giuseppe conte beppe grillo virginia raggi

LA CURA CONTE NON HA FUNZIONATO, IL M5S PROVA LA RICETTA RAGGI (COCCA DI GRILLO) PER NON SCOMPARIRE – IL MOVIMENTO SI PREPARA A USCIRE DALLA MAGGIORANZA E A ROMPERE COL PD (USANDO COME PRETESTI L’INVIO DI ARMI ALL’UCRAINA E IL TERMOVALORIZZATORE A ROMA) - E I DEM? LETTA MIAGOLA CONTRO PEPPINIELLO APPULO PERCHÉ È A RISCHIO L'ACCORDO ELETTORALE - L'EX RENZIANO MARCUCCI: “NON SI POSSONO FARE ALLEANZE CON CHI METTE IN DISCUSSIONE IL GOVERNO, L'EUROPA, LA NATO”

Stefano Re per “Libero quotidiano”

 

conte letta

Sabotare il governo per rifarsi un'identità. Usare la consegna di armi italiane a Kiev e la costruzione dell'inceneritore a Roma come pretesti per uscire dalla maggioranza. Più passa il tempo, più i grillini che fanno capo a Giuseppe Conte si vanno convincendo che, se vogliono avere un futuro, può essere solo a danno dell'attuale maggioranza e del "campo largo" immaginato da Enrico Letta.

 

L'ultima doccia fredda sono le liste per le Comunali: in nessuna delle 26 grandi città in cui si voterà il 12 giugno, il M5S si presenta con un proprio candidato sindaco.

Per non estinguersi completamente ed eleggere un po' di consiglieri comunali, i suoi esponenti locali si sono ridotti quasi ovunque a fare le mosche cocchiere del Pd.

 

giuseppe conte 1

 

Eppure sono gli stessi centri nei quali si era votato cinque anni fa, e al termine di quella tornata l'Istituto Cattaneo, analizzando i risultati, aveva proclamato i Cinque Stelle vincitori della sfida: «Pur essendo riuscito ad andare al ballottaggio soltanto in 10 comuni su 159, il M5S mostra un "tasso di vittoria" nel secondo turno pari all'80%, il risultato più alto rispetto a tutti gli altri schieramenti considerati...».

 

Non sarà così, stavolta, perché candidati sindaco non ce ne sono. E non ci sono perché la struttura del movimento, in gran parte del territorio, non esiste più.

draghi conte

 

Gli arrabbiati della prima ora sono tornati nella zona dell'astensione o sono andati in cerca di conforto da Gianluigi Paragone, il cui partito, Italexit, nelle medie dei sondaggi ora è sopra al 2%, e presenta candidati sindaco propri in città come, Asti, Alessandria, Cuneo, Como, Monza, Pistoia e Viterbo. E molti degli altri elettori, quelli che avevano contribuito al grande successo delle elezioni del 2018, sono evaporati.

 

LA "RICETTA RAGGI"

GRILLO RAGGI

Si lavora già per le elezioni politiche che si terranno tra un anno, quindi, e i sondaggi che danno il movimento al 13%, in lenta ma costante discesa, dimostrano che la "cura Conte", sinora, non ha funzionato. Occorre cambiare ricetta. Virginia Raggi, che nonostante la batosta rimediata a Roma è ancora un punto di riferimento per ciò che resta della base e per Beppe Grillo, la sua ricetta l'ha illustrata ieri, intervistata da Repubblica.

 

 Prevede che il M5S voti contro il "decreto Aiuti" (che consente la costruzione di un termovalorizzatore dei rifiuti nella capitale) anche se Mario Draghi dovesse blindarlo con la fiducia, che si opponga all'invio di armi all'Ucraina e che «riparta dalla propria identità», ossia senza allearsi col Pd, «altrimenti si fanno scelte sbagliate».

 

GIUSEPPE CONTE CON ENRICO LETTA

Linea che Conte condivide quasi integralmente, e con lui una metà dei gruppi parlamentari del movimento. E queste tensioni probabilmente non potranno scaricarsi giovedì, quando Draghi si presenterà nelle aule di Camera e Senato per la sua «informativa urgente sugli sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina».

