luigi di maio matteo salvini

COME DAGO-ANTICIPATO, IL RITROVATO ACCORDO SALVINI-DI MAIO GIÀ SCRICCHIOLA: PER GIORGETTI ''TRA UNA SETTIMANA CAPIREMO SE IL GOVERNO DURA'', PER IL M5S, ''SALVINI STA CERCANDO LA CRISI''. MA DI MAIO È PRONTO A TUTTO PUR DI NON FAR CADERE IL GOVERNO, PURE A REGGERE IL GIOCO SULLA FLAT TAX - I LEGHISTI ROMPEREBBERO SOLO SU UN TEMA CARO ALL'ELETTORATO: LA RIFORMA FISCALE. MA SE EVITIAMO LA PROCEDURA D'INFRAZIONE…

''TORNO DAGLI USA CON UNA CARICA ECCEZIONALE'': DIETRO A QUESTA FRASE DI SALVINI SI NASCONDE LA CRISI DI GOVERNO? DA QUANDO È TORNATO PARLA SOLO DI FLAT TAX E MINIBOT, DUE TEMI DA ROTTURA IMMEDIATA CON BRUXELLES (E M5S)

https://m.dagospia.com/torno-dagli-usa-con-carica-eccezionale-dietro-la-frase-di-salvini-c-e-la-crisi-di-governo-206393

 

 

 

1. GIORGETTI: TRA UNA SETTIMANA CAPIREMO SE IL GOVERNO DURA

Francesco Verderami per il ''Corriere della Sera''

 

Tra una settimana si saprà se la Commissione chiederà la procedura d’infrazione per l’Italia. «Tra una settimana si capirà tutto», diceva ieri Giorgetti ai leghisti che gli chiedevano se Salvini aprirà la crisi.

 

luigi di maio matteo salvini

Serve una «giusta causa» per sciogliere un «contratto». E siccome i grillini non intendono offrire pretesti agli alleati di governo fino a fine luglio — cioè fino a quando resterà aperta la finestra elettorale di settembre — è indispensabile avere un motivo valido per assumersi la paternità di una crisi. «Potremmo farlo solo su temi che siano facilmente comprensibili dai cittadini»: così si è espresso Salvini con i suoi ministri, che nell’ultima riunione hanno premuto per rompere con M5S e andare alle urne. La tempistica era nota. Ora è chiaro anche quale sarebbe il movente: se Bruxelles sanzionasse Roma, il segretario della Lega reagirebbe all’«attacco politico», accuserebbe l’Europa di ostacolare il varo della «rivoluzione fiscale» che dice di voler scrivere «insieme al mondo produttivo».

MATTEO SALVINI ANGELA MERKEL LUIGI DI MAIO IN IO TI SPREADDO IN DUE

 

E a quel punto potrebbe considerare suo malgrado inutile proseguire l’esperienza gialloverde a Palazzo Chigi, chiamando alle urne gli italiani. Sembrerebbe l’organizzazione di un delitto perfetto, se non fosse che la flat tax — più di un progetto di governo — era parsa subito un manifesto elettorale. Perciò, per non dare pretesti, Conte e Di Maio fanno mostra di assecondare Salvini. Per quanto i loro margini di azione siano ridotti, a causa della situazione dei conti pubblici e delle pressioni dei partner europei.

 

«Fra una settimana si capirà tutto». Ma è dal giorno dopo le Europee che i vertici del Carroccio si muovono per trovare elementi di rottura su temi «facilmente comprensibili dai cittadini». Sull’economia, e non solo. In vista della conversione in legge del decreto Sicurezza-bis, per esempio, la Lega ha approntato alcuni emendamenti per «implementare» il provvedimento: fonti accreditate raccontano che verranno presentati alla Camera, «proprio nella commissione dov’è forte il nucleo dei grillini movimentisti legati a Fico, che hanno stretti legami con le Ong...».

 

CONTE SALVINI DI MAIO MOAVERO MATTARELLA

D’altronde è luglio la deadline, se il titolare dell’Interno vuole monetizzare il risultato del 26 maggio. In caso di crisi le probabilità di andare alle elezioni sono elevatissime, nonostante ieri Di Maio abbia detto sibillino che «sto lavorando a un governo che duri quattro anni». Non a caso ha omesso espressamente di dire «questo governo». Ma nella Lega ritengono che oggi M5S non possa trovare sponde nel Pd per una maggioranza alternativa. Salvini deve però mettere nel conto la previsione di Giorgetti, secondo cui Mattarella «quasi sicuramente non farà gestire il voto da questo governo».

 

Sarebbe un danno minore rispetto all’eventualità di arrivare alla seconda deadline, che non è favorevole al Carroccio ed è scadenzata per la prima settimana di agosto, quando è prevista l’approvazione della riforma costituzionale con cui verrà tagliato il numero dei deputati e senatori. «Da quel giorno — secondo un autorevole dirigente leghista — possiamo stare certi che la legislatura durerà fino alla fine». E se per ipotesi Salvini immaginasse di rompere dopo con M5S, «allora sì — come sostiene Giorgetti — che si formerebbero altre maggioranze. E il governo non resterebbe solo il tempo di varare la legge di Stabilità. Andrebbe molto oltre».

