xi jinping giuseppe conte beppe grillo

COME SEMPRE, QUANDO VIENE SCOPERTO, GRILLO LA BUTTA IN SPETTACOLO: IERI HA SCRITTO SUI SOCIAL CHE LA VISITA ALL'AMBASCIATORE CINESE ERA PER ''PORTARGLI IL PESTO''. IN REALTÀ I 5 STELLE SONO ORMAI PERFETTAMENTE NELL'ORBITA DI PECHINO - GERVASONI: ''L'OBIETTIVO PD-M5S È PORTARE IL FILO-CINESE PRODI AL QUIRINALE. MA LA ''DITTATURA PERFETTA'' È GENEROSA NEL VERSARE DENARI, POI ESIGENTE NEL CONTROLLARE GLI ''AMICI'': CHIEDERE AI PAESI AFRICANI MA ANCHE ALL'AUSTRALIA, CON I CINESI ARRIVATI FINO IN PARLAMENTO…''

 

 

 

1. GRILLO, VISITA TOP SECRET NELL'AMBASCIATA CINESE

Jacopo Iacoboni per ''La Stampa''

 

Come sempre, quando viene scoperto, Grillo prova a buttarla in spettacolo: così, ieri, ha scritto sui social che la sua visita venerdì all’ambasciatore cinese Li Junhua è stata una cosa di amicizia, «gli ho portato del pesto e gli ho detto che se gli piacerà dovrà avvisarmi in tempo perché sarei in grado di spedirne una tonnellata alla settimana, sia con aglio che senza, per incoraggiare gli scambi economici». La realtà è molto più seria; e forse non fa ridere.

Beppe Grillo con l ambasciatore cinese Li Junhua

 

Partiti da Mosca, i 5 stelle sono ormai stabilmente nell’orbita geopolitica di Pechino. Grillo pubblica sul suo blog testi che negano la repressione contro gli uiguri e descrivono la Cina (e lo Xinjiang) come un Paradiso nei diritti umani. Il ministro degli esteri Luigi Di Maio si rifiuta di dire una parola sulla repressione a Hong Kong. E venerdì sera, la discesa a Roma del comico - salutata dal Pd come evento per puntellare Conte e ridimensionare proprio Di Maio - era in realtà dettata da un appuntamento ai Parioli: all’ambasciata cinese, dove Grillo è stato per due ore e mezzo.

 

luigi di maio xi jinping

Non è chiaro in quale veste Grillo tenga incontri di questo genere. Né si conoscono i dettagli della cena e delle conversazioni. Quel che è certo è che da tempo il Movimento di Casaleggio ha consolidato una relazione fortissima con Pechino (in realtà già nel 2013 il primo ambasciatore che Grillo e Gianroberto Casaleggio andarono a visitare dopo il boom elettorale fu il cinese Ding Wei). Di Maio un anno fa ha firmato il celebre memorandum sulla Via della Seta, che ha prodotto forti fastidi negli Stati Uniti, ma in un anno ha portato ben poco di concreto all’Italia (al contrario Macron, senza firmare memorandum, ha incassato 40 lucrosi contratti bilaterali Francia-Cina).

 

luigi di maio xi jinping

Il governo Conte1 aveva creato una corsia preferenziale per Huawei nella costruzione dell’infrastruttura per il 5G in Italia, e sembrava che il Conte2 - con il decreto cyber, che è stato il suo primo atto - volesse frenare, almeno su questo riallineandosi a Occidente. Macché: la versione definitiva, grazie a un costante lavoro di modifiche dei parlamentari 5S, «non ha affatto contrariato Huawei», ci racconta una fonte che ha seguito il negoziato, e notato la presenza di lobbisti cinesi nel Palazzo.

thomas miao con virginia raggi all'inaugurazione del nuovo ufficio huawei di roma

 

Nei giorni in cui in aula i grillini chiedevano (favoriti dal Pd e ostacolati solo da Fratelli d’Italia) di tagliar corto la discussione generale sul testo, cioè di blindarlo, il ceo di Huawei Italia, Thomas Miao, accettava di inaugurare la convention milanese organizzata dalla Casaleggio associati sul 5G. Lieve conflitto d’interessi?

