giancarlo giorgetti alessandro rivera giorgia meloni

LA GUERRA AL DEEP STATE NON PREVEDE VINCITORI - GIORGIA MELONI VUOLE UN ALTRO DIRETTORE GENERALE DEL TESORO, AL POSTO DI ALESSANDRO RIVERA, PER METTERE LE MANI SUL MEF (AL SUO POSTO VUOLE ANTONINO TURICCHI) - E PER OTTENERE QUEL CHE VUOLE STA ENTRANDO IN COLLISIONE CON IL MINISTRO GIORGETTI, CHE DIFENDE RIVERA (E INFATTI LA DUCETTA HA TOLTO AL LEGHISTA LE COMPETENZE FINANZIARIE ANDATE AL VICEMINISTRO, LEO) - L'OSTILITÀ DI “IO SONO GIORGIA” VERSO IL DG SI DEVE ALLA CONVINZIONE CHE DIETRO AGLI ULTIMI COLLASSI BANCARI CI SIA STATA SCARSA VIGILANZA (DA MPS A BANCA POPOLARE DI VICENZA, DA VENETO BANCA A CARIGE, BANCA POPOLARE DI BARI FINO A ETRURIA)

Carmelo Caruso per “il Foglio”

ALESSANDRO RIVERA

 

Vuole un nuovo direttore del Tesoro, vuole controllare il Tesoro e fare un "giusto processo" alla storia. Di quella storia fa parte Mario Draghi. Giorgia Meloni sta "svuotando" il Mef. La legge e il consenso glielo consentono. Ha chiesto al ministro Giancarlo Giorgetti di allontanare, ora, Alessandro Rivera, il direttore generale. Ha già il nome del sostituto gradito e ha suggerito due possibili vie d'uscita per l'uomo che dal 2008 al 2018 è stato capo per la direzione del sistema bancario. Quell'uomo è Rivera.

 

Giorgetti non la sta accontentando. C'è una ragione più profonda che spiega l'ostilità di Meloni, dei suoi uomini, nei confronti di questo direttore che ha partecipato agli ultimi G20 e G7. E' la convinzione che dietro agli ultimi collassi bancari ci sia stata scarsa vigilanza. In FdI lo chiamano "il cimitero bancario" e quando tutto è iniziato "c'era l'ex premier".

 

GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI

Si mira a Draghi. Non sta dunque e solo per sostituire un direttore che ha avuto in mano le chiavi del ministero dell'Economia, gestito i dossier dei fallimenti bancari, le ristrutturazioni, gli avvicendamenti degli ad e partecipato ai negoziati internazionali con Fmi, Commissione europea La premier Meloni con la sua richiesta di allontanare Rivera ha ingaggiato una battaglia con il suo stesso ministro Giorgetti. Gli ha già tolto le competenze finanziarie andate al viceministro di FdI, Maurizio Leo.

DRAGHI MELONI

 

In precedenza aveva già trasferito un ramo della ragioneria, il Servizio centrale del Pnrr diretto da Carmine Di Nuzzo, al ministero di Raffaele Fitto. La premier potrebbe presto far "scivolare" simbolicamente il portale "Italia Domani", gestito dal Mef, (è la banca dati del Pnrr) dal ministero di Giorgetti a quello di Fitto. Si è già verificato un rallentamento con la Commissione europea. La Commissione quando parla di Pnrr continua a telefonare al Mef che a sua volta deve girare le richieste a Fitto. L'obiettivo della premier è tuttavia più alto. E' Bankitalia.

 

GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI

E' l'ex premier. E' "la grande Finanza". Sono tutte quelle vecchie bandiere, e battaglie, che hanno permesso alla destra di andare al governo. Le parole del sottosegretario Giovanbattista Fazzolari del 5 dicembre ("Bankitalia è finanziata da privati"), le critiche verso quell'istituto, denunciano un'avversione per un organo, dicono fonti di governo, "a cui è rimasta da tempo solo una funzione di vigilanza che non ha svolto". Nella conferenza stampa di fine anno la frase di Meloni sulla gestione "pessima" del dossier Mps ha fatto pensare che il riferimento fosse esplicito, e che fosse Rivera.

 

ALESSANDRO RIVERA

In verità non c'è solo Mps, e la frase successiva della premier sulla ristrutturazione "che ora ci sembra solida" poteva anche essere letta come un plauso a Rivera. C'è un'ambiguità studiata che può permettere alla fine della partita (e la partita la stanno giocando Meloni e Giorgetti) di dire che ad aver perso sono stati solo i giornalisti che hanno frainteso.

