roberto fico

ER MEJO FICO DEL BIGONCIO – CHE NE PENSA IL PRESIDENTE DELLA CAMERA DELLO STOP DI BEPPE GRILLO ALLE DEROGHE AL LIMITE DEI DUE MANDATI? LUI CHE DA SEMPRE SOGNA DI FARE IL SINDACO DI NAPOLI SOFFRE, MA SARÀ FEDELE ALLA LINEA DEL PARTITO. CHE STA PENSANDO A UNA VIA D’USCITA PER QUELLI COME LUI: MAGARI UN RUOLO NELLA SCUOLA DI FORMAZIONE, OPPURE UNA CONSULENZA. NELL’ATTESA CHE BEPPE-MAO CAMBI IDEA: OGGI LA DEROGA È IMPOSSIBILE, DOMANI CHISSÀ…

Federico Capurso per “la Stampa”

 

ROBERTO FICO A IN MEZZORA IN PIU

«Roberto Fico è un romantico». Non si può negare a Beppe Grillo la capacità di ritrarre la complessità di un uomo in poche parole. Spesso demolitrici, in questo caso d'amore. E come ogni romantico, dietro lo sguardo incantato, Fico conserva un sogno, lo stesso di sempre: essere eletto sindaco di Napoli. La sua Napoli.

 

Più di un ministero o della leadership del Movimento, persino più della presidenza della Camera dei deputati. La scorsa estate lo ha accarezzato e sfiorato, quel sogno, per poi rinunciare alla candidatura «con un'enorme sofferenza», racconta chi gli è vicino. Ha fatto un passo indietro, appoggiando la corsa di Gaetano Manfredi, per evitare che le sue dimissioni dalla presidenza di Montecitorio provocassero fibrillazioni e un danno al partito, perché «per lui il Movimento viene sempre prima di tutto».

 

gaetano manfredi, maria elisabetta alberta casellati, roberto fico al san carlo di napoli

E un po', forse, perché tutti gli assicuravano che per diventare sindaco avrebbe avuto «tempo e modo». Ora invece il tempo, scandito in politica dalle elezioni, sembra si sia arenato sulla spiaggia di Grillo, che punta i piedi contro ogni possibilità di derogare al limite dei due mandati, spingendo sull'orlo del burrone tanti big M5S. Anche lui, l'unico dei «figli» prediletti rimastogli a fianco.

 

Il Garante sta difendendo l'ultima regola del Movimento delle origini. In fondo, c'è del romanticismo anche in questo. E Fico, da sacerdote dell'ortodossia grillina, non può sentirsi estraneo a certi pensieri. «Sono sereno», confessa infatti a chi in questi giorni lo va a trovare nei suoi uffici, al primo piano della Camera.

 

luigi di maio roberto fico napoli

Personalmente si augura, anzi, che «questa discussione sui due mandati finisca al più presto, perché continuando a parlare del nostro futuro politico e non dei nostri temi, stiamo facendo un danno al Movimento». Il partito prima di tutto. I suoi fedelissimi lo ascoltano, ma sperano comunque in un esito favorevole per lui.

 

Il presidente della commissione Affari costituzionali, Giuseppe Brescia, è da dieci anni al suo fianco, «di recente abbiamo parlato - racconta - e ci siamo detti che si può anche lasciare la vita da parlamentare, che c'è sempre una vita fuori dalla politica, che non finisce tutto qui, ma in questo momento io non rinuncerei mai a uno come lui, a uno con la sua esperienza. Sarebbe uno sbaglio, una scelta inopportuna».

 

GIUSEPPE BRESCIA

Giuseppe Conte è perfettamente d'accordo con Brescia. Il leader spinge da settimane per ottenere una deroga al doppio mandato, ma ormai sembra essersi arreso alla volontà granitica di Grillo. Già oggi, al più tardi domani, dovrebbe chiudere la querelle annunciando che nulla cambierà. «Ma la valorizzazione dell'esperienza acquisita è nel dna del nuovo corso», sottolinea il leader.

 

ROBERTO FICO A IN MEZZORA IN PIU

Qualcos' altro, per i nomi di peso del partito arrivati alla seconda legislatura, è quindi già in cantiere. Fico è presidente del Comitato di garanzia interno al partito, ma non è un incarico retribuito. «Può essere un punto di riferimento nella scuola di formazione, è un tesoro inestimabile», propone Brescia, e i vertici grillini starebbero pensando anche a questo, a dei cicli di lezioni con un compenso forfettario, ma non può bastare, «non è per questo che è stata pensata la scuola», viene fatto notare.

 

riccardo ricciardi giuseppe conte

Potrebbero quindi arrivare delle consulenze dai futuri gruppi di Camera e Senato e dal Movimento stesso, ma la verità è che si chiederà soprattutto «pazienza» ai colonnelli a riposo forzato. Perché se oggi una deroga è impossibile, forse non lo sarà dopo le elezioni, quando si tornerà ad alzare il pressing su Grillo per ottenere uno spacchettamento, eliminando il limite generale di due mandati e differenziandolo per ogni sede elettiva. Insomma, si potrebbero fare due mandati a Roma, poi due nei consigli regionali, due da sindaco e altri due all'Europarlamento.

