DAGOREPORT
giuseppe conte sergio mattarella
Il governo giallo-rosso di Conte ha le ore contate. Mercoledì sarà il suo D-Day. Attraverso i suoi quirinalisti (Breda, Magri, Folli), il monito di Mattarella ai partiti di maggioranza è stato secco come un cassetto chiuso con una ginocchiata: se il voto del Senato boccerà la riforma del Mes, Conte tornerà a fare l’avvocato e nascerà un governo di transizione formato da tecnici e guidato da Marta Cartabia fino a che i dati sulla pandemia non saranno piatti e magari vaccinati, dopodiché si aprono le urne. Amen.
L’ira del capo dello Stato con la classe politica ha toccato vertici inediti. Così non si può andare avanti, l’Italia non può permettersi di andare contro l’Eurogruppo, la famigerata riforma del Mes non ha nulla a vedere col Mes sanitario dei 37 milioni ma si tratta solo di un aggiornamento per adeguarla a una normativa bancaria europea.
Il monito quirinalizio si è rivolto ovviamente ai 5Stelle (il voto di mercoledì sarà la prova del 9 per la leadership di Di Maio: sono 42 deputati e 16 senatori contrari alla riforma) e a Forza Italia (quanti saranno quelli che voteranno la riforma del Mes in barba al diktat di Berlusconi?).
Ma anche Giuseppe Conte ha ricevuto il suo: l’insofferenza nei tuoi confronti dei partiti della maggioranza comincia a pesare, il balletto quotidiano di comitati e task force e cabine di regia sul Recovery Fund ha toccato vette insostenibili, etc.
SILVIO BERLUSCONI ANTONIO TAJANI
Il premier per caos ha fatto come al solito buon viso al cattivo gioco, ha incassato come un punching-ball i pugni del Colle e se n’è uscito dall’angolo promettendo al Quirinale che avrebbe concesso un’intervista a “Repubblica” per correggere i suoi errori. Ma le domande rivolte a Conte sembravano più opera di Ta-Rocco Casalino che di Maurizio Molinari. E Mattarella si è incazzato di nuovo.
Intanto, quello che resta dell’ottuagenario Berlusconi è in fibrillazione epilettica. In un colloquio telefonico con Salvini ha confessato di essere preoccupatissimo delle reazioni europee al suo voltafaccia sul Mes. In attesa della tortorata telefonica della Merkel, si sarebbe già fatto vivo Manfred Weber, capogruppo del Partito Popolare Europeo.
NICCOLO GHEDINI LICIA RONZULLI MATTEO SALVINI
Il Banana maledice il giorno in cui ha dato retta al suo vicepresidente Antonio Tajani che ben intortato dal duplex Ghedini-Salvini l’ha convinto a bocciare la riforma del Mes: non è votabile, mandano la troika, bisogna fare delle modifiche, non ci possiamo staccare dal centrodestra, etc.
Trai grillini, scrive “la Verità”, chi esce letteralmente a pezzi è don Vito Crimi, reggente per caso del M5s. “Gualtieri è andato in Europa», dice Crimi, «con il pieno mandato perché mi sono assunto la responsabilità di non indebolire la posizione del nostro Paese nei rapporti internazionali europei”.
DAVID SASSOLI ROBERTO GUALTIERI