steve lambert capitalism works for me

HELP! SALVARE IL CAPITALISMO DAI CAPITALISTI – NEGLI ULTIMI TRENT’ANNI SI È SMESSO DI PENSARE ANCHE AL BENESSERE DEI LAVORATORI PIÙ UMILI E SONO AUMENTATE LE DISEGUAGLIANZE – L’ECONOMISTA LIBERAL ROBERT REICH SPIEGA COME RIPENSARE L’ECONOMIA DI MERCATO

Massimo Gaggi per “la Lettura - Il Corriere della Sera

 

ROBERT REICHROBERT REICH

«Tecnologia e globalizzazione hanno di certo prodotto grossi cambiamenti nel mondo del lavoro, ma l’estrema disparità nella distribuzione dei redditi che stiamo sperimentando ormai da troppi anni deriva soprattutto dal nostro modo di organizzare il mercato. Con la scusa di non lasciare spazio a chi vuole più Stato, la coalizione di interessi che da decenni domina l’America ha ostacolato in tutti i modi l’adeguamento delle regole alla nuova realtà economica. E senza regole efficaci per mantenere il sistema in un equilibrio socialmente accettabile, il capitalismo non funziona».

capitalism coke capitalism coke

 

Fin dalle prime battute dell’incontro de «la Lettura» con Robert Reich per discutere di Come salvare il capitalismo , il suo nuovo libro (uscito in questi giorni in Italia per Fazi addirittura qualche giorno prima della pubblicazione negli Stati Uniti), il celebre economista liberal dell’Università di Berkeley, ministro del Lavoro di Bill Clinton, mette le mani avanti: «Partecipo a moltissimi dibattiti sui temi più disparati, ma ogni volta, prima o poi, si finisce lì: la difesa del libero mercato da ogni interferenza esterna, niente nuove regole. Come se il mercato esistesse in natura e non fosse una creazione degli uomini». 

capitalismo capitalismo


Però il maggior dinamismo degli Stati Uniti rispetto all’Europa ce lo siamo spesso spiegato anche con la complessità delle normative in vigore e con l’alto costo del welfare nella Ue. Fin dai tempi di Guido Carli, in Italia si è discusso di «lacci e lacciuoli» soffocanti. «Una cosa — replica Reich — sono le stratificazioni burocratiche, un’altra le regole per far funzionare bene un sistema economico. Norme che a volte andrebbero addirittura alleggerite: ad esempio quelle che proteggono troppo a lungo o in modo troppo esteso certi brevetti, offrendo un vantaggio eccessivo a molti grandi gruppi, ormai talmente potenti da avere la forza di opporsi a ogni cambiamento: bollano ogni correzione come un’alterazione delle regole del libero mercato. Balle che ci beviamo ormai da decenni.

ROBERT REICHROBERT REICH

 

 Ma non è stato sempre così nella storia americana. Da dove vogliamo partire? Nel libro cito Edward Ryan, presidente della Corte Suprema del Wisconsin che nel 1873, parlando agli universitari del suo Stato, disse: “Un giorno dovremo pur chiederci chi deve decidere: la ricchezza o l’uomo? Chi deve guidare: il denaro o l’intelletto? E gli incarichi pubblici a chi devono andare? A uomini liberi e istruiti o a servi feudali del capitale aziendale?”». 

ROBERT REICH SALVARE IL CAPITALISMO ROBERT REICH SALVARE IL CAPITALISMO


Quella però era l’America selvaggia dei robber baron , magnati dediti alla concorrenza sleale. «Certo. Poi alla fine dell’Ottocento arriva la legge antitrust, lo Sherman Act. E all’inizio del XX secolo a frenare gli abusi dei capitalisti senza scrupoli e a spezzare i monopoli fu un presidente conservatore: Theodore Roosevelt. Uno che attaccava quelli che chiamava i “malfattori delle grandi ricchezze”, sostenendo che, oltre a opprimere i lavoratori, mettevano in pericolo la stessa esistenza dello Stato». 

