giuseppe conte enrico letta

CONTE CONDANNA LE FRASI DI BERLUSCONI SU PUTIN E ZELENSKY MA DICE NO A NUOVE ARMI A KIEV – COSA DICE LETTA, SECONDO CUI LA LINEA DI BERLUSCONI È “PERICOLOSA E SBAGLIATA” E “CI METTE FUORI DALL’EUROPA”? QUELLA DI PEPPINIELLO APPULO NON E’ALTRETTANTO ANTI-UE? LA VERITA’ E’ CHE PD E M5S SONO UNITI SOLO QUANDO SI TRATTA DI MENARE CONTRO IL CENTRODESTRA - CONTE NON VUOLE SAPERNE DI CABINE DI REGIA PER UNA OPPOSIZIONE UNITARIA ANCHE PERCHE’ I SONDAGGI LO DANNO A UN INCOLLATURA DAL PD…

Da corriere.it

 

CONTE LETTA

È la linea dell’Italia in politica estera la preoccupazione più forte che le opposizioni hanno consegnato al capo dello Stato, ponendo a Sergio Mattarella anche il dilemma della Farnesina: un ministero così delicato può essere affidato a un esponente di Forza Italia?

 

Nel primo giorno di consultazioni al Quirinale il Pd e il M5S hanno condannato le esternazioni di Berlusconi su Putin e Zelensky, ma sono apparsi molto distanti sulla questione centrale della guerra in Ucraina. Enrico Letta avverte che la linea di Berlusconi è «pericolosa e sbagliata» e «ci mette fuori dall’Europa». Mentre Giuseppe Conte, che pure critica le parole del fondatore di Forza Italia, annuncia che non voterà altri decreti per inviare armi all’Ucraina.

 

La domanda dei giornalisti arriva due volte e per due volte Conte prova a schivarla. Finché, prima di lasciare la Loggia d’Onore, il leader del M5S formalizza il suo no: «Crediamo non sia più necessario da parte dell’Italia l’invio di armi all’Ucraina». Parole che mettono i 5 Stelle in plateale contrasto con la linea del governo Draghi, dell’Europa e della Nato.

GIUSEPPE CONTE ENRICO LETTA

 

Ma guai a sospettarli di filo putinismo. L’ex premier lo chiarisce davanti alle telecamere: «Non ho mai parlato con Putin e non ho mai detto che Putin voleva la pace». Conte e i capigruppo Silvestri e Floridia esprimono a Mattarella tutto il loro «sconcerto» per le divisioni nella maggioranza e per le esternazioni di Berlusconi.

 

La ricostruzione «ben articolata» delle ragioni della guerra, registrata in due audio che hanno suscitato clamore in Italia e all’estero, ha «colpito fortemente» i 5 Stelle e Conte la definisce «inaccettabile».

 

Ecco perché il M5S ha provato a sbarrare a Tajani il portone della Farnesina, esprimendo a Mattarella «forti perplessità» sulla possibilità che un dicastero così centrale venga affidato a un esponente di Forza Italia.

 

 

giuseppe conte enrico letta 2

L’ultima delegazione del primo giorno è il centrosinistra. Enrico Letta, al Colle con la presidente dem Cuppi, Guerra di Articolo 1 e le capogruppo Serracchiani e Malpezzi, rivela di aver affidato al presidente Mattarella la forte preoccupazione per le parole di Berlusconi: «Un gravissimo vulnus, come lo è anche l’appaluso fragoroso dei componenti dei gruppi di Forza Italia». Se la linea di politica estera di Meloni fosse quella — «riallacciare i rapporti di amicizia con Putin e criticare la dirigenza ucraina» — per Letta sarebbe «pericolosa, profondamente sbagliata e ci metterebbe fuori dall’Europa».

 

L’unità delle opposizioni è lontana, ma sulla politica estera il Terzo polo è in sintonia con il centrosinistra. Carlo Calenda, con i capigruppo Paita e Richetti e la renziana Bellanova, annuncia che farà un’opposizione «durissima e senza sconti» se il governo Meloni dovesse smarcarsi rispetto al sostegno all’Ucraina. A Mattarella la delegazione di Azione-Italia viva consegna la «viva preoccupazione» per le uscite di Berlusconi e del presidente della Camera, Fontana, scettico sulle sanzioni alla Russia. «Abbiamo avuto la sensazione che la linea della maggioranza sulla politica estera stia traballando. Deve arrivare un chiarimento definitivo», avverte Calenda. Di negoziati parla invece l’Alleanza verdi e Sinistra: «La scelta della pace è l’unica soluzione».

giuseppe conte enrico letta 1

 

 

I primi a salire al Colle sono stati i neo presidenti di Senato e Camera, Ignazio La Russa e poi Lorenzo Fontana. Il capo dello Stato ha anche sentito il presidente emerito, Giorgio Napolitano. Oggi si chiude. Capigruppo e leader di Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Noi moderati e Maie saranno al Quirinale alle 10.30 e, lasciando lo Studio alla Vetrata, parleranno davanti alle telecamere con una voce sola: quella di Giorgia Meloni, che oggi stesso riceverà l’incarico di formare il governo.

 

 

 

 

conte lettagiuseppe conte enrico letta

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)