luigi di maio negli emirati arabi

ITALIA INGOLFATA SUL GOLFO - SONO PEGGIORATE LE RELAZIONI DEL NOSTRO PAESE CON EMIRATI ARABI E ARABIA SAUDITA - E' LA CONSEGUENZA DELLA REVOCA ALL’AUTORIZZAZIONE A RICEVERE GLI INVOLUCRI DELLE BOMBE D’AEREO PRODOTTI IN ITALIA, COME INVECE ERA AVVENUTO NEGLI ULTIMI SEI ANNI - UNA DECISIONE COMUNICATA CON GRANDE CLAMORE IL 29 GENNAIO DAL MINISTRO DEGLI ESTERI LUIGI DI MAIO E CHE HA LASCIATO ISOLATO IL NOSTRO PAESE RISPETTO A PARTNER ED ALLEATI (CHE SONO – NON VA DIMENTICATO – ANCHE NOSTRI CONCORRENTI).

Michele Nones per https://www.affarinternazionali.it

 

Chi va in montagna sa bene quanto può essere pericoloso muoversi incoscientemente fuori dai tracciati: il rischio è quello di provocare una valanga dagli effetti devastanti. Nessuno lo fa consapevolmente, ma non cambiano gli effetti. Non tutti, però, ci vanno. Nelle relazioni internazionali avviene lo stesso ed è solo così che si può spiegare il peggioramento delle relazioni fra l’Italia e gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita.

LUIGI DI MAIO NEGLI EMIRATI ARABI

 

A richiamarvi l’attenzione ci ha pensato il divieto di sorvolo deciso all’ultimo momento dagli Emirati Arabi Uniti nei confronti del velivolo militare italiano che trasportava i giornalisti in Afghanistan per la cerimonia della fine del nostro intervento in quel lontano paese, al seguito del ministro della Difesa Lorenzo Guerini.

 

Una decisione inaspettata e preoccupante perché conferma che si sta diffondendo nel mondo post-Covid una pessima tentazione: dirottare i voli e chiudere gli spazi aerei per ragioni politiche. Una nuova forma di embargo aeronautico che rischia di compromettere la difficile ripresa del sistema del trasporto aereo internazionale che, invece, dovrebbe essere nell’interesse di tutti favorire.

 

LUIGI DI MAIO NEGLI EMIRATI ARABI

L’occasione scelta per manifestare il forte disappunto emiratino nei nostri confronti non è stata certamente la migliore, visto che il viaggio era legato al forte e continuo impegno dell’Italia nel cercare di stabilizzare le aree di crisi e contrastare il fondamentalismo islamico. Con queste stesse motivazioni, peraltro, i due Paesi arabi sono da anni impegnati nello Yemen.

 

Ma solo gli ingenui potevano non aver colto i crescenti segnali che ci sono stati lanciati nei quasi cinque mesi trascorsi dallo “schiaffo” che abbiamo un po’ incoscientemente dato a questi due Paesi, revocando in modo plateale l’autorizzazione a ricevere gli involucri delle bombe d’aereo prodotti in Italia, come era avvenuto negli ultimi sei anni. Una decisione comunicata con grande clamore il 29 gennaio dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio e che ha lasciato isolato il nostro Paese rispetto a partner ed alleati (che sono – non va dimenticato – anche nostri concorrenti).

 

Vi sono alcune questioni che, comunque, avrebbero dovuto spingerci ad agire con maggiore prudenza e riservatezza, ma, continuando in troppi ad usare la politica internazionale per condurre battaglie politiche di casa nostra, abbiamo “avvelenato i pozzi” e adesso non sappiamo come venirne fuori. Anche perché, fuori metafora, questi sono anche pozzi petroliferi.

LUIGI DI MAIO NEGLI EMIRATI ARABI

 

La prima questione è di natura politica e tocca la natura orgogliosa del mondo arabo, legata al loro carattere e alla più recente indipendenza. Avere di fatto bollato i due Paesi come “esecrabili”, ha urtato pesantemente il loro orgoglio e sta coinvolgendo inevitabilmente tutti i settori della collaborazione e dell’interscambio. Dal loro punto di vista, d’altra parte, la posizione è chiara: se non si vuole collaborare con loro nel campo della sicurezza e difesa, non lo si fa nemmeno negli altri campi.

 

Va peraltro ricordato che solo venti giorni prima della decisione italiana il nostro ministro degli Esteri aveva incontrato in Arabia Saudita il principe ereditario Mohammad bin Salman e il suo omologo, firmando un Memorandum of Understanding per l’avvio del dialogo strategico bilaterale fra i due Paesi. Difficile spiegare ai sauditi cosa è poi rapidamente cambiato.

 

LUIGI DI MAIO NEGLI EMIRATI ARABI

Andrebbe, invece, posta grande attenzione al modo di gestire le relazioni internazionali, soprattutto quando riguardano Paesi con cui vogliamo mantenere e sviluppare un clima di collaborazione. Le stesse decisioni possono avere conseguenze molto diverse a seconda di come vengono preparate e comunicate. In questo caso una decisione politica comunicata sui social è un esempio da manuale di ingenuità e irresponsabilità.