 

 Il premier Conte, pochi giorni fa, parlando alle assise delle aziende italiane nel comparto dell’intelligence, sul 5G è stato chiarissimo: «Le porte non sono spalancate a priori per nessuno, e non sono pregiudizialmente chiuse per nessuno». Grande gioia al quartier generale di Huawei, perché le porte - così avevano capito gli americani a fine agosto - dovevano invece esser assai più chiuse ai cinesi.

thomas miao huawei

 

 

2. SE BEPPE VUOLE VENDERE IL PAESE ALLA CINA

Marco Gervasoni per “il Giornale

 

In Italia durante la guerra fredda abbiamo avuto il partito americano e quello sovietico. Poi nella seconda Repubblica si sono aggiunti quello tedesco e, più di recente, quello russo e quello francese. Il partito dello straniero è composto da esponenti politici italiani molto sensibili agli interessi di altri paesi: il legame tra il Pd e la Francia a partire dalla presidenza Macron è quasi un caso da manuale.

 

Non era ancora visibile invece un partito cinese. Qualche sospetto l' avevamo ma ora è lampante, dopo la doppia lunga visita, di venerdì e di sabato, di Grillo all' ambasciata cinese: prima e dopo avere incontrato Di Maio. Sul blog del comico il regime è sempre stato trattato con un occhio di riguardo, ma negli ultimi tempi, anche in occasione della rivolta di Hong Kong, il fondatore e, pare, capo dei 5 stelle, ha assicurato che in Cina «non c' è persecuzione»; e del resto in visita lì Di Maio ha avallato questa versione.

 

luigi di maio xi jinping

Quanto al loro partito, al governo, sia nella versione Conte che in quella Giuseppi, hanno sempre ben più che aperto alla Cina, dal 5G in giù. È quindi molto probabile, tanto più che Grillo formalmente non detiene incarichi politici, che una tale rilevanza diplomatica sia un riconoscimento di Pechino ai 5 stelle come alleati della sinistra. E neanche implicito: tanta visibilità non è comune, da parte cinese, sempre molto discreta nei suoi endorsement.

 

Numerosi sono gli obiettivi di questa benevolenza del Dragone verso il matrimonio tra Pd e 5 stelle: dall' avere un governo, che potrebbe anche non essere più guidato da Conte, favorevole sul 5G, all' apertura dei porti, non quelli degli immigrati ma quelli commerciali, fino alla partecipazione di capitali cinesi nelle imprese in crisi: sull' ex Ilva si è ventilato nei giorni scorsi un interesse cinese.

 

LUIGI DI MAIO THOMAS MIAO

Ma l' obiettivo più importante è quello di trasformare l' Italia nel paese Ue più filocinese, magari portando al Quirinale l' esponente politico da sempre più vicino a Pechino: Romano Prodi. Sarebbe uno scenario catastrofico. E ci chiediamo se agli Usa, e a Trump in particolare, aggradi che il suo nemico principale si mangi l' Italia. Non lo vogliamo credere.

 

Tutti  lo dimenticano, infatti, ma la Cina è un regime dispotico, anzi, come scrive il politologo inglese Stein Ringen in un volume fondamentale del 2016, «una dittatura perfetta». Generosa nell' aiutare finanziariamente gli amici, ma piuttosto esigente poi nel controllarli: chiedere ai paesi africani ma anche all' Australia, in cui la penetrazione cinese è arrivata fino al parlamento. Certo, la Cina, in perfetto stile neo-colonialista, non chiede che i regimi aiutati imitino il suo modello politico ed economico: ma devono essergli fedeli, e qualsiasi scostamento non è consentito.

BEPPE GRILLO E ROMANO PRODI

 

Va bene che, usciti sconfitti dalla seconda guerra mondiale, abbiamo coltivato «cupidigia di servilismo», come disse il grande vecchio liberale Vittorio Emanuele Orlando votando contro la Nato nel 1947. Ma un conto è «servire» una democrazia fondata sul culto della libertà, gli Stati Uniti, un altro un paese che è una dittatura comunista. In forme diverse rispetto al 1948, ci troviamo perciò di fronte a una nuova scelta: o restare agganciati agli Usa e all' Occidente, benché meno interessati di un tempo a noi, oppure fare abbeverare, per usare l' immagine di allora, non i cosacchi ma i cavalli cinesi nelle fontane di San Pietro.

