raffaele volpi adolfo urso giorgia meloni

COMITATO PIUTTOSTO AGITATO – LA PRESIDENZA DEL COPASIR SPETTA A “FRATELLI D’ITALIA”? LA MELONI SPINGE PER PIAZZARE ADOLFO URSO AL POSTO DEL LEGHISTA RAFFAELE VOLPI, SULLA BASE DELLA LEGGE ISTITUTIVA DEL COMITATO PER I SERVIZI CHE PREVEDE CHE VADA ALL’OPPOSIZIONE. GIURISTI E COSTITUZIONALISTI SONO QUASI TUTTI D’ACCORDO: L’UNICO PRECEDENTE È QUELLO DI D’ALEMA AI TEMPI DEL GOVERNO MONTI. MA QUELLO ERA UN GOVERNO ESCLUSIVAMENTE TECNICO SENZA MINISTRI O SOTTOSEGRETARI POLITICI...

Maria Scopece per www.startmag.it

 

ADOLFO URSO GIORGIA MELONI

“La legge istitutiva del Copasir ne affida la presidenza all’opposizione. Non vedo come qualcuno possa pensare di violare in modo palese una legge molto chiara”.

 

È stata netta Giorgia Meloni nel commentare, all’AdnKronos, la polemica tutta interna al centro destra sullo stallo nell’organismo parlamentare di controllo dei servizi segreti attualmente presieduto dal leghista Raffaele Volpi.

 

RAFFAELE VOLPI

Il nome scelto da Giorgia Meloni per il ruolo di presidente del Copasir è quello del senatore Adolfo Urso, presidente di Farefuturo e attualmente vicepresidente del Copasir.

 

Cos’è il Copasir

Il Copasir, Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, è un organo del Parlamento della Repubblica che esercita il controllo parlamentare sull’operato dei servizi segreti italiani. Il Copasir verifica che l’attività del Sistema di informazione per la sicurezza svolga le sue attività nel rispetto della Costituzione e delle leggi, nell’esclusivo interesse della Repubblica.

 

È stato istituito nel 2007 in sostituzione del precedente Copaco (Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti). Ha una composizione bicamerale, è cioè formato da da 5 senatori e 5 deputati scelti in maniera da garantire la rappresentanza paritaria della maggioranza e delle opposizioni. La legge di riforma del comparto intelligence 124 del 2007, prevede, all’art. 30, che la presidenza e metà dei componenti del comitato spettino a forze politiche dell’opposizione.

 

GIORGIA MELONI

Il precedente di Massimo D’Alema

La legge, dunque, parla chiaro. Essendo Fratelli d’Italia l’unica forza parlamentare di opposizione la presidenza spetterebbe, de plano, al partito di Giorgia Meloni. Dal Carroccio però stanno facendo resistenza non volendo cedere una poltrona di assoluta rilevanza all’interno dell’impianto istituzionale.

 

A supporto della sua tesi il partito guidato da Matteo Salvini, alcuni esperti citano il caso di Massimo D’Alema il cui partito, nel corso del Governo Monti, passò dall’opposizione al governo ma l’ex ministro degli Esteri mantenne la poltrona del Copasir.

MASSIMO DALEMA MARIO MONTI

 

Fa notare un addetto ai lavori: a onor del vero all’epoca Massimo D’Alema si dimise, successivamente gli uffici di presidenza delle Camere deliberarono, con il consenso della Lega, che essendo quello di Monti un governo esclusivamente tecnico senza ministri o sottosegretari politici e senza nemmeno parlamentari, poteva restare.

 

“Il precedente non è calzante, perché i ministri di quel governo erano tecnici – ha detto Giorgia Meloni all’AdnKronos -. Oggi, invece, abbiamo una situazione nella quale il presidente del Copasir dovrebbe vigilare su ministri della sua stessa maggioranza o, in alcuni casi, del suo stesso partito”.

 

Il costituzionalista Curreri: la presidenza del Copasir spetta a FdI

SALVATORE CURRERI

La questione travalica l’ambito politico per finire sul banco dei costituzionalisti. “Dal punto di vista legislativo non c’è dubbio che la presidenza del Copasir spetti a FdI, perché è l’unico partito che ha votato contro la fiducia al governo Draghi – dice il costituzionalista Salvatore Curreri, docente dell’Università Kore di Enna, all’AdnKronos -.

