1. DAGOREPORT! TUTTI SU DRAGHI? MANCO PER IL CAZZO! CERTO, LE SUE AZIONI SONO SALITE CON LA DISPONIBILITÀ DATA DA CONTE A ENRICO LETTA MA I VOTI, PER ORA, NON BASTANO
2. A ‘’DRAGHI FOR PRESIDENT’’ MANCANO I VOTI DELLA LEGA E DI FRATELLI D’ITALIA, MOLTO PROBABILMENTE QUELLI DI FORZA ITALIA E ALMENO IL 30% DEI GRILLINI. NON DIMENTICHIAMO POI CHE NEL PD ALMENO IL 30% DEGLI EX RENZIANI NON CI PENSA PROPRIO A VOTARLO: SANNO CHE ENRICO LETTA, QUANDO STILERÀ LE LISTE DEI CANDIDATI, SOGNA DI LASCIARLI TUTTI A CASA
3. RIEPILOGANDO: DRAGHI SI PRESENTERÀ DAL QUARTO SCRUTINIO DOVE BASTERANNO 505 VOTI. PER AFFOSSARLO SONO SUFFICIENTI 300 FRANCHI TIRATORI. E QUESTI CI SONO TUTTI, PER ORA
4. AMORALE DELA FAVA: IL TRASLOCO DI DRAGHI AL COLLE E' UN AFFARE DI FAMIGLIA....LETTA!

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MATTEO SALVINI MARIO DRAGHI MATTEO SALVINI MARIO DRAGHI

DAGOREPORT

Tutti su Draghi? Manco per il cazzo! Certo, ieri le sue azioni sono salite con la disponibilità data da Peppiniello Conte sul nome del Grande Gesuita ma i numeri non sono sufficienti. Vediamo perché.

 

Per portare voti a Draghi ci voleva il Grillo azzoppato con tempistica perfetta dalla Procura di Milano (l’indagine su Moby-Onorato era nel cassetto da un anno). Effetto che si è subito fatto sentire quando Enrico Letta e Speranza, fautori di Mariopio al Colle, si sono recati ieri a casa di Giuseppe Conte e hanno trovato la tavola apparecchiata: il presidente pentastellato era già con i calzoni calati.

 

conte grillo conte grillo

In barba e in culo a quel 30 per cento (almeno) di parlamentari grillini da sempre contrari, convintissimi come sono che senza Draghi al volante l’alleanza di governo vada a puttane e si finisca con le elezioni anticipate. Evento che farebbe perdere a tanti scappati di casa miracolati da Grillo il vitalizio da parlamentare.

 

conte di maio conte di maio

D’altra parte, Giuseppe Conte è stato ben felice di far godere Enrico Letta: la sua decisione no-Draghi, infatti, gli è stata imposta obtorto colle dal garante Beppe Grillo. Ora, con l’Elevato trasformato in Indagato, la Pochette dal volto umano ha finalmente avuto le mani libere per mettersi un tovagliolo sul braccio e portare tè e pasticcini a Sotti-Letta.

 

DRAGHI DI MAIO DRAGHI DI MAIO

Una liberazione, il Grillo azzoppato, poiché il poverino sa benissimo che senza l’appoggio di Letta, il “Presidente Conte” non c’è più. Per esistere, l’Avvocato di panna montata deve essere legittimato dal Partito Democratico.

 

L’altro suo compare a 5 stelle, Luigi Di Maio, mantenendosi fedele alla filosofia del magliaro napoletano in modalità azzimato, sta facendo il furbo vendendo a tutti i possibili candidati i suoi voti (controllerebbe una settantina di grandi elettori, dicono). Tanto, l’ex bibitaro del San Paolo sa bene che nel segreto dell’urna può capitare di tutto ed è impossibile sapere l’identità dei franchi tiratori.

 

draghi berlusconi draghi berlusconi

Altro tragico capitolo: che fa il Berlusca? Depresso come una Citroen parcheggiata, più triste di un piatto di verdure lesse, asserragliato nel mausoleo di Arcore, non ha ancora sciolto la sua riserva su Draghi. Malgrado la voce flautata di Gianni Letta, grance sponsor di SuperMario,  che gli cola come miele nell’orecchio, il Cavalier Pompetta non ha sciolto la sua riserva.

 

DRAGHI BERLUSCONI DRAGHI BERLUSCONI

Ancora non ha metabolizzato lo sgarbo del 2005, quando Berlusconi, allora premier, nominò Draghi governatore della Banca d’Italia. Accadde che, scortato dall’Eminenza Azzurrina, Mariopio si avviò in direzione di Palazzo Grazioli per rendere omaggio al Banana ma alla vista di cronisti e paparazzi in attesa all’ingresso del Palazzo, girò i tacchi e si dileguò. Una lesa maestà che nessuna Alka-Seltzer è riuscita a far digerire.

 

E veniamo al più irriducibile avversario di Draghi sul Colle: Matteo Salvini. Finché non avrà trovato la soluzione alla domanda delle cento pistole: quale governo dopo Draghi?, il Capitone alza le barricate. Non solo. Draghi dal Quirinale può offrire ai burocrati di Bruxelles un certo tipo di garanzie; ma il governo si dirige da Palazzo Chigi ed è in quella sede, con premier privi di esperienza politica del calibro di Cartabia o Colao, che si possono fare errori dalle conseguenze imprevedibili.

meme del presepe con matteo salvini giorgia meloni silvio berlusconi meme del presepe con matteo salvini giorgia meloni silvio berlusconi

 

Aggiungere che i leghisti sanno che, con gli attuali sondaggi, e considerando il taglio dei parlamentari previsto dalla nuova legge, in caso di voto anticipato almeno 70 seggi sarebbero a rischio. Il nodo per Salvini quindi rimane lo stesso: prima l'intesa sul governo, poi il presidente della Repubblica.

 

Facendo i conti della serva: a ‘’Draghi for president’’ mancano, nell’ordine: i voti della Lega, almeno il 30% dei grillini, probabilmente Forza Italia, di sicuro la Meloni che sa bene che un europeista intransigente come Mariopio ostacolerebbe la sua ascesa a Palazzo Chigi nel caso vincesse le elezioni.

 

Non dimentichiamo poi che almeno il 30% del Pd, il gruppone di Base Riformista degli ex renziani non ci pensa proprio a votarlo. Al pari di tutti peones parlamentari, Lotti e compagni non scommettono un euro sulla durata di un nuovo governo e sanno benissimo che Enrichetto Letta, quando stilerà le liste dei candidati, è pronto a lasciarli tutti a casa.

 

lotti renzi letta lotti renzi letta

Riepilogando: Draghi si presenterà dal quarto scrutinio dove basteranno 505 grandi elettori. Ma per affossarlo basteranno 300 franchi tiratori. E questi ci sono tutti, per ora. Come diceva Rino Formica, la politica è sangue e merda. Anche nell’era Draghi.

 

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