nicola zingaretti e luigi di maio

COMUNQUE VADA IL REFERENDUM, IL PD È FREGATO – SE VINCE IL SÌ IL MERITO SARÀ TUTTO DEI GRILLINI E DI LUIGI DI MAIO, CHE HANNO FATTO DEL TAGLIO DEI PARLAMENTARI UNA BANDIERA DA QUANDO SONO ENTRATI IN POLITICA - SE VINCE IL NO A RISCHIARE È IL GOVERNO, SENZA CONSIDERARE LA FIGURACCIA DI “ZINGA” CHE AVREBBE RINNEGATO LA POSIZIONE VINCENTE PER SBATTERE CONTRO UN MURO...

 

Adalberto Signore per “il Giornale”

 

LUIGI DI MAIO NICOLA ZINGARETTI BY EDOARDOBARALDI

Che sul referendum costituzionale il Pd rischiasse di finire in un vicolo cieco era ampiamente prevedibile da mesi. Meno scontato, invece, che Nicola Zingaretti decidesse di infilarsi in questo gigantesco cul-de-sac, spingendo a tavoletta sull'acceleratore e provando a tirare il freno a mano solo a poche decine di metri dal muro.

 

conte salvini

Inevitabile il testa coda, con i dem che il 20 e 21 settembre finiranno per cappottarsi rovinosamente. Per come si è messa, infatti, la partita del referendum confermativo sul taglio dei parlamentari per il Pd è ormai lose-lose.

 

nicola zingaretti ballerino

E lo sarà qualunque posizione ufficiale deciderà di prendere Zingaretti, che sia quella di sostenere il «sì» oppure lasciare libertà di voto, cercando di sedare i fortissimi malumori non solo della base del partito ma anche dei suoi big (ormai si è perso il conto di quanti si sono già espressi per il «no»).

 

ZINGARETTI - CONTE - DI MAIO

Se vinceranno i «sì», che ad oggi i sondaggi danno intorno al 60%, sarà infatti il trionfo del M5s, che del taglio dei parlamentari ne ha fatto una bandiera da tempo. E il passaggio referendario sancirà politicamente il ritorno in auge del Movimento e di Luigi Di Maio, miracolato proprio da Zingaretti e compagni dopo che negli ultimi due anni non ha fatto altro che prendere sberle da una parte all'altra.

 

eugenio giani nicola zingaretti

Il ministro degli Esteri, infatti, finirebbe per resuscitare dopo due anni bui in cui prima è stato schiacciato all'angolo da Matteo Salvini e poi è stato costretto a cedere la leadership del M5s. Con la vittoria del «sì», il Pd non potrebbe far altro che restare a guardare Giggino mentre fa la passerella sul red carpet, costretto pure ad applaudirlo.

 

Non andrà meglio dovessero vincere i «no». Che per il Pd equivarrebbe ad una doppia sconfitta. La prima è quella di tutta la maggioranza, che difficilmente potrebbe reggere a un voto popolare che boccia una delle ragioni fondanti del Conte 2 (un anno fa il «sì» al taglio dei parlamentari fu la dote portata in pegno dai dem per convincere il M5s a far nascere il governo).

matteo salvini uova e spremuta

 

La seconda sconfitta, gigantesca, sarebbe quella di un partito che ha rinnegato la posizione vincente (e in cui credeva avendo votato la riforma solo in quarta lettura e dopo tre «no» convinti) e ha scelto, dilaniandosi, di sostenere controvoglia quella perdente. Insomma, due scenari entrambi disastrosi.

 

Il primo, forse, meno del secondo. Ragione per cui Zingaretti sta cercando in tutti i modi di portare a casa un pretesto che gli consenta davanti ai suoi elettori di argomentare un «sì» che ben più di mezzo partito non condivide. Così lunedì da Ascoli Piceno ha chiesto una presa di posizione a Giuseppe Conte (che non è arrivata) e ieri ha finalmente ottenuto le rassicurazioni di Vito Crimi, capo politico del M5s. «Siamo pronti a rispettare i patti», ha detto riferendosi alla richiesta di Zingaretti di affiancare alcune modifiche costituzionali alla riforma del taglio dei parlamentari.

nicola zingaretti

 

La riduzione lineare di deputati e senatori, infatti, si porta dietro enormi problemi sotto il profilo del funzionamento delle commissioni parlamentari (in particolare al Senato) e della rappresentanza (ci saranno partiti di medie dimensioni che in molte regioni non avranno eletti a Palazzo Madama).