 

Lo ripeto, bisogna partire dal presupposto che legislativamente parlando la ratio è chiara: trattandosi di una Commissione di controllo, la sua guida va a un membro dell’opposizione. Poi, se le forze politiche ritengono, come hanno fatto nel caso di D’Alema con il governo Monti, che il presidente attuale goda di una stima bipartisan e Fdi è d’accordo, allora le cose possono anche rimanere come sono”.

raffaele volpi

 

Per procedere in tal senso è necessario l’accordo con il partito di Giorgia Meloni, che al momento sembra mancare. “In questa vicenda il diritto di veto ce l’ha solo Fdi – precisa il costituzionalista -. Se Fdi non ci sta e rivendica la presidenza del Copasir, i presidenti di Camera e Senato non possono fare altro che dar corso a questa richiesta”.

 

Carrino (giurista): “Il precedente di D’Alema non vale”

“Non vale un precedente, non può mettere da parte una norma di legge”, ha sottolineato il professor Agostino Carrino, ordinario di Istituzioni di diritto pubblico all’Università di Napoli Federico II. “La ratio della norma, infatti, ha una funzione di garanzia da parte del Parlamento che è prioritaria e non può certo essere derogata da una decisione che non sia presa all’unanimità da tutte le forze politiche – continua il giurista all’AdnKronos -. Solo con l’accordo di tutti i partiti si può derogare la norma che attribuisce la presidenza del Copasir all’opposizione.

 

agostino carrino

Prof. Baldassarre: “Caso D’Alema prassi contraria alla norma”

Il caso di D’Alema con il governo Monti fu una prassi contraria alla norma di legge quindi “è nulla e non può essere considerata come un precedente”, ha rimarcato il professore Antonio Baldassarre, presidente emerito della Corte Costituzionale all’AdnKronos.

 

Anche Baldassarre invoca l’accordo unanime tra tutti i partiti per derogare alla norma che impone di assegnare la presidenza del Copasir all’opposizione. “Nel caso D’Alema – ha detto il giurista all’Adnkronos – ci fu un accordo di tutte le forze politiche che decisero di non applicare la norma. Non si tratta di una prassi conforme alla norma ma di una prassi contraria alla norma e quindi nulla. E non vale come precedente. Va applicata la legge, punto e basta”.

ANTONIO BALDASSARRE

 

Nicola Lupo: “La prassi ha previsto eccezioni”

Una voce dissonante tra gli esperti è stata quella quella di Nicola Lupo, professore di Diritto parlamentare alla Luiss e già consigliere istituzionale dell’ex ministro dell’Economia e delle finanze, Giovanni Tria, nominato pochi giorni fa dal ministro leghista allo Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, consulente economico sul dossier vaccini per la produzione industriale nazionale.

NICOLA LUPO

 

Secondo il prof. Lupo la natura di governo di “unità nazionale” può consentire una deroga alla normativa. “Sulla presidenza del Copasir a un esponente dell’opposizione esiste un vincolo piuttosto rigido – ha detto Lupo a Formiche.net -, ma si riferisce al momento dell’elezione. E la prassi ha previsto eccezioni”.

 

La composizione dell’organismo di garanzia

La questione della presidenza del Copasir va tenuta distinta da quella della composizione dell’organismo di garanzia che, a norma di legge, dovrebbe essere composto da cinque esponenti dell’opposizione e cinque della maggioranza. “Se l’opposizione non ha cinque rappresentanti come mi sembra in questo caso, ad impossibilia nemo tenetur…”, ha sottolineato il prof. Baldassarre.

RAFFAELE VOLPI

 

“Sovrarappresentare FdI con l’assegnazione della presidenza e di cinque membri del Copasir mi sembra eccessivo – ha chiosato il prof. Curreri all’AndKronos -. Si può, invece, lasciare tutto così com’è e, a maggior ragione, attribuire la presidenza al partito della Meloni, a patto che per forze politiche abbiano il buon senso di accogliere tutte le richieste avanzate da FdI”. Serve, ha concluso il professor Curreri, “un patto della serie a cortesia si risponde con cortesia”.

gennaro vecchione raffaele volpi

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…