biden conte trump

DOVE VAI SE L’AMERICA NON CE L’HAI? - CONTE HA CHIUSO LA PARTITA SUL CONTROLLO DELL'INTELLIGENCE PORTANDO A CASA PARTE SIGNIFICATIVA DELLA POSTA (BENASSI E MASSAGLI). MA NON QUELLA DECISIVA: BIDEN NON SI FIDA DI “GIUSEPPI”. QUANDO IL NUOVO CONSIGLIERE PER LA SICUREZZA NAZIONALE, JAKE SULLIVAN, HA FATTO UN GIRO DI TELEFONATE TRA LE VARIE CAPITALI ALLEATE PER DISCUTERE DEI PIANI DI JOE BIDEN PER RAFFORZARE I RAPPORTI, HA CHIAMATO I COLLEGHI DI FRANCIA, GERMANIA, REGNO UNITO E GIAPPONE MA NON L’ITALIA DI CONTE…

JAKE SULLIVAN

(ANSA) - WASHINGTON, 22 GEN - Il nuovo consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, ha reso noto di aver fatto un giro di telefonate tra le varie capitali alleate. Lo riportano i media americani. In particolare Sullivan si sarebbe sentito con i colleghi di Francia, Germania, Regno Unito e Giappone e avrebbe parlato con loro dei piani del neopresidente americano Joe Biden per rafforzare le alleanze

 

L'INTELLIGENCE E LA PARTITA DI CONTE

Carlo Bonini per la Repubblica

IL PRIMO TWEET DI CONTE SU BIDEN

 

Giuseppe Conte chiude la partita sul controllo dell' Intelligence, uno dei capitoli cruciali nell' apertura della crisi e passaggio decisivo per gli equilibri futuri del delicatissimo rapporto tra poteri del premier, apparati e Parlamento, con la mossa del cavallo. Che lo libera da un assedio consentendogli di portare a casa parte significativa della posta. Se non tutta, quella decisiva.

 

IL SECONDO COMUNICATO DI CONTE SU BIDEN

La nomina del suo consigliere diplomatico, l' ambasciatore Piero Benassi, a sottosegretario con delega ai Servizi e quelle, a cascata, di tre vicedirettori nelle due agenzie operative - il suo consigliere militare Carlo Massagli e il generale della Finanza Luigi Della Volpe all' Aise, il generale dei carabinieri Carlo De Donno all' Aisi - riscrivono infatti non solo i rapporti di forza all' interno dei vertici dell' Intelligence, rompendo l' isolamento durato due anni del direttore del Dis, Gennaro Vecchione, "proxy" di Conte.

conte biden

 

Ma portano a compimento il disegno a lungo accarezzato dal premier di "doppiare", attraverso lo strumento e il controllo dei Servizi, le funzioni proprie di dicasteri chiave come il ministero degli Esteri e quello dell' Interno fino ad assumerne di fatto la sostanza su di sé.

 

Distratto dalla soluzione della crisi e convinto probabilmente che la nomina dell' autorità delegata ai Servizi fosse il tassello di un generale "rimpasto" che assegnava quella casella a Conte quale che fosse la scelta, il ministro degli Esteri Di Maio non si è infatti accorto che, per la prima volta nella storia repubblicana, un ambasciatore in forza ai ranghi della diplomazia diventa terminale politico degli apparati di Intelligence.

gennaro vecchione raffaele volpi

 

Assommando dunque su di sé il potere informativo frutto della rete di relazioni date dal suo rango diplomatico dentro e fuori la Farnesina e quello dato dalla disponibilità di materiale classificato. Allo stesso modo, e con altrettanta abilità, Conte "entra" nelle agenzie operative, sua vera e propria ossessione. Lo fa accettando un compromesso con il Pd articolato in due mosse.

INGE ADAMS PIETRO BENASSI

 

marco mancini

La prima: il sacrificio umano di Marco Mancini, (caporeparto al Dis, cui da tempo Conte si è legato a filo doppio e cui aveva promesso a più riprese una vicedirezione in Aise), lasciato al palo, in cambio dell' arrivo in Aise del suo consigliere militare Massagli (il comandante di squadra navale che ha condotto per conto del premier la trattativa con l' Egitto di Al Sisi per la vendita delle fregate) e della promozione all' altra vicedirezione del generale Della Volpe, ufficiale ritenuto di assoluta garanzia sia dal ministro della Difesa Guerini che dal direttore di Aise Caravelli.

 

CARLO MASSAGLI GIUSEPPE CONTE

La seconda: la vicedirezione di Aisi a un ufficiale di lungo corso e riconosciuta capacità come Carlo De Donno, cresciuto nel Ros dei carabinieri di Mario Mori, e stimatissimo da Gennaro Vecchione. Preferito a all' ultima curva a Massimo Aimola, caporeparto nell' agenzia contro la minaccia cyber.

 

Una frontiera carissima a Conte e Vecchione e teatro recente del tentativo di strappo con la creazione di una Fondazione, immaginata dai

luigi di maio xi jinping

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”