IOR, MAMMETA E TU - QUANDO LIN-GOTTI TEDESCHI, GERONZI E MARCO SIMEON ERANO INSEPARABILI: FU PROPRIO SIMEON IL CAPO DELLE RELAZIONI ISTITUZIONALI DELLA RAI A INDICARE A BERTONE IL NOME DI GOTTI PER LA GUIDA DELLO IOR: “SERVIVA AD AVVICINARE BERTONE A TREMONTI, GRANDE AMICO DI GOTTI TEDESCHI” PER NON PAGARE L’ICI - DA AMICI A CARNEFICI: GOTTI TROMBATO DALLO IOR PERCHÉ INDAGAVA SUI CONTI CIFRATI…

Emiliano Fittipaldi per "l'Espresso"

Sappiamo che prima di essere defenestrato dallo Ior con metodi mai visti nella storia recente della Chiesa, il presidente Ettore Gotti Tedeschi stava scrivendo un memoriale, trovato per caso dai carabinieri del Noe che indagano per conto dei pm di Napoli su alcuni affari di Finmeccanica. Sappiamo che nel documento che Gotti voleva inviare al Papa - ora al vaglio dei magistrati di Roma - l'ex presidente ha indicato uno per uno i suoi nemici interni.

Quelli che, a suoi dire, si sono opposti alla sua riforma, con la quale intendeva rendere l'istituto più trasparente in modo da fare entrare lo Ior nella white list dell'Ocse.
I suoi oppositori sarebbero il segretario di Stato Tarcisio Bertone, il presidente del Bambin Gesù Giuseppe Profiti, il direttore dello Ior Paolo Cipriani e Marco Simeon, pupillo di Bertone e capo delle relazioni istituzionali della Rai.

Il banchiere ha indicato - subito dopo il licenziamento - anche un altro nemico giurato, il potente banchiere Cesare Geronzi. I rapporti tra Gotti e i suoi attuali oppositori, però, non erano stati sempre così tesi. Sembra strano ma fino a qualche anno fa i legami con Geronzi e Simeon erano, al contrario, eccellenti. Lo prova anche una nota manoscritta del maggio del 2008 - dimenticata tra le carte che il giovane lobbista Simeon ha lasciato in Mediobanca dove lavorava con Geronzi, e trovata da "L'Espresso" - scritta da Gotti tedeschi e inviata a lobbista di Sanremo.

«Caro dottor Simeon» comincia Gotti «desideravo far aver al dottor Geronzi e a lei i miei due libretti. Purtroppo "Denaro e Paradiso" è esaurito e ho solo una copia a disposizione. Ho pensato di dedicarla al dottor Geronzi sperando che lei mi perdoni. Posso chiederle di farla avere lei al dottore? Grazie e a presto, Ettore Gotti Tedeschi».

In quel periodo Simeon era il luogotenente di Geronzi in Mediobanca, con delega ai rapporti con l'Istituto Opere di Religione, e il rapporto tra lui e il futuro banchiere di Benedetto XVI erano dunque buoni. Se Bertone lo chiama in una commissione per aiutarlo a mettere a posto i conti del Governatorato della Città del Vaticano, a Mediobanca ricordano che Gotti in quei mesi era solito fare visita a Geronzi nella sede di Piazza di Spagna.

Altre fonti vicine alla segreteria di Stato spiegano che proprio Simeon fu tra quelli - insieme ad esponenti dell'Opus Dei - a consigliare a Bertone di nominare Gotti Tedeschi alla guida dello Ior, che usciva dal lungo regno di Angelo Caloia. «Un'operazione che serviva, tra l'altro, ad avvicinare Bertone all'allora ministro dell'Economia Giulio Tremonti, grande amico di Gotti Tedeschi» chiosano dal Vaticano. I rapporti tra Simeon e Gotti sono continuati anche in seguito, quando il ligure nato nel 1977 lasciò Mediobanca per passare alla Rai: «Il banchiere di tanto in tanto pare chiedesse proprio al suo futuro arci-nemico consigli sulla comunicazione e i rapporti con la stampa, la loro liason si è guastata più avanti».

Già. L'idillio con il trio Bertone, Simeon e Geronzi si rompe un anno dopo la prestigiosa nomina a presidente dello Ior, avvenuta nel 2009. Gotti Tedeschi, che ha aiutato Benedetto XVI nella stesura dell'Enciclica "Caritas in Veritate", viene subito accusato di raccontare in giro come e quanto ha aiutato il Papa nella scrittura del documento, cosa che in Curia non viene affatto apprezzata.

Dopo pochi mesi Gotti parla ai magistrati di Roma di alcuni conti cifrati dell'Istituto, spiegando di non essere riuscito a risalire ai veri intestatari per l'opposizione di suoi collaboratori. Dichiarazioni che non verranno mai digerite da Bertone, che considera l'atteggiamento del manager della Banca Vaticana troppo «supino» davanti ai magistrati di un paese straniero.

Non è tutto. L'ingresso dello Ior in Banca Carige con una quota del 2,3 per cento pari a un centinaio di milioni di euro (in quel tempo Simeon siedeva nel consiglio di amministrazione del gruppo bancario genovese) viene risolta nell'estate del 2011. Una liquidazione repentina che mette in imbarazzo Bertone davanti alla Fondazione Cassa di risparmio di Genova, costretta a ricomprarsi la quota dopo solo pochi mesi. Il segretario di Stato e Simeon - che era stato uno degli artefici dell'affare Ior-Carige - gliela giurano, e decidono che il tempo di Gotti Tedeschi alla Santa Sede è finito.

Un altro errore imputato al banchiere fu la liquidazione della partecipazione che da sempre legava lo Ior e Banca Intesa di Giovanni Bazoli, mentre la goccia che fa traboccare il vaso (ricordano ancora dal Vaticano) è l'affare San Raffaele: prima sollecitato dallo stesso Gotti Tedeschi dopo le pressioni di manager e politici (come scrive lo stesso Gotti Tedeschi in una mail spedita a Bertone e già pubblicata da "L'Espresso") e poi saltato proprio per la retromarcia di Gotti, accusato alla fine di essere persino artefice della fuga di notizie sulla situazione economica dell'ospedale fondato da Don Verzè. «Ci siamo fidati dell'uomo sbagliato», spiegano ora gli uomini di Bertone. «Non hanno voluto la trasparenza», replica ancora Gotti Tedeschi. La battaglia dello Ior di sicuro non è ancora finita.

 

Marco Simeon gotti-tedeschiCesare Geronzi CARDINALE TARCISO BERTONECARIGE

Ultimi Dagoreport

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”