renzi zingaretti di maio conte

ALLA FINE, ANCHE PER I 5STELLE, LA POLTRONA È LA POLTRONA. ANDARE ALLE URNE, CON L’ATTUALE LEGGE ELETTORALE E IN PIENA PANDEMIA, VUOL DIRE FAR RITORNARE SALVINI A PALAZZO CHIGI. E SUL MES ARRIVA L’INTESA. MA IL DUCE CONTE ORMAI È UN’ANATRA ZOPPA - OGNI GIORNO PARTONO SILURI DA RENZI APPOGGIATO DA GRAN PARTE DEL PD CON DI MAIO, PIÙ AVVELENATO DI UN COBRA CONTRO LA GESTIONE DEL RECOVERY: "CONTE SOSTITUISCE IL GOVERNO CON UNA TASK FORCE? NOI ABBIAMO MANDATO A CASA SALVINI PER NON DARGLI I PIENI POTERI, MA NON È CHE LI DIAMO A CONTE” - MATTARELLA HA FATTO SAPERE AL FIDANZATO DI OLIVIA DI ANDARCI PIANO CON L’EUROPA, CHE DEVE PARLARE AL PIÙ PRESTO CON MACRON E MERKEL, PERCHÉ SE A BRUXELLES SI ROMPONO I COJONI CI FARANNO VEDERE I SORCI VERDI

conte renzi

DAGOREPORT

Alla fine, la poltrona è la poltrona. Andare alle urne, con l’attuale legge elettorale e in piena pandemia, vuol dire far ritornare Salvini con la Meloni a Palazzo Chigi. E sul Mes arriva l’intesa. Con un ordine del giorno molto annacquato i pentastellati ribelli si tureranno il nasino e voteranno mercoledì “sì” alla riforma del Salva Stati perché ‘’Conte deve essere forte in Europa, bla-bla’’. Idem Forza Italia. (A proposito, Berlusconi avrebbe detto a Gianni Letta di aver sconfessato la salviniana Lucia Ronzulli). Mentre Italia viva intende apporre la firma dei capigruppo in calce al testo solo dopo aver ascoltato l’intervento di Conte in Aula.

 

mattarella renzi zinga di maio

E’ l’ultima mossa di Renzi nel suo gioco al rialzo sulla gestione totalitaria di Conte del Recovery che l’ha escluso dalla cabina di regia. Il Bullo gioca anche per conto terzi, essendo appoggiato clandestinamente da gran parte del Pd, a partire da Zingaretti che, privo com’è di leadership naturale, fa il pesce in barile, per finire con Franceschini che come capodelegazione del partito a Palazzo Chigi non conta un beneamato niente nella gestione dei fondi europei.

 

NICCOLO GHEDINI LICIA RONZULLI MATTEO SALVINI

E poi c’è Goffredo Bettini che è favorevole a un rientro di Renzi nel partito ma Zinga e Franceschini temono ovviamente che rubi loro la scena. L’ideologo, da parte sua, sogna solo e da sempre di avere un grosso ruolo nel campo della cultura, compresa la poltrona di ministro dei Beni Culturali oggi sotto il sedere di Franceschini.

zingaretti renzi

 

Intanto il Volpino di Palazzo Chigi non molla la politica del “dividi e impera” col Pd: vuole accontentare il ministro della Difesa Lorenzo Guerini per la scelta del capo dell’Arma dei Carabinieri e ha risucchiato quel tontolone di Gualtieri nella cabina di regia del Recovery formata, oltre che dallo stesso Conte, dai ministri dell’Economia, Roberto Gualtieri (Pd), e dello Sviluppo, Stefano Patuanelli (5 Stelle). Al zingarettiano Enzo Amendola hanno riservato il ruolo di intermediario con Bruxelles. Alla fine, con tali interlocutori molli come lo stracchino, il premier farebbe il cazzo che gli pare.