 

Così, ormai a 24 giorni dal voto referendario, Zingaretti - più per disperazione che per convinzione - ha deciso di mettere sul tavolo le sue condizioni. Con una tempistica che ricorda un po' la rapidità con cui i liceali affrontano i compiti delle vacanze (cioè a inizio settembre). D'altra parte, è del tutto evidente che quello di cui ha bisogno il segretario dem è solo uno scalpo da poter offrire ai tanti che nel Pd insistono nel dire che il «sì» è insostenibile perché mette a rischio la tenuta democratica delle istituzioni.

 

MEME SU LUIGI DI MAIO E IL DITO MEDIO A MATTEO SALVINI

E la conferma arriva anche dal dibattito in corso sulla necessità di calendarizzare al più presto una legge elettorale proporzionale (con sbarramento al 4-5%) che riequilibrerebbe in parte gli effetti del taglio lineare dei parlamentari. Come è noto, infatti, la legge elettorale è ordinaria e può essere cambiata e ricambiata in qualunque momento (negli ultimi cinque anni è già successo due volte). E dunque appare piuttosto discutibile - e anche poco serio - trasformarla in una sorta di clausola di salvaguardia rispetto a una riforma costituzionale che ha bisogno di quattro voti del Parlamento e un referendum confermativo.

NICOLA ZINGARETTI LUIGI DI MAIO

 

RADICALI PER IL NO AL REFERENDUM

 

NICOLA ZINGARETTI AL TERMOSCANNERluigi di maio vito crimi 3

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa theodore kyriakou pier silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - LA TRATTATIVA DI ELKANN PER LA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRECO THEO KYRIAKOU STA SCOMBUSSOLANDO IL GOVERNO MELONI E DINTORNI - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” VEDE DI BUON OCCHIO LA TRANSIZIONE ELLENICA E SALVINI HA BEN GRADITO LA PROSPETTIVA CHE IL GRECO ANTENNATO SISTEMI PER LE FESTE I “COMUNISTI” DI ‘REPUBBLICA’ E ‘STAMPA’, PER FORZA ITALIA C’È STATO IL VEEMENTE INTERVENTO DEL ‘’PRESIDENTE IN PECTORE’’ DEL PARTITO, PIER SILVIO BERLUSCONI, CHE VEDE IN KYRIAKOU UN COMPETITOR PERICOLOSISSIMO, ALFIERE DI QUEL CAPITALISMO DI STAMPO LIBERISTA, PER NULLA “LIBERAL”, CHE PREDICA IL PRIMATO DELL’ECONOMIA SULLA POLITICA - COSI', DIMENTICANDO IL SUO ATTIVISMO IN GERMANIA PER CREARE UN GIGANTE EUROPEO DELLA TV COMMERCIALE, L’EREDE DEL BISCIONE NON HA TROVATO DI MEGLIO CHE RISPOLVERARE LA BANDIERINA DELL’ITALIANITÀ (“CHE UN PEZZO DI STORIA DELL'INFORMAZIONE DEL NOSTRO PAESE VADA IN MANI STRANIERE UN PO' DISPIACE’’) - MA IL COLPO DI SCENA ARRIVA DAL CO-FONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA E SECONDA CARICA DELLO STATO, IGNAZIO LA RUSSA, QUANDO SI È DICHIARATO DISPOSTO A FARE DA INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI “COMUNISTI” DI GEDI E IL GRECO USURPATORE (ULTIMA USCITA DELLA GUERRIGLIA DI ‘GNAZIO IN MODALITÀ ''LA RISSA'' CONTRO LA DITTATURA DELLE SORELLE MELONI...)

2025agnoletti

CAFONAL ''AGNOLETTI & TORTELLONI'' – AL CIRCOLO CANOTTIERI ANIENE, PER IL PARTY DI “JUMP COMUNICAZIONE” DI MARCO AGNOLETTI, EX PORTAVOCE DI RENZI, E "SOCIAL COM" DI LUCA FERLAINO, UNA MARIA ELENA BOSCHI IN MODALITA' PIN-UP SI PRESENTA CON LA SUA NUOVA FIAMMA, L'AVVOCATO ROBERTO VACCARELLA, CHE QUI È DI CASA (SUA SORELLA ELENA È LA COMPAGNA DI MALAGÒ, GRAN VISIR DEL CIRCOLO DELLA “ROMA BENISSIMO”) – UN GRAN MISCHIONE ALLA ROMANA DI DESTRA E SINISTRA E TIPINI INTERMEDI HA BRINDATO AL NATALE, STARRING: LUCIO PRESTA, PEPPE PROVENZANO, ANTONELLA GIULI, FITTIPALDI, ALESSIA MORANI, FAUSTO BRIZZI, PAOLO CORSINI, NELLO MUSUMECI, SIMONA SALA, ALBERTO MATANO, SALVO SOTTILE, MYRTA MERLINO E MARCO TARDELLI, MICHELA DI BIASE, ITALO BOCCHINO, LAURA TECCE CON VESTITUCCIO SBRILLUCCICANTE CHE NON AVREBBE SFIGURATO AL MOULIN ROUGE, GIORGIA CARDINALETTI IN LOVE... 

