INCUBO SINDACI – IL PREMIER CAZZARO LA VEDE NERA PER LE PROSSIME COMUNALI E ALLORA METTE LE MANI AVANTI: “SFIDA IN SALITA, MA IO LA POLTRONA ME LA GIOCO SOLO SUL REFERENDUM” – PER ROMA IL PD HA PROGETTI SUCIDI: CANDIDARE LA BOLDRINI, ALTRA MARZIANA, ALTRA SIMPATICONA…

Scartata l’idea dei tecnici per la Capitale, il nome del presidente della Camera è stato fatto in chiave anti-grillina e per coprirsi a sinistra. Ma Renzi alla fine preferirebbe schierare Nicola Zingaretti (inchieste permettendo). A Bologna la carta Elisabetta Gualmini, già assessore in Regione…

Condividi questo articolo


Claudio Tito per “la Repubblica

 

RENZI MARINO RENZI MARINO

«Io mi gioco tutto al referendum. Se lo perdo, vado a casa. Questo discorso non vale invece per le amministrative. So che è una partita in salita, ma non possiamo uscire sconfitti in tutte le città». Matteo Renzi non vuole commettere l’errore che quindici anni fa costrinse Massimo D’Alema alle dimissioni. Dopo il frastuono che ha accompagnato le dimissioni di Ignazio Marino a Roma, il premier cerca allora di circoscrivere il valore della prossima tornata amministrativa.

renzi marino cuba renzi marino cuba

 

Nessun significato politico, nessun test diretto sul governo o sulla segreteria del partito. Eppure si tratta di un passaggio importante: in primavera è chiamata al voto la “spina dorsale” municipale d’Italia. Le cinque principali città, da nord a sud. E l’incubo dei ballottaggi con il Movimento 5Stelle. «Ma l’osso del collo – ripete il segretario democratico ai suoi fedelissimi – io me lo posso rompere solo al referendum ».

 

roberto giachetti roberto giachetti

L’appuntamento con le comunali – probabilmente a giugno – resta un banco di prova. A Palazzo Chigi e a Largo del Nazareno lo sanno bene. Ovviamente l’attenzione è concentrate sulle sfide di Roma, Milano, Torino, Bologna e Napoli. Situazioni differenti, certo. Ma accomunate da un velo di incertezza più o meno corposo.

 

Solo due dei sindaci uscenti sono del Pd. Poi c’è Marino, ma si è già dimesso. Gli altri sono iscritti al campo del centrosinistra, ma non democratici. Un fattore che complica la “corsa”. Soprattutto nella scelta dei prossimi candidati. Basti pensare al rapporto ormai logorato con la sinistra radicale di Sel. «In effetti – ammette ad esempio il ministro dem dell’Agricoltura, Martina – ad eccezione di Milano, dove Pisapia esercita ancora un ruolo di collante, ci saranno quasi ovunque candidati di Sinistra e Libertà ».

maria elena boschi (4) maria elena boschi (4)

 

Un dato che indurrà il Pd ad affrontare “in solitaria” la circumnavigazione di questa prima tappa. Sapendo che i casi più spinosi spuntano almeno in quattro delle città: Roma, Milano, Bologna e Napoli.

 

La Capitale rappresenta per il Partito democratico la questione più intricata. «Lì – ragionano ai piano alti di Largo del Nazareno – partiamo battuti. Dobbiamo recuperare». Molto, ovviamente, dipenderà da chi sarà il candidato del Movimento 5Stelle. Ma alcuni punti fermi sono stati già piantati. Il primo: «Marchini non sarà mai il candidato del PD». L’idea lanciata nei giorni scorsi dal ministro della Sanità Lorenzin, dell’Ncd, è stata immediatamente scartata da Palazzo Chigi. «Chi scenderà in campo – è il ragionamento – deve essere romano, preferibilmente un nostro uomo e deve essere un politico».

boldrini boldrini

 

Ossia, niente esterni. Né Cantone, né Sabella. Né Gabrielli, né alcuno dei “tecnici” di cui si è parlato. A Largo del Nazareno, allora, iniziano a sgranare il rosario dei possibili candidati.

 

C’è il ministro Madia. Ma non è considerata adatta al tipo di battaglia campale nella quale si trasformerà il Campidoglio. C’è il vicepresidente della Camera Giachetti. «Può arrivare al ballottaggio. Ma poi?». Nella lista compare un nome che fino ad ora non era mai stato preso in considerazione. Si tratta del presidente della Camera, Laura Boldrini. Un identikit adeguato a fronteggiare i grillini e a ricompattare il fronte sinistro.

 

BOLDRINI BIKINI BOLDRINI BIKINI

Ma presenta delle controindicazioni: come spiegare agli elettori che la terza carica dello Stato si dimette per fare il sindaco? E poi: chi prenderebbe il suo posto a Montecitorio? L’attuale ministro delle riforme Maria Elena Boschi o quello dei Beni culturali Dario Franceschini? «Il migliore, in teoria sarebbe Delrio – spiegano ai vertici del Pd – ma non è romano. Il più convincente allora è Nicola Zingaretti ».

