giorgia meloni manfred weber emmanuel macron pedro sanchez olaf scholz

DIETRO AL “BOICOTTAGGIO” DI FITTO CI SONO MACRON, SCHOLZ E SANCHEZ – I TRE LEADER INDEBOLITI NON VOGLIONO CHE I CONSERVATORI ENTRINO NEL GOVERNO EUROPEO E INTENDONO BLOCCARE LA STRATEGIA DEL “DOPPIO FORNO” DI VON DER LEYEN – L'UNICA SPERANZA PER LA MELONI DI OTTENERE LA VICEPRESIDENZA ESECUTIVA PER IL SUO FEDELISSIMO È MANFRED WEBER – LA DUCETTA HA CHIESTO AL LEADER DEL PPE DI MINACCIARE UNA GUERRA CONTRO SOCIALISTI E LIBERALI IN CASO DI STOP A FITTO. MA PERCHÉ WEBER DOVREBBE ESPORSI TANTO?

Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”

 

MANFRED WEBER INCONTRA GIORGIA MELONI A PALAZZO CHIGI - 11 NOVEMBRE 2022

L’ultima mossa di Giorgia Meloni porta a Manfred Weber. Soltanto lui, presidente del Ppe e uomo forte della politica tedesca in Europa – oltre che storico avversario interno di Ursula von der Leyen – può salvare la premier da una nuova sconfitta a Bruxelles. Solo lui – o almeno, così sperano a Palazzo Chigi – può provare a difendere la vicepresidenza esecutiva di Raffaele Fitto, che il muro socialista e liberale rischia di cancellare.

 

Per questo, la presidente del Consiglio – e ovviamente Antonio Tajani, che di Weber è storico amico – hanno contattato nelle ultime ore il massimo dirigente del popolarismo europeo. E a lui si sono affidati, chiedendogli di alzare il tiro contro gli alleati del Pse e Renew.

 

Olaf Scholz Emmanuel Macron e Pedro Sanchez

Il piano di Palazzo Chigi, in estrema sintesi, sarebbe questo: investire il Ppe del compito di esporsi a favore di Ecr, comunicando al centrosinistra continentale che ogni atto ostile contro Fitto potrebbe portare a una reazione uguale e contraria verso i commissari socialisti e liberali. Non è uno scenario banale, soprattutto se nessuno dei contendenti decidesse di frenare prima del precipizio. Un “tutti contro tutti” dagli esiti imprevedibili che sancirebbe la frantumazione della maggioranza Ursula e la fine politica della nuova Commissione.

 

giorgia meloni raffaele fitto

[…]  Palazzo Chigi, a sera, si prepara anche ad uno scenario di compromesso: una vicepresidenza semplice al posto di quella esecutiva. Un punto di caduta non entusiasmante – ma digeribile – per non dover ammettere di aver perso del tutto la scommessa del sovranismo che batte i pugni a Bruxelles.

 

[…]  Dietro al “boicottaggio” di Fitto si muovono tre leader indeboliti, ma comunque fondamentali per tenere in piedi la nuova Commissione: Emmanuel Macron, Olaf Scholz e Pedro Sanchez. Due leader socialisti e uno liberale, dunque, che assieme al premier popolare polacco Donald Tusk hanno costruito il patto per il bis di Ursula.

 

GIORGIA MELONI MANFRED WEBER

I tre non vogliono in alcun modo consentire che i Conservatori entrino di fatto nella maggioranza europea, con un riconoscimento politico di questa portata. E non lo vogliono permettere perché questo schema garantirebbe a von der Leyen di portare avanti la strategia del doppio forno, grazie a maggioranze variabili che emarginerebbero in particolare l’ala sinistra dell’Europarlamento.

 

La prima vittima sarebbero i Verdi — e le loro battaglie sul Green Deal — che a differenza di Meloni hanno votato per la nuova Commissione. Per questo, Macron, Sanchez e Scholz, pur non volendosi esporre direttamente, hanno dato mandato ai rispettivi gruppi di provare a bloccare la nomina di Fitto alla vicepresidenza esecutiva della Commissione. Sono i «veti» di cui parlava proprio Weber un paio di settimane fa nel discorso a porte chiuse pronunciato a Roma alla fondazione Adenauer.

 

GIORGIA MELONI URSULA VON DER LEYEN

Meloni conosce nel dettaglio tutti i rischi di questa fase. Giudica il Presidente francese e il Cancelliere tedesco due leader deboli e in uscita, ma decisi comunque a frenarla. Sospetta anche delle mosse del Pd, che ufficialmente ha detto di gradire Fitto, ma che presenta al suo interno un’anima ostile al fair play dimostrato in queste ore dal Nazareno verso il candidato commissario. La premier, tra l’altro, sentiva di avere in tasca la promessa di von der Leyen sulla vicepresidenza esecutiva, a cui avrebbe risposto con un atteggiamento costruttivo sui commissari socialisti e liberali. Adesso, però, lo schema traballa pericolosamente.

 

Il pressing su Weber, in queste ore, è intenso. Il tedesco avrebbe rassicurato la premier. In realtà, esiste un problema tutto interno al Ppe: la delegazione polacca di Tusk che siede nel Ppe — e che rappresenta il governo popolare più importante attualmente in carica in Europa — non sarebbe disposta a seguire Weber nell’eventuale escalation contro socialisti e liberali, anche perché metterebbe a repentaglio la nascita della nuova Commissione. E questo anche perché tra i soci di maggioranza dei Conservatori c’è la formazione euroscettica del Pis dell’ex premier Mateusz Morawiecki, arcinemico proprio di Tusk.

 

Olaf Scholz Emmanuel Macron e Pedro Sanchez

[...] Nelle ultime ore, Meloni e il cerchio magico di Palazzo Chigi avrebbero iniziato a sospettare anche della lealtà di von der Leyen. Il timore, inconfessabile perché dimostrerebbe un’eccessiva ingenuità nella trattativa, è che la Presidente della Commissione si sarebbe esposta a favore dell’Italia, già prevedendo però la reazione dei socialisti, dei verdi e dei liberali.

 

Non ostacolandola, anzi sfruttandola per poter poi dire alla premier: ci ho provato, ma così salta tutto, dunque accontentati (magari di una vicepresidenza “semplice”). Possibile insomma che alla fine Meloni debba fare di necessità virtù, accettando un nuovo e pesante ridimensionamento.

GIORGIA MELONI E URSULA VON DER LEYEN AL G7giorgia meloni raffaele fitto

Ultimi Dagoreport

procuratore milano viola procura milano luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

FLASH! – MA GUARDA UN PO’... “EMERGE CHE IN AMBIENTI GIUDIZIARI SI È VALUTATO DI ESEGUIRE LE PERQUISIZIONI SOLO LA SCORSA SETTIMANA E NON A SETTEMBRE PER NON CONDIZIONARE L'ESITO DELL'OPS SU MEDIOBANCA ANCHE PERCHÉ LE INDAGINI NON SONO CHIUSE. ABBASTANZA PER IPOTIZZARE CHE IL RUOLO DELLA PROCURA POSSA DIVENTARE CRUCIALE NELLA FORMAZIONE DELLE LISTE PER IL RINNOVO DEI PROSSIMI CDA. IN PRIMAVERA TOCCHERÀ AI VERTICI DI BPM E DI MPS…” (BALESTRERI E SIRAVO PER “LA STAMPA”)

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."