Capitalismo al bivio Capitalismo al bivio


Reich sostiene che, dopo l’era di progresso e crescita equilibrata del secondo dopoguerra, negli ultimi trent’anni abbiamo vissuto un’involuzione: «Fino agli anni Settanta il benessere si diffondeva anche tra i lavoratori più umili. Poi la svolta: oggi la sperequazione nella distribuzione dei redditi è la più acuta degli ultimi 80 anni». 

capitalismo di rapina covercapitalismo di rapina cover


Ma perché la politica non riesce più a introdurre correttivi? Perché le lobby imprenditoriali sono troppo potenti? O perché i tycoon di oggi non sono più gli odiosi padroni delle ferriere di un tempo, molto visibili nel loro mondo di acciaio e carbone, ma i «principi rinascimentali» delle tecnologie digitali dai meccanismi geniali, impalpabili e invisibili in un’economia sempre più complessa?

 

BILL HILLARY CLINTONBILL HILLARY CLINTON

«Le due cose insieme: il potere si è spostato verso le élite economiche a causa della complessità tecnologica e finanziaria dell’economia. La gente fa più fatica a capire. La complessità non spiega tutto, ma consente alle grandi coalizioni di interessi di accumulare il denaro col quale nascondono il modo nel quale stanno piegando l’economia nella direzione per loro più favorevole. Fanno il loro gioco, ma lo fanno indebolendo sistematicamente la politica e l’autorità di chi fa le regole». 

IL CAPITALISMO HA FALLITO IL CAPITALISMO HA FALLITO


Dalle industrie farmaceutiche che pagano le compagnie dei medicinali generici perché non mettano sul mercato i loro prodotti a basso costo, al monopolio agro-industriale di fatto della Monsanto, agli abusi delle società che distribuiscono le connessioni a banda larga, al mercato plasmato da Amazon, nel libro di Reich si raccontano molti casi controversi e anche vere e proprie horror story del capitalismo Usa. 

Ma alla fine a cambiare il mercato, a far sparire decine di milioni di posti di lavoro, è soprattutto l’evoluzione della tecnologia. Lo stesso Reich in passato aveva previsto un calo drastico dell’occupazione in molti settori e nel libro racconta di un amico che da casa sua a Tucson progetta, produce (con una stampante 3D) e vende (su internet) una macchina capace di rilevare certi elementi inquinanti nell’aria. Tutto da solo.

MonsantoMonsanto

 

«È vero, sono mutamenti radicali. Ma penso ugualmente che nel valutare le nostre difficoltà di oggi, negli Usa e in Europa, stiamo dando un peso esagerato all’impatto di globalizzazione e tecnologia, mentre sottovalutiamo l’influenza della politica. I problemi che dobbiamo affrontare, a Washington come a Roma, hanno più a che fare con le decisioni politiche che con l’economia. Viviamo in società molto ricche: i margini per correggere la rotta sono ancora ampi. Ma non li usiamo. Il problema è che man mano che il potere economico si concentra al vertice della piramide, la stessa cosa accade al potere politico. Così torna la filastrocca del “giù le mani dal libero mercato”. Anche quando si tratterebbe solo di eliminare nuovi monopoli o di evitare eccessive concentrazioni nell’economia digitale». 


Cresce anche un’economia in parte alternativa a quella dei grandi gruppi tradizionali: i servizi on demand forniti da molte start up a clienti che li richiedono attraverso smartphone e app. Servizi erogati da personale che lavora quando richiesto, senza rapporti stabili. Reich critica anche questo modello. La precarietà, dice, ridurrebbe addirittura la capacità di apprendere.

GENERAL MOTORS BUILDING NEW YORK GENERAL MOTORS BUILDING NEW YORK

 

«Sì, l’eccessiva irregolarità negli orari di lavoro può provocare problemi gravi. Stress, l’impossibilità di programmare la propria vita: accantonare le risorse per mettere su casa, sposarsi, fare figli, prepararsi alla pensione. Ma la precarietà può ridurre anche la capacità di apprendere. Non ne parlo nel libro: in un articolo che ho scritto alla vigilia del Labor Day ho citato i dati di una ricerca dell’Economic Policy Institute. Lavorare in modo saltuario, a volte con turni lunghi o di notte, alla lunga riduce le capacità cognitive del lavoratore e anche dei suoi figli, inevitabilmente trascurati da chi deve accettare più lavori per sbarcare il lunario». 