 

sergio mattarella parla con dario franceschini e nicola zingaretti

Renzi con gran parte dei piddini al seguito hanno ribadito che non voteranno mai una norma che accentra la gestione dei 209 miliardi nelle mani del Ducetto Conte: ”Insistere su una misura che sostituisce il Governo con una task force? Noi abbiamo mandato a casa Salvini per non dargli i pieni poteri, ma non è che li diamo a Conte”.

 

Infatti il premier per caos nominerebbe anche i 6 manager che guiderebbero ‘’una tecnostruttura di una novantina di esperti di settore chiamati a gestire l’attuazione dei programmi del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, suddiviso in sei capitoli: rivoluzione verde, digitale, infrastrutture, istruzione, inclusione sociale, sanità’’.

conte renzi

 

Un piano che il Bullo di Rignano ha liquidato così: ‘’Conte ritiri il suo piano, venga in aula, ascolti le idee di maggioranza e opposizione, convochi una sessione ad hoc dopo legge di bilancio e poi si decide chi spende i soldi e come’’.

 

Ovviamente lo schiavo di Casalino se ne guarda bene di accennare ai partiti della maggioranza i nomi dei sei manager: lo farà come al solito all’ultimo minuto, col favore delle tenebre. La presa del potere di Conte sta rompendo i coglioni non solo al Pd e ai renziani ma soprattutto a Luigi Di Maio, più avvelenato di un cobra nei confronti della Pochette con le unghie che, in duplex con Guerini, ha escluso il generale Agovino dalla scelta del capo dell’Arma, ormai ridotta a un duello Luzi-Maruccia.

 

Bettini e Zingaretti

Ma anche l’ex bibitaro del San Paolo sa che non c’è oggi una soluzione di ricambio e che il prossimo settembre inizierà il settembre bianco e le Camere non potranno essere sciolte. Certo, il logoramento non stop di Conte alla fine si può tradurre anche in un voto anticipato ma prima si deve fare una legge elettorale proporzionale, l’unica che potrebbe assicurare il ritorno a Palazzo Chigi.

 

Dal Quirinale, tra l’altro, Mattarella ha fatto sapere al fidanzato di Olivia di andarci piano con l’Europa, di parlare al più presto con Macron e Merkel, perché se si rompono i cojoni ci faranno vedere i sorci verdi.

 

PIÙ CHE STABILITÀ SEMBRA PARALISI

Stefano Folli per “la Repubblica”

 

giuseppe conte e luigi di maio

Il governo Conte imbarca acqua come una nave piegata su un fianco, tuttavia continua a navigare con fatica. A un osservatore imparziale la scena appare paradossale. Da un lato, si suppone che domani l'esecutivo supererà la prova parlamentare sul Mes: né al Senato, nonostante i numeri esigui, né tantomeno alla Camera si prevede una sconfitta.

 

gianni letta e berlusconi

È vero che i colpi di scena sono tali proprio perché sono imprevedibili, ma quasi nessuno crede che esistano oggi le condizioni per un incidente. Il gran trambusto dei giorni scorsi, dalla crisi dei 5S a Berlusconi che si riscopre "sovranista", dovrebbe estinguersi in un voto senza sorprese: per cui la riforma del Mes andrà avanti e il ministro Gualtieri eviterà di presentarsi a mani vuote a Bruxelles. Dall'altro lato, tuttavia, Conte e la sua compagine restano in una situazione caotica: una nave semi affondata, appunto.

ROBERTO GUALTIERI GIUSEPPE CONTE

 

Il voto positivo in Parlamento non potrà essere presentato come il successo di una maggioranza in buona salute, pronta a cogliere tutte le opportunità del piano "Next generation". Per la buona ragione che tale maggioranza è tutt' altro che salda dietro la "leadership" del presidente del Consiglio. Al contrario, è talmente sfilacciata e così poco convinta della sua missione solidale da offrire all'esterno l'immagine di una rissa quotidiana.

