vito petrocelli russia bandiera

ECCO COSA SUCCEDE A SCEGLIERE LA CLASSE DIRIGENTE A CAZZO: DURANTE UNA GUERRA, LA COMMISSIONE ESTERI DEL SENATO E’ OSTAGGIO DEL FILOPUTINIANO VITO PETROCELLI CHE NON VUOLE MOLLARE LA POLTRONA! -  “NON MI DIMETTO, LASCIARE SAREBBE UN GRAVE PRECEDENTE: MI CACCEREBBERO SOLO PERCHÉ CONTRARIO ALL'INVIO DI ARMI ALL'UCRAINA” - “DI MAIO È DIVENTATO ULTRA ATLANTISTA, IO SONO FEDELE AL PROGRAMMA DEL 2018. CONTE DOVREBBE VOTARE CONTRO IL DECRETO CHE INVIA LE NUOVE ARMI. VA ANCHE SFIDUCIATO DRAGHI…”

vito petrocelli intervistato dalle iene

1 - UCRAINA, PETROCELLI TORNA ALL’ATTACCO: “NO ALL’INVIO DI ARMI, SI SFIDUCI DRAGHI”, MA LO “SFRATTO” IN COMMISSIONE È PRONTO

Da www.lastampa.it

 

Vito Petrocelli torna all’attacco. Stavolta lo fa con twitter e ritorna a ribadire il suo no all’j vio delle armi. «L'unica scelta politica vera è fermare l'invio di tutte le armi e togliere la fiducia a Draghi. Tutto il resto sono chiacchiere e propaganda elettorale, perché tutti i partiti hanno votato la delega in bianco per armare l'Ucraina fino a dicembre 2022».

 

Insomma, il presidente della commissione Esteri del Senato resta sulle sue posizione intanto intorno alla sua poltrona si sta crescendo il deserto. E martedì, è convocato la Giunta per il Regolamento del Senato. Appuntamento alle 16,30. Ovviamente, all'ordine del giorno, il caso Petrocelli.

IL TWEET DI PETROCELLI CON LA Z DI PUTIN

 

Resisterà al suo posto il senatore? Certamente si. Ma intorno a lui non ci sarà nessuno, nemmeno uno dei venti componenti della commissione Esteri del Senato. Tutti dimissionari, compresi i suoi colleghi 5 Stelle e pure Matteo Salvini.

 

Esasperati dal tira e molla che va avanti da settimane, per cercare di convincerlo al passo indietro: saranno loro a lasciare. In massa. Ma il presidente che condanna l'invio delle armi a Kiev e tanto filoputiano da essere chiamato ironicamente «compagno Petrov», non molla. Anzi minaccia di ricorrere alla Corte costituzionale. Ne vedremo delle belle. Anzi, delle brutte.

 

GIUSEPPE CONTE VITO PETROCELLI

2 - PETROCELLI "NON MI DIMETTO IL GOVERNO DI KIEV LEGITTIMA I NAZISTI"

Concetto Vecchio per “la Repubblica”

 

Senatore Vito Petrocelli, domani la giunta per il regolamento potrebbe farla decadere da presidente della Commissione esteri per le sue posizioni filo russe.

«Sarebbe un grave precedente: mi caccerebbero solo perché contrario all'invio di armi all'Ucraina».

 

Ha anche postato la Z russa...

«E' stata una provocazione contro la retorica Nato e gli slogan neonazisti».

 

A quali slogan si riferisce?

«Quelli che esaltano il Battaglione Azov come eroi. E mi stupisce quella parte della sinistra che ci passa sopra».

 

GIUSEPPE CONTE E VLADIMIR PUTIN

È un argomento per lei decisivo?

«Lei sa vero, che Poroshenko ha riabilitato come eroe nazionale Stepan Bandera, il leader che combatté accanto ai nazisti durante la Seconda guerra? È come se l'Italia avesse rivalutato Mussolini».

