mario draghi giorgia meloni

DUE MELONI DELLA STESSA MEDAGLIA - GIORGIA DA ATREJU NON CHIUDE LA PORTA A DRAGHI SUL QUIRINALE (BASTA CHE SIA UN "PATRIOTA"), MA AVVERTE: "ANCHE SE RIMANESSE A PALAZZO CHIGI APRIREMMO LO STESSO IL TEMA DELLE ELEZIONI” - PANARARI E LA SFILATA DI LEADER E MINISTRI AD ATREJU: “VUOLE ESSERE NETTAMENTE DELLA PARTITA (DEL COLLE) DENTRO IL CENTRODESTRA, CERCANDO DI CONDURRE LE DANZE E NON FACENDOSI SCAVALCARE DA MATTEO SALVINI. DI QUI, LA TATTICA DI ACCREDITAMENTO E IMMAGINE ISTITUZIONALE. MA LA PAROLA INEQUIVOCABILMENTE DEFINITIVA DI CONDANNA DEL FASCISMO NON ARRIVA MAI”

1 - «UN PATRIOTA PER IL COLLE» MELONI NON CHIUDE A DRAGHI

Marco Conti per "il Messaggero"

giorgia meloni atreju 2021 2

 

«Berlusconi è un patriota, Draghi ancora non lo so». Giorgia Meloni conclude la festa di Atreju dicendo, a margine e in tv, ciò che ha evitato di dire dal palco. Ovvero che sul nome di Draghi non ci sono preclusioni da parte di FdI, ma che dipende dalla gestione di alcuni «dossier fondamentali, le telecomunicazioni e la Borsa italiana» e che se il presidente del Consiglio «rimanesse a Palazzo Chigi apriremmo lo stesso il tema delle elezioni».

GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI AD ATREJU

 

Sganciare la richiesta del voto anticipato dalla candidatura del premier svuota di fatto un argomento molto gettonato, soprattutto a sinistra, per lasciare Draghi a Palazzo Chigi. Sul metodo del «largo consenso», anche la Meloni è d'accordo e, anche se dice che è «presto» per fare nomi, si capisce che non intende essere tagliata fuori dalla scelta del nuovo inquilino.

 

LA PIAZZA

giorgia meloni con la sorella arianna atreju

Nei sette giorni di festa hanno sfilato, sul palco della tensostruttura issata in piazza Risorgimento, tutti i leader che compongono l'attuale maggioranza. Compreso Enrico Letta che la Meloni definisce «il Casalino di Macron» perché «Palazzo Chigi è l'ufficio stampa dell'Eliseo». Al governo non c'è però il segretario dem, ma Draghi che la Meloni evita accuratamente di attaccare frontalmente.

salvini meloni e berlusconi in conferenza stampa

 

Al punto che, quando critica la legge di bilancio, dice che non serviva chiamarlo visto il risultato e che comunque il presidente del Consiglio «ha il pregio di aver ammesso che in Italia la situazione dell'immigrazione irregolare è fuori controllo».

 

sergio mattarella e mario draghi

Anche se l'argomento più gettonato, nei sette giorni di festa, è il Quirinale e la scelta del successore di Sergio Mattarella, la platea si spella le mani soprattutto quando dal palco si rievocano miti e martiri della destra italiana, si esprime solidarietà alla Polonia per le «aggressioni» della Ue e viene rilanciata la Repubblica presidenziale per «uscire dal pantano della Repubblica parlamentare».

 

giorgia meloni ph luca santese e marco p valli

«Non mi stupisce», sottolinea la Meloni, «che si siano detti contrari Giuseppe Conte e il Pd», un partito «che da dieci anni sta al governo senza aver vinto le elezioni». Ma ora il centrodestra «ha i numeri per essere determinante per l'elezione del Capo dello Stato». «La pacchia è finita», per la leader di FdI, anche per chi intende dare patenti e istituzionalizzare un partito che ha l'obiettivo di diventare «la casa dei conservatori del Paese».