Quali sono le terapie possibili? Alcune delle misure proposte nel libro o sono interventi molto costosi che vengono discussi da anni, ma sembrano di difficile applicazione, come l’introduzione di un salario minimo universale, o sono innovazioni suggestive, ma tutte da inventare anche sul piano giuridico e finanziario, come la condivisione dei benefici dei brevetti tecnologici.

toro wall streettoro wall street

 

«Deve nascere, e spero che nasca dalla crescente consapevolezza della gente, un movimento di massa per la creazione di un nuovo sistema di contrappesi nell’interesse di quei cittadini, la grande maggioranza, che non hanno condiviso i guadagni dell’economia degli ultimi decenni. Non si può andare oltre nello schiacciamento del ceto medio. I modi possono essere diversi.

 

Si può tassare la ricchezza di pochi, ma si rischia di fare un’operazione statica di redistribuzione del benessere esistente anziché promuovere la creazione di nuova ricchezza. Un approccio più sensato può, allora, essere quello di condividere in modo più ampio la ricchezza futura, con misure come l’attribuzione a ogni cittadino di una certa quota dei benefici economici prodotti da quei brevetti». 

WALL STREETWALL STREET


Allarmi per le gravi conseguenze anche politiche della fine del ceto medio vengono lanciati da almeno 10 anni: non è successo nulla. Reich, che ha lavorato con Bill Clinton e conosce bene la famiglia, pensa che Hillary potrebbe e vorrebbe cambiare rotta?

 

«La politica da sola non ce la fa: servono una presa di coscienza e un’iniziativa della società. Il punto non è togliere ai ricchi per dare ai poveri con le tasse, ma darsi regole che portino verso una più equa distribuzione già nella fase di produzione della ricchezza, anziché redistribuire a posteriori. Complicato? Sì. Ma essenziale, perché nelle condizioni attuali una società non può durare. Non è una sfida per la tecnologia o l’economia: è una sfida per la democrazia». 

jeff bezos amazonjeff bezos amazon

 

Ultimi Dagoreport

antonio tajani matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL PRANZO DEI VELENI È SERVITO: LUNEDÌ A PALAZZO CHIGI SONO VOLATI PIATTI E BICCHIERI TRA I TRE CABALLEROS DEL GOVERNO - MELONI E TAJANI HANNO MESSO ALL’ANGOLO IL "PATRIOTA" TRUMPUTINIANO SALVINI, ACCUSANDOLO DI SABOTARE L'ESECUTIVO CON LE SUE POSIZIONI ANTI-EUROPEE E GLI ATTACCHI A MATTARELLA SUL CODICE ANTI-MAFIA DEL PONTE DELLO STRETTO – QUANDO SONO ARRIVATI I RISULTATI DELLE COMUNALI, CON LA DEBACLE DEL CENTRODESTRA, "IL TRUCE" DELLA LEGA E' PARTITO ALL'ATTACCO, INCOLPANDO LA ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' (COLLE OPPIO E GARBATELLA) PER LA SCONFITTA A GENOVA: SE NON AVESSE CONVINTO BUCCI A LASCIARE LA POLTRONA DI SINDACO DI GENOVA PER CORRERE PER LA PRESIDENZA DELLA REGIONE LIGURIA (STOPPANDO IL LEGHISTA RIXI), IL SINDACO SAREBBE RIMASTO AL CENTRODESTRA. A QUEL PUNTO, SI E' SVEGLIATO TAJANI CHE HA RICORDATO A ENTRAMBI CHE SENZA I VOTI DI CLAUDIO SCAJOLA OGGI CI SAREBBE IL PD DI ANDREA ORLANDO ALLA REGIONE LIGURIA…

benjamin netanyahu matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT – QUANTO POTRÀ DURARE IL SILENZIO IMBARAZZATO E IMBARAZZANTE DI GIORGIA MELONI DI FRONTE AI 50MILA MORTI DI GAZA? LA DUCETTA NON VUOLE SCARICARE NETANYAHU PER NON LASCIARE A MATTEO SALVINI LA "PRIMAZIA" DEL RAPPORTO CON "BIBI". MA ANCHE PER NON IRRITARE LA POTENTE COMUNITÀ EBRAICA ITALIANA, STORICAMENTE PENDENTE A DESTRA – ORMAI ANCHE URSULA VON DER LEYEN E ANTONIO TAJANI (NON CERTO DUE CUOR DI LEONE) CONDANNANO LE STRAGI NELLA STRISCIA CON PAROLE DURISSIME: “AZIONI ABOMINEVOLI” – ANCHE LA POPOLAZIONE ISRAELIANA VUOLE SFANCULARE “BIBI”, COME STA FACENDO GIÀ TRUMP, CHE NEI GIORNI SCORSI HA ATTACCATO LA CORNETTA IN FACCIA A SEMPRE PIÙ IN-GAZATO PREMIER ISRAELIANO (OGGI HA RIVELATO DI AVERGLI "DETTO DI NON ATTACCARE L'IRAN")