 

 I riflettori stanno puntando proprio sul presidente della Regione Lazio. Il suo ruolo è una forza e nello stesso tempo una debolezza. Se si iscrivesse alla gara, infatti, si dovrebbe cercare un suo sostituto alla Pisana. Di certo, è la convinzione di Renzi, chi sarà candidato dovrà mettere a punto una sorta di «campagna elettorale all’americana: trasporti, nettezza urbana e periferie. Sulla periferia ci si deve impegnare più che sui quartieri centrali. E’ lì che si trovano i voti». La macchina dem si metterà in moto nei primi mesi del prossimo anno. Con un‘idea, appunto «molto obamiana»: volontari in tutte le zone della città a illustrare gli obiettivi dem.

Enrico Gasbarra e Nicola Zingaretti Enrico Gasbarra e Nicola Zingaretti

 

Poi c’è Milano. Nel capoluogo lombardo la selezione è ancora in alto mare. Ieri Sala, l’Ad di Expo, ha confermato la sua «disponibilità a candidarsi ». A Largo del Nazareno lo considerano un’ottima scelta. Ma non quella perfetta e soprattutto «ancora non definitiva».

 

Insomma, qualche dubbio resta. Anche perché porrebbe plasticamente il problema delle primarie. Renzi ha già annunciato che in partenza non vuole rinunciarci. In partenza, però. In arrivo tutto può cambiare. «La soluzione ideale – ammette ancora Martina – sarebbe quella di arrivare ad un solo nome ovunque. E così evitare le primarie o farle per lanciare la candidatura». Sta di fatto che a Milano la decisione è ancora lontana e alternative concrete ancora non si sono formate.

 

michelle obama maurizio martina a milano 4 michelle obama maurizio martina a milano 4

Si arriva a Napoli. «Un buco nero», sintetizza il ministro dell’Agricoltura. Ma anche il segretario del Pd non è lontano da questa valutazione. «Cosa succede se si presenta Bassolino? ». In Campania le primarie rischiano di confermarsi un caos per il Pd. «Un buco nero».

 

Anche se le previsioni che vengono da Largo del Nazareno fanno quasi tutte riferimento ad un unico punto cardinale: Vincenzo De Luca. Tra i “big” democratici serpeggia infatti la convinzione che alla fine scenderà in campo lui con un suo “campione”. Un timore, ma anche una soluzione.

VINCENZO DE LUCA MARIA ELENA BOSCHI VINCENZO DE LUCA MARIA ELENA BOSCHI

 

I dubbi sono anche il segno di Bologna. La città rossa rischia di sbiadirsi. Tutti i parlamentari emiliani sono netti: «Con Virginio Merola stavolta andiamo a sbattere». L’attuale sindaco ha rotto a sinistra e dentro il suo partito, il Pd, non convince più. Viene considerato un «sopportato», «debole». Il sostituto di cui si è parlato in queste settimane è l’attuale rettore dell’università, Dionigi. Ma la vera carta segreta su cui Palazzo Chigi vuole scommettere è un’altra: Elisabetta Gualmini, politologa con una certa esperienza amministrativa, è vicepresidente della regione Emilia Romagna e assessore alle Politiche sociali.

PIERO FASSINO FA LA RADIOGRAFIA ALLA MODELLA PIERO FASSINO FA LA RADIOGRAFIA ALLA MODELLA

 

L’ultimo comune a piena guida dem è Torino. Piero Fassino verrà ricandidato. Ma i timori non mancano. Soprattutto se l’ex segretario Ds non dovesse spuntarla al primo turno. Al ballottaggio, con il M5S i rischi sono considerati altissimi. E la probabile candidata grillina, Chiara Appendino, è giudicata un avversario con tutte le carte in regola.

 

«Io – spiega ancora Renzi – mi butterò comunque in questa campagna elettorale. Come si dice? Ci metterò la faccia, come ho fatto anche alle precedenti amministrative. Ma si deve sapere che il differenziale per il Pd tra le comunali e le politiche sono dieci punti. Se sulla lista c’è il mio nome o non c’è fa la differenza. Non andrà comunque male. E io resterò comunque al mio posto».