 

Per le «informative», infatti, a differenza che per le «comunicazioni» del premier, non è previsto che i parlamentari presentino mozioni da votare: forte del mandato già ricevuto dalle camere, Draghi parlerà, confermerà le decisioni prese e nessun eletto del movimento odi un altro partito potrà sottoporle al giudizio dell'assemblea.

grillo raggi

 

La contrarietà dei Cinque Stelle dovrà quindi sfogarsi in altre occasioni. I grillini vogliono comunque che in aula si voti sulla cessione di armi all'Ucraina, e per questo stanno preparando un documento parlamentare che sperano di calendarizzare entro breve. Se non ci riusciranno, potranno "smarcarsi" da Draghi durante l'esame di uno dei tanti provvedimenti governativi (tra cui il "decreto Aiuti", appunto).

 

Magari sventolando la bandiera della "transizione ecologica", come propone la Raggi, e in combutta con Articolo 1, il partito di Pier Luigi Bersani e Roberto Speranza, con quale il M5S, come dicevano ieri gli uomini di Conte, ha «una solida collaborazione e condivisione di temi».

 

enrico letta e giuseppe conte 2

GLI ULTIMI AVVERTIMENTI

Dentro al Pd, la convinzione è che Conte sia ormai pronto allo strappo. Così si moltiplicano gli avvertimenti. Chi è vicino a Enrico Letta avvisa il capo politico del M5S di fermarsi qui, perché è a rischio l'accordo elettorale, e a meno di un mese dalle amministrative sarebbe difficile da spiegare agli elettori. Chi è all'opposizione di Letta, come il senatore Andrea Marcucci, si rivolge direttamente al segretario: «Non si possono fare alleanze con chi mette in discussione il governo, l'Europa, la Nato.

 

Conte deve sapere che c'è un limite che non si può oltrepassare». Fiuta aria di tempesta pure Luigi Di Maio, al quale fa capo almeno metà delle truppe parlamentari del movimento. Non potendo mediare tra russi e ucraini, il ministro degli Esteri prova almeno a tenere a bada il suo partito. Intervistato su Rai 3, ieri ha assicurato che «Conte ha sentito le parole di Draghi a Washington e le ha sentite molto vicine a lui. La forza politica a cui appartengo è stata molto responsabile sull'Ucraina, ha stabilito aiuti finanziari, accolto tutti i pacchetti sanzioni e accettato l'invio di armi per la legittima difesa dell'Ucraina». Un quadro idilliaco ben distante dalla realtà, come Conte intende dimostrare molto presto.

giuseppe conte

Ultimi Dagoreport

viktor orban donald trump volodymyr zelensky maria zakharova matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - TRUMP E PUTIN HANNO UN OBIETTIVO IN COMUNE: DESTABILIZZARE L’UNIONE EUROPEA - SE IL TYCOON ESENTA ORBAN DALL’EMBARGO AL PETROLIO RUSSO, DANDO UN CEFFONE A BRUXELLES, LA RUSSIA FA GUERRA IBRIDA ALL'UE E PENETRA L'ITALIA, VERO VENTRE MOLLE DELL’UNIONE, APPROFITTANDO DEI PUTINIANI DI COMPLEMENTO (PER QUESTO QUELLA ZOCCOLOVA DI MARIA ZAKHAROVA PARLA SPESSO DI FACCENDE ITALIANE) - IL PRIMO DELLA LISTA È SALVINI, CHE ALL’ESTERO NON E' VISTO COME IL CAZZARO CHE E' MA, ESSENDO VICEPREMIER, VIENE PRESO SUL SERIO QUANDO SVELENA CONTRO BRUXELLES, CONTRO KIEV E FLIRTA CON MOSCA - IL CREMLINO PUÒ CONTARE SU TANTI SIMPATIZZANTI: DA GIUSEPPE CONTE AI SINISTRELLI DI AVS, FINO A PEZZI ANTI-AMERICANI DEL PD E AI PAPPAGALLI DA TALK - ANCHE FDI E MELONI, ORA SCHIERATI CON ZELENSKY, IN PASSATO EBBERO PIÙ DI UNA SBANDATA PUTINIANA...

