vitalizio più almeno una pensione sono 2.117. Le leggi attuali lo consentono. Se però il vitalizio diventa una pensione, allora la musica cambia.

 

L'accredito dei contributi figurativi a favore degli eletti è espressamente previsto dall'articolo 31 dello statuto dei lavoratori. Ma nello stesso articolo c'è un comma, il numero 5, che esclude da questo privilegio a carico dell'Erario chi ha già una copertura previdenziale "per il trattamento di pensione e per malattia, in relazione all'attività espletata durante il periodo di aspettativa".

 

VIGNETTA SUL VITALIZIO

Quindi anche i parlamentari, considerando appunto che i vitalizi sono assimilabili in tutto e per tutto a una forma di previdenza obbligatoria, dovrebbero perdere il diritto di beneficiare dei contributi figurativi. Con il risultato di non avere più la seconda pensione quasi regalata dalla fiscalità generale. E poi, se è vero che il "vitalizio" diventa "pensione" dal 2012, che ne sarebbe dei contributi figurativi accreditati ai parlamentari da allora a oggi?

 

giuliano amato vitalizi

La questione, in realtà, era stata già posta in epoca assai precedente alla riforma del 2012. Anche i vecchi vitalizi, in realtà, erano vere e proprie pensioni, con l'unica differenza del calcolo retributivo anziché contributivo. Avevano infatti tutte le caratteristiche tipiche dei normali trattamenti previdenziali, a cominciare dalla reversibilità ai superstiti.

 

L'equivoco tuttavia non era stato mai affrontato, nonostante le sollecitazioni dell'opinione pubblica, né tantomeno risolto. E si può intuire la ragione. L'unica modifica, introdotta una ventina d'anni fa, ha condizionato il mantenimento di questo privilegio a un modesto contributo di tasca propria del parlamentare: il pagamento della quota contributiva di propria competenza (l'8 per cento, appunto, contro il 25 per cento del datore di lavoro). Ma oltre a questo non si è andati.

 

filippo roma de le iene legge richetti sul vitalizio 5

Diversamente si sarebbe dovuto porre il problema di fare l'unica riforma che avrebbe un senso per ragioni di equità sociale. Basterebbe considerare i mandati elettivi esattamente come una normale fase della vita lavorativa, durante il quale si è semplicemente cambiato occupazione.

 

I contributi della Camera o del Senato sostituirebbero quelli del precedente datore di lavoro, che ricomincerebbe a versarli al ritorno dell'ex parlamentare alla vecchia attività. Va da sé che deputati e senatori senza una precedente occupazione maturerebbero la pensione da Camera o Senato secondo le regole stabilite. Che sia arrivato il momento?

Ultimi Dagoreport

gender club degrado roma pina bausch matteo garrone

25 ANNI FA SPUNTÒ A ROMA UN CLUB IN MODALITÀ DARK-ROOM: AL "DEGRADO", IMMERSO NEL BUIO, SI FACEVA SESSO SENZA IL SENSO DEL PECCATO, IN MEZZO A TUTTI. UNO ‘’SBORRIFICIO” CHE NON HA AVUTO EGUALI E CHE DEMOLÌ I MURI DIVISORI TRA ETERO-BI-GAY-LESBO-TRANS-VATTELAPESCA - PER 9 ANNI, “CARNE ALLEGRA” PER TUTTI. OGNUNO VENIVA E SI FACEVA I CAZZI SUOI, E QUELLI DEGLI ALTRI. IL "DEGRADO'' POTEVA ESSERE RIASSUNTO IN UNA DOMANDA: CHI È NORMALE? - DAGO-INTERVISTA ALL’ARTEFICE DEL BORDELLO: “SCORTATA DA MATTEO GARRONE, UNA NOTTE È APPARSA PINA BAUSCH IMPEGNATA AL TEATRO ARGENTINA. SI ACCENDONO LE LUCI E UNA TRAVESTITA URLO': “AO' SPEGNETELE! IO STAVO A FA’ UN BOCCHINO. NUN ME NE FREGA ‘N CAZZO DE 'STA PINA!”

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?

giorgia meloni matteo salvini antonio tajani giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - COME MAI LADY GIORGIA INFLIGGE ALLA “NAZIONE”, IN VISTA DEL 2026, UNA FINANZIARIA COSÌ MICRAGNOSA, CORRENDO IL RISCHIO DI PERDERE CONSENSI? - UNA MISERIA DI 18 MILIARDI CHE, AL DI LÀ DELL’OPPOSIZIONE, STA FACENDO SPUNTARE LE CORNA DEL TORO AGLI ALLEATI SALVINI E TAJANI, MENTRE RUMOREGGIANO I VAFFA DI CONFINDUSTRIA E DEI MINISTRI COSTRETTI AD USARE L’ACCETTA AL BILANCIO DEI LORO DICASTERI (TAGLIO DI 89 MILIONI ALLA DISASTRATA SANITÀ!) – LA DUCETTA HA UN OTTIMO MOTIVO PER LA MANOVRA MIGNON: FINENDO SOTTO IL 3% DEL PIL, IL GOVERNO ALLA FIAMMA USCIRÀ CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER CONFEZIONARE NEL 2026 UNA FINANZIARIA RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON I TEMPI DELLE POLITICHE DEL 2027 - E GLI ITALIANI NELLA CABINA ELETTORALE POTRANNO COSÌ RICOMPENSARE LA BONTÀ DELLA REGINA GIORGIA…

shooting calendario pirelli 2026

A PRAGA SI SVAGA! – UNA PARATA DI STELLE STA PER INVADERE LA CITTÀ DI FRANZ KAFKA: PER LA PRESENTAZIONE DEL CALENDARIO PIRELLI 2026 VENERDÌ 14, ALLA MUNICIPAL HOUSE, SONO ATTESI 500 ILLUSTRI OSPITI ACCOLTI DA MARCO TRONCHETTI PROVERA CHE AVRÀ AL SUO FIANCO TANTO BEL MONDO: DA TILDA SWINTON A GWENDOLINE CHRISTIE, GUERRIERA NEL ‘’TRONO DI SPADE’’, DALLE MODELLE IRINA SHAYK ED EVA HERZIGOVA, DALLA STILISTA SUSIE CAVE ALLA TENNISTA VENUS WILLIAMS, DA LUISA RANIERI A FAVINO – NON MANCHERÀ CHIARA FERRAGNI ALLACCIATA ALL’EREDE GIOVANNI TRONCHETTI PROVERA…

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...