giuseppe conte ilva

COME SALVARE ILVA? TRA LE IPOTESI SUL CAMPO C'È QUELLA DI UN INTERESSAMENTO DEI CINESI DEL GRUPPO JINGYE - ALLO STUDIO ANCHE L'IPOTESI DI UN INTERVENTO PUBBLICO (MA SAREBBE UN BAGNO DI SANGUE PER LE CASSE DELLO STATO). E POI C'E' L'IDEA DI COINVOLGERE CASSA DEPOSITI - TUTTE LE POSSIBILI OPZIONI APPAIONO CONDIZIONATE DALLA REINTRODUZIONE DELLO SCUDO PENALE, UNICA GARANZIA PER I FUTURI SOCI O ACQUIRENTI DI NON ANDARE A INFILARSI IN UN GINEPRAIO LEGALE…

Marco Sabella per il “Corriere della sera”

 

conte ilva

Il tempo stringe perché con l' annuncio dello spegnimento degli altiforni dal 13 dicembre prossimo e l' inizio di una possibile battaglia legale dai contorni (e dai tempi) quanto mai incerti tra lo Stato italiano e ArcelorMittal, il governo è costretto a valutare con estrema celerità tutte le possibili opzioni sul tavolo per salvare l' acciaieria di Taranto e un segmento strategico dell' industria manifatturiera italiana.

 

Le possibili opzioni in campo appaiono in ogni caso condizionate dalla reintroduzione dello scudo penale, unica garanzia per i futuri soci o acquirenti di non andare a infilarsi in un ginepraio legale inestricabile capace di bloccare qualsiasi azione di risanamento. Il primo a ribadire la centralità di questo punto è il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, secondo cui è necessario ripristinare lo scudo. «Occorre ammettere l' errore che si è fatto, da cui si è determinata questa situazione», ha ribadito Boccia.

giuseppe conte contratto ilva

 

Tra le ipotesi sul campo c' è quella di un interessamento dei cinesi del gruppo Jingye, come riportato anche dal quotidiano «Il Sole 24 Ore». Il governo si appresta infatti a incontrare i consulenti di Ernst&Young che in passato hanno lavorato all' operazione di salvataggio delle acciaierie British Steel, rilevate appunto lo scorso maggio, dopo il fallimento, per un importo di 70 milioni di sterline (circa 81,5 milioni di euro). I cinesi contestualmente al salvataggio si sono in quel caso impegnati a rispettare un piano di riconversione degli impianti dal carbone a fonti di energia pulita che richiederà un investimento di 1,2 miliardi di sterline (1,4 miliardi di euro).

 

OPERAI FUORI DALLA FABBRICA ARCELOR MITTAL A TARANTO

L'opzione cinese potrebbe essere facilitata dal clima amichevole creato dall' intesa che i governi italiani, a cominciare dal Conte 1, hanno stabilito con le autorità di Pechino nel siglare il memorandum sulla «Via della seta», firmato lo scorso marzo, e che ha come obiettivo «impostare una più efficace relazione e costruire meglio i rapporti tra i due Paesi». Non dimentichiamo che l'Italia è stata, tra le polemiche, l'unico Paese dell'Unione europea a sottoscrivere questo tipo di documento con Pechino, puntando appunto alla costruzione di una relazione di partnership speciale con i cinesi.

 

LUCIA MORSELLI

Allo studio del governo esiste anche l'ipotesi di un intervento pubblico, che necessariamente prenderebbe forme diverse da quelle di una nazionalizzazione tout court dell' impianto di Taranto. A rendere impraticabile questa soluzione sono i numeri: con due milioni di perdita giornaliera e la forte riduzione di capacità produttiva determinata dalla chiusura dell' Altoforno 2, la capacità produttiva di Taranto è ridotta da 6 a 4,5 milioni di tonnellate e su questi livelli non potrà più impiegare gli attuali 10.700 addetti (più altri 1.700 in cassa integrazione).

 

arcelor mittal

Ecco dunque tornare in campo l' ipotesi di un intervento della Cassa Depositi e Prestiti, con un eventuale ingresso della Cdp nel capitale di Am Investco Italy, nella quale tuttavia i Mittal dovrebbero mantenere una posizione di rilievo. A questa ipotesi si oppongono le fondazioni, azioniste di Cdp al 15,9%. Evitando di assumere rischi eccessivi e in sintonia con il suo mandato di proteggere il risparmio postale da cui si alimenta, la Cassa potrebbe fare da capofila per creare attraverso società a partecipazione pubblica come Fincantieri o Finmeccanica un polo di nuove iniziative produttive legate al consumo di acciaio e localizzate nell' area tarantina.

 

C'è infine una opzione che guarda verso la Turchia, già presente a Taranto attraverso il gruppo Yilport, che ha in concessione il molo polisettoriale del porto cittadino. Si parla di un possibile interessamento all' impianto Ilva da parte del gruppo Oyak che controlla Ataer Holding, società che aveva avanzato una proposta di acquisto per le acciaierie British Steel, poi andate ai cinesi di Jingye.

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."