andrea orcel castagna fazzolari meloni milleri caltagirone giuseppe giovanbattista giorgia giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - IL GARBUGLIO DEL SUPER RISIKO BANCARIO SPACCA NON SOLO LA FINANZA MILANESE (DUELLO UNICREDIT-INTESA) MA STA FACENDO DERAGLIARE ANCHE IL GOVERNO DI DESTRA-CENTRO -GONG! OGGI È ANDATO IN SCENA UN PESANTISSIMO SHOWDOWN TRA MELONI, CHE È FAVOREVOLE AD APERTURE SUL GOLDEN POWER A UNICREDIT SULL’OPERAZIONE BANCO BPM CON TAJANI SOSTENITORE INDEFESSO DEL LIBERO MERCATO, E LA LEGA DI SALVINI CHE È PRONTA A FAR CADERE IL GOVERNO PUR DI NON MOLLARE IL “SUO” BANCO BPM A UNICREDIT - OGGI, ARMATO DI BAZOOKA, È SCESO IN CAMPO IL MINISTRO DELL’ECONOMIA, GIANCARLO GIORGETTI. INCALZATO DAI CRONISTI SULLE POSSIBILI APERTURE DEL GOVERNO ALLE PRESCRIZIONI DEL GOLDEN POWER APPLICATE ALLA BANCA DI ORCEL, L’ECONOMISTA DI CAZZAGO È SBOTTATO COME UN FIUME IN PIENA: “SE CI FOSSE IL MINIMO DISALLINEAMENTO (CON MELONI), NON CI SAREBBE UNA MINACCIA DI DIMISSIONI, MA LE DIMISSIONI STESSE. NON SI ANNUNCIANO LE DIMISSIONI, LE SI DANNO…”

donald trump zelensky vladimir putin russia ucraina

DAGOREPORT - TRUMP STREPITA MA NON COMBINA UN CAZZO – ZELENSKY PROPONE UN INCONTRO A TRE CON IL TYCOON E PUTIN MA NESSUNO LO CONSIDERA: PUTIN SI CHIAMA FUORI (“SOLO DOPO ACCORDI SPECIFICI”). E IL TYCOON? NON VUOLE UN INCONTRO DIRETTO CON PUTIN PERCHE', IL MOLTO PROBABILE BUCO NELL'ACQUA, SAREBBE L'ENNESIMA CONFERMA DELLA SUA INCAPACITA' DI RISOLVERE LA CRISI UCRAINA. LUI, CHE PRIMA DELLE ELEZIONI DICEVA “PORTERÒ LA PACE IN 24 ORE”, E A PIU' DI QUATTRO MESI DALL’INSEDIAMENTO SI RITROVA CON I DRONI E I MISSILI RUSSI CHE MARTELLANO PIÙ CHE MAI KIEV...

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – UCCI UCCI, SENTO AVVICINARSI GLI ANGELUCCI! IN ALLARME PER LA DECRESCITA INFELICE DEI LORO TRE QUOTIDIANI, ALESSANDRO SALLUSTI AVREBBE I GIORNI CONTATI ALLA DIREZIONE DE “IL GIORNALE” - GIA’ CADUTO IN DISGRAZIA CON MARINA BERLUSCONI, REO DI AVER SOSTITUITO “PAPI” CON GIORGIA, ORA GIAMPAOLO ANGELUCCI AVREBBE IN MENTE DI RIMPIAZZARE IL BIOGRAFO DELLA DUCETTA CON QUEL RAMPANTISSIMO “BEL AMI” DEL POTERE CHE SI CHIAMA TOMMASO CERNO: SENZA FARE UN PLISSE’, DA DIRETTORE DELL’’’ESPRESSO” E DEPUTATO DEL PD BY RENZI, OGGI E’ ALLA GUIDA DE “IL TEMPO”, TALMENTE SCHIERATO CON LA DESTRA CHE VEDE I FASCISTI A SINISTRA… (VIDEO STRACULT!)