2025marisela

CAFONAL! ERA UN MISTO DI CASALINGHE DI VOGHERA E "GRANDE BELLEZZA" ALL'AMATRICIANA IL “LUNCH” DA MARISELA FEDERICI A VILLA FURIBONDA SULL’APPIA ANTICA PER FESTEGGIARE  “STILE ALBERTO”, IL DOC DI MICHELE MASNERI DEDICATO AD ARBASINO, CHE ANDRÀ IN ONDA SABATO 15 NOVEMBRE SU RAI 3 – TRA CONTESSE (TRA CUI LA FIGLIA DELLA MITOLOGICA DOMIETTA DEL DRAGO CHE ERA LA MUSA DI ARBASINO), VANZINA, PAPPI CORSICATO, IRENE GHERGO, BARABARA PALOMBELLI, AVVISTATI MONSIGNORI GOLOSISSIMI CHE SI SONO LITIGATI LA BENEDIZIONE DEL PRANZO. PS: UNO DEI CAGNETTI DI ALDA FENDI HA AZZANNATO UNO DEI MONSIGNORI (CHE NON HA AVUTO PAROLE BENEDICENTI) _ IL DAGOREPORT

gender club degrado roma pina bausch matteo garrone

25 ANNI FA SPUNTÒ A ROMA UN CLUB IN MODALITÀ DARK-ROOM: AL "DEGRADO", IMMERSO NEL BUIO, SI FACEVA SESSO SENZA IL SENSO DEL PECCATO, IN MEZZO A TUTTI. UNO ‘’SBORRIFICIO” CHE NON HA AVUTO EGUALI E CHE DEMOLÌ I MURI DIVISORI TRA ETERO-BI-GAY-LESBO-TRANS-VATTELAPESCA - PER 9 ANNI, “CARNE ALLEGRA” PER TUTTI. OGNUNO VENIVA E SI FACEVA I CAZZI SUOI, E QUELLI DEGLI ALTRI. IL "DEGRADO'' POTEVA ESSERE RIASSUNTO IN UNA DOMANDA: CHI È NORMALE? - DAGO-INTERVISTA ALL’ARTEFICE DEL BORDELLO: “SCORTATA DA MATTEO GARRONE, UNA NOTTE È APPARSA PINA BAUSCH IMPEGNATA AL TEATRO ARGENTINA. SI ACCENDONO LE LUCI E UNA TRAVESTITA URLO': “AO' SPEGNETELE! IO STAVO A FA’ UN BOCCHINO. NUN ME NE FREGA ‘N CAZZO DE 'STA PINA!”

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?

giorgia meloni matteo salvini antonio tajani giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - COME MAI LADY GIORGIA INFLIGGE ALLA “NAZIONE”, IN VISTA DEL 2026, UNA FINANZIARIA COSÌ MICRAGNOSA, CORRENDO IL RISCHIO DI PERDERE CONSENSI? - UNA MISERIA DI 18 MILIARDI CHE, AL DI LÀ DELL’OPPOSIZIONE, STA FACENDO SPUNTARE LE CORNA DEL TORO AGLI ALLEATI SALVINI E TAJANI, MENTRE RUMOREGGIANO I VAFFA DI CONFINDUSTRIA E DEI MINISTRI COSTRETTI AD USARE L’ACCETTA AL BILANCIO DEI LORO DICASTERI (TAGLIO DI 89 MILIONI ALLA DISASTRATA SANITÀ!) – LA DUCETTA HA UN OTTIMO MOTIVO PER LA MANOVRA MIGNON: FINENDO SOTTO IL 3% DEL PIL, IL GOVERNO ALLA FIAMMA USCIRÀ CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER CONFEZIONARE NEL 2026 UNA FINANZIARIA RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON I TEMPI DELLE POLITICHE DEL 2027 - E GLI ITALIANI NELLA CABINA ELETTORALE POTRANNO COSÌ RICOMPENSARE LA BONTÀ DELLA REGINA GIORGIA…