1 - DAGOREPORT
Lufthansa e Certares si stanno tirando indietro e la privatizzazione è diventata un maledetto rompicapo per il governo Meloni. E il ministro dell’Economia Giorgetti, fautore del rientro in gioco della compagnia tedesca, è in difficoltà.
Un passo indietro. L’idea del governo Draghi era una semi privatizzazione: maggioranza fuori ma il 40% del capitale in mano dello Stato che esprimeva il presidente per evitare così che l’ex compagnia di bandiera fosse cannibalizzata e preservare un po’ di orgoglio nazionale.
fabio lazzerini e alfredo altavilla di ita airways 8
Poi negli ultimi giorni del governo Draghi si mette in mezzo Giorgetti, all’epoca ministro dello Sviluppo, nonché amico del presidente di Ita Altavilla, e i favori del governo dal fondo Certares volano sui rivali Aponte-Lufthansa, anche perché il patron di Mcs aveva promesso ad Altavilla che sarebbe rimasto al comando di Ita.
A questo punto l’ad di Ita Lazzerini si precipita a via XX Settembre per avvertire il Tesoro che Altavilla non forniva informazioni per la trattativa al fondo Certares-Air France ma solo a Mcs-Lufthansa e il Mef attraverso il Cda sfiducia Altavilla.
Con lo sbarco del governo Meloni, Giorgetti a capo del Mef incontra il suo omologo tedesco: siamo ancora interessati a una trattativa con Lufthansa e si riprende il discorso. Ma ora è Aponte che si sfila da Ita: Altavilla non c’è più e non può nemmeno rientrare per aver fatto causa al Mef e, fatti due conti, l’imprenditore partenopeo e parte svizzero preferisce farsi una propria compagnia di Cargo-airlines, dove oggi il guadagno è ben maggiore rispetto ai voli passeggeri.
Per recuperare il bandolo della ingarbugliata matassa, nei prossimi giorni ci sarà una riunione di ministri e tecnici capitanata da Giorgia Meloni, un premier che non si fida di nessuno (a parte Fazzolari) ma accentrando tutto alla sua persona corre il serio rischio del deprezzamento di Ita.
2 - ITA SENZA PRETENDENTI SI BLOCCA LA TRATTATIVA TRA CERTARES E TESORO
Giuliano Balestreri per “La Stampa”
Fuori Msc, fuori Certares, mai pervenuta Indigo. Lo scenario sulla privatizzazione di Ita Airways per il governo Meloni è sempre più complicato. Mentre le vie d'uscita per il futuro dell'ex compagnia di bandiera sono sempre meno. Con una sola certezza: più passa il tempo, più il valore del vettore si deprezza.
Se a inizio anno Msc e Lufthansa valutavano Ita 1,3-1,4 miliardi di euro, oggi quella cifra è scesa sotto il miliardo di euro. Situazione identica in casa Certares: il fondo di private equity americano, in un'alleanza commerciale con Delta e Air France-Klm, valutava la compagnia 1,2 miliardi; scaduta l'esclusiva alla fine di ottobre è difficile pensare che - se mai la trattativa si riaprisse - il prezzo possa essere lo stesso.
Certares ufficialmente non parla, ma il fondo che si è sempre mosso a fari spenti senza mai rilasciare dichiarazioni - ad eccezione di quella del 31 agosto con cui accoglieva «con favore» l'esclusiva per l'operazione - è stato di fatto messo alla porta dal ministero dell'Economia.
Con l'arrivo di Giorgetti al Tesoro si sono interrotti gli expert meeting, i vertici tra dirigenti del fondo e della compagnia per mettere a punto la privatizzazione, e i contatti con il ministero: Giorgetti non ha mai cercato il consorzio e viceversa. A conferma della diffidenza reciproca delle parti. E d'altra parte fonti vicine all'operazione fanno notare che «non c'è alcuna trattativa» in corso: dopo l'esclusiva di due mesi Certares ha cercato di chiudere un deal senza riuscirci.
Difficilmente gli americani emetteranno un comunicato per chiamarsi fuori dalla partita, ma altrettanto difficilmente faranno la prima mossa per riavvicinarsi al Tesoro. Air France-Klm «conferma il suo interesse nel promuovere rapporti più stretti con Ita, come parte del consorzio guidato da Certares e insieme al suo partner di joint venture Delta», ma toccherà all'azionista decidere come indirizzare la privatizzazione.
Anche perché lunedì a chiamarsi fuori è stata Msc, il colosso della famiglia Aponte, che puntava a creare sinergie industriali con Ita sia sul fronte del trasporto merci che su quello passeggeri. Il gruppo era pronto a investire quasi 650 milioni di euro per il 60% del capitale, mentre Lufthansa ne avrebbe messi poco più di 200 per il 20%. I tedeschi non commentano la decisione degli ex compagni di viaggio e restano interessanti a investire in Ita «con una vera privatizzazione», ma non sborserebbero 800 milioni.
giorgia meloni giancarlo giorgetti
Motivo per cui restano alla finestra, ma il tempo stringe. E a meno che non rientri in corsa Indigo, il fondo americano che controlla Wizz Air ed è specializzato nella ristrutturazione di compagnie aeree, i petali della margherita da sfogliare sono quasi finiti.
Il Tesoro ha appena versato nelle casse di Ita 400 milioni e nel 2023 potrà metterne altri 250: liquidità a sufficienza per arrivare solo a marzo, mentre le perdite aumenteranno. A quel punto, per un nuovo prestito ponte, servirebbe l'ok dell'Ue. Certificando il fallimento della privatizzazione. Uno scenario che Palazzo Chigi vuole evitare a ogni costo.
lufthansa msc gianluigi aponte msc