 

Prima che il governo entrasse in carica, Rivera ha sostituto l'ad di Mps, cercato di accompagnare il passaggio di consegne dal governo Draghi al governo Meloni nel migliore dei modi. Vista dalla sua stanza è come se avesse alleggerito il carico dell'esecutivo. Vista da Palazzo Chigi si attende un gesto del ministro dell'Economia che tarda ad arrivare. I novanta giorni previsti dalla legge, per il cambio del direttore, scadono il 22 gennaio. Se Giorgetti dovesse accettare la sostituzione è la prova che quello che si dice di lui è vero: un buon funzionario di due padroni (Salvini e Meloni).

antonino turicchi

 

Il primo, Salvini, anche se volesse non può difenderlo. Qualcuno in FdI lo ha anche detto: "E' solo, non ha più nessuno. Giorgetti è uno spirito". Nell'agenda della premier in cima alla lista delle crisi bancarie, gestite malamente, non c'è tanto Mps.

Uno degli esempi di grande "cimitero bancario" è quello veneto (Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca), lo segue la ligure Carige, la pugliese Banca Popolare di Bari fino a Etruria.

 

Il sostituto di Rivera è solo uno. Si chiama Antonino Turicchi ed è stato nominato da Giorgetti presidente di Ita. In passato è stato direttore generale della Finanza e Privatizzazione del Mef. Erano gli anni di Berlusconi. Per fare uscire Rivera, a Palazzo Chigi, hanno individuato due scenari. Il primo: un ruolo all'Ocse, a Parigi, lontano dall'Italia. Gli vogliono proporre il ruolo di vicesegretario, ruolo che in passato ha ricoperto Pier Carlo Padoan. Incarico sminuente per un direttore generale del Tesoro.

 

MAURIZIO LEO

L'altro scenario è più sottile. Si parla di un precedente, e si invita il premier Draghi qualora fosse falso a smentire. Lo riportiamo per come viene ricordato e riproposto. Quando Draghi lascia la carica di direttore generale del Tesoro, 2001, per alcuni mesi resta al ministero.

 

Va a far parte del gabinetto del ministro ma solo formalmente. Sono soluzioni "cavalleresche", di transito, per personalità dal blasone ingombrante. Sono uscite che Rivera non accetterebbe anche perché da mesi il suo nome è su tutti i giornali e la sua reputazione colpita. C'è una posizione libera di prestigio internazionale e spetta all'Italia. Un incarico alla Bei, Banca europea degli investimenti.

 

maurizio leo giorgia meloni

Nella conferenza stampa di fine anno Meloni ha detto che il suo passo è "cadenzato". Aspetta che Giorgetti cadenzi l'uscita di Rivera, prepari il dossier delle prossime nomine delle partecipate. I nomi ci sono già e non saranno quelli di Giorgetti. Uno per volta. Ha sostituti per tutti. Anche quelli, cadenzati.

Ultimi Dagoreport

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

luigi lovaglio giuseppe castagna giorgia meloni giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone milleri monte dei paschi di siena

DAGOREPORT - È VERO, COME SOSTENGONO "CORRIERE" E “LA REPUBBLICA”, CHE L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA È “PERFEZIONATA E IRREVERSIBILE”? PIU' SAGGIO ATTENDERE, CON L'EVENTUALE AVANZAMENTO DELL'INCHIESTA GIUDIZIARIA MAGARI (IERI ED OGGI SONO STATI PERQUISITI GLI UFFICI DEGLI INDAGATI), QUALE SARÀ LA RISPOSTA DEGLI INVESTITORI DI PIAZZA AFFARI (GIA' MPS E' STATA MAZZOLATA IN BORSA) - POTREBBERO ANCHE ESSERCI RIPERCUSSIONI SUL COMPAGNO DI AVVENTURE DI CALTARICCONE, FRANCESCO MILLERI, CHE GUIDA L'HOLDING DELFIN LA CUI PROPRIETÀ È IN MANO AI LITIGIOSISSIMI 8 EREDI DEL DEFUNTO DEL VECCHIO - MA IL FATTO PIÙ IMPORTANTE SARA' IL RINNOVO AD APRILE 2026 DELLA GOVERNANCE DI GENERALI (PER CUI È STATA ESPUGNATA MEDIOBANCA) E DI MPS DEL LOQUACE CEO LUIGI LOVAGLIO (VEDI INTERCETTAZIONI) - INFINE, PIÙ DI TUTTO, CONTANO I PASSI SUCCESSIVI DELLA PROCURA DI MILANO, CHE PUÒ SOSPENDERE L’OPERAZIONE DELLA COMBRICCOLA ROMANA FAVORITA DA PALAZZO CHIGI SE INDIVIDUA IL RISCHIO DI REITERAZIONE DEI REATI (DA PIAZZA AFFARI SI MOLTIPLICANO LE VOCI DI NUOVI AVVISI DI GARANZIA IN ARRIVO PER I "FURBETTI DEL CONCERTINO''...)