 

matteo salvini giancarlo giorgetti

Ed ecco l’altro pericolo, il più grave, che il Carroccio vuole evitare. Come sostengono numerosi suoi esponenti, non può accettare che sia questo Parlamento ad eleggere il prossimo presidente della Repubblica. Per un partito che oggi è potenzialmente il più forte nel Paese, immaginare di affrontare la corsa al Colle con i rapporti di forza, fissati dal voto dello scorso anno, significherebbe restare ai margini del grande gioco, «sarebbe come se stracciassimo la schedina del 13 al Totocalcio». E il Quirinale val bene un posto di commissario a Bruxelles. Ché se poi non fosse nemmeno un incarico di peso, come appare assai probabile, Giorgetti — già molto scettico — non ci penserebbe nemmeno: «Una settimana e si capirà tutto».

 

 

2. «SALVINI DICA SE VUOLE LA CRISI»

Andrea Ducci per il ''Corriere della Sera''

 

 La procedura di infrazione per deficit deve essere scongiurata «ma non a ogni costo». D' altra parte l' aumento dell' Iva è da escludere e per la flat tax servono almeno 10-15 miliardi di euro. Sono questi alcuni capisaldi della strategia del vicepremier Matteo Salvini. Sulla sforbiciata alle tasse ha ribadito al Corriere che la riforma fiscale è prioritaria: «Se non me la dovessero far fare, saluto e me ne vado». Un avvertimento corredato da una serie di interventi nell' arco della giornata di ieri per ripetere che la riforma fiscale va fatta e che le risorse sono disponibili: «Almeno 10 miliardi, è al ribasso, facciamo 15 miliardi, i soldi ci sono basta volerli usare e non permetteremo che qualcuno impedisca la crescita dell' Italia».

CONTE E DI MAIO

 

Dura la reazione dei Cinque Stelle. La prima è affidata ad una nota: «La Lega e Salvini se la prendano con i burocrati di Bruxelles invece di minacciare sempre il governo. Tutti vogliamo tagliare le tasse. La Lega non è all' opposizione, quindi se servono 10 miliardi tracci la strada per trovarli invece di scaricare la colpa sugli altri. Se si cerca una scusa per far saltare tutto e riportare in Italia un governo tecnico la Lega lo dica chiaramente agli italiani».

 

Poi interviene direttamente il vicepremier Luigi Di Maio: «È ingiusto dire "o abbassate le tasse o me ne vado". Qui dobbiamo lavorare in squadra, se invece vogliamo abbassare le tasse soltanto sui giornali, allora domani le voglio abbassare anche io. Tagliare le tasse è come la pace nel mondo, tutti lo vogliamo. Il tema è che non bisogna tagliare le tasse sui giornali, bisogna tagliarle veramente».

 

Il leader pentastellato ricorda poi che «la Lega ha vinto le Europee e non può continuare a dire che è colpa degli altri, sembra che stiano all' opposizione. L' Europa si mette di traverso ed è sempre stato così, ma noi dobbiamo combattere e non arrenderci e al primo ostacolo».

tria di maio salvini conte

Il premier Giuseppe Conte prova a stemperare la polemica. «Non stiamo a dirlo tutti i giorni, abbiamo concordato un tavolo istituzionale per lavorare alla riforme fiscale, quindi ci metteremo attorno a questo tavolo quanto prima».

 

E sulla flat tax il premier si spinge oltre un generico assenso: «Sono molto ambizioso, forse il più ambizioso di tutti. Non mi accontento di abbassare un' aliquota, io voglio realizzare un patto tra fisco e italiani». Ieri intanto la Camera, con 270 sì, ha dato il via libera al decreto Crescita.

 

 

Ultimi Dagoreport

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)

giancarlo giorgetti luigi lovaglio milleri francesco gaetano caltagirone

SUL CASO MPS-MEDIOBANCA, L'ARTICOLO-BOMBA DEL GIORNO È SUL "CORRIERE", DA CUI SI EVINCE CHE LE DICHIARAZIONI RILASCIATE ALLA CONSOB DA CALTAGIRONE E DAL MINISTRO GIORGETTI SONO IN APERTO CONTRASTO - E’ LO STESSO IMPRENDITORE ROMANO AD AMMETTERE CHE IL MINISTRO LEGHISTA SONDÒ ALCUNI POTENZIALI INVESTITORI NELLE SETTIMANE PRECEDENTI ALLA OSCURA “GARA” CHE FECE INTASCARE IL 15% DI MPS, IN MANO AL TESORO, AL QUARTETTO DELFIN-CALTAGIRONE-ANIMA-BPM - UNA VERSIONE IN APERTO CONFLITTO CON QUELLA DI GIORGETTI, CHE IL 29 LUGLIO 2025 ALLA CONSOB DISSE: “NON C’È STATA ALCUNA INTERLOCUZIONE, CONTATTO O SCAMBIO” - A QUESTO PUNTO, CHI RISCHIA DI FINIRE NEI GUAI CON LA PROCURA DI MILANO NON SONO SOLO I “FURBETTI DEL CONCERTINO”, MA LA STESSA CONSOB GUIDATA DA PAOLO SAVONA CHE, COME AUTORITÀ DI VIGILANZA DEL MERCATO FINANZIARIO, NON HA RILEVATO NEL SUO DOCUMENTO DI “ASSOLUZIONE” SULLA PRESUNTA CONCERTAZIONE DEI CALTA-MELONI, NESSUNA DISCORDANZA TRA LE DICHIARAZIONI DI CALTAGIRONE E DI GIORGETTI…