giuseppe conte aiuto

CONTE A UN PASSO DALLE DIMISSIONI - CONTE RECALCITRA MA LA SUA RESISTENZA SI AFFIEVOLISCE ORA PER ORA SOTTO LA SPINTA DI PD E M5S. MOSSI DAL SOSPETTO CHE SIA LUI L'UNICO A NON TEMERE (O ADDIRITTURA A VOLERE) LE ELEZIONI - SE GIOVEDÌ IN SENATO BONAFEDE CADESSE, CONTE SAREBBE COSTRETTO A DIMETTERSI. ‘’E IN QUEL CASO NON POTRESTI AVERE UN REINCARICO DA MATTARELLA’’, LO HANNO AVVISATO. ARGOMENTO CHE PARE AVER FATTO BRECCIA, AL PUNTO CHE NEI PALAZZI ROMANI TUTTI SI ASPETTANO CHE CONTE SALGA AL COLLE TRA STASERA E DOMANI, PRIMA DEL VOTO IN SENATO - RENZI PUR DI SCALZARE CONTE SAREBBE ARRIVATO AL PUNTO DI PROPORRE A DI MAIO DI FARE LUI IL PREMIER...

giuseppe conte parla al senato 15

Carlo Bertini per “la Stampa”

 

In ogni crisi c' è sempre l' ora delle scelte e per Giuseppe Conte questa ora è arrivata: il premier è scosso dai tormenti che giustamente preludono l' ora delle dimissioni da una carica del genere, ma al punto in cui si è arrivati giocare d' anticipo sembra essere l' unica soluzione.

 

Conte recalcitra, ma la sua resistenza si affievolisce ora per ora sotto la spinta di tutti gli attori protagonisti che lo circondano. Mossi anche dal sospetto che sia lui l' unico a non temere (o addirittura a volere) le elezioni. E che quindi lo hanno stretto in un angolo indicandogli la sola via per evitarle: un Conte ter, rilanciato dai quadrumviri del Partito democratico, da Zingaretti a Dario Franceschini, da Andrea Orlando a Goffredo Bettini, molto preoccupati da questo piano inclinato che porta dritto alle elezioni anticipate.

nicola zingaretti dario franceschini

 

E da Luigi Di Maio: quando dalla Annunziata su Rai3 dice che tutto va risolto in 48 ore blindando Bonafede ed escludendo dimissioni del solo Guardasigilli in caso di sfiducia personale in Parlamento, Di Maio di fatto indica quella delle dimissioni anticipate di Conte come unica via per evitare il patatrac.

 

Se giovedì in Senato infatti, la relazione del ministro Bonafede non avesse la maggioranza dei voti, il premier sarebbe costretto a dimettersi. «E in quel caso non potresti avere un reincarico da Mattarella», lo hanno avvisato. Argomento che pare aver fatto breccia, al punto che nei Palazzi romani tutti si aspettano che Conte salga al Colle tra stasera e domani, prima del voto in Senato.

giuseppe conte alfonso bonafede

 

Garanzie nei numeri Ma il premier - che fino a ieri mattina escludeva dimissioni al buio - vuole prima avere garanzie sui numeri. Gli ambasciatori riportano segnali positivi in caso di un Conte ter, dove potrebbe ripartire ministeri e posti di sottogoverno.

 

Garanzia che potrebbero materializzarsi in queste ore, ma non per il voto sulla Giustizia di giovedì, che verrebbe congelato se il premier si dimettesse domani. Solo dopo un reincarico il reclutamento dei responsabili potrà sortire effetti visibili.

 

alfonso bonafede luigi di maio

«Così Giuseppe - gli ha spiegato uno dei suoi interlocutori - riazzera la situazione. Tu sconfiggi Renzi sul punto essenziale che rimarrai premier. E riparti da una situazione di forza». Ma per far questo, deve venir fuori una congrua pattuglia di responsabili che garantisca al premier (e a Pd e 5Stelle) che Renzi non risulti decisivo nel Conte ter.

 

Perciò Franceschini si sta spendendo per un governo «a maggioranza Ursula», con Pd, M5S, Leu, allargato anche a forze liberali e centriste, pezzi di Forza Italia, Iv compresa.

«A quel punto sul programma si apre a tutti, pure a Renzi», ragionano i big del Pd col premier.

Tommaso Cerno Goffredo Bettini e Pippo Orlando

 

Base del Pd contro il voto E questa svolta su Renzi ha una radice ben precisa: in un partito della sinistra l' umore della base va sempre ascoltato e infatti proprio in questi giorni dirigenti come Orlando e Bettini hanno preso parte a diverse assemblee locali, da Parma in giù. I militanti, così come i parlamentari, lanciano un solo messaggio al vertice del partito: «Se dobbiamo sfasciare tutto, allora accettiamo queste aperture di Renzi».

 

andrea orlando

Stessa musica tra i grillini, pur restii ufficialmente al ritorno di Iv. Ecco perché i dem tutti lavorano per un governo più largo: non esiste un esecutivo senza Conte, «perché se levi lui, i 5stelle non accetterebbero un premier nostro e no uno loro, tipo Di Maio che ha l' 80 per cento dei suoi contro», spiega uno dei quadrumviri Pd.

mattarella renzi zinga di maio

 

La sirena di Renzi a Di Maio Eh sì perché nei rutilanti scenari che entrano ed escono dai cilindri dei protagonisti, ne spunta uno a trazione grillina: Renzi per i dem va disinnescato, poiché pur di scalzare Conte è arrivato al punto di proporre a Di Maio di fare lui il premier. «I due tra loro cinguettano», è il tam tam del Nazareno, che fa capire il livello di sospetti verso l' ex segretario.

 

Quindi lo schema di gioco con cui si vuole convincere Conte, è il seguente: costruire una maggioranza più articolata e ariosa, con un nuovo rilancio sui temi della giustizia e dell' Europa, allargarla ad altre forze, per rendere i voti di Renzi aggiuntivi, non determinanti.

DI MAIO RENZI

 

Qualcosa verrà fuori in queste ore sui numeri, i sonar segnalano movimenti. «E se riceverai un incarico per un Conte ter sarai più forte e solo a quel punto, se fallisci, si va davvero alle elezioni», è il discorso fatto al premier.

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