 

Giuseppe Conte Lorenzo Guerini Dario Franceschini

Quale sia il motivo è fin troppo chiaro: la gestione dei 209 miliardi assegnati all'Italia. Chi e come dovrà occuparsi dei progetti di spesa e chi, in definitiva, amministrerà il tesoro. Su questo punto la coesione del governo si è infranta. Renzi sta agendo da "commando" oltre le linee nemiche, pur essendo un socio a pieno titolo della coalizione che dovrebbe sostenere il premier. Ma di sicuro il capo di Italia Viva non è isolato: da tempo egli ha colto il disagio del Pd e se ne serve per coprirsi le spalle; anzi, i più maliziosi vedono in certi attacchi mirati a Palazzo Chigi la prova di una convergenza tra il guastatore Renzi e il gruppo di vertice dei democratici.

 

merkel macron conte

Se fosse così, non ci sarebbe nemmeno bisogno di un patto segreto: basta l'intreccio dei reciproci interessi. Vale a dire la volontà di indebolire Conte e di non permettergli di usare la cortina fumogena dell'ennesima "task force" per escludere in tutto o in parte le forze politiche dal controllo dei fondi europei.

 

Questo spiega perché il Consiglio dei ministri si è insabbiato di rinvio in rinvio; perché si avverte una crescente sfiducia tra il premier e i ministri a lui più vicini, da un parte, e l'asse di fatto Pd-Renzi, dall'altra; perché il compromesso sulla gestione dei soldi è ancora lontano (peraltro tali ingenti risorse non arriveranno domani e nemmeno dopodomani, al centro come sono di un confronto politico all'interno dell'Unione).

 

In altri tempi si sarebbe detto che il governo è nella tipica condizione di pre-crisi. Anzi, in altri tempi il presidente del Consiglio sarebbe già salito al Quirinale per rassegnare le dimissioni e permettere un chiarimento tra le forze politiche. Ma oggi ci si muove in un'altra logica.

conte mattarella

 

L'esecutivo va avanti zoppicando, consapevole che nessun partito ha voglia di aprire una crisi al buio in piena emergenza sanitaria. Se ne parlerà magari dopo l'approvazione della legge di bilancio - prevista entro dicembre - e quando la pandemia sarà meno insidiosa. In altre parole, verso la primavera. Intanto l'Europa osserva perplessa la strana stabilità italiana che è quasi sinonimo di paralisi.

Ultimi Dagoreport

alessandro giuli lucia borgonzoni manuela cacciamani mazzi rampelli giulio base film albatross 2025albatross angelo mellone perla tortora paolo petrecca alma manera

DAGO-CAFONAL! - DAI FRATELLI WARNER DI HOLLYWOOD AI FRATELLI D’ITALIA DI CINECITTÀ, IL CIAK È A DESTRA! - E VOILÀ! DOMANI SUGLI SCHERMI DEL BELPAESE ARRIVA "ALBATROSS", IL NUOVO IMMAGINARIO CAPOLAVORO DI GIULIO BASE, MARITATO TIZIANA ROCCA - ALL’ANTEPRIMA ROMANA, GOVERNO IN PRIMA FILA: TAPPETO ROSSO PER IL MINISTRO GIULI-VO DEL “PENSIERO SOLARE”; AVANTI I DIOSCURI RAI, ROSSI E MELLONE, FATE LARGO AL “GABBIANO SUPREMO” DI COLLE OPPIO, FABIO RAMPELLI, CON MOLLICONE DI SCORTA - NEL FOYER DEL CINEMA SI SBACIUCCHIANO PAOLO PETRECCA, DIRETTORE DI RAI SPORT, E L’AMATA ALMA MANERA - SE LUCIA BORGONZONI TIMBRA IL CARTELLINO PER LA LEGA, A TENERE ALTO IL PENNONE DI FORZA ITALIA C’È MAURIZIO GASPARRI, NEL '70 SEGRETARIO PROVINCIALE DEL FRONTE DELLA GIOVENTÙ – PER I DUE PRODUTTORI, PAOLO DEL BROCCO (RAI CINEMA) E GENNARO COPPOLA (COMPAGNO DI MANUELA CACCIAMANI, PRESIDENTE DI CINECITTA'), ‘STO “ALBATROSS” DI GIULIO BASE DEVE SUSCITARE VERAMENTE “GRANDE ATTENZIONE” VISTO CHE IL 18 GIUGNO SCORSO SAREBBE AVVENUTA UNA PROIEZIONE PRIVATA DEL FILM ALLA PRESENZA DI IGNAZIO LA RUSSA E DI SISTER ARIANNA MELONI…

