COI TALEBANI C'È GIÀ CHI FA AFFARI - LA CINA È PRONTA A TRATTARE CON IL GOVERNO DEI MILIZIANI IN AFGHANISTAN E HA STRAPPATO UN ACCORDO PER LA SICUREZZA NELLO XINJIANG, QUELLA REGIONE CONFINANTE A MAGGIORANZA MUSULMANA DOVE PECHINO HA INTERNATO ALMENO UN MILIONE DI UIGURI - ANCHE I RUSSI CONTINUANO A FAR LAVORARE LA LORO AMBASCIATA NEL PAESE COME SE NULLA FOSSE: L'OBIETTIVO È ASSICURARSI CHE CI SIA STABILITÀ POLITICA E PREVENIRE ATTACCHI JIHADISTI...

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1 - LA CINA APRE LE BRACCIA ALLA NUOVA LEADERSHIP, MOSCA: "NON EVACUIAMO, DISPOSTI A TRATTARE"

Giuseppe Agliastro e Cecilia Attanasio Ghezzi per “La Stampa

 

xi jinping xi jinping

«Rispetteremo le scelte degli afghani», dice la portavoce del ministro degli esteri cinesi Hua Chunying all'indomani dell'arrivo dei talebani a Kabul facendo leva sul proverbiale principio di non interferenza che guida la politica estera di Pechino sin dai tempi di Mao Zedong.

 

È il segnale che molti attendevano, l'appoggio formale della Cina all'Emirato islamico dell'Afghanistan. Ma i comunisti non erano contrari agli stati religiosi? Sì, infatti c'è di più. Un'importante delegazione dei talebani era stata ricevuta a Pechino appena un mese fa, poco dopo l'occupazione da parte dell'esercito pashtun del corridoio di Wakhan, il percorso che da sempre permette il passaggio tra le terre più occidentali di quella che oggi è la Repubblica popolare cinese e le propaggini settentrionali dell'attuale Afghanistan.

 

talebani talebani

Un riconoscimento formale in cambio di una promessa: il gruppo si sarebbe impegnato a non fare dell'Afghanistan una base terroristica per sferrare attacchi ai cinesi che vivono nella confinante regione dello Xinjiang, quella regione a maggioranza musulmana dove Pechino ha internato almeno un milione di uiguri nel tentativo di sopprimere le velleità, a suo dire indipendentistiche, della regione.

 

TALEBANI TALEBANI

Ma c'è ancora di più. Per Pechino la stabilità politica afghana vale gli almeno 46 miliardi di dollari dello spezzone pachistano della Belt and Road, un progetto di infrastrutture made in China che collegherà l'ex impero di mezzo con il porto di Gwadar in Pakistan, che tra l'altro è un alleato storico dei talebani.

 

VLADIMIR PUTIN E XI JINPING VLADIMIR PUTIN E XI JINPING

E infatti si è già detta disponibile anche per un'eventuale ricostruzione del cosiddetto Cimitero degli imperi. E poi, è sotto gli occhi di tutti, il ritiro delle truppe statunitensi, «dimostra l'inaffidabilità degli Usa che abbandonano senza esitazioni gli alleati per seguire i propri interessi», come si legge sul quotidiano di Stato Global Times. Come a dire: che Taiwan smetta di farci affidamento.

 

E allora non stupisce che l'ambasciata cinese a Kabul continui a lavorare «normalmente». Anche Mosca ha detto che la sua ambasciata resterà aperta. L'ambasciatore Zhirnov - che oggi dovrebbe incontrare un rappresentante dei talebani - ha dichiarato di non vedere motivi per ridurre il personale dell'ambasciata russa a Kabul, mentre l'inviato presidenziale russo per l'Afghanistan, Zamir Kabulov, ha detto a Radio Eco di Mosca che i talebani «hanno già messo sotto protezione» l'ambasciata ma ha anche aggiunto che alcuni funzionari saranno evacuati.

 

I TALEBANI ALLA CONQUISTA DEL MONDO - MEME BY ISTITUTO LUPE I TALEBANI ALLA CONQUISTA DEL MONDO - MEME BY ISTITUTO LUPE

Le diplomazie occidentali si affrettano a evacuare i propri addetti e in Afghanistan si temono gravi violazioni dei diritti umani, ma la Russia dichiara che la situazione a Kabul «si sta stabilizzando» e che i talebani hanno cominciato a «ripristinare l'ordine pubblico».

 

Secondo l'ambasciatore Zhirnov, i talebani avrebbero promesso un Paese «senza terrorismo» e traffico di droga, ma Kabulov precisa che Mosca non ha fretta di decidere sul «riconoscimento o il non riconoscimento» delle «nuove autorità» e che questo dipenderà dal loro «comportamento».

 

Talebani Talebani

Secondo l'analista dell'Ispi Eleonora Tafuro Ambrosetti, «la preoccupazione o principale adesso per Mosca è assicurare che ci sia una stabilità politica che non porti al collasso del Paese».

 

«Il collasso dell'Afghanistan - spiega - avrebbe conseguenze davvero pesanti, innanzitutto per i Paesi centroasiatici che sono confinanti e poi di riflesso anche per Mosca». Nelle scorse settimane, la Russia ha svolto esercitazioni con le truppe uzbeke e tagike non lontano dal confine afghano.

 

2 - CINA E RUSSIA APRONO AL DIALOGO CON I TALEBANI

Andrea Marinelli per il “Corriere della Sera

 

PUTIN E XI JINPING PUTIN E XI JINPING

Il ritorno al potere dei talebani in Afghanistan ha ridato slancio alle ambizioni di Russia e Cina. I governi di Mosca e Pechino hanno aperto al dialogo con il neonato Emirato islamico.

 

Pechino si è detta pronta a sviluppare «relazioni amichevoli» con l'Afghanistan di cui «rispetta la sovranità», ma - ha chiarito la portavoce del ministero degli Esteri Hua Chunying - i talebani hanno promesso che nel Paese non saranno organizzati «atti dannosi per la Cina»: il partito teme che il Paese possa diventare un rifugio per la minoranza musulmana degli uiguri perseguitata da Pechino.

 

putin e xi jinping putin e xi jinping

Venti giorni fa, del resto, il ministro degli Esteri Wang Yi aveva ricevuto a Tianjin una delegazione talebana, preparandosi alla nuova fase successiva al ritiro americano. Mosca ha aperto in modo pragmatico al regime, definendo i talebani «molto più efficaci del governo fantoccio di Kabul nel raggiungere accordi», come ha affermato l'inviato di Putin Zamir Kabulov.

 

putin xi putin xi

Nonostante abbia definito i talebani gruppo terroristico, la Russia è disponibile al dialogo se il nuovo governo sarà in grado di assicurare la sicurezza dei diplomatici e di prevenire attacchi jihadisti contro i Paesi dell'Asia centrale.

 

putin xi putin xi

Mosca, ha detto l'ambasciatore a Kabul Dmitry Zhirnov, «deciderà se riconoscere il nuovo regime a seconda di quanto responsabilmente governerà». Ieri, dopo aver parlato con il segretario di Stato Usa Antony Blinken, i ministri degli esteri russo e cinese hanno discusso di «coordinamento politico».

 

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