luigi di maio giuseppe conte nicola zingaretti

LA GUERRIGLIA DI LUIGINO (CONTRO L’ASSE CONTE-ZINGA) – DIETRO IL BRACCIO DI FERRO SULLA NORMA PER LE REGOLARIZZAZIONI DI COLF, BADANTI E LAVORATORI AGRICOLI C’È LA VOLONTÀ DI DI MAIO DI INFILARSI NELL'AMORAZZO IN CORSO TRA IL PREMIER E IL PD - LE MEDIAZIONI LE VUOLE GESTIRE DI MAIO E NON VUOLE LASCIARLE A "GIUSEPPI", COME SE FOSSE GIÀ LUI IL CAPO DEI 5 STELLE E IL GARANTE DI UN'ALLEANZA STRUTTURALE CON IL PD…

Lina Palmerini per “il Sole 24 Ore”

GIUSEPPE CONTE - SILVIA ROMANO CON I GENITORI - LUIGI DI MAIO

 

Se Di Maio ha puntato i piedi contro la norma sulle regolarizzazioni di colf, badanti e lavoratori agricoli non è solo per il timore dell'assalto di Salvini e di perdere consensi soprattutto al Sud. Il punto è chi sta sfidando dentro la maggioranza. E sono da un lato Conte e dall'altro il Pd. Sia il premier che il partito di Zingaretti spingono per portare a casa la sanatoria e i permessi straordinari per i braccianti ma è in questa alleanza che si vuole infilare Di Maio impedendo che l’asse tra i due si saldi troppo.

 

in prima fila roberto speranza nicola zingaretti luigi di maio giuseppe conte 3

«Il caporalato si combatte con le regolarizzazioni», insisteva ieri il presidente del Consiglio che però ha poi fatto un passo di lato nel negoziato, lasciando che il Movimento trovi da solo una sua sintesi. Per il ministro degli Esteri, comunque, anche solo aver tenuto il braccio di ferro è già un risultato. I motivi sono almeno due. C’è innanzitutto l’esigenza dell’ex leader grillino di dimostrare l’equidistanza di Palazzo Chigi tra Movimento e Democratici e non lasciare che si sbilanci a favore del Pd, come appare oggi su più di un fronte. Le mediazioni, insomma, le vuole gestire Di Maio e non vuole lasciarle a Conte come se fosse già lui il capo dei 5 Stelle e il garante di un'alleanza strutturale con il Pd.

GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO

 

Un’esigenza vitale a maggior ragione perché, adesso, nei sondaggi, i Democratici sono avanti e la preoccupazione è che questo sorpasso sul Movimento non si traduca in un ribaltamento di forze dentro la maggioranza. È in misura minore quello che successe con Salvini quando il capo leghista arrivò a doppiare i grillini guidati – allora – da Di Maio. È vero che in quel caso i 5 Stelle perdevano consensi e a guadagnarne era il Carroccio mentre stavolta i due elettorati – Pd e Movimento – non si sovrappongono e i pentastellati stanno perfino recuperando qualcosa ma resta il ricordo di ciò che accadde lo scorso anno e il riflesso è di non perdere la presa su alcuni temi. Con un’aggravante.

 

il centrosinistra unito a narni - roberto speranza nicola zingaretti vincenzo bianconi luigi di maio giuseppe conte

Che se in quel Governo giallo-verde, Conte era davvero un “terzo” schiacciato dalle due leadership - ed era pure in pessimi rapporti con la Lega - adesso è in sintonia con i Dem talvolta più che con i grillini. Come sull'immigrazione, appunto. Tra l'altro – e qui c'è la seconda ragione di tenere il braccio di ferro - proprio su questo tema, Di Maio si gioca una battaglia interna cercando di prevalere sull'area più vicina al Pd e continuando a tenere il Movimento con le mani libere di tornare, un domani, a fare contratti con Salvini.

 

LUIGI DI MAIO, ROCCO CASALINO E GIUSEPPE CONTE GUARDANO ADORANTI E OMAGGIANO VLADIMIR PUTIN

Un posizionamento tattico che è sempre stato nello schema del ministro degli Esteri. Se dunque domenica scorsa si era arrivati all'accordo e la ministra Lamorgese aveva avuto il via libera, l'altolà del capo della Farnesina – attraverso Crimi – ha rimesso tutto in discussione accedendo i riflettori su di lui e sul negoziato. Un messaggio chiaro per il premier che, in effetti, ha fatto un passo indietro e ha scaricato sulla titolare degli Interni la stesura di un testo per non entrare nelle divisioni tra i grillini e con il Pd. Alla fine, quella che doveva essere la battaglia della ministra renziana Bellanova, che aveva pure messo su tavolo le dimissioni, è diventata la guerriglia di Luigi Di Maio per dare l’altolà a Conte e alla minoranza interna.

Nicola Zingaretti Luigi Di Maio Giuseppe Contegiuseppe conte luigi di maioroberto speranza nicola zingaretti vincenzo bianconi luigi di maio giuseppe conte

Ultimi Dagoreport

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO DEL PD, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA