draghi colao

GRASSO CHE COLAO - E SE FOSSE L'ATTUALE MINISTRO PER LA TRANSIZIONE DIGITALE VITTORIO COLAO A RISOLVERE IL CASINO QUIRINALE? NEL CASO IN CUI DRAGHI ACCETTASSE DI ANDARE AL COLLE, L’EX MANAGER DI VODAFONE POTREBBE FINIRE IL LAVORO DI SUPER MARIO A PALAZZO CHIGI, NON SPUTTANANDO IL PNRR - C’È UN PROBLEMA, PERÒ: I CATTIVI RAPPORTI CHE COLAO HA CON GIORGETTI…

Ilario Lombardo per “La Stampa

 

mario draghi vittorio colao

E se fosse Vittorio Colao? Se fosse lui, l'attuale ministro per la Transizione digitale, a sciogliere il rebus su chi potrebbe andare a Palazzo Chigi se Mario Draghi decidesse di assecondare la propria candidatura al Quirinale?

 

Non è un'ipotesi di scuola, ma è quello di cui stanno concretamente parlando nel governo, al ministero dell'Economia e in ambienti finanziari. Da quanto risulta, ne sarebbe informato anche Francesco Giavazzi, consigliere economico del presidente del Consiglio.

 

draghi colao

Dopotutto, al netto di qualche rallentamento del ministero sui progetti legati alle risorse del Recovery plan europeo, Draghi ha dimostrato non troppo tempo fa di avere fiducia in Colao consegnandogli, a fine agosto, la cruciale delega all’aerospazio.

 

Un'altra leva fondamentale per il supermanager bresciano già incaricato del secondo capitolo più sostanzioso del Pnrr dopo la transizione ecologica. Draghi è consapevole che la digitalizzazione dell'Italia è una sfida troppo importante per poterla lasciare soccombere sotto le spallate dei partiti, i quali, appena sarà eletto il presidente della Repubblica, scivoleranno verso la furiosa contesa elettorale.

 

vittorio colao

Un rischio che rende incerto il destino di chiunque possa essere indicato per Palazzo Chigi e rafforza la tesi di chi sostiene che Draghi debba rimanere dov'è. Il punto, però, è proprio questo. È ormai argomento di dibattito quotidiano nei partiti della maggioranza che Draghi dovrà gestire al meglio la propria successione e, al momento opportuno, renderla inevitabile.

 

Sarà altrettanto importante il modo in cui verrà comunicata la decisione alle forze politiche, prigioniere di parlamentari ansiosi di sapere come sopravviveranno per altri dodici mesi. Il M5S ne è il massimo esempio. Presi dal panico del voto anticipato, deputati e senatori 5 Stelle nelle scorse settimane hanno messo in circolazione l'ipotesi che possa essere Daniele Franco il successore di Draghi.

 

daniele franco mario draghi conferenza stampa sulla manovra

Un fedelissimo del premier, discreto uomo dei conti, severo guardiano del bilancio pubblico. «Sarebbe la massima garanzia della continuità» sostenevano i 5 Stelle in coro, anche ai vertici. In realtà, non bastasse l'immagine di lui che nega con un sorriso imbarazzato durante la conferenza stampa di meno di un mese fa, ci sarebbero le testimonianze di chi lo conosce e dei collaboratori, convinti che non abbia le necessarie doti politiche per una missione del genere.

 

C'è da dire che anche Colao suscita simili dubbi. La sua esperienza da manager, una decina di anni in Vodafone, sommata alla solida sponda quirinalizia che gli offrirebbe Draghi, potrebbe però garantirgli qualche strumento in più nella gestione di un governo che, è abbastanza prevedibile, finirà a pezzi.

 

VITTORIO COLAO RENATO BRUNETTA

D'altronde, Colao era già stato sfiorato dalle previsioni sul futuro di Palazzo Chigi quando ne era inquilino Giuseppe Conte. Nella primavera del 2020, per volere del Capo dello Stato Sergio Mattarella, l'allora premier lo mise alla testa di una task force incaricata di redigere il piano per la ricostruzione economica dopo la prima tragica ondata del virus, la cosiddetta Fase 2.

 

vittorio colao a cernobbio

Il piano arrivò, ma poco prima che i suoi contenuti fossero integrati e dispersi tra i tanti altri contributi degli Stati Generali celebrati a Villa Pamphilj, Colao fu liquidato da Conte. Si disse che l'avvocato lo fece perché ne temeva l'ascesa, perché proprio in quelle settimane apparvero le prime indiscrezioni sul manager come possibile successore.

 

VITTORIO COLAO

L'altro nome che si faceva, assieme al sempre presente Carlo Cottarelli, era Mario Draghi. Tutte le fonti contattate per questo articolo fanno però notare un particolare da non sottovalutare: il rapporto che pare non essere dei migliori tra Colao e Giancarlo Giorgetti, numero due della Lega e ministro dello Sviluppo economico.

 

Un elemento che porta a interrogarsi su quale sia la maggioranza in grado di restare in piedi dopo l'elezione del Quirinale. Se continueranno a farne parte tutti gli attuali azionisti, oppure se Matteo Salvini si sfilerà. Se così fosse, il governo potrebbe ritrovare una formula politica più classica, sostenuto dai giallorossi e magari da Forza Italia. La cosiddetta coalizione Ursula, che ha imposto la Von der Leyen come presidente della Commissione Ue, avrebbe la sua declinazione italiana.

 

vittorio colao giuseppe conte

A quel punto potrebbe anche avverarsi l'auspicio di chi, nel centrosinistra e al governo, spinge per richiamare l'ex premier del Pd Paolo Gentiloni, attuale commissario agli Affari economici di Bruxelles.

 

Sono scenari che si reggono tutti su una premessa. Che Draghi vada al Colle, vincendo le resistenze di chi, a partire dal Pd, vorrebbe continuasse a fare il presidente del Consiglio fino, almeno, al 2023. Anche di questo epilogo si è parlato in una cena dei vertici dem, qualche giorno fa, alla presenza del ministro della Salute e leader di Leu Roberto Speranza. Di Draghi ancora a capo del governo e dell'ex premier e giudice della Corte Costituzionale Giuliano Amato al Quirinale.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…