 

fico grillo di maio

Due mandati come un diamante, per sempre. Ma a questa prospettiva, giurano dal Movimento, Grillo non è così contrario. Ci si può lavorare. Gli uomini fedeli a Fico ci sperano. I «fichiani», si diceva un tempo. Poi diventati tutti «contiani», come lo stesso presidente della Camera, «ma lui è stato sempre fedele ai leader del Movimento che si sono susseguiti, da Luigi Di Maio a Vito Crimi, fino a Conte», sottolinea il vicepresidente M5S Riccardo Ricciardi, anche lui annoverato tra chi vede in Fico un «punto di riferimento».

 

Fico Di Battista Di Maio

I fichiani «non sono mai esistiti. Roberto non ha mai voluto creare una corrente», dice Ricciardi. Ma è stato e continuerà ad essere, spera Ricciardi, «una bussola per tutti noi, come ha fatto in questa legislatura, quando tra mille vicissitudini ha indicato sempre la direzione più fedele all'identità del Movimento. In questo modo, riesce a rendere nitidi dei passaggi altrimenti complicati. È fondamentale per noi». Fico li ha rassicurati: non abbandonerà mai i Cinque stelle, darà una mano in campagna elettorale. Si prenderà solo qualche giorno di riposo ad agosto, al mare in Cilento, vicino alla sua Napoli, per poterla sognare più forte.

GIUSEPPE CONTE E ROBERTO FICOIL PRESIDENTE DELLA CAMERA ROBERTO FICOgiuseppe conte goffredo bettini roberto fico e gualtieri alla camera ardente di david sassoli

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa theodore kyriakou pier silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - LA TRATTATIVA DI ELKANN PER LA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRECO THEO KYRIAKOU STA SCOMBUSSOLANDO IL GOVERNO MELONI E DINTORNI - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” VEDE DI BUON OCCHIO LA TRANSIZIONE ELLENICA E SALVINI HA BEN GRADITO LA PROSPETTIVA CHE IL GRECO ANTENNATO SISTEMI PER LE FESTE I “COMUNISTI” DI ‘REPUBBLICA’ E ‘STAMPA’, PER FORZA ITALIA C’È STATO IL VEEMENTE INTERVENTO DEL ‘’PRESIDENTE IN PECTORE’’ DEL PARTITO, PIER SILVIO BERLUSCONI, CHE VEDE IN KYRIAKOU UN COMPETITOR PERICOLOSISSIMO, ALFIERE DI QUEL CAPITALISMO DI STAMPO LIBERISTA, PER NULLA “LIBERAL”, CHE PREDICA IL PRIMATO DELL’ECONOMIA SULLA POLITICA - COSI', DIMENTICANDO IL SUO ATTIVISMO IN GERMANIA PER CREARE UN GIGANTE EUROPEO DELLA TV COMMERCIALE, L’EREDE DEL BISCIONE NON HA TROVATO DI MEGLIO CHE RISPOLVERARE LA BANDIERINA DELL’ITALIANITÀ (“CHE UN PEZZO DI STORIA DELL'INFORMAZIONE DEL NOSTRO PAESE VADA IN MANI STRANIERE UN PO' DISPIACE’’) - MA IL COLPO DI SCENA ARRIVA DAL CO-FONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA E SECONDA CARICA DELLO STATO, IGNAZIO LA RUSSA, QUANDO SI È DICHIARATO DISPOSTO A FARE DA INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI “COMUNISTI” DI GEDI E IL GRECO USURPATORE (ULTIMA USCITA DELLA GUERRIGLIA DI ‘GNAZIO IN MODALITÀ ''LA RISSA'' CONTRO LA DITTATURA DELLE SORELLE MELONI...)

2025agnoletti

CAFONAL ''AGNOLETTI & TORTELLONI'' – AL CIRCOLO CANOTTIERI ANIENE, PER IL PARTY DI “JUMP COMUNICAZIONE” DI MARCO AGNOLETTI, EX PORTAVOCE DI RENZI, E "SOCIAL COM" DI LUCA FERLAINO, UNA MARIA ELENA BOSCHI IN MODALITA' PIN-UP SI PRESENTA CON LA SUA NUOVA FIAMMA, L'AVVOCATO ROBERTO VACCARELLA, CHE QUI È DI CASA (SUA SORELLA ELENA È LA COMPAGNA DI MALAGÒ, GRAN VISIR DEL CIRCOLO DELLA “ROMA BENISSIMO”) – UN GRAN MISCHIONE ALLA ROMANA DI DESTRA E SINISTRA E TIPINI INTERMEDI HA BRINDATO AL NATALE, STARRING: LUCIO PRESTA, PEPPE PROVENZANO, ANTONELLA GIULI, FITTIPALDI, ALESSIA MORANI, FAUSTO BRIZZI, PAOLO CORSINI, NELLO MUSUMECI, SIMONA SALA, ALBERTO MATANO, SALVO SOTTILE, MYRTA MERLINO E MARCO TARDELLI, MICHELA DI BIASE, ITALO BOCCHINO, LAURA TECCE CON VESTITUCCIO SBRILLUCCICANTE CHE NON AVREBBE SFIGURATO AL MOULIN ROUGE, GIORGIA CARDINALETTI IN LOVE... 