cetrioloni per l italia - meme by edoardo baraldi giorgia meloni economia crisi soldi

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI PUÒ FARE TUTTE LE SMORFIETTE CHE VUOLE MA A NATALE RISCHIA DI TROVARE SOTTO L'ALBERO UN'ITALIA IN GRANDE DIFFICOLTA' ECONOMICA. E SE I CITTADINI TROVERANNO LE TASCHE VUOTE, ANCHE IL PIU' INCROLLABILE CONSENSO PUO' SGRETOLARSI - IL POTERE D'ACQUISTO AUMENTA DELLO 0,9% ORA, MA NEGLI ULTIMI ANNI È CROLLATO DEL 20% - DA UN LATO L'INFLAZIONE TORNA A CRESCERE, DALL'ALTRO IL PIL CALA. E DAL 2026, CON LA FINE DEL PNRR, CHE HA "DROGATO" IL PRODOTTO INTERNO LORDO, LA SITUAZIONE NON POTRÀ CHE PEGGIORARE. SENZA CONSIDERARE L'EFFETTO TSUNAMI DEI DAZI DI TRUMP SU OCCUPAZIONE ED EXPORT - SE CI FOSSE UN'OPPOSIZIONE DECENTE, MARTELLEREBBE OGNI GIORNO SU QUESTI TEMI: SALARI DA FAME, TASSE CHE CONTINUANO A SALIRE, ECONOMIA CHE RISTAGNA. MA LA PRIORITÀ DI SCHLEIN SONO I GAY UNGHERESI E QUELLE DI CONTE E' FARE IL CANDIDATO PREMIER DEL CAMPO LARGO...

matteo salvini giorgia meloni antonio tajani

DAGOREPORT - MALGRADO UN’OPPOSIZIONE SINISTRATA E SUPERCAZZOLARA, L’ESTATE DELLA DUCETTA È  MOLESTATA DA BRUTTI PENSIERI - SE IN EUROPA CERCA DI DEMOCRISTIANIZZARSI, IN CASA LA MUSICA CAMBIA. SE PRENDE UNA SBERLA ALLE REGIONALI D’AUTUNNO, LA PREMIER TEME CHE UNA CADUTA POSSA TRASFORMARSI NELL’INIZIO DELLA FINE. COME È ACCADUTO AL PD DI RENZI, ALLA LEGA DI SALVINI, AL M5S DI DI MAIO. DI COLPO, DALL’ALTARE ALLA POLVERE - ECCO IL PESANTE NERVOSISMO PER LE CONTINUE “STONATURE” DEL TROMBONISTA SALVINI, CHE VEDE LA SUA LEADERSHIP MESSA IN PERICOLO DAL GENERALISSIMO VANNACCI. OPPURE QUELLE VOCI DI UN CAMBIO DI LEADERSHIP DI FORZA ITALIA, STANCHI LOS BERLUSCONES DI VEDERE TAJANI COL TOVAGLIOLO SUL BRACCIO AL SERVIZIO DELLA SORA GIORGIA. OCCORRE UN NUOVO MARINAIO AL TIMONE PER CAMBIARE ROTTA: ETTORE PRANDINI, PRESIDENTE DELLA COLDIRETTI? - QUESTA È LA CORNICE IN CUI SI TROVA OGGI IL GOVERNO MELONI: TUTTO È IN MOVIMENTO, NULLA È CERTO…

