mattarella draghi

IL GOVERNO DEI MIGLIORI? NO, DEI MIGLIORABILI - MATTARELLA SI E’ “INTESTATO” TRE MINISTERI: INTERNO, DIFESA E GIUSTIZIA - NEI PRIMI DUE HA CONFERMATO LAMORGESE E GUERINI, NEL TERZO HA INFILATO LA SUA PUPILLA, MARTA CARTABIA - UGO MAGRI: “TUTTE LE ALTRE DESIGNAZIONI SONO ARRIVATE DA DRAGHI, MA PURE IN QUESTO CASO LA MANO DEL PRESIDENTE SI VEDE ECCOME. SONO STATE SCELTE FIGURE DAL TRATTO COMUNE DI MODERAZIONE, SECONDE FILE CAPACI DI DIALOGARE E FARE SQUADRA ANCHE COI VECCHI AVVERSARI”

Ugo Magri per “la Stampa”

 

MATTARELLA DRAGHI

A Sergio Mattarella è riuscita un' impresa ai limiti dell' impensabile: mettere insieme un governo di persone stimate e rispettabili, con un tasso di competenza del tutto inusuale, guidato dall'unico vero fuoriclasse che all'estero ci viene riconosciuto, e con il sostegno dell' intero Parlamento (tranne i Fratelli d' Italia, che però non vedono l' ora di dare anche loro una mano).

 

Per trovare un altro governo così largamente supportato bisogna risalire addirittura alla «solidarietà nazionale», quarto governo Andreotti, in piena emergenza terrorismo. Il primo a dubitare di riuscirci era Mattarella medesimo. È arrivato a dare forse il meglio del suo settennato quasi controvoglia, con lo stato d' animo di chi avrebbe mille volte preferito che i partiti si fossero messi d' accordo tra loro.

 

Mattarella e Mario Draghi

Le circostanze hanno costretto il capo dello Stato a spogliarsi della veste arbitrale e a scendere personalmente in campo, insomma a mettersi in gioco correndo i rischi del caso. A cose fatte, può sembrare l'uovo di Colombo: ma le prime reazioni dei partiti alla scelta di Mario Draghi furono quasi tutte negative. L'azzardo del governo presidenziale sembrava destinato a un drammatico fallimento. Dieci giorni di diplomazia quirinalizia, accompagnata dalla paura di tornare alle urne, hanno reso possibile ciò che all' inizio scontato non era.

guerini

In questo governo, l'impronta di Mattarella è incontestabile. Alcune scelte sono espressamente sue.

 

Sul Colle non si fa mistero che le conferme di due ministri, Luciana Lamorgese all'Interno e Lorenzo Guerini alla Difesa, garantiscono continuità in posizioni chiave per la sicurezza nazionale. Il Quirinale le ha tolte immediatamente dal mazzo, prima ancora che potesse scatenarsi qualche appetito politico. Né ci vuole chissà quale immaginazione per scoprire che la scelta di Marta Cartabia ha radici lontane, risale agli anni in cui l'attuale presidente della Repubblica e la neo-ministra della Giustizia sedevano insieme alla Corte costituzionale.

 

CARTABIA

Tutte le altre designazioni sono arrivate da Draghi, il quale ha puntato su una squadra dove alle donne (8 su un totale di 23 dicasteri) è garantita un' appena dignitosa presenza, e ai cosiddetti tecnici viene affidata l' intera gestione del Recovery Fund: scelta palesemente finalizzata a garantire che i grandi investimenti sul futuro del Paese vengano definiti da persone capaci, senza essere piegati a finalità politico-clientelari. Rispetto all' impostazione del Conte bis, si tratta di una svolta per nulla disprezzabile.

 

Chi è stato testimone del parto governativo assicura che Mattarella ha dedicato gran parte delle sue energie non a soppesare col bilancino il dosaggio di poltrone tra i partiti, bensì ad approfondire personalmente gli aspetti di ingegneria giuridica dei due nuovi dicasteri, quello caro a Beppe Grillo per la Transizione ecologica e l'altro del Turismo, destinato a tornare autonomo dai Beni culturali.

luciana lamorgese

 

Eppure non c'è dubbio che il mix tra gli esponenti dei vari partiti corrisponda a un certo meditato equilibrio, cui difficilmente il Colle potrebbe essere considerato estraneo. Anzi, pure in questo caso la mano del presidente si vede eccome. Sono state scelte, in totale intesa con Draghi, figure dal tratto comune di moderazione e concretezza, seconde file capaci di dialogare e potenzialmente fare squadra anche coi vecchi avversari ma, nello stesso tempo, rappresentative: cioè in grado di tenere i collegamenti con i rispettivi leader.

 

«Il difficile inizia adesso», non si fanno illusioni al Quirinale. Dove sanno perfettamente che, come sempre è accaduto in Italia, la «luna di miele» finirà in fretta; né Draghi resterà al riparo dalle critiche più velenose. Tuttavia, ci sono le premesse per bene iniziare e, magari, anche per percorrere un lungo tratto di strada. Quanto lungo?

mara carfagna

I governi non nascono con una data fissa di scadenza, come se fossero yogurt; a maggior ragione questo, che porta l' etichetta «del presidente».

 

Fino a quando resterà al Quirinale, Mattarella farà di tutto per facilitarne il cammino. È consapevole che il giudizio sulla sua presidenza sarà inscindibile dal successo (o dal fallimento) dell' operazione Draghi. Semmai viene da domandarsi che ne sarà di Super Mario tra un anno, quando l' attuale presidente terminerà il suo mandato. Ecco perché nei palazzi della politica già circola l' ipotesi che, pur di non lasciare il governo dell' emergenza senza uno scudo, Mattarella possa accettare una breve proroga, fino a fine legislatura.

L' uomo è contrario, ma chissà...

Ultimi Dagoreport

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?