 

Se prevarrà il blocco pd-grillino favorevole alla Cina, che vuole Dario Franceschini a Palazzo Chigi subito e Prodi al Quirinale, il destino nazionale sarà segnato.

il presidente cinese xi jinping, il ministro degli esteri wang yi, il vicepremier di maio e il premier conteconte xi jinpingGIUSEPPE CONTE XI JINPING BY OSHO

Ultimi Dagoreport

villa casa giorgia meloni antonio tajani matteo salvini

DAGOREPORT - AH, CHE STREGONERIA È IL POTERE: TRAFIGGE TUTTI. SOPRATTUTTO I PARVENU. E COSÌ, DA PALAZZO GRAZIOLI, CHE FU LA SEDE INFORMALE DI GOVERNO E DI BUNGA-BUNGA DI BERLUSCONI PREMIER, SIAMO PASSATI A "VILLA GRAZIOLI" CON LA NUOVA DOVIZIOSA DIMORA DELL’EX ABITANTE DELLA GARBATELLA, DOVE OCCUPAVA CON MADRE E SORELLA DUE DISGRAZIATE CAMERE E CUCINA - UN IMMOBILE CHE STA SOLLEVANDO UN POLVERONE DI POLEMICHE: VILLA O VILLINO? COL SOLITO AGOSTINO GHIGLIA CHE AVREBBE SOLLECITATO GLI UFFICI DELLA PRIVACY DI TROVARE UN MODO PER LIMITARE LE INFORMAZIONI DA RENDERE PUBBLICHE ALLA CAMERA, IN RISPOSTA A UN’INTERROGAZIONE DELLA BOSCHI SULLA RISTRUTTURAZIONE DELLA VILLA – LA SINDROME DI "IO SO' GIORGIA E NUN ME FIDO DE NESSUNO!" HA POI TRASFORMATO LA MAGIONE NEL SUO BUNKER PERSONALE, LONTANO DAGLI SGUARDI E ORECCHIE INDISCRETE CHE INFESTANO PALAZZO CHIGI - TUTTO BENE QUANDO VENGONO CHIAMATI A RAPPORTO I SUOI FEDELISSIMI, MOLTO MENO BENE QUANDO TOCCA AGLI ALTRI, AGLI “ESTRANEI” DELLA CONVENTICOLA MELONIANA. DAL CENTRO DI ROMA PER RAGGIUNGERE “VILLA GRAZIOLI” CI VOGLIONO, IN LINEA D’ARIA, BEN 40 MINUTI DI MACCHINA. ANCHE DOTATI DI SIRENE E LAMPEGGIANTI, È “UN VIAGGIO”…. - VIDEO

simone canettieri giorgia arianna meloni

DAGOREPORT - MASSÌ, CON I NEURONI SPROFONDATI NELLA IRRITABILITÀ PIÙ SCOSSA, ARIANNA MELONI AVEVA URGENTE BISOGNO, A MO’ DI SOLLIEVO, DELL’ARTICOLO DI DEBUTTO SUL “CORRIERONE” DI SIMONE CANETTIERI - MESSA DALLA SORELLA GIORGIA A CAPO DELLA SEGRETERIA DI FDI, ARIANNA NON NE HA AZZECCATA UNA - ALLA PARI DI QUALSIASI ALTRO PARTITO DI MASSA, OGGI FDI SI RITROVA ATTRAVERSATO DA UNA GUERRIGLIA INTESTINA FATTA DI COLPI BASSI, RIPICCHE E SPUTTANAMENTI, INTRIGHI E COMPLOTTI – DALLA SICILIA (CASINO CANNATA-MESSINA) A MILANO (AFFAIRE MASSARI-LA RUSSA), FINO AL CASO GHIGLIA-RANUCCI, DOVE IL FILO DI ARIANNA SI È ATTORCIGLIATO PERICOLOSAMENTE INTORNO AL COLLO - CHE LA SORELLINA NON POSSIEDA LA ‘’CAZZIMMA’’ DEL POTERE, FATTA DI SCALTREZZA E ESPERIENZA, SE N'E' AMARAMENTE ACCORTA ANCHE LA PREMIER. E PUR AMANDOLA PIÙ DI SE STESSA, GIORGIA L’AVREBBE CHIAMATA A RAPPORTO PER LE SCELTE SBAGLIATE: SE IL PARTITO VA AVANTI COSÌ, RISCHIA DI IMPLODERE… - VIDEO