 

La seconda questione riguarda la diversa intensità dei nostri rapporti con gli Emirati e con l’Arabia Saudita. Nello scorso decennio abbiamo ripetutamente cercato e accolto calorosamente gli investimenti emiratini in Italia, soprattutto come salvataggio di imprese in crisi, dall’Alitalia alla Piaggio. Queste iniziative, in particolare, dopo aver bruciato miliardi di euro arabi, sono comunque finite malamente.

 

luigi di maio negli emirati arabi uniti

Abbiamo utilizzato e stiamo utilizzando, dal 2015, la loro base di Al Minhad e, dal 2002 al 2015, quella di Al Bateen per la nostra Forward Logistic Airbase, indispensabile per garantire i nostri collegamenti aerei con il teatro afghano. Dieci anni fa abbiamo venduto un gruppo di velivoli da addestramento e formato i loro piloti per la loro pattuglia acrobatica, ma dall’inizio dell’anno non forniamo le parti di ricambio.

 

Per altro con gli Emirati abbiamo avuto dal 2003 un Memorandum of Understanding di collaborazione nel campo della difesa, che da tre anni stiamo rinegoziando. I rapporti con loro sono, quindi, molto più stretti che non quelli con l’Arabia Saudita e questo avrebbe dovuto portarci ad ancora una maggiore prudenza.

 

Tutto questo è emerso nella freddezza con cui sono state accolte le ultime visite ufficiali italiane, militari e civili, fra cui quella del ministro degli Esteri a fine aprile. Ma, evidentemente, qualcuno ha pensato che scherzassero, dimenticandosi che siamo più noi ad avere bisogno di loro come esportatori di petrolio e come investitori, oltre che come acquirenti dei nostri prodotti, che non loro ad avere bisogno di noi. Nel frattempo i nostri concorrenti sono già in fila per sostituirci.

luigi di maio negli emirati arabi uniti novembre 2020

 

La terza questione riguarda il fatto che una simile decisione avrebbe dovuto essere condivisa a livello interministeriale. La normativa prevede, infatti, che le revoche delle autorizzazioni siano “disposte con decreto del ministro degli Affari esteri sentito il Cisd”, il Comitato interministeriale per gli scambi di materiali di armamento per la difesa.

 

Ma, purtroppo, nel 1993 è stato cancellato questo Comitato passandone le competenze al ministero degli Esteri, che le dovrebbe esercitare “d’intesa” con quelli della Difesa e dello Sviluppo economico, oltre che con la presidenza del Consiglio. Si è sostenuto che sia stato coinvolto il Consiglio dei ministri, ma non ve ne è traccia nei comunicati ufficiali. Forse anche perché in realtà dal 26 gennaio ministro degli Esteri e governo erano già dimissionari.

 

Adesso bisognerebbe rapidamente inserire nuovamente un Comitato interministeriale al vertice del sistema di controllo delle esportazioni in modo da tenere conto di tutte le implicazioni politiche, economiche, industriali, tecnologiche della nostra politica esportativa militare, definendo in quella sede le linee direttrici e le decisioni di carattere strategico. In questo modo si potrebbe anche impedire che prosegua l’effetto valanga con i due paesi arabi.

LUIGI DI MAIO NEGLI EMIRATI ARABI

 

La quarta questione riguarda l’affidabilità dell’Italia sul delicato tema della sicurezza e difesa. Un conto è evitare la vendita di certi equipaggiamenti verso determinati Paesi (a tal proposito bisognerebbe però chiedersi se negli ultimi sei anni il problema non avrebbe potuto essere disinnescato e, di nuovo, perché le valutazioni politiche italiane sono cambiate, oltre tutto quando gli attacchi condotti dagli insorgenti yemeniti colpiscono direttamente il territorio dell’Arabia Saudita, finendo con il coinvolgere il diritto all’autodifesa). Un altro conto è, invece, annullare un contratto in assenza di embarghi e formali condanne internazionali verso questi Paesi (le condizioni previste dalla nostra normativa per la revoca delle autorizzazioni).

 

E che la decisione italiana sia stata, invece, politica, lo dimostra il fatto che il divieto riguarda solo alcune tipologie di armamenti. Ma i sofismi italiani ben difficilmente possono evitare che l’Italia sia considerata, come minimo, poco affidabile. E quando è in gioco la sicurezza e la difesa, ogni Paese ha inevitabilmente la massima attenzione e sensibilità.

 

Forse la valanga può essere ancora fermata o “deviata”: gli unici a poterlo tentare sono i più autorevoli nostri vertici politici e il governo in quanto tale.

Ultimi Dagoreport

procuratore milano viola procura milano luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

FLASH! – MA GUARDA UN PO’... “EMERGE CHE IN AMBIENTI GIUDIZIARI SI È VALUTATO DI ESEGUIRE LE PERQUISIZIONI SOLO LA SCORSA SETTIMANA E NON A SETTEMBRE PER NON CONDIZIONARE L'ESITO DELL'OPS SU MEDIOBANCA ANCHE PERCHÉ LE INDAGINI NON SONO CHIUSE. ABBASTANZA PER IPOTIZZARE CHE IL RUOLO DELLA PROCURA POSSA DIVENTARE CRUCIALE NELLA FORMAZIONE DELLE LISTE PER IL RINNOVO DEI PROSSIMI CDA. IN PRIMAVERA TOCCHERÀ AI VERTICI DI BPM E DI MPS…” (BALESTRERI E SIRAVO PER “LA STAMPA”)

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."