ELISABETTA GUALMINI ELISABETTA GUALMINI

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT - I GUAI SONO DAVVERO COME LE CILIEGIE: UNA NE TIRA UN’ALTRA. NON BASTAVA ALLA MELONA DI TROVARSI UNA MAGGIORANZA DI GOVERNO CHE FA IMPALLIDIRE I VORTICI DEL TRIANGOLO DELLE BERMUDE: LA RAI INFIAMMA LA LEGA CONTRO FRATELLI D’ITALIA, L’AUTONOMIA SCATENA FORZA ITALIA CONTRO LA LEGA, IL PREMIERATO FA SCHIFO SIA A FORZA ITALIA CHE LEGA, ETC.- ORA GLI SCAZZI DIVAMPANO ANCHE NEL SUO PARTITO - QUEL FUOCO DI PUGLIA DI RAFFAELE FITTO, CHE SOGNA DA TEMPO DI TROVARSI CASA A BRUXELLES E LASCIARSI ALLE SPALLE LE MILLE ROGNE DEL PNRR, È ANDATO SU TUTTE LE FURIE QUANDO OGGI HA LETTO SULLE PAGINE MELONISSIME DE “IL TEMPO” CHE IL SUO NOME POTREBBE SALTARE DALLA CASELLA DI COMMISSARIO EUROPEO (DI SECONDO PIANO). IN POLE C'E' LA TAPPABUCHI ELISABETTA BELLONI - MA “IO SO’ GIORGIA”, ORMAI CERTA CHE DA URSULA VON DER LEYEN OTTERRÀ AL MASSIMO UN COMMISSARIO-STRAPUNTINO ("MEDITERRANEO"), È SEMPRE PIÙ CONVINTA CHE FITTO È L’UNICO CHE PUÒ  PORTARE TERMINE LA SCOMMESSA DEL PNRR. E NELLO STESSO TEMPO EVITEREBBE, CON I DUE ALLEATI SUL PIEDE DI GUERRA, UN PERICOLOSO SUPER-RIMPASTO NEL GOVERNO…

DAGOREPORT - IL SISTEMA, PIÙ SECCO DI UN COLPO DI MANGANELLO, CON IL QUALE LA DUCETTA STA OCCUPANDO TUTTE LE CASELLE DEL POTERE NON S’ERA MAI VISTO, SOTTO NESSUN GOVERNO - UN'ABBUFFATA COMPULSIVA DI INCARICHI PER AMICI E FEDELISSIMI, SPESSO SENZA ALCUNA COMPETENZA, RIVINCITA DI UN'ESTREMA DESTRA SVEZZATA A PANE, LIVORE E IRRILEVANZA - LA PRESIDENZA DI FINCANTIERI, SEMPRE IN MANO A MILITARI O AMBASCIATORI, È STATA OFFERTA A BIAGIO MAZZOTTA SOLO PER RIMUOVERLO DALLA RAGIONERIA DELLO STATO - FABRIZIO CURCIO E' STATO SOSTITUITO ALLA PROTEZIONE CIVILE PER FAR POSTO A FABIO CICILIANO, DIRIGENTE MEDICO DELLA POLIZIA DI STATO, CHE GIORGIA MELONI HA MOLTO APPREZZATO NEL SUO RUOLO DI COMMISSARIO STRAORDINARIO PER L’EMERGENZA DI CAIVANO - A SETTEMBRE GIUSEPPE DE MITA, CARO AD ARIANNA E A MEZZAROMA, SARÀ PRONTO AD APPRODARE COME DG A SPORT E SALUTE, LA SOCIETÀ PUBBLICA CASSAFORTE DELLO SPORT 

DAGOREPORT - EIA EIA ALALA’, VENEZIA ECCOLA QUA: "IL POTERE ORACOLARE DEL CINEMA… SETTIMA ARTE O... DECIMA MUSA?" - CON L’AMPOLLOSISSIMA PRESENTAZIONE (CON PAUSE RITARDANTI E ACCELERAZIONI IMPROVVISE, PIÙ DA TURI PANDOLFINI CHE DA TURI FERRO), ABBIAMO FINALMENTE CAPITO PERCHÉ LA MELONA HA SPEDITO PIETRANGELO BUTTAFUOCO ALLA PRESIDENZA DELLA BIENNALE D'ARTE: SODDISFARE IL SUO ERUDITO TROMBONISMO DA MEGALOMANE D’ANNUNZIO SICULO-MUSULMANO - SEMMAI, CI CHIEDIAMO: PERCHÉ L’OTTIMO BARBERA, UNO DEI POCHI DIRETTORI DI SINISTRA CAPACE DI ORGANIZZARE UNA MOSTRA D’ARTE CINEMATOGRAFICA PIENA DI STAR E OTTIMI FILM, SI PIEGA AD ACCETTARE DI REGGERE PER DUE ANNI LA RASSEGNA VENEZIANA PRESIEDUTA DAL FILODRAMMATICO AEDO DELLA FUFFA CULTURALE DI DESTRA? – VIDEO STRACULT!

FLASH! – QUANTI VITTORIO FELTRI CI SONO IN CIRCOLAZIONE? DUE GIORNI FA, SU “IL TEMPO”, FELTRI1 HA ELOGIATO ROBERTO D’AGOSTINO PER IL SUO DOCU-FILM “ROMA SANTA E DANNATA”. PASSANO 48 ORE E SU “IL GIORNALE” SPUNTA IL FELTRI2 CHE, RISPONDENDO A UN LETTORE, ATTACCA DAGO PER LA POSIZIONE CRITICA DI DAGOSPIA VERSO IL GOVERNO MELONI: “SEDICENTE ESPERTI DI ARIA FRITTA”, “CORBELLERIE”, “RICOSTRUZIONI COMICHE”, “SULLA PAGINA SI RIVERSA BILE” – QUALE SARA’ IL FELTRI APOCRIFO: IL PRIMO O IL SECONDO? (MAGARI E’ SOLO UN CASO DI BIPOLARISMO SENILE)…