 

Ma adesso il premier è Zelensky.

«Però il Paese è quello. Poteva annullare l'onorificenza, invece non l'ha fatto. Anzi ha inserito il Battaglione Azov nella guardia nazionale».

 

Quindi condivide la retorica russa della denazificazione?

il video messaggio in bianco e nero di volodymyr zelensky

«Non giustifico l'invasione, ma capisco cosa vuol dire avere tutti gli armamenti Nato alle porte.

 

L'Ucraina era un Paese fallito ed è stato tenuto in piedi dagli americani con questo espediente. Questo lo dicevano anche i miei colleghi M5S Manlio Di Stefano e Marta Grande nella scorsa legislatura».

 

Adesso hanno cambiato idea.

«Soprattutto Di Maio, che è diventato ultra atlantista, io sono fedele al nostro programma del 2018. Trovo l'escalation militare Usa uno schifo».

 

Quindi non si dimette?

vito petrocelli 7

«Assolutamente no».

 

Si è messo fuori dalla maggioranza.

«A Vilma Moronese, che ha lasciato l'M5S, collocandosi all'opposizione, nessuno ha chiesto di lasciare la presidenza della Commissione ambiente».

 

Si riconosce nella definizione di putiniano?

«In una riunione dissi che ero filocinese più che filorusso e Rocco Casalino, per danneggiarmi, spifferò la frase alle agenzie».

 

Non ha risposto.

ADDESTRAMENTO DEL BATTAGLIONE AZOV

«Sono per la Costituzione. L'Europa dovrebbe avviare un negoziato serio, ma finché invierà aiuti militari non sarà credibile agli occhi della Russia».

 

E' formalmente fuori dal M5S?

«No, sono fuori dalle chat e non mi fanno partecipare alle riunioni».

 

Non ha ricevuto alcuna comunicazione?

«Nessuna. Se mi arriverà l'accetterò senza fare ricorso».

 

 Cosa potrà succedere domani?

«L'ultima parola spetta alla presidente Casellati. I senatori Garavini e Alfieri dicevano che la Commissione era bloccata, ma non era vero. Abbiamo approvato due ratifiche ancora il 3 maggio».

vito petrocelli 4

 

Nel frattempo si sono dimessi in venti.

«È una decisione politica che considero pretestuosa».

 

Ha contatti con l'ambasciata russa?

«Ho mandato una mail per avviare un negoziato parlamentare con Russia, Ucraina e Turchia per il tramite delle rispettive ambasciate».

 

Andy Rocchelli

Conte ha un po' cambiato idea sulla guerra.

«Ma per essere coerente dovrebbe votare contro il decreto che invia le nuove armi. Va anche sfiduciato Draghi. È una gu erra che avvantaggia solo gli Usa».

 

 Putin è un modello?

«No di certo, ma se piace ai russi, affari loro».

 

È una dittatura.

 «È una democratura, ma non per questo dev' essere criminalizzata».

 

Ha aggredito uno Stato sovrano.

ALESSANDRO ORSINI 2

 «Sì, ma sul Donbass l'Europa aveva chiuso gli occhi e pure l'Italia, quando un fotoreporter, Andy Rocchelli, è morto mentre lavorava lì».

 

Cosa pensa di Orsini?

 «Venne a parlare di queste cose in Senato nel 2019, fu giudicato da tutti interessante. Ora lo demonizzano».

 

Lei viene dall'estrema sinistra?

 «Ero nei Carc, poi nel 2008 entrai nel M5S, una forza popolare che permetteva a uno come me di diventare presidente di Commissione».

 

Chi la indicò?

 «Il gruppo del Senato, quando era presidente Stefano Patuanelli».

 

vito petrocelli 3

Era uno sconosciuto geologo di Matera.

 «E lo sono ancora».

vito petrocelli 1VITO petrocellivito petrocelli 6

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HA VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…