maurizio belpietro matteo salvini giorgia meloni silvio berlusconi

A DESTRA SI SONO GIÀ DIMENTICATI DI COM’È ANDATA A FINIRE A VERONA – BELPIETRO: “IL DUELLO FRATRICIDA SUI COLLEGI RISCHIA DI ESSERE UN TIRA E MOLLA DEVASTANTE COME LO SONO STATE LE DIVERSE SFIDE PER LE AMMINISTRATIVE” – “CARI SIGNORI DEL CENTRODESTRA, DATEVI UNA REGOLATA, PERCHÉ IN BALLO NON C'È SOLO LA RIELEZIONE DI QUALCUNO O LA NOMINA DI QUALCUN ALTRO. IN QUESTE ELEZIONI VOI VI GIOCATE LA FACCIA, MA GLI ITALIANI SI GIOCANO IL PORTAFOGLI. SE NON VOLETE ESSERE MANDATI AL DIAVOLO, PIANTATELA DI LITIGARE E TROVATE UN ACCORDO. ALTRIMENTI…”

Maurizio Belpietro per “La Verità”

 

maurizio belpietro la verita

La sindrome di Tafazzi, personaggio televisivo che amava colpirsi le parti basse con una bottiglia di plastica, ha già consentito al centrodestra di perdere alcune sfide alle elezioni amministrative, tra cui la più recente è quella per la guida della città di Verona.

 

Come ha ricordato qualche giorno fa Mario Giordano, i Montecchi e Capuleti dell'area moderata, dividendosi, hanno regalato la vittoria a Damiano Tommasi, nonostante la schiacciante maggioranza di un elettorato che vede la sinistra come il fumo negli occhi.

 

SALVINI - BERLUSCONI - MELONI - VIGNETTA BY BENNY

Tuttavia, il caso Verona, con un centrodestra che contribuisce alla propria sconfitta, non pare aver insegnato nulla ai leader della coalizione, perché in vista del 25 settembre non sanno fare nulla di meglio che litigare. A dividerli è la questione della leadership, ossia di chi debba guidare il governo in caso di vittoria.

 

O per lo meno, questo è lo scoglio principale che si intravede leggendo le cronache. In realtà, sotto sotto c'è una faccenda più immediata ma altrettanto discussa, ovvero la composizione delle liste. In pratica, a tenere banco, più che il nome del futuro presidente del Consiglio, che sarà tale solo se il centrodestra avrà i numeri per governare, sono i candidati, in particolare quelli nei collegi uninominali.

matteo salvini federico sboarina giorgia meloni luca zaia

 

Per effetto del Rosatellum, il sistema elettorale imposto da Matteo Renzi nel 2017 in funzione anti 5 stelle, è eletto il candidato che ottiene il maggior numero di voti. Il che appare logico, ma meno logica è la scelta di chi schierare nel collegio, perché se si tratta di una coalizione il rappresentante messo in lista può essere indifferentemente di Fratelli d'Italia, come della Lega o di Forza Italia.

 

SALVINI MELONI BERLUSCONI

Dunque, il criterio con cui si sceglie un candidato sarà fondamentale perché al di là delle percentuali conseguite dal singolo partito, a essere eletto sarà solo uno e potrà esserlo indifferentemente dai voti presi dal suo partito. In passato, la regola adottata prevedeva una distribuzione nei collegi in base alla media ponderata dei sondaggi, ritenendo le stime elettorali lo strumento più attendibile per adattarsi alla realtà.

 

maurizio belpietro

Ma ora, a fronte di un'alta volatilità elettorale, Forza Italia e Lega sarebbero propensi a cambiare, facendo le liste con un occhio ai sondaggi e un altro ai voti conquistati nel 2018. Come è ovvio il partito di Giorgia Meloni, che nel 2018 prese poco più dell'4,5 per cento e oggi è dato al 23, non ci sta, perché significherebbe diluire i propri eletti per favorire i candidati degli alleati.

 

TOSI TOMMASI SBOARINA

Anziché il 50 per cento della coalizione (oggi la Lega è data al 14,6 e Forza Italia all'8,3) in questo modo Fratelli d'Italia sarebbe valutato intorno al 30, con evidenti conseguenze nel numero di candidati che potrebbe schierare nei collegi. Da ciò ne consegue anche la scelta del premier, perché un conto è avere la metà degli eletti di centrodestra e un altro è esprimerne un terzo.

 

Insomma, attorno a questi calcoli, che certo non sono secondari per chiunque ambisca a governare, si consuma il duello fratricida. Che però rischia di essere un tira e molla devastante come lo sono state le diverse sfide per le amministrative. A forza di rimpallarseli, il centrodestra è arrivato alle elezioni per i sindaci senza candidati, ponendo il veto su questo o quell'altro fino a costruirsi una sconfitta là dove ci poteva essere una vittoria.

 

MELONI - SALVINI - BERLUSCONI - FASCIOSOVRANISTI

Verona, come dicevamo, è d'esempio: due candidati di centrodestra non hanno fatto un sindaco, nonostante gli ampi margini di distacco nei confronti del centrosinistra.

Tuttavia, in questo caso non è in ballo una città seppur importante come Verona: qui si gioca il futuro del Paese.

 

E siccome le divisioni nel centrodestra, già nel 2011 hanno consegnato l'Italia ai tecnocrati scelti da Bruxelles, vorremmo evitare l'ennesimo premier non eletto da popolo. Di Mario Monti ne abbiamo avuti abbastanza e undici anni dopo vorremmo che a decidere per noi non siano la grande finanza, i poteri forti e l'Unione europea.

 

matteo salvini giorgia meloni federico sboarina

Se il popolo è davvero sovrano, come dice la Costituzione, dev' essere il popolo a scegliere da chi farsi guidare. Dunque, cari signori del centrodestra che oggi vi riunite in conclave, datevi una regolata, perché in ballo non c'è solo la rielezione di qualcuno o la nomina di qualcun altro. In queste elezioni voi vi giocate la faccia, ma gli italiani si giocano il portafogli. Perché già li vediamo gli avvoltoi della sinistra: se per malaugurato caso vincessero le elezioni, lo ius scholae, la cannabis, il fine vita e pure la patrimoniale non ce li leverebbe nessuno. Hanno provato a far passare tutte queste leggi senza numeri, immaginate che cosa farebbero se avessero i voti. Insomma, ci siamo capiti. Se non volete essere mandati al diavolo, voi e le vostre ambizioni, piantatela di litigare e trovate un accordo. Altrimenti anche queste elezioni saranno inutili.

salvini meloni e zaia insieme per sboarinamaurizio belpietro enrico letta bruno vespa atreju

Ultimi Dagoreport

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…