mattarella bergoglio

IN COSA CREDONO GLI ITALIANI? CROLLA LA FIDUCIA NELLO STATO (-7%), NELLE BANCHE E NELLA MAGISTRATURA - AMATISSIME LE "AUTORITA'": LE FORZE DELL’ORDINE, IL QUIRINALE E IL PAPA (ANCHE SE IN CALO) - SI RIACCENDE LA VOGLIA DELL’IMPEGNO POLITICO E DELLE MANIFESTAZIONI DI PROTESTA - I TEMI PIÙ SENTITI? IL FUTURO E L’AMBIENTE - IL RAPPORTO DI “DEMOS”

Ilvo Diamanti per “la Repubblica”

 

MATTIA SANTORI A PIAZZA SAN GIOVANNI

Un anno dopo, gli italiani sembrano essere tornati alla "tradizione". Segnata da un certo distacco rispetto alle istituzioni. Tuttavia, la "sfiducia politica" procede insieme a una ripresa dell' impegno e della protesta sociale. Alla mobilitazione dei cittadini intorno a questioni di interesse comune. In primo luogo, il futuro - e il presente - dell' ambiente. Del clima... Sul piano globale, ma anche locale. È l' indicazione offerta dalla XXII indagine dedicata al rapporto fra "Gli Italiani e lo Stato", curata da Demos per La Repubblica . Rispetto al 2018, infatti, fra i cittadini, si osserva un certo declino dei principali riferimenti del sistema politico e istituzionale. La fiducia nello Stato, in primo luogo, scende di 7 punti. Si ferma al 22%. Comunque, 7 punti in più del Parlamento, "stimato" da una quota di persone molto ridotta: 15%. In calo di 4 punti, nell' ultimo anno.

 

LE SARDINE A PIAZZA SAN GIOVANNI

Accanto a loro, le "banche". Penalizzate dalle crisi che si ripetono negli ultimi anni. Più dietro, in fondo alla graduatoria, incontriamo solo i "partiti". I soggetti della rappresentanza democratica. Appunto. Non per nulla la "riduzione dei parlamentari" raccoglie consensi larghissimi fra gli elettori di tutte le parti e tutti i partiti. In testa alla graduatoria si confermano, invece, le "Forze dell' ordine". Riflesso della diffusa domanda di sicurezza che pervade il Paese. Subito dopo incontriamo il Papa. Il quale, tuttavia, subisce un significativo ridimensionamento, sul piano della fiducia. Che si ferma al 66%.

 

Mattarella Bergoglio

Due italiani su tre. Ancora molti. Ma 6 meno di un anno fa. E 11, rispetto al 2017. Resta alto e costante, invece, il consenso verso il Presidente della Repubblica e verso la "scuola". Alla quale abbiamo dedicato, di recente, un Osservatorio specifico. In calo risulta, invece, la fiducia verso i "magistrati". Tanto più nei confronti delle "associazioni imprenditoriali". Che affiancano i "sindacati". Entrambi "stimati" dal 23-24% del campione.

Nel complesso, dunque, il sentimento dei cittadini verso lo Stato, le istituzioni e le organizzazioni di rappresentanza si "raffredda". Ma non si tratta di un crollo. Semmai, di un ritorno alla "normalità" (nazionale).

 

In un Paese dove fra cittadini e Stato prevale il "sospetto" sul "rispetto" reciproco. Peraltro, la fiducia si mantiene più elevata rispetto a due anni fa. Riguardo allo Stato: 3 punti sopra al 2017. Al Parlamento: +4. Così, è probabile che il cambiamento del clima d' opinione rifletta, in parte, le stesse ragioni "politiche" del mutamento rilevato un anno fa.

FESTA DELLE FORZE ARMATE

 

Con effetti divergenti. Un anno fa, la ritrovata fiducia verso lo Stato, il Parlamento e le altre istituzioni pubbliche appariva, in larga misura, conseguente al successo elettorale della Lega e del M5s. E all' accordo di governo fra i due soggetti politici. Veicoli e amplificatori del sentimento anti-politico. Fino ad allora. L' ingresso al governo, al centro dello Stato, trasformò l' atteggiamento dei loro elettori. Che, infatti, dimostrarono maggiore confidenza verso le istituzioni pubbliche. E verso lo Stato.

 

Cioè, verso il proprio riferimento politico. Verso se stessi Quest' anno, però, l' assetto del governo è cambiato ancora. La Lega è passata all' opposizione, dopo le dimissioni di Salvini. Convinto che sarebbero seguite nuove elezioni. E, comunque, poco intenzionato ad affrontare una stagione di "sacrifici" da posizioni di governo. Al governo, così, è rimasto il M5S, che ha siglato un accordo con il PD. Un accordo nel segno del disaccordo. Come nella maggioranza di governo precedente. Così la fiducia degli elettori della Destra e, in particolare, d ella Lega di Salvini verso lo Stato si è nuovamente raffreddata. Anzi, dimezzata: dal 30% al 15%.

SALVINI E RENZI

 

Questo clima "sfavorevole" ha coinvolto la magistratura. Bersaglio ricorrente dei partiti. Negli ultimi mesi, di Renzi e Italia Viva. In precedenza, contestata da Salvini per le sentenze "pro-migranti". Per motivi analoghi, ma di segno contrario, si è - relativamente - oscurata l' immagine del Papa. Che è sempre molto considerato. Ma non quanto gli anni precedenti. Soprattutto per la comprensione e la com-passione verso gli "ultimi". In particolare, dei migranti.

 

Divenuti protagonisti della narrazione proposta da Salvini e dalla sua Lega nel corso della campagna elettorale - permanente - condotta da oltre due anni.

Tuttavia, il XXII Rapporto sugli italiani e lo Stato racconta anche di una mobilitazione diffusa e crescente. Fatta di manifestazioni e di proteste, "contro" questi stessi risentimenti. Contro la xenofobia. Contro le paure usate come arma politica. Il 2019 è anche l' anno delle Sardine.

 

RENZI BANCHE1

La mobilitazione di molti giovani che si ispirano, in gran parte, alla sinistra. Ma che la sinistra non riesce più a coinvolgere perché è lontana dal territorio e dalla società. Dove, invece, è molto attivo e presente Matteo Salvini. Il "Leader forte", che, da tempo, viene quasi invocato dagli italiani, secondo le opinioni raccolte, negli scorsi anni, da questa indagine. Ora, nel vuoto lasciato a Sinistra, "nuotano" le Sardine. I giovani e i giovani-adulti. Attenti e sensibili anche alle iniziative sull' ambiente promosse da Greta Thunberg.

Così, se la (s)fiducia verso lo Stato e le istituzioni riflette, da un lato, il ritorno dell' anti-politica, dall' altro, annuncia il ritorno della - mobilitazione - politica. Segnala il risveglio "politico" dei giovani. In altri termini: un ritorno "del" futuro.

Ultimi Dagoreport

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...