beppe grillo luigi di maio

DAGO-RETROSCENA - LE DIMISSIONI DI DI MAIO SONO UN VAFFA A GRILLO, CHE LO AVEVA GIÀ ''LICENZIATO'' MA GLI AVEVA CHIESTO DI ASPETTARE GLI STATI GENERALI. INVECE ORA SARÀ QUALCUN ALTRO AD ACCOLLARSI LA SICURA SCONFITTA ALLE REGIONALI - LA FRATTURA TRA I DUE È NATA AD AGOSTO, QUANDO SALVINI HA OFFERTO PALAZZO CHIGI A LUIGINO, CHE NON VOLEVA L'ACCORDO COL PD. ECCO COSA SUCCESSE - CASALEGGIO INDEBOLITO, CONTE LEADER IN PECTORE E DI "FATTO" DEI 5 STELLE E DELL'ALLEANZA COL PD. A MENO CHE IL VOTO...

 

DAGONEWS

 

grillo di maio casaleggio

L'addio al ruolo di capo politico – che su questo sito abbiamo anticipato mesi fa – è l'ennesima crepa nel già fratturato rapporto tra Di Maio e Grillo. L'Elevato gli aveva fatto capire dopo poche settimane di evidenti difficoltà, che non poteva continuare a mantenere i piedini in due scarponi, quello di guida del M5S e di Ministro degli Esteri. Chiedergli di ''accogliere'' qualcuno che potesse affiancarlo nella gestione quotidiana era come chiedergli di fare il famigerato passo indietro.

LUIGI DI MAIO - DAVIDE CASALEGGIO - PIETRO DETTORI

 

Solo che nell'ultima conversazione gli aveva chiesto di aspettare quanto meno le elezioni in Emilia-Romagna, e possibilmente gli Stati Generali del Movimento che si terranno il 13 marzo, l'occasione giusta per nominare il nuovo gruppo dirigente.

 

Luigino invece ha capito che era una mossa per incastrarlo, per costringerlo a ciucciarsi la sicura sconfitta alle regionali e presentarsi al congresso da capo politico dimissionario che nel discorso di apertura è costretto a fare l'analisi della sconfitta, una roba da vetero-sinistra che l'ex bibitaro non voleva certo emulare. Dimettendosi ora, non sarà lui il traghettatore degli Stati Generali, ma sarà il reggente (Vito Crimi) a dover mettere la faccia sul tracollo dei consensi per i 5 Stelle.

 

DI MAIO FRACCARO

Di Maio potrà così presentarsi come il leader di una corrente interna, anche se tutta da ricompattare. Ma non sarà difficile radunare gli scettici dell'accordo con il Pd, che Luigino non ha mai voluto, e dell'irresistibile ascesa di Conte come leader in pectore del Movimento.

 

Ma quand'è che si apre la prima grande frattura tra Di Maio e Grillo? In quei caldi giorni d'agosto in cui Salvini aveva fatto cadere il governo e, con una certa disperazione, aveva offerto a Luigino il ruolo di Presidente del Consiglio.

 

ALFONSO BONAFEDE ABBRACCIA LUIGI DI MAIO E DI BATTISTA GUARDA

L'alternativa era l'accordo offerto da Renzi sulle pagine del ''Corriere'' e Di Maio temeva, giustamente, che il Pd avrebbe finito per assorbire i 5 Stelle usando Conte come grimaldello. E poi, ovviamente, c'era l'ambizione sfrenata di potere che lo avrebbe portato a Palazzo Chigi a 32 anni.  

 

In quel momento anche i suoi compagni di partito più fidati, ovvero Bonafede e Spadafora, lo mettevano in guardia dal consegnare il M5S nelle mani di Salvini in cambio della poltrona più ambita.

 

Beppone, al pari di Travaglio, voleva a tutti i costi l'accordo coi dem per liberarsi dell'odiato Salvini, e quando ha visto il discepolo accecato dall'ambizione, ha cambiato radicalmente approccio con lui. Lo accusa di non avere visione politica, di pensare unicamente ai suoi interessi e non a a quelli del Movimento.

MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO

 

Di Maio si è quindi trovato sempre più isolato, e nel neonato governo è andata come temeva: Zingaretti ha stretto un accordo solidissimo con Giuseppi, Grillo ha smesso di proteggerlo come un tempo, e il suo doppio ruolo è stato quotidianamente delegittimato da fronde e frondine.

 

Dalla sua parte resta Casaleggio, un altro che sguazzava nell'alleanza coi leghisti e aveva promesso al padre ''Mai col Pd''. L'Erede della Srl è però indebolito dalla guerra scatenata dai suoi stessi parlamentari contro Rousseau e i rimborsi (oggi se ne sono andati altri due parlamentari morosi), e pure da quella scatenata da tutti gli altri per i suoi evidenti conflitti d'interessi (Onorato, Huawei, Facebook…).

 

giuseppe conte nicola zingaretti 1

L'abbandono della leadership da parte di Luigino è dunque un altro colpo che non ci voleva, mitigato dall'arrivo del reggente Crimi, da sempre un suo fedelissimo. Ma riuscirà il sottosegretario a essere confermato capo politico durante gli Stati Generali?

 

In ogni caso, la decisione di lasciare il posto Di Maio l'aveva presa da un po', insieme ai due fedelissimi Carmine America e Augustarello Rubei, e avrebbe voluto annunciarla tre giorni fa, ma il vertice sulla Libia a Berlino ha ritardato i piani.

 

BEPPE GRILLO - DI MAIO - DAVIDE CASALEGGIO

Ovviamente, paga anche l'opposizione del ''Fatto Quotidiano'', che insieme a Grillo ha spinto fortissimo per stringere l'accordo con il Pd e liberarsi del Capitone. È stato il giornale a sparare in apertura la notizia delle sue dimissioni, pochi giorni fa. Dimissioni che erano nell'aria, ma quel titolo era una lettera di licenziamento da parte del giornale più vicino al premier e all'Elevato. E allora Di Maio ha pensato: se loro non rispettano il protocollo, non lo farò neanche io. Anticipando tutto a quattro giorni dal voto regionale. Tiè!

travaglio conte

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”