alfredo mantovano papa leone xiv italia agenti servizi segreti

OGGI ALLE 11 ALFREDO MANTOVANO E I VERTICI DELL’INTELLIGENCE ITALIANA SONO STATI RICEVUTI IN UDIENZA DA PAPA LEONE XIV, A CITTÀ DEL VATICANO – SARANNO PRESENTI I COMPONENTI COPASIR, IL DIRETTORE GENERALE DEL DIPARTIMENTO DELLE INFORMAZIONI PER LA SICUREZZA (DIS), VITTORIO RIZZI, I DIRETTORI DELLE AGENZIE INFORMAZIONI E SICUREZZA ESTERNA (AISE), GIOVANNI CARAVELLI, E INTERNA (AISI), BRUNO VALENSISE. È LA PRIMA VOLTA DI UN PAPA TRA GLI SPIONI (DI CERTO NON E' LA PRIMA VOLTA DI SPIE INTORNO A UN PAPA...) - PREVOST: "MAI USARE INFORMAZIONI PER RICATTARE" (SI VEDE CHE L'INTELLIGENCE NON È IL SUO FORTE)

brunello cucinelli giorgia meloni mario draghi massimiliano di lorenzo giuseppe tornatore nicola piovani

DAGOREPORT - L’AUTO-SANTIFICAZIONE DI BRUNELLO CUCINELLI È COSTATA CARA, NON SOLO AL “SARTO CESAREO” DEL CACHEMIRE, MA ANCHE ALLE CASSE DELLO STATO - IL CICLOPICO DOCU-FILM “IL VISIONARIO GARBATO”, DIRETTO DAL PREMIO OSCAR GIUSEPPE TORNATORE E BATTEZZATO CON TANTO DI PARTY ULTRACAFONAL IN UNO STUDIO DI CINECITTÀ ALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI, È COSTATO LA SOMMETTA DI 9.987.725 MILIONI DI EURO. DI QUESTI, I CONTRIBUTI RICEVUTI DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON IL MECCANISMO DEL TAX CREDIT RAGGIUNGONO LA CIFRA DI 3.955.090 MILIONI - DA PARTE SUA, PEPPUCCIO TORNATORE AVREBBE INTASCATO 2 MILIONI PER LA REGIA E 500 MILA PER SOGGETTO E SCENEGGIATURA – A PRODURLO, OLTRE A BRUNELLO STESSO, LA MASI FILM DI MASSIMILIANO DI LUDOVICO, CHE IN PASSATO HA LAVORATO SPESSO CON IL PRODUTTORE MARCO PEROTTI, COINVOLTO NEL CASO KAUFMANN (FU LUI A INOLTRARE LA DOMANDA DI TAX CREDIT PER IL FILM “STELLE DELLA NOTTE” DEL FINTO REGISTA-KILLER) - IL MONUMENTO A SE STESSO GIUNGE AL MOMENTO GIUSTO: DUE MESI FA, UN REPORT DI ''MORPHEUS RESEARCH'' ACCUSO' L'AZIENDA DI CUCINELLI DI VIOLARE LE SANZIONI UE ALLA RUSSIA…

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin valery zaluzhny

DAGOREPORT - ZELENSKY, FINITO NELLA TENAGLIA PUTIN-TRUMP E SOSTENUTO SOLO PARZIALMENTE DA UNA UNIONE EUROPEA BALCANIZZATA, CERCA LA MOSSA DEL CAVALLO PER SPARIGLIARE LE CARTE E SALVARE IL SALVABILE: PORTARE L’UCRAINA A ELEZIONI NEL GIRO DI 2-3 MESI. SAREBBE UNA VITTORIA DI PUTIN, CHE HA SEMPRE CHIESTO DI RIMUOVERE IL PRESIDENTE (DEFINITO “DROGATO”, “TOSSICOMANE”, “MENDICANTE”). IN CAMBIO “MAD VLAD” DOVREBBE ACCONSENTIRE A UNA TREGUA PER PERMETTERE IL VOTO, SOTTO ATTENTO CONTROLLO DEGLI OSSERVATORI OCSE – IN POLE POSITION L’EX CAPO DI STATO MAGGIORE, VALERY ZALUZHNY. MA SIAMO SICURI CHE UN INTEGERRIMO GENERALE COME LUI SIA DISPOSTO A METTERE LA FACCIA SULLA RESA?