alfredo mantovano papa leone xiv italia agenti servizi segreti

OGGI ALLE 11 ALFREDO MANTOVANO E I VERTICI DELL’INTELLIGENCE ITALIANA SONO STATI RICEVUTI IN UDIENZA DA PAPA LEONE XIV, A CITTÀ DEL VATICANO – SARANNO PRESENTI I COMPONENTI COPASIR, IL DIRETTORE GENERALE DEL DIPARTIMENTO DELLE INFORMAZIONI PER LA SICUREZZA (DIS), VITTORIO RIZZI, I DIRETTORI DELLE AGENZIE INFORMAZIONI E SICUREZZA ESTERNA (AISE), GIOVANNI CARAVELLI, E INTERNA (AISI), BRUNO VALENSISE. È LA PRIMA VOLTA DI UN PAPA TRA GLI SPIONI (DI CERTO NON E' LA PRIMA VOLTA DI SPIE INTORNO A UN PAPA...) - PREVOST: "MAI USARE INFORMAZIONI PER RICATTARE" (SI VEDE CHE L'INTELLIGENCE NON È IL SUO FORTE)

brunello cucinelli giorgia meloni mario draghi massimiliano di lorenzo giuseppe tornatore nicola piovani

DAGOREPORT - L’AUTO-SANTIFICAZIONE DI BRUNELLO CUCINELLI È COSTATA CARA, NON SOLO AL “SARTO CESAREO” DEL CACHEMIRE, MA ANCHE ALLE CASSE DELLO STATO - IL CICLOPICO DOCU-FILM “IL VISIONARIO GARBATO”, DIRETTO DAL PREMIO OSCAR GIUSEPPE TORNATORE E BATTEZZATO CON TANTO DI PARTY ULTRACAFONAL IN UNO STUDIO DI CINECITTÀ ALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI, È COSTATO LA SOMMETTA DI 9.987.725 MILIONI DI EURO. DI QUESTI, I CONTRIBUTI RICEVUTI DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON IL MECCANISMO DEL TAX CREDIT RAGGIUNGONO LA CIFRA DI 3.955.090 MILIONI - DA PARTE SUA, PEPPUCCIO TORNATORE AVREBBE INTASCATO 2 MILIONI PER LA REGIA E 500 MILA PER SOGGETTO E SCENEGGIATURA – A PRODURLO, OLTRE A BRUNELLO STESSO, LA MASI FILM DI MASSIMILIANO DI LUDOVICO, CHE IN PASSATO HA LAVORATO SPESSO CON IL PRODUTTORE MARCO PEROTTI, COINVOLTO NEL CASO KAUFMANN (FU LUI A INOLTRARE LA DOMANDA DI TAX CREDIT PER IL FILM “STELLE DELLA NOTTE” DEL FINTO REGISTA-KILLER) - IL MONUMENTO A SE STESSO GIUNGE AL MOMENTO GIUSTO: DUE MESI FA, UN REPORT DI ''MORPHEUS RESEARCH'' ACCUSO' L'AZIENDA DI CUCINELLI DI VIOLARE LE SANZIONI UE ALLA RUSSIA…

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin valery zaluzhny

DAGOREPORT - ZELENSKY, FINITO NELLA TENAGLIA PUTIN-TRUMP E SOSTENUTO SOLO PARZIALMENTE DA UNA UNIONE EUROPEA BALCANIZZATA, CERCA LA MOSSA DEL CAVALLO PER SPARIGLIARE LE CARTE E SALVARE IL SALVABILE: PORTARE L’UCRAINA A ELEZIONI NEL GIRO DI 2-3 MESI. SAREBBE UNA VITTORIA DI PUTIN, CHE HA SEMPRE CHIESTO DI RIMUOVERE IL PRESIDENTE (DEFINITO “DROGATO”, “TOSSICOMANE”, “MENDICANTE”). IN CAMBIO “MAD VLAD” DOVREBBE ACCONSENTIRE A UNA TREGUA PER PERMETTERE IL VOTO, SOTTO ATTENTO CONTROLLO DEGLI OSSERVATORI OCSE – IN POLE POSITION L’EX CAPO DI STATO MAGGIORE, VALERY ZALUZHNY. MA SIAMO SICURI CHE UN INTEGERRIMO GENERALE COME LUI SIA DISPOSTO A METTERE LA FACCIA SULLA RESA?