 

FdI, ricorda la Meloni, «è nato per mettere in sicurezza la destra italiana che altrimenti sarebbe scomparsa». Ora è arrivato il momento «di unire le forze di chi vuole opporsi alla deriva della sinistra», perché «noi siamo dalla parte giusta della storia». «Oggi - continua - non c'è niente di più rivoluzionario di definirsi conservatori, opporsi al pensiero unico dilagante, alla dittatura di chi ci vuole tutti uguali».

 

guido crosetto

Il messaggio è evidente e rivolto soprattutto al resto del centrodestra con la rivendicazione che «noi siamo l'unico partito che non fa accordi di palazzo». Ma la leader di FdI, dopo aver chiesto le dimissioni dei ministri Lamorgese e Speranza, si rivolge direttamente a Draghi quando affronta il nodo della pandemia.

 

«Leggo - aggiunge - che Draghi starebbe valutando di mantenere le strutture dello stato di emergenza senza prorogare lo stato di emergenza e quindi si poteva fare, come FdI sostiene da mesi». Niente proroga, quindi, «perché dopo due anni di pandemia non si può parlare di emergenza».

 

carlo bonomi atreju 2021

Poi un riferimento al Recovery found e all'attuazione dei progetti che sono, sostiene la Meloni, «già in ritardo. Queste risorse - continua - sono molte ma sono a debito e non possiamo permetterci di continuare a indebitare i nostri figli per soldi che non arrivano in tempo dove dovevano arrivate o per farli gestire da stranieri». Parte l'inno d'Italia, si chiude Il Natale dei Conservatori ed Enrico Letta posta la foto di Sandro Pertini, il «patriota».

 

2 - I DUE VOLTI DI GIORGIA

Massimiliano Panarari per "La Stampa"

 

giorgia meloni atreju 2021.

Come cambiano i tempi. Ad anni luce di distanza da quella che era la conventio ad excludendum dei partiti che hanno scritto la Costituzione nei confronti del Msi c'è oggi Atreju. La festa de facto di Fratelli d'Italia, dove i segretari di praticamente tutte le formazioni politiche hanno fatto a gara per venire a farsi intervistare e "dialogare", ostentando inedite corrispondenze d'amorosi sensi e facendo balenare relazioni pericolose (il tutto, va da sé, per giocare il risiko del Quirinale).

 

In prima fila, rigorosamente sempre presente, attenta e intenta a prendere appunti mentali, c'era la padrona di casa Giorgia Meloni. A proposito di lontananze quasi siderali, l'Atreju di questi giorni, passerella per big di ogni settore della società italiana, risulta alquanto diversa dall'incontro della destra giovanile delle origini.

matteo renzi atreju

 

Rimane il nome - derivante da uno personaggi de «La storia infinita» di Michael Ende - ma l'ecumenismo degli ospiti e la corsa alla partecipazione costituiscono il riconoscimento della forza di FdI e della sua presidente, che aspira a guidare il destracentro e a proiettarsi a palazzo Chigi.

 

mattarella e mario draghi al quirinale

La dimensione della sfilata istituzionale e della vetrina dove esibire l'avvenuta "de-diavolizzazione" e mostrare le carte politiche tra avversari anziché nemici ha identificato la formula comunicativa scelta per questa edizione dell'appuntamento sovranista. Da cui è uscito che Meloni vuole essere nettamente della partita (del Colle) dentro il centrodestra, cercando di condurre le danze e non facendosi scavalcare da Matteo Salvini.

 

Di qui, l'interlocuzione a 360 gradi, e la tattica di accreditamento e immagine istituzionale distante dalle già veicolatissime parole d'ordine del motto «Io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono italiana, sono cristiana».

roberto giachetti daniela santanche atreju

 

 Come pure il rebranding di programmi e valori all'insegna dell'etichetta «conservatori» che, detta così, appare però uno slogan piuttosto generico e buono per tutte le stagioni, e si fa perfino ossimoro se si accompagna, come nelle dichiarazioni della stessa leader di FdI, al termine «rivoluzionario» o alla dicitura «riformisti» (come nel nome del raggruppamento di eurodeputati da lei presieduto).