ferragni city life

CHE CRASH! DA CASA FERRAGNI ALL’INSEGNA DI GENERALI, LA CADUTA DELLA MILANO CITY LIFE - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: ‘’SI È PASSATI DALLA MILANO INDUSTRIALE A QUELLA DEI CREDULONI DEL PANDORO, PER FINIRE ALLA CADENTE MILANO FINANZIARIA ORA CHE MPS VUOL PRENDERSI MEDIOBANCA PER PRENDERSI GENERALI - NEL BANDO PER CITY LIFE L’ACCORDO IMPONEVA CHE “IL 50% DELL’AREA FOSSE DESTINATA A VERDE PUBBLICO”. ECCOME NO! RENZO PIANO PRESENTÒ UN PROGETTO METÀ VERDE E METÀ CON UN GRATTACIELO E QUALCHE CASA. LO BOCCIARONO. SI SPALANCARONO COSÌ LE PORTE AD ALTRI ARCHISTAR: LIBESKIND, HADID E ISOZAKI. E COSÌ CITY LIFE È DIVENTATA UN NON-LUOGO, UN DUBAI SHOPPING MALL DIVENUTO UTILE ALLA COLLETTIVITÀ GRAZIE AL COVID, PERCHÉ LÌ CI FACEVANO LE VACCINAZIONI...

mediobanca mediolanum massimo doris nagel

MEDIOSBANCA! – BANCA MEDIOLANUM ANNUNCIA LA VENDITA DELLA SUA QUOTA DEL 3,5% IN MEDIOBANCA A INVESTITORI ISTITUZIONALI. E A NAGEL, ALLE PRESE CON L’OPS DI MPS, VIENE MENO IL PRIMO SOCIO DELL'ACCORDO DI CONSULTAZIONE TRA AZIONISTI – ERA UNA MOSSA PREVISTA DAL MOMENTO CHE L’EVENTUALE FUSIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI TRASFORMEREBBE IL CORE BUSINESS DI PIAZZETTA CUCCIA NELLA GESTIONE DEL RISPARMIO, ANDANDO A SBATTERE CON L’IDENTICA ATTIVITÀ DELLA BANCA DI DORIS E BERLUSCONI….

mattarella nordio meloni giorgia carlo sergio magistrati toghe giudici

DAGOREPORT - MENTRE ELLY SCHLEIN PENSA DI FARE OPPOSIZIONE VOLANDO A BUDAPEST A SCULACCIARE ORBAN PER I DIRITTI DEI GAY UNGHERESI, GIORGIA MELONI E I SUOI FRATELLI D’ITALIA SI RITROVANO DAVANTI UN SOLO "NEMICO": LA COSTITUZIONE - SE DALLA CORTE DEI CONTI ALLA CASSAZIONE C'E' IL MATTARELLO DI MATTARELLA, LA MUSICA CAMBIA CON LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA DI NORDIO - UNA VOLTA CHE IL PARLAMENTO APPROVERÀ LA “SEPARAZIONE DELLE CARRIERE” DI GIUDICI E PM, S’AVANZA IL RISCHIO CHE LE PROCURE DIPENDERANNO DAL MINISTERO DI GIUSTIZIA - ULTIMA SPES È IL REFERENDUM CONFERMATIVO CHE PER AFFONDARE UNA LEGGE DI REVISIONE COSTITUZIONALE NON  STABILISCE UN QUORUM: È SUFFICIENTE CHE I VOTI FAVOREVOLI SUPERINO QUELLI SFAVOREVOLI - ECCO PERCHE' IL GOVERNO MELONI HA LA COSTITUZIONE SUL GOZZO...