luigi di maio beppe grillo

LA DECRESCITA INFELICE DI MAIO E GRILLO SUI SOCIAL - DALLA NASCITA DEL CONTE BIS, LUIGINO HA PERSO QUASI 5MILA FOLLOWER: PER LA PRIMA VOLTA C'È STATA UN'INVERSIONE DI TENDENZA - BEPPE GRILLO, GRANDE OFFICIANTE DEL MATRIMONIO CON IL PD, DA SETTEMBRE HA PERSO 1650 SEGUACI E DA AGOSTO DEL 2018 PIÙ DI 17MILA - MA, A CASCATA, PERDONO LIKE TUTTI I BIG DEL MOVIMENTO 5 STELLE…

Francesco Maria Del Vigo per “il Giornale”

 

BEPPE GRILLO GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO

Allarme rosso tra i Cinque Stelle. È iniziata la grande fuga dei follower. Nella repubblica digitale giallorossa il termometro da guardare con grande attenzione è quello dei social network, massima agorà nella quale si srotola la vita di questa sbilenca legislatura. I grillini, dal punto di vista politico, sono nativi digitali. Nel senso che dal web sono nati e sulla rete e attraverso la rete hanno creato il loro consenso. Una infinita campagna elettorale a colpi di foto e meme su Instagram, hashtag cruenti su Twitter, post e dirette infinite su Facebook. Tutto bene, fino a qualche giorno fa. Più precisamente fino alla nascita del governo Conte bis.

 

fico grillo di maio

Fino a settembre gli account grillini avevano continuato, costantemente, ad aumentare il numero dei loro seguaci. Giorno dopo giorno macinavano follower e collezionavano mi piace. Sembrano inezie, ma nell' era della politica del «like», il numero dei propri seguaci è un metro su cui misurare la propria potenza elettorale più efficace persino dei sondaggi. Bene, dati alla mano, in rete qualcosa sta cambiando.

 

È iniziata la retromarcia. Dal primo settembre a oggi la pagina Facebook di Luigi Di Maio ha perso 4921 follower, dei quali 2550 solo nell' ultima settimana. Certo, il ministro degli Esteri rimane uno dei politici italiani più seguiti in rete, con i suoi 2 milioni e 200mila seguaci, ma per la prima volta c' è stata un' inversione di tendenza. Non era mai successo. E, in un social network nel quale è impossibile esprimere il proprio dissenso, togliere il «mi piace» alla pagina di un politico significa esclamare un sonoro: non mi piace.

ALESSANDRO DI BATTISTA

Il fenomeno preoccupa gli stregoni della Casaleggio Associati, che sono stati veri e propri pionieri nella politica digitale e ora si trovano ad essere sorpassati sia a destra che a sinistra.

 

L'alleanza con il Pd, tiepidamente ratificata pochi giorni fa da Rousseau anche a livello regionale, non fa bene al Movimento 5 Stelle. L' effetto Conte bis, infatti, non danneggia solo Di Maio. Beppe Grillo, fondatore del Movimento e grande officiante del matrimonio con Zingaretti, da settembre ha perso 1650 seguaci e da agosto del 2018 più di 17mila. Una Caporetto digitale per quello che, fino a qualche anno fa, era il titolare di uno dei blog più seguiti al mondo.

PAOLA TAVERNA

 

Ma, a cascata, perdono like tutti i big del Movimento 5 Stelle; Di Battista, nell' ultimo mese, ne ha persi 395, Paola Taverna 760, Barbara Lezzi 202, Roberta Lombardi 227. Piccoli numeri che però creano grande tensione nel quartier generale pentastellato, perché vengono letti come i sassolini che annunciano una frana. L' inizio della grande fuga social dal Movimento.

 

roberta lombardi (6)

Anche perché i flussi si muovono e si spostano e se qualcuno perde consensi, c' è qualcun altro che, inevitabilmente, li guadagna. Nello stesso arco temporale, il mese di settembre, mentre Di Maio lasciava sul campo 4921 fedelissimi, Matteo Salvini ne racimolava altri 10359, portando così la sua pagina Facebook al numero monstre di 3.775.564 follower, confermandolo come il politico più seguito in tutta Europa. Ma c' è qualcun altro che festeggia: il premier Giuseppe Conte che, da agosto a oggi, ha portato a casa 145.013 mi piace (su una pagina che al momento non sfiora il milione di like). Ed è proprio questo che terrorizza i Cinque Stelle: avere creato in laboratorio un premier che sta cannibalizzando il loro consenso e che rischia di trasformarli in un fenomeno sempre più virtuale. Prima sulla rete e poi nelle urne.

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…