giancarlo giorgetti giorgia meloni mes meccanismo europeo di stabilita

DO UT MES – DOMANI, ALLA RIUNIONE DELL’EUROGRUPPO, L’ITALIA SARÀ NUOVAMENTE “INVITATA” A DARE UN AGGIORNAMENTO SULLA RATIFICA DEL TRATTATO DEL MECCANISMO EUROPEO DI STABILITÀ. L’ITALIA È L’UNICO PAESE RIMASTO A NON AVER APPROVATO IL NUOVO FONDO SALVA STATI, E LA DUCETTA VUOLE TIRARE LA CORDA PER SPUNTARE CONCESSIONI SUL PATTO DI STABILITÀ. MA IL NEGOZIATO ARRANCA E I TEDESCHI, NONOSTANTE I GUAI INTERNI SULLA LORO LEGGE DI BILANCIO, NON MOLLANO L’OSSO – IL VETO MINACCIATO DA GIORGETTI E LA CONTRO-PROPOSTA ITALO-FRANCESE

1. FONTI UE,SU MES EUROGRUPPO CHIEDERÀ A ITALIA CHE SUCCEDE ORA

giancarlo giorgetti giorgia meloni

(ANSA) - Domani alla riunione dell'Eurogruppo "l'Italia sarà invitata a dare un aggiornamento sullo stato delle cose rispetto alla ratifica del trattato del Meccanismo europeo di stabilità riveduto.

 

A luglio il parlamento nazionale ha deciso di sospendere questo processo per quattro mesi. Ora è scaduto, quindi sembra il momento opportuno per il ministro Giorgetti di chiarire come il governo vede la via da seguire e la tempistica per la ratifica del trattato". "E abbastanza chiaro che tutti vogliono sapere che cosa succede ora" ma non è attesa "una grande discussione" sul tema. E' quanto si apprende da un alto funzionario europeo.

 

BRUNO LE MAIRE GIANCARLO GIORGETTI

2. PATTO DI STABILITÀ, L’IPOTESI VETO IL CASO SUPERBONUS PER L’ITALIA

Estratto dell’articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”

 

Di tutto possono essere accusati i governi europei, salvo che di lavorare in segreto alle regole di bilancio destinate a guidarli nei prossimi anni. Il negoziato avviene a porte chiuse e il prossimo passaggio, forse decisivo, è fissato domani in una cena dei ministri finanziari che potrebbe durare fino al mattino.

 

paolo gentiloni giancarlo giorgetti

Ma gli obiettivi dei principali Paesi ormai sono pubblici. Da una parte c’è la Germania, con un maggiore appoggio dell’Olanda da quando l’euroscettico di estrema destra Geert Wilders ha vinto le elezioni […]. Dall’altra l’Italia e la Francia, con un coordinamento più stretto di quanto le frequenti querelle fra i due governi lascino sospettare.

 

Christian Lindner, il ministro delle Finanze tedesco, ha radicalizzato le proprie pretese a Bruxelles man mano che la sua coalizione a Berlino sprofondava nel caos dopo la sconfessione da parte della Corte costituzionale degli enormi fondi costituiti dal governo fuori bilancio.

 

La Germania non ha un problema di deficit né di debito pubblico, in confronto alle altre grandi economie europee. Ma aveva scorrettamente escluso 60 miliardi di costi (sulla transizione energetica) per non farli apparire nei conti pubblici.

 

GIANCARLO GIORGETTI GIORGIA MELONI ANTONIO TAJANI - QUESTION TIME SENATO

Lindner sa ora di avere un problema di credibilità di fronte ai propri elettori, e cerca di risolverlo a spese degli altri governi alzando sempre più il prezzo di un accordo in Europa. Nel merito, il ministro tedesco presenta richieste di due tipi. Vuole inserire nelle regole precisi obblighi di riduzione annuale del debito e obiettivi di deficit molto sotto al 3% del Pil, che è previsto nel Trattato europeo. Ultimamente poi ha iniziato a chiedere che questi vincoli scattino subito, ossia dal 2025, invece che dopo un primo periodo di aggiustamento che arriverebbe fino al 2032.

Giancarlo Giorgetti, il ministro dell’Economia che con Lindner ha un buon rapporto personale, ieri ha reagito in Parlamento alle idee del collega tedesco. In primo luogo, ha lasciato planare la minaccia di un veto dell’Italia, se dal negoziato dovessero uscire vincoli troppo rigidi.

 

GIANCARLO GIORGETTI CHRISTIAN LINDNER

Ha detto Giorgetti: «Non ci si può chiedere di andare non semplicemente contro l’interesse dell’Italia ma, a nostro giudizio, contro quello dell’Europa». Quindi ha aggiunto la frase più tagliente: «Il pacchetto legislativo […] si compone di tre parti, ma l’accordo deve raggiungere un equilibrio complessivo».

 

Il senso è inequivocabile: solo uno dei tre regolamenti del nuovo patto di Stabilità richiede l’approvazione unanime di tutti i Paesi, ma questo conferisce a ciascuno — Italia inclusa — un diritto di veto sull’intero pacchetto.

 

Un punto di attrito fra Lindner e Giorgetti riguarda i tempi entro cui scatterebbero le nuove norme. E chiama in causa i costi del Superbonus e degli altri crediti fiscali immobiliari, che aggiungeranno circa venti miliardi (1% del Pil) al debito italiano in ciascuno dei prossimi quattro anni.

 

Lindner vorrebbe che l’obbligo di ridurre il debito almeno dell’1% o dell’1,5% del Pil all’anno scattasse subito, non appena il nuovo Patto dovesse entrare in vigore (magari con impegni più stringenti per i Paesi più indebitati).

 

giancarlo giorgetti bruno le maire

Giorgetti sa che l’eredità dei bonus rende oggi quasi impensabili dei vincoli del genere: l’italiano preferisce la proposta del commissario Paolo Gentiloni e di tutta la Commissione, di una fase iniziale fino a sette anni in cui l’Italia dovrebbe ridurre un po’ il debito e il deficit, nel frattempo realizzando sul serio le riforme del Piano nazionale di ripresa.

 

Ma soprattutto, Giorgetti e il suo collega francese Bruno Le Maire hanno una controproposta per bilanciare la pressione di Lindner. […] Per entrambi gli obiettivi sono la sostenibilità del debito, il calo dei costi da interessi, ma anche poter spendere in difesa, tecnologie, transizione verde e nel sostegno all’Ucraina.

GIANCARLO GIORGETTI GIORGIA MELONI - QUESTION TIME SENATO

 

Oggi le bozze di accordo sul Patto prevedono un po’ di indulgenza nel valutare l’impatto sul deficit delle spese per la difesa e l’impatto sul debito dei prestiti del Pnrr. È un primo passo. Ma Giorgetti e Le Maire vogliono inserire nelle regole incentivi più espliciti per altre spese e investimenti — dall’ambiente, all’Ucraina — previsti dalle politiche ufficiali dell’Ue. […]

 

raffaele fitto giancarlo giorgetti paolo gentilonigiancarlo giorgetti GIANCARLO GIORGETTI GIORGIA MELONI GIORGIA MELONI GIANCARLO GIORGETTI

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