carlotta vagnoli flavia carlini

COME SIAMO POTUTI PASSARE DA ELSA MORANTE E MATILDE SERAO A CARLOTTA VAGNOLI? È POSSIBILE CHE SI SIA FATTO PASSARE PER INTELLETTUALI DELLE FEMMINISTE INVASATE CHE VERGAVANO LISTE DI PROSCRIZIONE ED EVOCAVANO METODI VIOLENTI E LA GOGNA PUBBLICA DIGITALE PER “FARE GIUSTIZIA” DEI PROPRI NEMICI? LA CHIAMATA IN CORREITÀ DEL SISTEMA EDITORIALE CHE HA UTILIZZATO QUESTE “VEDETTE” LETTERARIE SOCIAL DA MILIONI DI FOLLOWER PER VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ – VAGNOLI PUBBLICA PER EINAUDI, FLAVIA CARLINI HA VERGATO UN ROMANZO INCHIESTA SULL’ITALIA DEL GOLPE INFINITO PER SEM (FELTRINELLI) . MA SULLA BASE DI COSA? BASTA AVERE UN MINIMO SEGUITO SOCIAL PER ESSERE ACCREDITATI COME SCRITTORI O DIVULGATORI?

silvia salis giorgia meloni elly schlein matteo renzi

DAGOREPORT - IN ITALIA, DOPO TANTI OMETTI TORVI O INVASI DI VANITÀ, SI CERCANO DONNE FORTI. DONNE COL PENSIERO. DONNE CHE VINCONO. E, NATURALMENTE, DONNE IN GRADO DI COMANDARE, CAPACI DI TENER TESTA A QUELLA LADY MACBETH DELLA GARBATELLA CHE DA TRE ANNI SPADRONEGGIA L’IMMAGINARIO DEL 30% DEGLI ELETTORI, ALIAS GIORGIA MELONI - IERI SERA ABBIAMO ASSISTITO ATTENTAMENTE ALLA OSPITATA DI SILVIA SALIS A “OTTO E MEZZO”, L’EX LANCIATRICE DI MARTELLO CHE DALLA LEOPOLDA RENZIANA E DAL CONI DELL’ERA MALAGÒ HA SPICCATO IL VOLO NELL’OLIMPO DELLA POLITICA, SINDACO DI GENOVA E SUBITO IN POLE COME LEADER CHE SBARACCHERÀ ELLY SCHEIN E METTERÀ A CUCCIA LA CRUDELIA DE MON DI COLLE OPPIO - DOPO MEZZ’ORA, PUR SOLLECITATA DA GRUBER E GIANNINI, CI SIAMO RITROVATI, ANZICHÉ DAVANTI A UN FUTURO LEADER, DAVANTI A UNA DONNA CHE DAREBBE IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA ALL'AUTORE DE "IL MANUALE DELLA PERFETTA GINNASTICATA" - ECCITANTE COME UN BOLLETTINO METEO E LA PUBBLICITÀ DI TECHNO-GYM, MELONI PUO' DORMIRE SONNI TRANQUILLI - VIDEO

john elkann donald trump

DAGOREPORT – ITALIA, BYE BYE! JOHN ELKANN NON NE PUÒ PIÙ DI QUESTO DISGRAZIATO PAESE CHE LO UMILIA SBATTENDOLO PER 10 MESI AI "SERVIZI SOCIALI", COME UN BERLUSCA QUALSIASI, E STUDIA LA FUGA NEGLI STATI UNITI - PRIMA DI SPICCARE IL VOLO TRA LE BRACCIA DEL SUO NUOVO IDOLO, DONALD TRUMP, YAKI DEVE LIBERARSI DELLA “ZAVORRA” TRICOLORE: CANCELLATA LA FIAT, TRASFORMATA IN UN GRUPPO FRANCESE CON SEDE IN OLANDA, GLI RESTANO DUE GIORNALI, LA FERRARI E LA JUVENTUS – PER “LA STAMPA”, ENRICO MARCHI È PRONTO A SUBENTRARE (MA PRIMA VUOLE SPULCIARE I CONTI); PER “REPUBBLICA”, IL GRECO KYRIAKOU È INTERESSATO SOLO ALLE REDDITIZIE RADIO, E NON AL GIORNALE MANGIASOLDI E POLITICAMENTE IMPOSSIBILE DA GOVERNARE) - DOPO IL NO DI CARLO FELTRINELLI, SAREBBERO AL LAVORO PER DAR VITA A UNA CORDATA DI INVESTITORI MARIO ORFEO E MAURIZIO MOLINARI – SE IL CAVALLINO RAMPANTE NON SI TOCCA (MA LA SUA INETTA PRESIDENZA HA SGONFIATO LE RUOTE), PER LA JUVENTUS, ALTRA VITTIMA DELLA SUA INCOMPETENZA, CI SONO DUE OPZIONI IN BALLO…