 

marta cartabia atreju

Al pari di quell'espressione, «free-vax», dietro la quale si scudano e schermano anche i «fratelli d'Italia» collettori di consensi antivaccinisti. In buona sostanza, un vero patchwork postmoderno. Come, infatti, lo è la strategia comunicativa della destra populsovranista alla ricerca di un «packaging» che la tiri fuori dall'angolo politico-istituzionale - avendo ben presente gli esempi dal passato -, ma che continui a supportare la crescita (per adesso ancora virtuale) dei voti.

 

giuseppe conte giorgia meloni franco bechis atreju

«Giorgia bifronte», dunque. E un'ambivalenza che persiste a sconfinare nell'ambiguità. Quella per cui a benedire la «proposta identitaria» di FdI giunge a Roma James Wharton, il campaign manager di Boris Johnson, ma la parola inequivocabilmente definitiva di condanna del fascismo (e la recisione di certi legami con l'iperattiva galassia nera) non arriva mai.

 

GENNARO SANGIULIANO GIUSEPPE CONTE FRANCO BECHIS - ATREJU

Semplicemente perché - per ragioni ideologiche ed elettorali - non può, per l'appunto, arrivare. Sempre Meloni bicipite, insomma, nella comunicazione e nella politica. Precisamente come nel suo discorso alla fine della kermesse in cui, dopo un inizio dai toni più distensivi, ha innescato un crescendo di attacchi contro Letta «il Casalino di Macron», il premier Draghi e il «pantano parlamentare» da "bonificare" a colpi di Repubblica presidenziale.

guido crosetto giorgia meloni atreju meme su giorgia meloni e richard gereenrico letta atreju 3giuseppe conte atreju 4sergio mattarella emmanuel macron mario draghi 2giuseppe conte atreju 5GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI MATTEO SALVINI AD ATREJU

Ultimi Dagoreport

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)

giancarlo giorgetti luigi lovaglio milleri francesco gaetano caltagirone

SUL CASO MPS-MEDIOBANCA, L'ARTICOLO-BOMBA DEL GIORNO È SUL "CORRIERE", DA CUI SI EVINCE CHE LE DICHIARAZIONI RILASCIATE ALLA CONSOB DA CALTAGIRONE E DAL MINISTRO GIORGETTI SONO IN APERTO CONTRASTO - E’ LO STESSO IMPRENDITORE ROMANO AD AMMETTERE CHE IL MINISTRO LEGHISTA SONDÒ ALCUNI POTENZIALI INVESTITORI NELLE SETTIMANE PRECEDENTI ALLA OSCURA “GARA” CHE FECE INTASCARE IL 15% DI MPS, IN MANO AL TESORO, AL QUARTETTO DELFIN-CALTAGIRONE-ANIMA-BPM - UNA VERSIONE IN APERTO CONFLITTO CON QUELLA DI GIORGETTI, CHE IL 29 LUGLIO 2025 ALLA CONSOB DISSE: “NON C’È STATA ALCUNA INTERLOCUZIONE, CONTATTO O SCAMBIO” - A QUESTO PUNTO, CHI RISCHIA DI FINIRE NEI GUAI CON LA PROCURA DI MILANO NON SONO SOLO I “FURBETTI DEL CONCERTINO”, MA LA STESSA CONSOB GUIDATA DA PAOLO SAVONA CHE, COME AUTORITÀ DI VIGILANZA DEL MERCATO FINANZIARIO, NON HA RILEVATO NEL SUO DOCUMENTO DI “ASSOLUZIONE” SULLA PRESUNTA CONCERTAZIONE DEI CALTA-MELONI, NESSUNA DISCORDANZA TRA LE DICHIARAZIONI DI CALTAGIRONE E DI GIORGETTI…